Archivi annuali: 2020

Giovedì sarò in diretta Facebook su Rai Radio 2

Vi ricordate che avevo scritto di un mio prossimo eventino? Perfetto. Giovedì 7 maggio, dalle 16:30 alle 17, sarò intervistato da Marco Ardemagni (Caterpillar AM) in diretta Facebook sulla pagina di Rai Radio 2. Tema: rispondere in modo definitivo (o quasi!) a tutte le domande che “l’uomo della strada” si pone sul funzionamento di Wikipedia. Chi la scrive? Chi controlla i contenuti? Wikipedia non sbaglia mai? E poi non lo so, perché mica mi dicono le domande in anticipo :-) e comunque risponderò anche alle domande inviate in chat dal folto pubblico. Nella videocall di preparazione della scorsa settimana, a un certo punto non so perché siamo entrati in modalità calcistica, e quindi mi è uscita una frase boskoviana come “enciclopedico è quello che wikipediani chiamano enciclopedico”: ma sono convinto potrò fare di meglio. Sono anche convinto che qualcuno degli odiatori di Wikipedia e di Wikimedia Italia scriverà le sue domande: risponderò anche a quelle.

Avrete insomma una rara possibilità di vedere un pezzo della mia postazione di lavoro, sperando di ricordarmi di spostare il pc altrimenti ci sarebbe la porta del bagno :-); la trasmissione poi dovrebbe finire sul canale YouTube di Rai Play, così da poterla vedere anche in seguito. Grazie naturalmente al Bravo Presentatore Marco Ardemagni, e grazie alle Francesche (Lissoni e Ussani) dello staff di Wikimedia Italia che hanno permesso la trasmissione.

Le “nuove ciclabili” milanesi

Il post Facebook di Pierfrancesco Maran, che mostrava le nuove piste ciclabili disegnate in corso Venezia, ha suscitato le rabbiose e prevedibili reazioni di chi non può fare a meno di andare in automobile e le rabbiose e prevedibili controreazioni dei ciclisti duri e puri. Insomma, nulla di nuovo sotto il sole, se non che con tutto il tempo che si ha a disposizione restando chiusi in casa la gente riesce a fare flame molto più ampi di prima.

Personalmente il piano milanese, anche leggendo gli articoli di giornale, mi pare fatto un po’ troppo a caso, e scegliendo i punti in cui lavorare più in fretta, nonostante i vari proclami. Per quanto riguarda corso Venezia, però, diciamocelo: checché ne dicano, quello non è un asse di scorrimento. Dovrebbe servire solo per arrivare in centro per chi lavora e ha un parcheggio interno e per il carico e scarico: se rimane a una corsia per senso di marcia con sosta solo per carico e scarico non dovrebbe cambiare nulla. Anche corso Buenos Aires, dove tanto sono sempre tutti in doppia fila, potrebbe tranquillamente vedere ridotta la portata automobilistica, con la sosta regolamentata in modo diverso. Il problema che vedo è sempre il solito: quelle piste ciclabili diventeranno illico et immediate piste scooterabili. Se gli scooter in questione andassero a 20 all’ora come le biciclette non ci sarebbero grandi problemi, ma non sarà certo così. E io gli scooter li conosco bene. Quando lavoravo a Turro, spesso trovavo via Popoli Uniti bloccata dalle auto, e quindi scendevo dalla bici e mi facevo a piedi i centocinquanta metri fino al semaforo. Mi è capitato spesso di trovarmi moto che si stavano facendo il marciapiede (e che quindi dovevano tornarsene indietro..). Figuriamoci su un pezzo di carreggiata.

L’idea di fare dei rarissimi controviali milanesi delle zone 30 (meglio ancora 20…) per renderli principalmente usati dalle biciclette, con le auto che passano solo per parcheggiare, mi pare invece buona: non toglie parcheggi, non riduce la viabilità e rende più tranquilla la vita dei ciclisti. Quello che non vedo molto bene – e non sono il solo – è l’asse di viale Monza. Io l’ho fatto più volte in bici, quando mi capitava di andare dal dentista a Monza e non avevo voglia di caricare la bici sul treno. Volenti o nolento, quello è un asse di scorrimento; e mettere i paletti in mezzo alla carreggiata per delimitare la pista ciclabile renderà la vita impossibile a ciclisti e automobilisti (agli scooter no, tanto per cambiare). Anche in questo caso, il vero problema è il parcheggio selvaggio: le due corsie teoriche ora funzionano più o meno a slalom, e in futuro in pratica non ci saranno. Lo stesso problema si avrebbe se si pensasse di fare piste ciclabili sulle circonvallazioni: si vede bene cosa succede su viale Marche, tra auto parcheggiate e onnipresenti motorini, e comuqnue quelli devono essere assi di scorrimento serio. Insomma, va bene l’emergenza, ma bisogna pensare bene a cosa fare.

Quizzino della domenica: testa o croce

Ciao lettore! Visto che non abbiamo molto da fare, ti propongo un gioco. Ciascuno di noi prende dieci monete e le mette in una pila scegliendo come vuole la faccia in alto di ciascuna moneta e coprendo con un cartoncino la moneta in alto in modo che non si veda che faccia mostra. Si toglie il cartoncino e si guardano le monete in cima.

  • Se entrambe mostrano testa, tu vinci 9 euro.
  • Se entrambe mostrano croce, tu vinci 1 euro.
  • Se mostrano facce diverse, io vinco 5 euro.

Togliamo poi la prima moneta e facciamo lo stesso con le altre, una per volta, finché la pila termina. Vuoi fare una partita con me?
una pila di monete

(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p445.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema tratto da Futility Closet; immagine da FreeSVG.org.)

Che cosa sono gli algoritmi (ebook)

Se siete tra coloro che non hanno ancora capito come mai tutti parlino di algoritmi senza spiegare cosa sono, probabilmente questo libro (Ennio Peres, Che cosa sono gli algoritmi, Salani 2020, pag. 344, € 8,99, ISBN 9788831005609) fa per voi. Ennio Peres comincia col raccontare rapidamente la storia degli algoritmi, ma poi fa anche una rapida carrellata dell’informatica, spiegando quali sono i suoi costituenti fondamentali – che di per sé non sono così difficili, anche se un po’ diversi da quello che facciamo tutti i giorni. Una presentazione a 360 gradi, insomma!

Radio Rai mi ha cancellato :-)

Antefatto: ieri intorno a mezzogiorno mi arriva una telefonata da un numero sconosciuto. Era Radio Rai (che chiama sempre da numeri sconosciuti) che mi chiede se alle 17 vorrei raccontare a Radio 3 della quarantena di scrittura su Wikipedia durante la trasmissione Fahrenheit. Ho già parlato a Fahrenheit di cose wikipediane, e non essendoci su Wikipedia una redazione hanno probabilmente cercato me. Nessun problema, rispondo, e aspetto il pomeriggio. Qualche minuto prima delle 17 mi chiamano, e parlo con Loredana Lipperini per quasi dieci minuti – per chi conosce i tempi della radio, un tempo enorme. A parte un’impappinatura che mi fa temere per un Alzheimer precoce, nulla di particolare.

La sera vado a cercare il podcast, e non lo trovo sulla pagina della trasmissione:il link della colonna principale termina alle 16:35 e quelli sulla colonna di sinistra sono altre cose. Vado alla pagina del palinsesto, e scopro che alle 17 c’è un’altra trasmissione, Ad alta voce, dove viene letto un libro. Che è successo? Lipperini stessa su Facebook segnala la maratona di scrittura! La mia ipotesi è che i due segmenti precedente e seguente, la poesia e l’audiolibro, siano trasmissioni registrate che sono sempre trasmesse a quell’ora, mentre ieri per una ragione o per l’altra Lipperini o qualcun altro abbia scelto di modificare leggermente il palinsesto, senza avvisare che ci sarebbe stato un quarto segmento della trasmissione. Vabbè, non morirà nessuno.

P.S.: per i miei fans, preannuncio che giovedì prossimo dovrebbe esserci un evento… vabbè, un eventino.

Ultimo aggiornamento: 2020-05-01 16:52

governo e opposizione

Il mio giudizio su come il governo – e in primis “Giuseppi” Conte – sta gestendo la cosiddetta “fase 2” è negativo. Non tanto sulle misure di sostegno a chi non sta lavorando, sulle quali non ho sicuramente competenze, quanto sul balletto di aperture – non aperture – autodichiarazioni. Sono convinto che questa confusione peggiori solo le cose, e ho il sospetto che in molti abbiano già deciso che ne hanno a basta ed escono tranquillamente. Probabilmente poi c’è alla base un concetto sbagliato, quello di decidere che tutta l’Italia deve stare allo stesso livello di restrizioni alte salvo restringere ancora di più da parte degli enti locali. Onestamente la situazione in Lombardia è ben diversa che in Calabria, ma quello che è successo in pratica è che la governatrice Santelli ha deciso di fregarsene delle norme e rilassarle (cosa che poteva anche avere senso, se non fosse che è vietato) mentre i sindaci locali hanno subito fatto contrordinanze e il caos regna sovrano.

Ma non è che l’opposizione sia messa meglio, leggendo l’intervista al senatore leghista Centinaio che rivendica la grande idea di occupare di notte – ben distanziati, mi raccomando – il parlamento, manco fossero liceali in autogestione. Io mi sarei aspettato un cronoprogramma di opposizione, non i soliti slogan triti e ritriti. Capisco però che (a) ci vuole qualcuno che scriva questo benedetto cronoprogramma, (b) ci vuole qualcuno che se ne prenda la responsabilità politica e (c) si corre il rischio che qualcuno mostri come le misure proposte funzionino ancor peggio: in fin dei conti abbiamo tutti sott’occhio i risultati ottenuti da Fontana qui in Lombardia. Ma tanto ciò che conta è avere un po’ di spazio sui giornali, mica risolvere i problemi!

Ultimo aggiornamento: 2020-04-30 14:57

Siete pronti all’implementazione italiana della direttiva copyright?

Ve la ricordate la direttiva europea sul copyright, vero? E vi ricordate che entro due anni, cioè per l’aprile 2021, dovrà essere recepita anche dal governo italiano, vero? Bene. A quanto si legge su Robinson, il governo italiano nei ritagli di tempo che gli rimangono mentre studia l’implementazione delle fasi 2, 1 e mezzo, quasi 2, eccetera si sta preparando: entro l’anno avremo la legge.

Ho scritto “governo” e non “parlamento” perché a essere intervistato è il sottosegretario con delega all’editoria Andrea Martella, e soprattutto perché «la nuova legge sullo sfruttamento del copyright da parte dei colossi di Internet» (sfruttamento di copyright? che senso ha questa frase? Beh, io ve l’avevo detto due anni fa che la direttiva non serviva a far rispettare il copyright ma ad aggiungere nuovi balzelli) ma soprattutto perché si parla di una «legge di delegazione»: vale a dire, nella legge il parlamento dà mandato al governo di scrivere il testo vero e proprio. Ieri a quanto pare c’è già stata una videoaudizione messa su in tutta fretta: purtroppo noi di Wikimedia Italia non siamo ancora riusciti ad accreditarci come rappresentanti della società civile. Martella dice che l’Italia vuole fare come la Francia, anche se lì le cose non stanno proprio andando come previsto, e si specifica che si parlerà di «Pirateria e sostegno pubblico all’editoria» il che mi suona piuttosto strano, visto che i soldi, almeno secondo le idee del governo, arriverebbero dai GAFAM (Google, Apple, Facebook, Amazon e Microsoft).

Repubblica, già che c’era, ha ricicciato sotto il capoverso LA LUNGA LOTTA DEGLI EDITORI (che non è attribuibile a Martella, ripeto per chi non è stato attento) che «Non rientrano nella direttiva le biblioteche online, Wikipedia, meme, gif, parodie, citazioni, critiche, pastiche, recensioni, cloud e software in open source.», il che non è propriamente vero, almeno a priori… ed è per questo che noi vaso di coccio vogliamo comunque portare le nostre richieste sul testo della legge, richieste che non sono le stesse dei giganti del web e tra l’altro in molti casi non hanno a che fare con gli editori. Però si sa, repetita iuvant. Magari qualcuno alla lunga si convince.

La cosa più buffa di tutto questo è che noi abbiamo molti punti di contatto con i giornalisti! Sempre a proposito delle direttive europee, in questo periodo si sta approntando il regolamento TERREG sul contrasto dei contenuti terroristici. Il problema è che come al solito il regolamento ha tante buone intenzioni ma è stato scritto male; in Germania hanno così scritto una lettera aperta al governo, segnalando i vari problemi. Bene: questa lettera aperta è stata scritta congiuntamente da Wikimedia Germania, dall’equivalente tedesco della FNSI e da quello del sindacato dei giornalisti. Chissà se prima o poi riusciremo anche noi ad avere queste sinergie!

Ultimo aggiornamento: 2020-04-29 19:46

La Grande Battaglia contro Telegram

Se non ve ne foste accorti, un paio di settimane fa è partita un’offensiva da parte della FIEG contro i canali Telegram che mettono (illegalmente) a disposizione degli iscritti le versioni elettroniche dei quotidiani, con una richesta al Garante per le Comunicazioni di chiudere la piattaforma. La prima battuta che ho sentito raccontare è stata “per forza, prima li si leggeva al bar ma ora con il lockdown si deve stare a casa”. La seconda battuta è stata “oh, finalmente ho trovato la lista dei canali con i giornali da scaricare!” Più seriamente, molti si sono chiesti “Ma come! Io i giornali li scarico da Whatsapp, mica da Telegram. Perché non parlano di loro?” La risposta a questa domanda potrebbe essere interessante. Forse il problema è che è più difficile controllare un canale Telegram di uno Whatsapp: non so se sia vero che il revenge porn e la pedofilia stiano sulla prima piattaforma e non sulla seconda, visto che non è roba che frequento, ma sicuramente nessuno ha fatto partire una campagna su quei canali.

Ad ogni modo, sembrava che la montagna avesse partorito il proverbiale topolino: in questo comunicato Agcom affermava che Telegram “ha rimosso [volontariamente, nota mia] 7 degli 8 canali segnalati da FIEG”. Nel testo del provvedimento, il Garante faceva notare che il blocco può essere solo a livello provider (e se lo diventasse, con il solito sistema del settare il dns a 127.0.0.1, ho come il sospetto che saranno in tanti a passare ai dns di Google) e che non è possibile “ordinare la rimozione selettiva dei soli contenuti illeciti, in quanto ciò comporterebbe l’impiego di tecniche di filtraggio che la Corte di giustizia europea ha giudicato incompatibili con il diritto dell’Unione.” (ammesso di poter filtrare un canale in https). Non che mi sia chiaro il suggerimento nemmeno troppo mascherato di cambiare la legge per “considerare stabiliti in Italia gli operatori che offrono servizi della società dell’informazione nel territorio italiano utilizzando risorse nazionali di numerazione.” Non mi è infatti chiaro quali siano le risorse nazionali di numerazione usate da Telegram.

Ma ieri c’è stato un colpo di scena! Una procura pugliese (no, malfidati, non è stata Trani ma Bari) ha sequestrato 19 canali (o forse 17). Non mi è ben chiaro cosa significhi “sequestrare un canale”: forse se fossi stato iscritto a uno di essi mi sarei trovato i sigilli, ma non è questo il caso. Devo comunque stigmatizzare la scarsa conoscenza aritmetica della FIEG, secondo cui gli utenti sono “quasi raddoppiati […] dai 395.829 iscritti dell’8 gennaio 2020 ai 574.104 del primo aprile 2020” (+45%, diciamo che la frase funziona per un valore molto ampio di “quasi”); e soprattutto dei soldi persi, che “in una ipotesi altamente conservativa, si parla di 670 mila euro al giorno, circa 250 milioni di euro all’anno.” (anni di 373 giorni). La stima equivale a dire che ciascuno degli iscritti, ammesso e non concesso che nessuno facesse parte di più di un gruppo, scaricherebbe un po’ più di un quotidiano al giorno (se non erro, il costo di una copia elettronica è minore di quello di una copia cartacea; e se non lo è allora gli editori ci lucrano sin troppo). Anche immaginando che tutti costoro avrebbero regolarmente comprato la loro copia ufficiale se non ci fossero stati quei canali, l’ipotesi implicita è che ci si iscriva per leggersi ogni giorno a sbafo il giornale; a nessuno è venuto in mente che magari molti iscritti non scaricano quasi mai nulla, a meno che non serva loro uno specifico articolo; e che se ci fosse un sistema di micropayment “10 centesimi per una singola pagina” non ci penserebbero nemmeno a usare un sistema illegale.

Però volete mettere la possibilità di fare grandi proclami?