Archivi annuali: 2019

Titolisti, vil razza dannata

Una decina di giorni fa si è scoperto che una voce di Wikipedia creata nel 2004 era falsa, o più precisamente partiva da una base reale (un campo di concentramento a Varsavia nella seconda guerra mondiale) ma aveva “trasformato” il campo in uno di sterminio. Quel falso storico era presente in varie edizioni linguistiche: l’articolo più visitato era come capita spesso quello sulla Wikipedia in lingua inglese, ma c’era anche una versione in lingua italiana. Fin qua nulla di davvero nuovo, purtroppo: Wikipedia è uno dei terreni preferiti dai revisionisti, in questo caso polacchi.

Martedì scorso il Corriere ha pubblicato un seguito dell’articolo, dove parlo anch’io con il cappellino di Wikimedia Italia. La settimana scorsa ero stato al telefono quaranta minuti abbondanti: diciamo che se avessi potuto rivedere il mio virgolettato avrei suggerito qualche modifica, ma nel complesso direi che il mio pensiero è stato riportato correttamente. Wikipedia non è una fonte primaria, il che significa che si deve fidare di quanto scrivono altre fonti che si spera siano valide; in caso di guerre di edit si cerca di evitare il più possibile di andare a una votazione, perché la verità non si decide a maggioranza; ma anche che non possiamo sapere se un utente bannato all’infinito si è reiscritto con un altro nome e ora si comporta in maniera costruttiva. (Occhei, non ho aggiunto che all’atto pratico ci accorgiamo subito dallo stile di interazione di chi si tratta… È inoltre vero – o almeno questo è il mio punto di vista – che quando si scopre che qualcosa ampiamente creduto è falso è meglio lasciarlo scritto, indicando che è falso e le fonti che dimostrano la falsità, rispetto a cancellarlo. I complottisti diranno comunque che le fonti riportate sono fabbricate ad arte, ma non rischiamo che qualcuno magari in buona fede aggiunga di nuovo le informazioni errate.

Peccato che poi ci sia il titolo (ben spalleggiato dal catenaccio). Titolo:

Wikipedia e la bufala sul Polocausto: «Meglio gli errori che un controllo dall’alto». Così funziona l’enciclopedia libera

Quello che io affermo è che un comitato redazionale (“controllo dall’alto”, se volete dirlo così) porta inevitabilmente ad avere un punto di vista specifico nelle voci, che può essere o no corrispondente alla verità. Possiamo fare il classico esempio: la voce “Fascismo” nella prima edizione della Treccani era stata direttamente scritta da Mussolini. Il modello “dal basso” di Wikipedia è diverso, non migliore di quello di un’enciclopedia standard; è probabilmente più prono ad avere errori, che però per la massima parte durano relativamente poco. (Nel caso in questione, non credo che la bufala del campo di sterminio fosse solo citata su Wikipedia).

Ma quello che è peggio è il catenaccio:

Il portale, costruito dall’opera di volontari, non ha mai introdotto alcun sistema per prevenire le storie false. «La comunità è sempre riuscita a mantenere l’equilibrio nelle opinioni»

Fatevi una domanda e datevi una risposta, direbbe Marzullo. Quali sono i sistemi per prevenire storie false? Quello che tipicamente si usa (ehm, diciamo si dovrebbe usare, visto quello che troviamo in giro) è il non pubblicare nulla fino a che non c’è una ragionevole certezza di verità. Wikipedia ovviamente non fa così, visto che non ci sono controlli a priori sull’inserimento di contenuti: ma un meccanismo c’è, ed è quello dei template di avviso citati del resto nell’articolo: voce da controllare e mancanza di fonti.


Questi avvisi hanno più di dieci anni di esistenza (anche se non c’erano ancora quando è stata creata la voce sul cosiddetto campo di sterminio di Varsavia) e sono nati proprio per aiutare l’utente ignaro. È vero che chi scrive su Wikipedia non è di solito un esperto, ma se è abbastanza bravo può notare che c’è qualcosa che non torna e segnalare così a tutti di fare attenzione. Poi ci sarà sempre chi non legge gli avvisi, ma c’è anche chi inoltra sempre bufale così malfatte da far pensare che tanto parlare con lui è tempo perso.

Bene, lasciamo Wikipedia e torniamo ai titolisti dei giornali. Cosa succede se il lettore che è come sempre di fretta non legge l’articolo ma si limita al titolo? Si fa un’idea del tutto sbagliata di quello che succede. E qui non ci si può neppure appellare alla solita scusa “non c’è abbastanza spazio”, perché il catenaccio ha più libertà. Capite perché io affermo sempre che i titolisti saranno i primi ad andare al muro quando ci sarà la rivoluzione?

Amazon non vuole la mia recensione di Baricco!

Premessa: come probabilmente sapete, io leggo tanti libri e li recensisco poi tutto sul mio blog. Dopo un po’, quando mi viene voglia, copio le recensioni in vari siti:aNobii, Goodreads e LibraryThing che nascono proprio per le recensioni e Amazon e IBS che invece servono a vendere libri. Perché lo faccio? Affari miei. Più in generale, scrivo le recensioni perché voglio dire quello che penso e poi le pubblico in giro perché non mi costa praticamente nulla e magari qualcuno che non frequenta il mio blog può essere interessato.

A maggio presi in prestito l’ebook di The Game di Baricco, decisi che l’intenzione magari era buona ma il risultato non esattamente tale, e scrissi la mia recensione sintetica, oltre a un pippone un po’ più lungo che finì su Medium. (Dovrei anche postare pubblicamente i miei appunti che ho preso mentre leggevo, ma sono pigro. Una bozza è comunque su hookii.)

Sono passati alcuni mesi e domenica sera ho postato la recensione – quella sintetica – sui siti suindicati. Stamattina mi arriva un messaggio dal signor Amazon Reviews che mi dice “La tua recensione di The Game (Einaudi. Stile li… non può essere pubblicata su Amazon”. Più precisamente:

Grazie per aver inviato una recensione.

Grazie per aver inviato una recensione su Amazon. Dopo aver analizzato attentamente l’invio, abbiamo stabilito che la tua recensione non può essere pubblicata sul sito Web. Ti ringraziamo per il tempo dedicato e i commenti inviati. Le recensioni devono aderire alle seguenti linee guida:
http://www.amazon.it/review-guidelines

Notate che è la prima volta che mi capita una cosa del genere. Dopo che al primo colpo non riuscivo a raggiungere quella pagina, ci sono finalmente arrivato e ho potuto leggere queste linee guida. Vediamo i vari punti:

  • Idoneità: devo avere fatto acquisti per almeno 50 euro negli ultimi 12 mesi. Ci sto, anche se non di molto perché spesso uso il Prime di Anna.
  • Utilità e rilevanza: tralasciando l’utilità e rilevanza di commenti come “arrivato nei tempi” (mai mettersi a fare confronti con gli altri), sono convinto che il mio commento era rilevante (sui contenuti del libro) e spero possa essere utile.
  • Contenuti promozionali: non ho promosso nulla. Non ho neppure scritto “leggetevi piuttosto X”, anche perché non avrei saputo che consigliarvi.
  • Contenuto sessuale: really?
  • Violazione di proprietà intellettuale: il testo l’ho scritto io.
  • Attività illegali: non mi pare di avere postato “minacce o incitamento alla violenza, fisica o di altra natura” nei confronti di Baricco, anche perché non cap8isco perché dovrei farlo.

Resta insomma un’unica possibilità: Rispetto degli altri. Nei dettagli, io non ho violato la privacy di nessuno, non ho mentito sulla mia identità, non ho cercato di togliere visibilità all’opinione altrui, non ho offeso altri utenti né ho messo in discusione le opinioni e le esperienze altrui. Insomma, resta solo questo punto:

Non pubblicare contenuti calunniosi, diffamatori, molesti, minacciosi, istigatori, pornografici, osceni o volgari. Per esempio, non utilizzare oscenità o volgarità, espressioni che suggeriscono odio o intolleranza nei confronti di altri sulla base della razza, etnia, nazionalità, sesso o identità sessuale, religione, orientamento sessuale, età o invalidità, inclusa la promozione di organizzazioni che supportano discriminazioni di questo tipo.

(gli esempi lì riportati sono solo esempi, quindi non perdo tempo a dire che non c’entrano con quello che ho scritto). In definitiva la mia recensione ha contenuti “calunniosi, diffamatori, molesti” e quindi non mi è permesso di inserirla (o di inserirne una diversa). Come potete intuire, non mi suiciderò per la ferale notizia, né smetterò di inserire recensioni, a meno che Amazon Reviews non cominci a cassarmele in massa: tanto le mie recensioni di libri non portano vantaggio a Besos, ma eventualmente agli utenti. Però credo che sia utile che almeno i miei ventun lettori sappiano che per Amazon Reviews io ho calunniato/diffamato/molestato Baricco.

Ultimo aggiornamento: 2019-10-17 21:27

L’Alto Adige esiste ancora

I giorni scorsi ha suscitato scalpore la notizia della cancellazione del nome “Alto Adige” nei documenti ufficiali della provincia di Bolzano. Secondo il presidente della provincia non sarebbe proprio così, anche per l’ottima ragione che il nome “Trentino-Alto Adige” sta nella Costituzione; banalmente si sono tolti i riferimenti per l’ottima ragione che quella regione in pratica non esiste, e lì fanno tutto le due province.

La cosa avrebbe anche il suo bel senso (al limite non ha senso questa divisione: per quanto mi riguarda la provincia di Trento dovrebbe finire nel Veneto lasciando Bolzano come Aosta). Resta il fatto che almeno nel lancio Ansa Kompatscher glissa alla domanda “perché allora è rimasta la denominazione Südtirol?”. Qualcuno può per caso fornirmi una dichiarazione più completa? Va bene anche in tedesco, non sono schizzinoso e due parole le mastico.

Phishing pericoloso

Oggi nella cartella dello spam (Google è bravo) mi è arrivato un messaggio con questo testo:

in allegato il file compilato.

https: //pacorestauroserramenti.it/security/Pacorestauroserramenti_Fattura N 0000897-19 CPX 14-10-2019.doc

Distinti saluti
Paco Srls

Il messaggio proveniva dall’indirizzo Paco Srls che evidentemente è fasullo, e il link mandava in realtà a un file https://pandasoftwares.com/wp-content/[omissis] . Fin qua nulla di strano. Il problema è un altro. Io in effetti qualche mese fa scrissi alla Paco Srls per un preventivo: non lo ebbi mai perché risposero dopo una settimana abbondante e mi trovai un altro artigiano per il lavoro. E in effetti in calce al messaggio di phishing c’era il mio messaggio, con tanto di numero di telefono che avevo lasciato loro. Questo significa almeno due cose. La prima è che evidentemente la loro mail è stata bucata (a meno di non pensare che abbiano fatto apposta tutto questo, il che mi sembra francamente inverosimile); la seconda è che nel mucchio di persone che scrissero loro ce ne sarà sicuramente qualcuna che non usa gmail, aveva fatto fare il lavoro, si è ritrovata questa mail e non avrà fatto caso allo stile del messaggio. (occhei, ci sarebbe una terza cosa: ma Paco Srls se ne è accorta di tutto ciò?)

Ah: mi sono poi arrivati altri tre messaggi di phishing con quel testo, anche se i link sono diversi.

unloved


Ogni tanto – non mi è chiaro perché, ma credo che dipenda dalla mia connessione – gmail dice che non ho posta. Il problema è temporaneo: in genere basta ricaricare la pagina ed è tutto a posto. Prima ho però provato a cliccare su “tutta la posta” e il risultato è quello mostrato nell’immagine qui sopra. Non sentite anche voi un po’ di compassione per quei server non amati?

Ultimo aggiornamento: 2019-10-14 13:32

Quizzino della domenica: Indovinare il numero

Alice e Bob sono logici perfetti, e ciascuno di loro sa che anche l’altro lo è. In un’urna ci sono i numeri da 1 a 9: i due amici ne estraggono uno senza farlo vedere all’altro. Segue un curioso dialogo:
Alice: – non so chi di noi abbia estratto il numero maggiore!
Bob: – non so chi di noi abbia estratto il numero maggiore!
Alice: – non so chi di noi abbia estratto il numero maggiore!
Bob: – non so chi di noi abbia estratto il numero maggiore!
Alice: – finalmente so chi di noi ha il numero maggiore!
Qual è il numero che ha estratto Bob?


(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p411.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema tratto da Brilliant.org)