Archivi annuali: 2020

Byte persi come lacrime al vento

Ogni tanto mi viene voglia di riprendere un mio vecchio progetto: un libro sulla filosofia di Wikipedia. In fin dei conti sono quindici anni da quando ho cominciato ad averci a che fare e quasi dieci da quando faccio il portavoce di Wikimedia Italia, quindi ho avuto tutto il tempo per pensarci… e soprattutto per scriverci su.

Recuperando il materiale da me postato in questi anni qui sulle Notiziole e su altri blog, ho trovato tante ripetizioni – il che non è poi tutto quel male, perché significa che la mia visione dell’enciclopedia non è cambiata troppo ma si è semplicemente affinata – ma ho anche scoperto che molti dei link che avevo messo portano a una pagina di errore. A volte c’è semplicemente stata una modifica dei link interni al sito: tanto per dire, quando da Movable Type sono passato a WordPress tutti i link sono cambiati. Io ho fatto una copia esplicita di tutti i miei post perché restassero disponibili con il vecchio nome, ma io sono probabilmente un’eccezione. Altre volte non esiste proprio più il sito: pensate per esempio a tutti i post che avevo scritto per Voices. (Occhei, me li sono salvati in un altro mio blog qui su xmau.com, ma di nuovo io sono un’eccezione. A volte si riesce a recuperare le informazioni passando dagli amici dell’Internet Archive; qualche volta un attento uso dei motori di ricerca permette di trovare una copia fatta da chissà chi oppure la nuova URL nel sito originale; ma capita che certo materiale sia perso definitivamente. E non parliamo dei commenti su Facebook, che tanto non si riesce a recuperare nemmeno a distanza di un giorno o due, quanto di articoli che probabilmente avevano avuto un certo interesse.

Viviamo insomma una contraddizione. Si dice che si produce una quantità incredibile di informazione, in un giorno tanta quanta era stata prodotta dall’invenzione della scrittura al 2000 o giù di lì, ma la stragrande maggioranza pare essere effimera. E notate che sto parlando di testi, quindi di materiale che occupa relativamente poco spazio. Certo, potremmo obiettare che anche la nostra conoscenza dei documenti del passato è assai lacunosa; ma allora c’era una ragione pratica per questa scarsezza, ragione che oggi manca. Non pensate che sia una sciagura, indipendentemente dall’importanza di quanto scriviamo?

E ora che farà Giggino?

C’è una cosa che non ho mai capito in questi passi indietro dei politici di professione: ora Di Maio, ma possiamo anche pensare a Salvini Meloni Zingaretti e chi più ne ha più ne metta. Per tutto quello che si può dire di male di “Giuseppi” Conte, è comunque un ordinario universitario: se putacaso smettesse di fare politica il suo posto è lì che lo aspetta. Ma questi? Ci saranno mai sufficienti strapuntini per tutti?

Ultimo aggiornamento: 2020-01-23 09:15

C’è chi non ama la matematica (oppure me)

Premessa: come probabilmente sapete se seguite il mio blog, da quest’anno il Pi Day ha avuto l’endorsement ufficiale dell’Unesco e il 14 marzo è diventata la giornata internazionale della matematica. Quando ho saputo della notizia, ho chiesto alle maestre dei gemelli cosa ne pensavano se in quell’occasione fossi andato a scuola a raccontare un po’ di curiosità legate alla matematica, tanto per far capire ai bambini che ci possono essere anche cose divertenti: il tutto ovviamente a titolo gratuito. Loro hanno apprezzato l’idea; così ho cominciato a studiare cosa si fa in giro, soprattutto i libri di Anna Cerasoli, e a inizio mese ho scritto alla dirigente scolastica proponendo questa mia idea. Di nuovo, se seguite il mio blog sapete che io e la suddetta dirigente abbiamo avuto molti franchi scambi di opinioni nell’anno passato in cui facevo parte del consiglio di istituto.

Ad ogni modo il 9 gennaio scrivo, mettendo in copia le maestre. La mail mi rimbalza per casella troppo piena :-) Mando allora una PEC, che risulta consegnata. Poi nulla. Dieci giorni dopo rimando la mail, e finalmente mi arriva la risposta, dove mi si dice fondamentalmente che «non è normalmente buona prassi permettere ad un genitore di entrare in classe a fare lezione,e per giunta nella stessa classe frequentata dal proprio figlio/a.» e che «nel caso di volontari deve esserci l’approvazione di un progetto da parte dei consigli di classe all’unanimità,poi il passaggio per approvazione in Collegio Docenti e infine in CdI e in ultimo nel PTOF dell’Istituto che si aggiorna a fine di ogni Ottobre dell’anno in corso.»

Chiedo lumi al mio amico Leo, neodirigente a Piacenza, che mi dice “Un conto è un progetto vero e proprio, ma per una chiacchierata singola basta che il consiglio di classe comunichi la cosa al dirigente, per avere l’ok formale e avvisare i commessi”, commentando che secondo lui ce l’ha con me. Parlo con i vecchi compagni di CdI, e vengo a sapere che (a) nel PTOF si parla già di attività legate alle varie giornate internazionali, quindi di per sé non c’è nemmeno bisogno di una aggiunta specifica, visto che comunque la matematica nel programma scolastico ci sta; e (b) pare che nell’altra elementare del plesso ci sia un laboratorio per lavorare con la cartapesta, tenuto dalla mamma di un bambino di quelle classi, a pagamento. Il tutto senza che nessuna delle insegnanti ne avesse sentito parlare in collegio docenti (o in CdI, se per questo: a ottobre c’ero ancora).

Risultato finale? le maestre di Jacopo mi hanno chiesto se ci fossero problemi a fare un'”uscita didattica” (quelle sono previste) e trovarci nel parco a raccontare di matematica (sperando che il tempo sia clemente). Un’altra possibilità che stiamo valutando è chiedere una sala al municipio di zona oppure alla biblioteca; tra l’altro anche una professoressa delle medie sarebbe interessata alla cosa per i ragazzi di prima. Insomma, alla fine probabilmente qualcosa riusciremo a fare: ma perché ci vuole sempre così tanta fatica?

Tartinville reloaded

Gino Lucrezi ha trovato un’altra strada per cui Google potrebbe avere avuto un’idea di chi fosse Tartinville. È infatti vero che nessuna Wikipedia parla di lui, ma esisteva comunque un elemento Wikidata. I più attenti e intraprendenti tra i miei ventun lettori sanno che cos’è Wikidata; per gli altri, è un’enorme base dati che è stata ideata alcuni anni fa per conservare tutte le informazioni che non cambiano nelle varie lingue se non per la rappresentazione. Gennaio, janvier, January sono essenzialmente la stessa cosa; se una persona è nata a gennaio, tanto vale avere l’informazione in un solo punto e replicarla nelle varie wiki, il tutto in modo trasparente all’utente. Inoltre, nel miglior spirito wikipedico, questi dati sono a disposizione di tutti i sistemi automatici per costruire nuova informazione a partire da essi.

Il problema però si sposta solo. Il motore di ricerca di Google è sicuramente felicissimo di usare Wikidata, perché non deve nemmeno far fatica a parsificare (per i non informatici: “cavare un ragno dal buco da”) un testo. Ma come vedete dal link che ho postato, che fotografa la situazione a questa mattina prima di quando mi sono messo ad aggiungere dati, di informazioni già predigerite non ce n’erano. C’era solo un link a una fonte esterna che dava più informazioni che però sono appunto da parsificare; e non mi sembra comunque facile. Diciamo che il mistero di infittisce…

Ultimo aggiornamento: 2020-01-22 16:34

Tartinville e Google

Nel mio socialino di nicchia ci si è messi a parlare del metodo di Tartinville per le disequazioni di secondo grado (fidatevi: non ne volete sapere nulla. Nemmeno io ne avevo mai sentito parlare, e così ho cercato di scoprire chi fosse questo Tartinville. Ho così ingenuamente chiesto al signor Google “Tartinville wikipedia”, ottenendo come primo risultato quello mostrato qui sopra. Tutto bene? No.

Se uno va ad aprire quella pagina scopre che di Tartinville non v’è traccia. Però Google sa lo stesso che Tartinville è un matematico francese: evidentemente ha usato altre informazioni semantiche che aveva: sia per la nazionalità – mica è così facile per una macchina immaginare che Tartinville sia un cognome francese – che su di me, evitando di mostrarmi il fotografo Bernard e la coreografa Françoise (in alternativa, ci sono state in passato molte ricerche; Google ha verificato chi cliccava dove e ha parsificato il contenuto di quelle pagine). Che poi la parola “wikipedia” gli abbia fatto perdere il lume della ragione e quindi non abbia verificato se effettivamente il nome fosse ivi presente è un dettaglio. Questa espressione di intelligenza artificiale a voi forse non sembra chissà che cosa, ma a me fa molta più paura di un campione mondiale di go.

Ah: per la cronaca “il mio” Tartinville di nome fa Arthur.

Ultimo aggiornamento: 2020-01-21 15:19

Bright Morning Star (ebook)

I libri Newcon Press sono di solito interessanti, e quindi sono contento di recensirli. In questo caso, però, “interessante” non basta a dire quanto mi sia piaciuto questo libro. [Simon Morden, Bright Morning Star, Newcon Press 2019, €5.35] Parlare del Primo Contatto dal punto di vista di una specie aliena non è naturalmente nulla di nuovo; Morden però sceglie di farlo dal punto di vista di una sonda aliena, il che cambia completamente le carte in tavola perché non solo è diversa la logica con cui si vedono le cose, ma anche la conoscenza di partenza che è nulla e viene man mano creata. In effetti mi sono accorto che mentre sono riuscito spesso a capire a cosa si stava riferendo la sonda, ci sono stati vari casi in cui ho fatto ipotesi errate, come nel caso di Pedro. A posteriori era tutto ovvio, ma i primi indizi li avevo persi…
La seconda parte del libro, quando la sonda diventa una specie di deus ex machina nello scacchiere mondiale, è secondo me più debole: Morden mette in bocca alla sonda le proprie idee, che per quanto apprezzabili segnano una bella differenza con quanto eravamo abituati a considerare. Ad ogni modo raccomando a tutti la lettura!

Ultimo aggiornamento: 2020-05-13 22:40

Quizzino della domenica: tè zuccherato

Sono le cinque del pomeriggio: è l’ora del tè. Al tavolo ci sono sette persone, e la zuccheriera contiene 10 zollette di zucchero. In ogni tazza è stato messo un numero dispari di zollette, e nella zuccheriera non è rimasta nessuna zolletta. Com’è possibile? Tutte le zollette sono state messe nelle tazze, e nessuna è stata divisa a metà: a parte i granelli sparsi in giro, sarebbe difficile definire “dispari” un numero frazionario. E naturalmente zero è un numero pari, quindi nessuna tazza ha “zero zollette”.
[una teiera]

(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p425.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Mia variazione di un classico problema in lingua inglese; immagine da FreeSVG.)

Ultimo aggiornamento: 2020-01-22 22:36

Il libro dei numeri (libro)

L’autore Joshua Cohen parla di uno scrittore fallito Joshua Cohen che viene ingaggiato da Joshua Cohen, capo della Tetration.com (un Google appena mascherato) che vuole scriversi un’autobiografia. Come potete immaginare, il libro (Joshua Cohen, Il libro dei numeri [The Book of Numbers], Codice 2019 [2015], pag. 745, € 25, ISBN 9788875788124, trad. Claudia Durastanti) è abbastanza complicato già così. Aggiungiamo il fatto che nella parte centrale Cohen racconta in pratica a Cohen la storia dei quarant’anni dell’informatica, e che il titolo occhieggia davvero il biblico Libro dei Numeri, con i quarant’anni di peregrinazione nel deserto – se andate a vedere i nomi dei personaggi, tutto torna. Insomma, qui dentro c’è davvero tanta roba, anche senza considerare il testo spesso sperimentale (per la gioia della povera Claudia Durastanti che l’ha tradotto) e la quantità di nozioni che sono state infilate (mi è spuntata una lacrimuccia quando ho letto “Fravia”, non pensavo che qualcuno se ne ricordasse ancora). L’unico problema del libro secondo me è che è appunto “troppo”. È un po’ come Infinite Jest di DFW: troverete gente che ne tesse le lodi, e altri che l’hanno abbandonato dopo un po’ perché è impossibile seguirlo. Scegliete voi da che parte stare.

Ultimo aggiornamento: 2020-02-07 18:20