Archivi annuali: 2019

Quizzino della domenica: Miniscacchiera

Questo problema è stato riproposto da Martin Gardner nel 2006, ma nasce almeno nel 1976. Considerate i pezzi degli scacchi esclusi i pedoni, quindi otto per colore, e una miniscacchiera 5×5. Siete capaci di disporre i sedici pezzi in modo che nessuno di essi ne attacchi uno dell’altro colore? Naturalmente i due alfieri devono stare su caselle di colore diverso.



(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p396.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema tratto da Futility Closet.)

_Uomini e macchine intelligenti_ (libro)

Non possiamo certo affermare che questo libro (Jeremy Bernstein, Uomini e macchine intelligenti, Adelphi 1990 [1978,1982], pag. 239, € 14, ISBN 9788845907890, trad. Giuseppe Longo, link Amazon) sia all’ultimo grido della moda: il copyright originale italiano è del 1990 – e si sente che la traduzione di Giuseppe Longo è datata, non solo per l’italianizzazione di alcuni termini che ormai si tende a lasciare in inglese ma anche per forme linguistiche peculiari come il teorema del punto fisso che per lui è del “punto unito” (pag. 46) – ma il testo riprende parti di due saggi del 1978 (!), Experiencing Science e 1982, Science Observed. Né possiamo affermare che sia un saggio unitario: Bernstein più che altro tende a raccontare aneddoti ricavati dai suoi incontri e interviste con i grandi nomi dell’intelligenza artificiale nei suoi primi decenni di vita, con una preminenza assoluta per Marvin Minsky. Devo dire che quando a pagina 21 racconta (nel 1978, ricordo!) di Minsky che ogni tanto si fermava per leggere la “posta” che gli arrivava via computer dagli altri ricercatori di IA sparsi per gli USA ho pensato che io quell’anno avevo appena cominciato a usare una calcolatrice programmabile, altro che Internet (pardon, Arpanet)!
Detto questo, però, e fatta la tara sulla mancanza di temi tipo il deep learning e tutto quello che è arrivato nel XXI secolo, il libro merita ancora la lettura, anche perché mette molto bene in chiaro i problemi filosofici prima che logici e tecnici nel definire l’intelligenza artificiale, oltre a fare una (prei)storia dei linguaggi di compilazione e dei sistemi operativi. La parte più debole è paradossalmente quella che in teoria dovrebbe essere ancora di moda: l’ultimo capitolo sul teorema di Gödel è scritto cercando di replicare il concetto di livelli diversi di pensiero che è alla base del teorema, ma secondo me è riuscito male. Si può comunque sopravvivere :-)

Sogni

Stanotte, in un lungo sogno in cui c’entravano Paul McCartney e un vestito blu che era importantissimo ma non so perché, a un certo punto mi sono trovato all’aperto. Mi guardo in giro, e mi dico “Sono a Roma ed evidentemente sto sognando. Ammappate però come ricordo bene questo scorcio della città!” Inutile dire che “lo scorcio” non aveva nulla a che fare con Roma.

Ultimo aggiornamento: 2019-08-02 09:09

con questa opposizione, chi ha bisogno di una maggioranza?

L’altro giorno Ivan Scalfarotto è andato a Regina Coeli a sincerarsi delle condizioni – non solo fisiche ma anche per esempio relative alla lingua – dei due autori dell’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. Io tipicamente non apprezzo Scalfarotto, ma in questo caso non posso che plaudire: anche ai più forcaioli del resto dovrebbe essere chiaro che meno appigli per un’eventuale estradizione si lasciano, meglio è.

Eppure questa visita ha suscitato una quantità incredibile di polemiche: non solo da destra ma persino dal PD stesso. Vabbè, il Giornale ovviamente ci marcia su; ma in effetti mi pare che Salvini possa dormire tra quattro guanciali…

_Mysteries in Time_ (ebook)

[Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing]
La trama raccontata nella quarta di copertina non era male. Esiste una macchina del tempo, si trova negli USA, ed è gestita… dall’agenzia che è preposta alla gestione dell’ora ufficiale statunitense. Il guaio è che il libro (Rick Rogers, Mysteries in Time, Black Rose Writing 2019, pag. 209, € 6.20 (cartaceo: $19.99), ISBN 9781684332427, link Amazon) è fondamentalmente un romanzo rosa stereotipale al massimo – o magari lo stile è quello tipico della chick-lit, non ne ho certo idea. Per darvi un assaggio di come la parte fantascientifica sia solo una cornice appiccicata lì: in una missione viene alterato il continuum spazio-temporale, e così viene rapita e uccisa la sorella della vittima iniziale. Che cosa dicono gli alti ufficiali, una volta scoperto cosa è successo? Che tanto il risultato finale è lo stesso, il serial killer è sempre lui e c’è sempre una bambina morta, quindi è meglio fare finta di nulla… Insomma non lo consiglio.

corsie preferenziali torinesi

Ieri pomeriggio ero a Torino. Per una serie di ragioni che non vi sto a descrivere, ultimamente mi è capitato di tornare più volte nella mia città natia e barcamenarmi tra i lavori in corso e le nuove strade. Ma soprattutto ho trovato una novità che Milano non ha ancora importato.

Avete presenti le corsie preferenziali, quelle che cioè sono destinate al trasporto pubblico e ai taxi? Bene, a Torino pare che il termine “preferenziale” si traduca “se preferisci, puoi prenderla”. Questa mia ipotesi è nata alla quinta auto che a un certo punto si è scocciata di stare in fila al semaforo, si è spostata sulla preferenziale, ed è partita.

Occorre dire che forse la colpa è stata delle amministrazioni comunali precedenti, che avevano inventato la preferenziale dinamica: nell’asse di corso Potenza – corso Lecce la corsia di destra era riservata ai bus solo nelle ore di punta. (Sulla Spina, che nel 2006 aveva la preferenziale, ora la corsia di destra è un parcheggio con tanto di strisce blu)

Continuo a non capire perché non installare le telecamere …

Ultimo aggiornamento: 2019-08-01 12:22

Povera Chiara

ceci n'est pas un marciapiede Che Chiara Appendino sia ormai invisa a moltissimi torinesi è un fatto. Però a volte mi pare che si esageri un po’, come nel caso rappresentato da questa foto che sta circolando su Facebook.
Premessa: le nuove piste ciclabili che sono state approntate a Torino sembrano essere una schifezza, almeno a giudicare da altre foto che ho visto: chicane per evitare di spendere soldi ed eliminare pali, dehors che danno sicuramente più soldi alle casse del comune e così via. Ma in questo caso non vedo nulla di male: si lascia per sicurezza un piccolo spazio tra pista ciclabile e parcheggio che non serve né alle auto né alle bici. Quello spazio non è un marciapiede (che c’è sulla destra): a chi si lamenta perché non si può aprire la portiera di destra faccio notare che la stessa cosa capita quando si parcheggia a filo del marciapiede. Magari guardare prima di uscire, oltre che essere obbligatorio, è anche utile.

Il problema che io vedo è un altro. Dopo quante ore dall’inaugurazione del percorso le auto cominceranno a parcheggiare perpendicolarmente, bloccando la pista ciclabile? Disegnare righe per terra è facile, ma serve a ben poco. Eppure a nessuno di quelli che hanno condiviso questa foto è venuta in mente la cosa. Chissà mai perché…