Archivi annuali: 2021

Efficienza meneghina

Stamattina, mentre portavo i gemelli a scuola, Cecilia è riuscita a far cadere in una grata la sua tessera ATM. (Da questo punto di vista Jacopo è molto più attento: scendiamo dal tram e me la consegna immediatamente). Li ho lasciati davanti alla scuola, sono passato a comprare due cose all’Esselunga di Porta Nuova, e sono andato al punto ATM di Garibaldi. Ho preso il bigliettino alle 8:15; alle 8:23 ho pagato il duplicato. C’era una persona davanti a me in fila, mi è venuto in mente che magari il modulo per lo smarrimento era a disposizione e l’ho compilato mentre aspettavo, e la tesserina viene preparata al volo anche con la foto. Sono rimasto davvero incredulo.

Ultimo aggiornamento: 2021-05-19 09:22

Franco Battiato

Che Battiato stesse male e che da un pezzo “non ci fosse più” era un segreto di Pulcinella. La sua morte lascia però tristi lo stesso.
Absit iniuria verbis: a me il Battiato che piaceva era quello più smaccatamente pop, non sono mai riuscito ad ascoltare le sue prime (e ultime) opere sperimentali. Poi è ovvio che il suo pop non poteva prescindere dalla sperimentazione, e forse era quello il bello delle sue melodie e dei suoi arrangiamenti, oltre naturalmente al frullato di parole e luoghi comuni in quasi tutte le lingue del mondo.

Ultimo aggiornamento: 2021-05-18 11:17

Facebook e il Covid

visit the COVID-19 Information Center
Zuckerberg vuole farci sapere che a lui importa che la ggente sappia tutto sulla pandemia, naturalmente restando dentro il suo orticello. E come fa? Semplice. Per tutti i post che usano le parole “covid”, “vaccino” e simili aggiunge autonomamente quella sezione che vedete quassù. Solo che evidentemente costava troppo il controllo se la sezione era già stata mostrata nella pagina – non parliamo della possibilità di silenziare per un certo periodo di tempo l’avviso – e così uno può trovarselo una decina di volte mentre scorre il flusso.
Ma magari è un aiuto che ci viene dato per smettere di usare Facebook.

Il peso della vecchiaia

Stamattina ho visto questo tweet, della serie “immagini a bassissima risoluzione fatte col Lego” (non è il primo che vedo). Inutile dire che ho immediatamente cercato di riconoscere i personaggi. A parte l’ultimo che ho visto subito, per gli altri c’è sempre stato un “clic” dopo un minuto o giù di lì; il terzo e il quarto poi non sono proprio riuscito a riconoscerli. Ero comunque abbastanza fiero di me.

Dopo aver recuperato i gemelli a scuola, glieli ho fatti vedere. Cecilia non è stata per nulla interessata; Jacopo li ha snocciolati tutti immediatamente, tranne il sesto. Mi sono sentito davvero vecchio.

Ultimo aggiornamento: 2021-05-17 18:31

Dimostrazioni pubblicitarie

L'inizio della dimostrazione
Domenica 9 maggio il quotidiano Libero ha ospitato a pagina 12 una pubblicità piuttosto strana: la dimostrazione dell’Ultimo Teorema di Fermat. Non pubblico qui la pagina perché presumo che anche se è un’inserzione pubblicitaria rimane sotto copyright: so però che qui c’è una copia abbastanza leggibile per i curiosi. Non entro neppure nella scelta del quotidiano di pubblicare un annuncio pubblicitario: sono affari loro. Permettetemi però di fare una rapida analisi del testo, perché è un condensato di cosa non bisogna fare in matematica.

L’inizio della “dimostrazione”, tradotto in linguaggio matematico, dice che se si prende un numero, lo si scrive come z=x+y e lo si eleva al quadrato si ottiene z²=x²+y²+2xy. Visto che c’è un pezzo in più, non è possibile che un quadrato sia la somma di due quadrati. Come vi sarete sicuramente accorti, questa è una fallacia molto semplice da confutare. Nel linguaggio comune è l’equivalente di “io non so fare una certa cosa, quindi quella cosa è impossibile”. Nel linguaggio della logica, per dimostrare che non esiste alcun X tale che valga la proprietà P(X) non basta dire “ho trovato un Y per cui non vale la proprietà P(Y)”, ma bisogna mostrare che la proprietà non vale per tutti gli Y possibili. Naturalmente l’autore di quella pagina sa bene che la sua “dimostrazione” non può però essere corretta, dato che l’esperienza ci fa sapere che per esempio 5²=3²+4². E dunque? Dunque prende e porta a casa il fatto che per l’esponente 2 esistono degli esempi dove vale il teorema, e si accinge a fare la sua dimostrazione.

L’autore dimostra (correttamente) che un numero dispari è esprimibile come differenza di due quadrati, e quindi se il numero di partenza è un quadrato si è ottenuta quella che il resto del mondo chiama terna pitagorica; solo che da lì afferma dogmaticamente che questo vale solo per i quadrati e non per i cubi, perché “2x+1+x³-x³ non daranno mai la differenza di 2 numeri consecutivi elevati al cubo, meno che mai se eleviamo a potenze ancora superiori”. Non riesco bene a capire perché da un caso molto particolare – quello di due numeri consecutivi elevati al cubo – l’autore passi al caso generale; e ho il sospetto che anche lui abbia qualche minimo e fugace dubbio. Infatti continua scrivendo che “Nonostante la dimostrazione iniziale che mi sembra più che sufficiente alla bisogna, resta il dubbio di sapere se questa sia l’unica possibilità”; e se la cava dicendo di avere fugato il dubbio “con alcune tabelle numeriche”. Ora, nulla contro la matematica computazionale, quella che cerca nuovi teoremi facendo i conti. Persino Gauss ha compilato tabelle su tabelle. Solo che le tabelle gli servivano per fare congetture ed eventualmente poi dimostrarle, non per mettere sulla bilancia una sfilza di numeri e commentare che ce n’erano abbastanza per convincere anche i più riottosi. Resta una grande verità: “la stragrande maggioranza dei numeri interi -limitatamente al quadrato- soddisfa l’enunciato” (del teorema di Fermat). A dire il vero non serviva una pagina di quotidiano per asserirlo, bastava prendere un libro della scuola media…

Da un punto di vista prettamente filosofico, infine, ci sono punti interessanti. Abbiamo il kroneckerismo esplicito, quando l’autore scrive “I numeri interi naturali (e tralascio tutti gli altri in quanto sono gli unici che considero certificati)”; un platonismo temperato che tende quasi alla matematica umanista di Hersh e Davis, con la frase “I numeri prima menzionati sono i risultati di operazioni matematiche, sono cioè di risulta, e questo non impedisce che siano anch’essi interi naturali, ma, concedetemi l’espressione, appartengono dopo un uso specifico al campo del soggettivo pur essendo realtà oggettive”; non sono certo di poter anche considerare in questo caso anche il fatto che “la realtà effettuale presenta soluzioni e cose che noi col ragionamento saremmo costretti a bollare come impossibili, tipo il pi greco”. Non possiamo poi tralasciare la creazione di nuova terminologia (i “numeri ibridi”, che sono pari ma non potenze perfette di due) e l’inevitabile citazione (le tabelle numeriche preparate dall’autore non sono presenti perché “purtroppo qui non hanno spazio sufficiente”).

Ma detto tutto ciò resta naturalmente la Vera Domanda: perché qualcuno dovrebbe acquistare uno spazio su un quotidiano per presentare la dimostrazione di un risultato matematico? Non ne ho la più pallida idea. Se qualcuno vuole proprio saperlo, può però sempre scrivere all’autore, che si è firmato alla fine del testo…

Ultimo aggiornamento: 2021-05-18 17:17

Pi – Unleashed (libro)

Si parla di pi greco, magari senza chiamarlo così, da svariati millenni. Ci sono molti libri che raccontano la storia di questo numero. In questo libro (Jörg Arndt e Christoph Haenel, Pi – Unleashed, Springer 2000, pag. 270, ISBN 9783540665724), però, l’approccio è diverso: gli autori sono più interessati alla parte algoritmica moderna – ci sono anche programmi da eseguire – e antica, nel senso che è uno dei pochi testi a mia conoscenza dove viene spiegato come si arriva a ricavare alcuni degli sviluppi in serie più famosi. Nella parte iniziale del libro ci sono anche varie presentazioni di numeri “strani” che hanno a che fare con il nostro pi greco, oltre a un piccolo excursus filosofico. Il testo non è sicuramente a livello elementare, ma è imprescindibile per chi è seriamente interessato a studiare il pi greco.