Archivi annuali: 2018

Quizzino della domenica: lanciare fino a tre volte

Ho un dado (equo) in mano, e posso lanciarlo fino a tre volte consecutive: quando decido di smettere, vincerò tanti euro quanti sono mostrati dalla faccia in alto del dado. Detto in altri termini, se al primo lancio faccio 6 ovviamente mi fermo, e se faccio 1 ovviamente continuo; però al terzo lancio sono costretto a fermarmi, e se ottengo un uno mentre al lancio precedente avevo un bel quattro che però non mi ispirava posso solo mangiarmi le mani. Se gioco in modo ottimale, qual è il valore atteso della mia vincita?

(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p304.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema tratto da Mind Your Decision; immagine di ytknick, da OpenClipArt.)

Ultimo aggiornamento: 2018-03-21 13:30

_Siamo tutti matematici_ (libro)

Per una volta un testo di matematica divulgativa francese, e non anglofono (o italiano). Questo libro (Robin Jamet, Siamo tutti matematici : Numeri e geometria fra le pareti domestiche [Vouz avet dit Maths?], Dedalo 2015 [2014], pag. 162, € 15, ISBN 9788822068613, trad. Andrea Migliori, link Amazon) prende spunto da quanto si trova in casa per vedere che matematica si può trovare. Il contenuto è forse un po’ troppo leggero: non dico di volere dimostrazioni tecniche, ma limitarsi a mostrare cose non dà un grande contenuto matematico. La parte più interessante, almeno dal mio punto di vista, è la trattazione dell’origami, che mostra come le costruzioni possibili siano di più rispetto a quelle con riga e compasso. Buona la traduzione di Andrea Migliori.

Ultimo aggiornamento: 2018-05-04 22:18

Tony Iwobi

Mica ho capito perché certa sinistra sbertucci così tanto il senatore nero eletto nelle liste della Lega, raccontando per esempio che è contrario allo ius soli e definendolo uno zio Tom del ventunesimo secolo.

Come prima cosa, accendere il neurone potrebbe portare ad accorgersi che Iwobi non è nato in Italia ma ha ottenuto la cittadinanza per matrimonio: quindi dal suo punto di vista non c’è alcuna ragione impellente per concedere la cittadinanza alla nascita. Ma più in generale bisogna ricordarsi che le istanze di chiusura della Lega nascono dal ritenere che non sia affatto semplice integrare altre culture nel tessuto italiano: se uno si è integrato, dove sta il problema?

Insomma, Iwobi è il perfetto prototipo del leghista. In bocca al lupo per la sua carriera.

Ultimo aggiornamento: 2018-03-21 13:30

Gli aerei che arrivano in tempo

da Wikimedia Commons, Dihedral.airliner.arp.750pix.jpg

Nel racconto di fantascienza The Marching Morons il protagonista, riportato alla vita svariati secoli nel futuro, sale sull’equivalente di un automobile e vede che la velocità indicata è incredibile; gli vengono però dei dubbi e alla sua domanda un membro dell’élite gli conferma che sono semplicemente stati taroccati i contachilometri, in modo che gli idioti (i “morons”) che formano la gran parte della massa dell’umanità credano di stare andando più veloce.

No, stamattina non sto parlando di politica :-) Mi riferisco invece a questo articolo del Post, che spiega come le compagnie aeree, Alitalia in primis, abbiano aumentato la puntualità dei loro voli semplicemente allungando il tempo teorico di percorrenza e riuscendo quindi ad assorbire i – nemmeno tanto eventuali – ritardi nelle partenze. La mia esperienza personale mi fa ricordare che già quando io volavo da Milano a Roma i 55 minuti di volo effettivo erano allungati a 70 negli orari, quindi non è poi così nuovo. Ma quella che è più importante, almeno dal mio punto di vista, è un’altra cosa. Se in effetti i tempi medi di viaggio sono quelli, perché non bisogna usarli? Io mi arrabbio con il navigatore dell’auto che quando sono in città presume che possa andare da X a Y a una media di 40 all’ora, quando se va tutto bene riesco a fare la metà. I dati che mostra sono insomma inutili in quel contesto. Il guaio degli aeroporti è che il tempo effettivo di volo è solo una minima parte del totale, basti pensare a quanto tempo prima bisogna arrivare per passare i controlli; tanto vale quindi prendere le cose con filosofia e tenersi larghi nei conti.

Ultimo aggiornamento: 2018-03-09 11:54

Orologi geopolitici

Era un po’ che mi chiedevo perché mai l’orologio del forno elettrico in cucina fosse sempre in ritardo, nonostante io lo aggiustassi regolamente per non rischiare di portare i bimbi a scuola in ritardo. Finalmente ho scoperto l’arcano: è tutta colpa di Serbia e Kosovo. In pratica, da metà gennaio il Kosovo ha consumato più energia del previsto, la Serbia non ha voluto aumentare la propria produzione come da accordi, quindi la rete elettrica europea si è trovata meno elettricità del necessario, il che è significato un rallentamento della frequenza della corrente alternata rispetto ai nominali 50 hertz. Che c’entra tutto questo con i forni? Semplice: l’orologio digitale non usa un quarzo per calcolare l’ora, ma usa direttamente la frequenza della rete elettrica (tanto ci è attaccato…). Frequenza inferiore = orologio che va indietro, e in meno di due mesi si sono persi quasi sei minuti (345,517 secondi mentre sto scrivendo questo post: in realtà in questo momento la frequenza è leggermente superiore ai 50 Hertz, quindi gli orologi andranno avanti. Ah, il compito di monitorare la differenza del “grid time” rispetto all’ora esatta è appaltato all’azienda elettrica di quale nazione europea? Provate a indovinare :-) ).

La soluzione non è tecnica ma politica, come avrete capito: il che prova da un lato che siamo tutti così interconnessi che il protezionismo diventa sempre più difficile da mantenere, e dall’altro che non è affatto detto che si arriverà presto a una soluzione. Tra l’altro quello che non ho capito è se si vuole riportare avanti di sei minuti l'”ora elettrica” quando la soluzione si sarà trovata, oppure si deciderà di fare una moratoria e accettare che la griglia elettrica ha perso quei minuti. In fin dei conti penso che gli elettroni non siano molto interessati alla cosa, mentre io non ho voglia di rimettere indietro l’orologio del forno…

Ecco Bombo

O di come a Repubblica abbiano ormai rottamato non solo i correttori di bozze, ma anche i ri-lettori. (Qui la versione salvata per i posteri)

Ultimo aggiornamento: 2018-03-08 16:09

Non ce la possiamo fare

Il commento che riporto qui sotto sta girando in questi giorni su Facebook:

L’Italia è quel paese dove il primo partito politico non può governare perché il terzo ha fatto una legge per far vincere il secondo mentre si accordava con il quarto. Fa un po’ ridere ma sostanzialmente è così,e quel primo partito ha votato contro quella scellerata legge a differenza degli altri tre.

Bella frase ad effetto, che però ha un piccolo problema: è stato il secondo partito a fare la legge, non il terzo (che comunque l’ha votata anch’esso). Questo non è un problema di tifo politico, ma proprio di incapacità funzionale: si prende e si copia, senza nemmeno accorgersi che è fattualmente errata (e peggio ancora, sarebbe stata persino più divertente se scritta correttamente…) Non è che servisse chissà quale lavoro di ricerca oppure ragionamento contorto: basta aprire una tabella riassuntiva presente su tutti i media e leggere i numeri.

Non stiamo insomma parlando della storia di chi pretende oggi i moduli per il reddito di cittadinanza: per quanto ne so, quella potrebbe essere una fake news oppure una trollata. Qui siamo proprio a livello di riflesso pavloviano. Pensate alla nostra bella oclocrazia.

Ultimo aggiornamento: 2018-03-08 11:59

e non indurci in tentazione

La preghiera del Padre nostro in latino recita verso la fine “et ne nos inducas in tentationem” (continuando con “sed libera nos a malo”, dove ricordo che non si parla della mela di Adamo ma del male). Considerando il ruolo centrale della preghiera nel cristianesimo, non v’è dubbio che ci sono stati millenni di dubbi su una frase che in italiano era stata resa con “e non indurci in tentazione”. Come? Dio che è così buono si diverte a farci tentare? (Beh, sì, basta leggere il libro di Giobbe)

Dieci anni fa la traduzione italiana CEI della Bibbia aveva rotto gli indugi e ritradotto quella frase come “e non abbandondarci alla tentazione”: ne avevo parlato qui sulle Notiziole che ormai hanno un archivio di una certa importanza personale. Leggo ora da Sandro Magister che i vescovi italiani si riuniranno a novembre per decidere se cambiare la formula recitata o cantata a messa. Magister, che vuole tanto, tanto bene a questo papa, scrive che Francesco dice la versione attuale è “non buona” e vorrebbe quella riformata, ma allo stesso tempo fa scrivere su Civiltà cattolica (“rivista diretta dal gesuita intimo di Francesco, Antonio Spadaro”) a un biblista anch’egli gesuita una traduzione completamente diversa. Secondo Pietro Bovati, infatti, il greco peirasmos (πειρασμός) è più una “prova” (vox media, senza una connotazione negativa specifica) che una tentazione; insomma bisognerebbe tradurre “Non metterci alla prova”.

Io non sono certo un teologo, né tanto meno un grecista. Posso a fatica trattare di latino, e al più aggiungere un riferimento protestante: la Riveduta del 1924 di Luzzi scrive “non esporci alla tentazione”, mentre la Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente sceglie “fa’ che non cadiamo nella tentazione”, lavorando sul verbo eisfero (εισφέρω) e non sul sostantivo. Tra le proposte evangeliche leggo anche un “non farci entrare nella prova” che se da un lato riprende il testo di Bovati risulta dall’altro piuttosto incomprensibile. Una cosa però la posso dire.

Magister termina dicendo

[…] un’ultima avvertenza, di carattere musicale. Le parole: “E non metterci alla prova” si adatterebbero alla perfezione alla melodia classica del “Padre nostro” cantato. Cosa impossibile, invece, per il macchinoso “E non abbandonarci nella tentazione” che è in pericolo d’essere approvato.

Ora, se vi mettete a contare le sillabe scoprirete che “e nòn indùrci / in téntaziòne” è un doppio quinario, mentre “e non métterci / àlla pròva” è un doppio quadrisillabo, con il primo verso per di più sdrucciolo. Come fa a dire che si adatterebbero alla perfezione?