Archivi annuali: 2018

_Rumo e i prodigi nell’oscurità_ (libro)

Io amo i libri di Walter Moers, questo è ormai notorio. Con Il labirinto dei libri sognanti sono stato un po’ deluso, ma stavolta (Walter Moers, Rumo e i prodigi dell’oscurità [Rumo & Die Wunder im Dunkeln], Tea 2007 [2003, 2005], pag. 714, ISBN 9788850214457, trad. Umberto Gandini, link Amazon) la mia fiducia è stata ben ripagata. Per dare un’idea anche se limitata delle 700 e più pagine del libro, pensate a un libro come Terra! di Benni, con una serie di divagazioni che sono piccole storie per conto proprio. La differenza è che la storia principale è molto più complessa ed è gestita magistralmente (oltre che illustrata) da Moers, e tutti i fili che sembravano persi ritornano nel gran finale. Nel libro vediamo la crescita del giovane croccamauro Rumo (“come il gioco di carte”: il guaio di farsi dare un nome dalle persone sbagliate) che si fa strada nel mondo favoloso – ma molto pericoloso – di Zamonia. Gli incontri sono di tutti i tipi, sia nel mondo di superficie che in quello sotterraneo; la fantasia di Moers è davvero inesauribile. Una lettura davvero piacevole: peccato che al momento il libro risulti fuori commercio.

ancora sugli orologi tarati sulla rete elettrica

Vi ricordate il mio post di inizio mese sugli orologi che avevano perso sei minuti perché si basavano sulla frequenza della corrente elettrica che si era abbassata e quindi si erano persi quasi sei minuti? (Per la cronaca, ho controllato adesso: il ritardo è sceso a 143 secondi, quindi se i vostri orologi stanno andando avanti sapete il perché)

Bene: Ugo Allisiardi mi ha mandato questo link ad Hackaday dove un qualche ingegnere si è messo a controllare fisicamente come funzionano gli orologi di alcuni elettrodomestici e sveglie, scoprendo che spesso anche se i quarzi ci sono essi non sono affatto ben tarati e servono solo per backup in modo che per esempio se la corrente viene staccata non si perda l’ora.
Cose da non credere, vero?

Ultimo aggiornamento: 2020-11-09 11:25

La localizzazione della stampa di un libro


Le copie di Scimmie digitali che io mi sono preso sono state stampate a Ronciglione (VT). Nulla di strano, il nostro editore è romano e quindi immagino usi una stamperia non troppo lontana.
Quello che è più strano è che se qualcuno compra il libro da Amazon non viene usata quella stamperia.

Le prime copie, quelle che erano disponibili a inizio febbraio prima della data di pubblicazione ufficiale, erano state stampate nel Regno Unito: adesso sembra invece che lo siano in Polonia. Nelle immagini sopra, che mi sono fatto mandare dai miei amichetti che hanno comprato il libro, si possono vedere le due diverse diciture.

Tecnicamente non è un grande problema: ormai i libri sono tutti preparati in pdf, e chiunque può stamparli. Se la tiratura è bassa, il print-on-demand è conveniente e permette ad Amazon di risparmiare sui costi di stoccaggio, anche se non so bene cosa possa succedere se un libro va fuori catalogo (o magari non ci va più, a questo punto :-) ) Certo che però pensare che gli costa di meno farselo stampare all’estero e poi inviarlo in Italia è buffo! (Per la copia “inglese” è stato così: una di quelle polacche l’ha presa una mia amica che lavora a Bruxelles, quindi le cose cambiano)

Purtroppo per il programma di autopubblicazione le copie autore sono stampate negli States, quindi se voglio comprarmi copie di Matematica in relax 2 faccio più in fretta a far finta di essere un normale utente. Non siamo ancora così globalizzati.

La Grande Truffa dei ramoscelli d’ulivo

Quando ieri pomeriggio ho sentito le prime versioni della storia, mi sembrava solo un po’ strana; ma poi sono arrivati i pesi massimi (il Piccolo) e ha assunto dimensioni inquietanti.
Come potete leggere, la scorsa settimana a Trieste tre donne sono passate per le strade a “vendere” (occhei, immagino tecnicamente “offrire dietro pagamento di un’offerta”) ramoscelli di ulivo pre-benedetti. Donne che “qualcuno sostiene di origine nomade”, e che avrebbero detto «Domani pioverà…il sacerdote ci ha detto che non si potrà distribuire nulla e quindi ci ha mandato già oggi in giro».

Notate che il giorno dopo (l’articolo del Piccolo è del 25 mentre quest’altro è del 26) si legge su Triesteprima che il vicesindaco Pierpaolo Roberti ha fatto un blitz per sequestrare i ramoscelli nei banchetti davanti alle chiese (quindi non peripatetici come quelli delle tre pie donne) secondo la legge regionale sul commercio e rincarando la dose: Roberti tuona contro l’«odiosa pratica di alcuni di vendere ramoscelli d’ulivo non benedetti».

Non so come funzioni la legge regionale sul commercio né come sono trattati i banchetti fuori dal tempio. So però che i ramoscelli di ulivo che sono venduti davanti alle parrocchie non sono benedetti “by design”: la benedizione te la devi infatti prendere andando a messa alle Palme. (Perlomeno è all’inizio della cerimonia, quindi si può sgaiattolare via e non sorbirsi il Passio). Non chiedo a Roberti di sapere queste cose, figuriamoci: ma penso che potrebbe evitare di cercare una scusa di questo tipo per validare il suo blitz.

Povera Italia

Non so se Matteo Salvini non capisca davvero nulla delle disequazioni. A dire il vero non trovo nemmeno la cosa così importante: detto tra noi, le disequazioni possono essere utili in diversi casi, dal banale decidere cosa comprare se si hanno pochi soldi ai problemi di programmazione lineare che permettono di ottimizzare le produzioni aziendali; ma i compiti con le disequazioni che si fanno a scuola hanno la stessa inutilità delle frasette contorte che devono essere tradotte in latino.

Quello che mi fa pena è vedere una persona che vorrebbe essere il presidente del Consiglio vantarsi della sua ignoranza vera o presunta, sapendo che migliaia di persone apprezzeranno questa manifestazione e quindi scegliendo volontariamente il populismo dell’odio per la matematica.

P.S.: complimenti al figliolo. Le disequazioni non sono di per sé difficili ma richiedono molta attenzione per non fare errori di distrazione.

Ultimo aggiornamento: 2018-03-27 20:23

Proprietà di linguaggio

Mentre uscivo per andare in palestra, ho visto cartelli appesi per ogni dove nella mia sede che comunicavano che domani sarebbero state testate le sirene antincendio, che non era un’esercitazione o tanto meno un pericolo e quindi non era necessario “evaquare” lo stabile.
Un’ora dopo sono rientrato e i cartelli erano stati tutti sostituiti: ora non è più necessario “abbandonare” lo stabile. (Ah, prima erano anche firmati e ora no)
Giuro che io non ho detto nulla a nessuno.

Ultimo aggiornamento: 2018-03-27 14:14

Biglietti del bus a Torino: si sono bevuti il cervello?

Sabato scorso Vittorio Bertola si è lamentato su Facebook dell’ultima trovata della giunta dei suoi ex-colleghi: abolire il biglietto cartaceo per i mezzi pubblici e obbligare ad avere una tessera a quanto pare personale. Leggendo perlomeno la pagina GTT al riguardo mi pare abbastanza chiaro che la tessera è personale; in effetti Bertola si lamenta per i problemi di privacy legati all’innovazione.

Io personalmente ho dubbi di ben altro tipo. A me può capitare di essere a Torino una volta l’anno. Finora non c’erano molti problemi: arrivavo, compravo il biglietto del tram, e andava tutto bene. Ora, a meno che io non riesca a passare a Torino entro il 30 aprile e sperare che quelle gratuite non siano esaurite, da gennaio 2019 dovrei spendere cinque euro per comprare una tessera che sicuramente dimenticherò la prossima volta che tornerò.

Qual è la logica di tutto questo? Non lo so. Per dire, a Milano – a parte che i biglietti cartacei continuano ad esistere, e a parte che la card ricaricabile non è personale – posso comprare un biglietto anche con un SMS. A Torino nulla di tutto questo. Qualcuno sa spiegarmi il perché?

Ultimo aggiornamento: 2018-04-08 19:51