Il pesce stilizzato che vedete qui sotto è formato da cinque fiammiferi uguali. Quanto vale l’angolo dell’occhio, evidenziato nella figura?
(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina https://xmau.com/quizzini/p708.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema di Sébastien Le Bécachel, via Twitter.)
Archivi annuali: 2024
Fibonacci Numbers and the Golden Ratio (ebook)
Nato da un MOOC su Coursera, questo libretto tradisce la sua origine: i capitoli corrispondono alle lezioni e sono molto minuscoli, oltre che essere piuttosto ripetitivi. In compenso c’è una parte di esercizi, proprio perché gli studenti dovevano pure mettere in pratica le cose, molto piacevole. Insomma, nulla di trascendentale, ma se uno non sa quasi nulla del rapporto aureo e dei numeri di Fibonacci e vuole un’idea matematica e non new age questa può essere una buona scelta; l’autore scrive che il testo è al livello di scuola superiore.
Bonus: trovate il testo liberamente disponibile (CC-BY-3.0) qui.
(Jeffrey Robert Chasnov, Fibonacci Numbers and the Golden Ratio, pag. 88, € 8,66, ISBN 9788740315592)
Voto: 3/5
Ultimo aggiornamento: 2024-08-10 17:31
Statistiche del sito per giugno e luglio 2024
Due mesi in uno, per tornare quasi in orario.
Le statistiche di giugno:
Visitatori unici 13.248 (-1228)
Numero di visite 48.008 (+11716)
Pagine accedute 172.554 (+15754)
Hits 310.331 (+5336)
Banda usata 3,64 (+0,30 GB)
Per luglio, invece:
Visitatori unici 14.085 (+837)
Numero di visite 44.215 (-3793)
Pagine accedute 154.208 (-18346)
Hits 294.811 (-15520)
Banda usata 3,49 (-0,15 GB)
Come vedete, visitatori e visite vanno in controtendenza.
A giugno il massimo di visite è stato venerdì 28 con 2733; tutta la settimana del 25 al 30, oltre al 17, è stata sopra le 2000 visite. Il minimo invece è stato domenica 9 con 1064. A luglio il massimo c’è stato martedì 2 con 1970; il minimo domenica 14 con 1054.
Top 5 di giugno:
- Variante di [Vv]alico: 791 visite
- Quizzino della domenica: Quadrato ruotato: 733 visite
- Ma che strano: 717 visite
- Ooh Directory: 544 visite
- Eupnoico: 501 visite
romanaccio ha avuto 1098 visite e il Carnevale della Matematica #27 503.
Top 5 di luglio:
- Ronzaleppi e cicopandi: 979 visite (è l’ora dei compiti delle vacanze…)
- Chi genera i dati: 706 visite
- Call center sanitari invasivi: 670 visite
- Ascensore con offset: 638 visite
- Eupnoico: 619 visite
romanaccio ha avuto 1291 visite e il Carnevale della Matematica #27 518.
Query Google: a giugno e luglio abbiamo rispettivamente 2636 (-674) e 3262 (+626) clic da mobile, 851 (-268) e 878 (+27) da desktop e 51 (-14) e 61 (+10) da tablet (+9). Ecco le prime 10 query (tra parentesi le impressions, per capire quanto la mia pagina sia piaciuta a chi cerca: più il rapporto è basso, meno sono stato ritenuto interessante).
Giugno:
211 (635) insulti in romano
117 (1089) paziente eupnoico
116 (845) 02 78655540
110 (366) insulti romani
51 (52) notiziole di mau
47 (76) xmau
34 (55) insulti romaneschi
31 (66) soluzione indovinello 100 prigionieri cappelli
30 (176) regione lombardia 02 78655540
29 (459) codice bianco ikea
Luglio:
225 (732) insulti in romano
133 (430) insulti romani
129 (640) 02 78655540
121 (1,427) paziente eupnoico
67 (298) ronzaleppo
58 (209) ronzaleppi
54 (56) notiziole di mau
42 (523) codice bianco ikea
41 (218) regione lombardia 02 78655540
36 (62) soluzione indovinello 100 prigionieri cappelli
“Per questo ho accettato le sue dimissioni”
Massimo si sofferma sull'”evidentemente”, perché il ministro della Cultura non può evidentemente fare un errore simile. Io noto di più la conclusione. Il risultato è comunque lo stesso: Gennaro Sangiuliano si mostra ancora una volta per quello che è.
Ultimo aggiornamento: 2024-08-08 11:41
Che cosa NON È una dimostrazione elegante
Nei commenti al post dell’altra settimana “Che vorreste dai mercoledì matematici?” Giovanni chiede di ragionare su che cosa possa intendersi quando si dice che una dimostrazione è “elegante”. La risposta non è semplice: come sempre, l’eleganza è negli occhi di chi guarda e non ci sono definizioni su cui tutti siano d’accordo. Quindi, mentre ci penso ancora un po’, comincio a scrivere qualcosa sul tema opposto: quando una dimostrazione non è elegante. Qui in effetti c’è un po’ più di accordo tra i matematici. Premessa: una dimostrazione è una dimostrazione è una dimostrazione, parafrasando Gertrude Stein. Se l’unica dimostrazione che si riesce a trovare è brutta la si mantiene comunque: il bello della matematica è che non esisterà una via regia, ma perlomeno tutte le strade che ci fanno arrivare sono accettabili. Allora dov’è il problema?
Un caso tipico di dimostrazione non elegante è quella per enumerazione, soprattutto quando i casi sono tanti. La dimostrazione del teorema dei quattro colori è uno di questi casi: la soluzione non è stata solamente osteggiata perché fatta aiutandosi con un calcolatore, ma anche perché si sono dovute verificare una quantità finita ma molto grande di configurazioni, il che ha richiesto per l’appunto l’uso di un calcolatore per verificarle tutte. (Ora la dimostrazione al computer è stata verificata formalmente, quindi il problema dell’artificialità non si pone più). Ma anche prima dei computer c’erano esempi di questo tipo: la dimostrazione che non esistono quadrati greco-latini di ordine 6 è di questo tipo. Perché ai matematici non piacciono queste dimostrazioni? Per due motivi. Il primo è perché essi sono fondamentalmente pigri, ed enumerare tutte le possibilità stanca. Ma soprattutto il punto è che una dimostrazione di questo tipo non aggiunge davvero conoscenza. Avete presente la barzelletta – indubbiamente creata da qualche fisico – dove il matematico che sa come cuocere un uovo sodo a partire da un pentolino vuoto e si trova davanti un pentolino pieno d’acqua lo svuota “per ricondursi alle condizioni precedenti”? La “logica” è che non c’è nulla di interessante a partire dal pentolino pieno, e quindi tanto vale far finta di nulla.
Un altro tipo di dimostrazioni non eleganti sono quelle in cui si applicano pedissequamente le definizioni per arrivare al risultato. Avete presente gli esercizi che si trovano per primi in un libro di testo, anche universitario? Un Vero Matematico li odia. Certo, sono molto utili per farsi un’idea di come si declina in pratica un concetto; ma anche in questo caso non portano in realtà nulla di nuovo. Più o meno la stessa cosa avviene quando la dimostrazione richiede di fare molti conti, e poi magicamente il risultato si semplifica e la complessità del lavoro fatto svanisce come neve al sole. In questo caso però la situazione è l’opposto: il concetto non viene davvero declinato, e i conti sembrano nascondere quella che è la vera natura del problema.
Che cosa hanno in comune dimostrazioni di questo tipo? La mancanza di creatività. Chi non è matematico pensa che la matematica sia tutto tranne che creativa: le formule matematiche sono quelle, non è che possiamo dire che due più due fa cinque, e allora dov’è la creatività? Proverò a dare una risposta la prossima volta: ma sono abbastanza certo che almeno su questo punto molto generale la grande maggioranza dei matematici concordi. La creatività è una parte determinante della matematica, ed è quella che la fa apprezzare a chi l’ha scelta come professione o come hobby. Peccato che non venga non dico insegnata ma almeno fatta notare!
(Immagine da PNGtree)
MATEMATICA – Lezione 26: Le equazioni differenziali
Le equazioni differenziali hanno costituito il corpo principale di studi dell’analisi matematica negli ultimi due secoli, essendo il mezzo per descrivere moltissimi processi fisici. Marco Menale in questo volume ci dà un’idea dei due tipi di equazioni differenziali che vengono studiati: quelle ordinarie (le meno difficili: parlare di “facili” in questo campo non vale) e quelle alle derivate parziali. Lo fa partendo da due esempi pratici: per le seconde l’equazione del calore studiata da Fourier, quando ancora non era chiaro cosa si potesse fare, e per le prime la trasmissione di un’epidemia, con i famigerati R0 e Rt che apparivano a ogni istante quando il Covid è esploso.
Sara Zucchini ci parla di Ramanujan, genio matematico che diceva che le sue formule gli apparivano in sogno, inviategli dalla nea Namagiri (ammettetelo, piacerebbe anche a voi!); i giochi matematici trattano dei problemi geometrici tridimensionali, qualcosa che io odio con tutto il cuore: ma esistono anche quelli!
@matematica
Marco Menale, Le equazioni differenziali, allegato a Gazzetta dello Sport e Corriere della Sera, €6.99 più il prezzo del giornale.
Ultimo aggiornamento: 2024-08-08 23:00
Ognuno ha i suoi modelli
L’Istituto Liberale si autodefinisce così: “Siamo il più grande think tank liberale in Italia, in termini di follower sui social network e di partecipazione agli eventi dal vivo.” Può darsi. A me il loro presidente Alessio Cotroneo pare tanto un Rienzi, ma magari sono io che sono prevenuto. Direi che invece è palese che la concezione di “liberalismo” dell’Istituto Liberale sia fondamentalmente “a morte la sinistra”. Questo lo dicono loro sin dall’inizio, spiegando con tante iconcine che “il contrario del comunismo” non e “fascismo / nazismo” ma tutte le belle cose che loro fanno.
Ad ogni modo, se andate a vedere la loro pagina Twitter troverete parecchie immagini motivazionali, ultimamente contro Maduro. Ma il loro account Instagram ne ha parecchie di più, tra cui questa con il testo «Chi è di sinistra è contrario alla competizione perché, nel profondo, sa di essere un perdente», di un matematico americano, tal Theodore Kaczynski. (Non è facile archiviare una pagina Instagram, il massimo che io sia riuscito a fare è qui).
Kaczynski è in effetti stato (è morto l’anno scorso) un matematico e la citazione è corretta: come potete leggere da Wikiquote essa arriva dal suo libro La società industriale ed il suo futuro, più noto con il nome “Manifesto di Unabomber”… Ma come dicevo nel titolo, ognuno ha i suoi modelli, e in fin dei conti Cotroneo è laureato in fisica.
Ultimo aggiornamento: 2024-08-06 14:43
Il mistero del portachiavi
Come ho scritto, la scorsa settimana sono stato a fare il badante a mia mamma. Quando sono arrivato in montagna, ho messo le chiavi di casa qui a Milano e quelle della macchina sul camino. Un paio di giorni dopo prendo le chiavi della macchina e vedo che non ci sono quelle di casa. Le cerco ovunque, telefono anche a Ciriè dove ero andato il giorno prima per vedere se le avevo perse là, anche se mi pare improbabile: nulla.
Ieri è tornata la badante, e prima di partire le ho detto che se vedeva un mazzo di chiavi con un telecomando, erano mie. Lei mi fa “hai controllato nella borsetta di tua mamma?” Nella borsetta non c’erano, ma avevo già cercato; nella pochette lì vicino sì. Fortuna che non si regge quasi in piedi…