Archivi annuali: 2015

tanto tuonò che piovve

E così – anche se il sito del comune di Milano riporta al momento solo l’annuncio e non l’ordinanza che si ha ancora da fare – la Grande Decisione è stata presa. Tre giorni di blocco della circolazione degli autoveicoli nella città, da lunedì 28 a mercoledì 30.

Peccato che il blocco sia dalle 10 alle 16, quindi fondamentalmente inutile in una settimana come quella tra Natale e Capodanno in cui non è che si vada così tanto in giro a fare shopping. Mi direte “sì, ma non possiamo bloccare la circolazione dalle 8 alle 19: altrimenti come fanno quei pochi sfigati che devono andare a lavorare?” Ecco: il problema è proprio quello. Si fa qualcosa giusto per dire che non se ne sta con le mani in mano, ma nulla che serva davvero. Ecco, magari un miniblocco di quel tipo sarebbe servito questa settimana, dove la gente come al solito guidava impazzita per le strade: o forse nemmeno quello, perché si sarebbero tutti messi alla guida alle 16:01 e io non sarei riuscito a tornare a casa incolume. Forse obbligare ad essere almeno in due in auto potrebbe servire a qualcosa, ma chi è poi che certifica le violazioni?

In definitiva, secondo me l’unica misura con un po’ di senso sarebbe tentare una danza della pioggia.

Ultimo aggiornamento: 2015-12-24 09:06

Paywall per il Corsera: funzionerà?

Ieri l’amministratore delegato di RCS, Laura Cioli, ha affermato che entro fine gennaio verrà introdotto un paywall parziale per l’accesso alla versione elettronica del giornale: in pratica dopo un certo numero di articoli gratuiti al mese bisognerà pagare per vederne altri. Secondo Cioli, “I contenuti ad alta qualità devono essere pagati”.

Il concetto di per sé ha pienamente senso. Quello che a me manca è il concetto di “contenuto ad alta qualità”. Non ho dati precisi al riguardo, ma ho il sospetto che già adesso non è che io apra chissà quanti articoli del Corsera: più facile che legga quelli del Giornale. (Libero no, la mia religione vieta i clickbait. Scorro più spesso Repubblica, ma anche lì ormai gli articoli su cui clicco sono ben pochi). Ci sarà un’inversione di tendenza sui contenuti disponibili, ancorché a pagamento?

Il bello della democrazia

Leggo che il referendum tenutosi ieri in Slovenia ha abolito i matrimoni gay, tornando se non ho capito male alla situazione precedente dove erano ammesse solo unioni civili. Il tutto perché il referendum non aveva bisogno di quorum, e quindi i votanti, che sono stati solo il 36% degli aventi diritto, si sono suddivisi in un 23% contrario e un 13% favorevole.

Non entro e non voglio entrare in questioni etiche. Noto solo come il problema della democrazia è come sempre la necessità di partecipare, soprattutto se è vero che i sondaggi davano un 60% di persone favorevoli al matrimonio gay ma evidentemente non così favorevoli da alzare il culo e andare a votare. Avere un quorum come da noi fa mantenere lo status quo, non averlo fa vincere gruppetti relativamente piccoli ma bene organizzati. E non pensate che la democrazia diretta migliori i risultati: basta vedere quanti sono i votanti nei referendum online del M5S rispetto agli aventi diritto. E comunque, se si riuscisse a obbligare tutti a votare senza che ci sia una vera conoscenza dei temi, si rischia sempre di arrivare all’oclocrazia. Ricordatevelo.

Ultimo aggiornamento: 2015-12-21 17:01

Niente più biglietti chilometrici

Io ero convinto non ci fossero più da una vita, visto che non riuscivo più a trovarli: ma non è così a quanto pare, e la fine ufficiale dei biglietti chilometrici avverrà la prossima settimana, leggo su Repubblica. E perché Trenitalia non li emette più? I motivi ufficiali riportati dall’articolo sono questi: «Non avendo indicazioni di linea e orari, vengono spesso utilizzati per tratte superiori alla fascia chilometrica acquistata, oppure, in caso di brevi tragitti, vengono comprati ma non obliterati come accade per esempio in Toscana, sulla Firenze-Lucca-Viareggio, nelle corse utilizzate soprattutto dagli studenti.» Non ci vuole una grande scienza per accorgersi che questa, anche se non virgolettata, è la versione di un’azienda che fa anche molta pubblicità sui quotidiani. Un biglietto chilometrico, se timbrato, è evidentemente identico a uno con la tratta indicata: quindi se passasse un controllore si accorgerebbe lo stesso che l’utente sta viaggiando a sbafo. E visto che – Trenitalia dicet – si può acquistare un biglietto con validità due mesi non è che la spesa dell’ipotetico pendolare che non fa nessun abbonamento e tiene un biglietto in tasca e cerca di suscitare pietà nell’ipotetico controllore aumenterebbe più di tanto.
Insomma io non riesco a capire perché posso tenermi in tasca i biglietti della metropolitana ma non un biglietto chilometrico ferroviario. Immagino che a Trenitalia ci riescano meglio, però.

Ultimo aggiornamento: 2015-12-21 13:46

Grafici rivelatori

corradopassera Corrado Passera ha deciso che vuole diventare il sindaco di Milano, e per farsi conoscere sta battendo tutte le strade, compresa quella degli “annunci sponsorizzati” (insomma, pubblicità) Facebook. Mi è capitato così di finire a cliccare su questa pagina, e di vedere il “grafico” (scusate le virgolette, ma ci vogliono) riportato nella figura qui a fianco sulla spesa corrente per abitante.

Lasciamo perdere banalità tipo il fatto che la fonte del “grafico”è semplicemente indicata come “bilanci comunali” e quindi non verificabile. (Ma quello non è solo un problema di Passera. Ho provato a guardare SoldiPubblici.Gov.It e DatiOpen.it, ma non sono mica riuscito a trovare dati aggregati per comune). Qualcuno potrebbe obiettare che la spesa corrente per abitante è anche usata per dare servizi agli abitanti stessi, ma presumo che Passera sia un liberista e quindi giustamente non interessato a fare di queste distinzioni. Mi chiedo perché nella lista ci sia Genova e non Torino e Palermo che hanno più abitanti, ma questa indubbiamente è una curiosità oziosa. No, il problema è un altro. Guardate bene quel grafico. Le barre non hanno alcuna relazione con i numeri, se non che a barra più alta corrisponde barra più bassa: ma la differenza tra la spesa procapite di Napoli e Genova (29 euro) appare essere la stessa di quella tra Roma e Napoli (377 euro) e di quella tra Milano e Roma (604 euro). Un grafico così lo farebbe un ragazzino di otto anni che non ha ancora ben capito come funziona la correlazione tra numeri e barre, non (lo staff di) un candidato sindaco. E la cosa che fa più specie è che un grafico corretto, con le barre proporzionali alla spesa, darebbe esattamente la stessa impressione: insomma non c’era nessun motivo per fare quella schifezza, se non mostrare un’ignoranza della matematica.

I conti del Digital Champion

Massimo Mantellini fa le pulci all’articolo del Digital Champion italiano Riccardo Luna, che magnifica i grandi risultati di quest’anno sui dati di accesso a Internet pubblicati da Eurostat. Mantellini, che a vederlo non sembra ma è un pezzo di pane, cita una frase di Luna e si limita a dire che “[s]i tratta di un discorso dalla logica fragilissima”: io vado molto più sul pesante. Ecco la frase:

siamo quelli che hanno registrato l’aumento maggiore: 4 punti percentuali, da 64 a 68% (e i non utenti sono passati dal 32 al 28%). La Germania, la Francia e il Regno Unito sono aumentati di un punto appena, la mitica Estonia (Paese simbolo del digitale) cresce di tre: ma va detto che questi Paesi partono da molto più in alto di noi…”

Ai miei ventun lettori non devo nemmeno sottolinearlo, ma forse la precisazione aritmetica può servire a chi passa per caso da queste parti. Secondo voi, è più facile aumentare una percentuale di qualche numero quando si parte da un livello basso o da uno alto? Se preferite un esempio pratico: se state completando un album di figurine, è più facile trovarne di nuove quando avete appena iniziato la raccolta oppure quando state per finirla? (E l’esempio che ho fatto è persino troppo gentile: pensate alla difficoltà di portare la fibra ottica nei paesini montani con pochi abitanti rispetto a quella di farlo in una città come Milano). Come fa notare Massimo, al limite possiamo gioire che la Bulgaria è messa peggio di noi e non riesce nemmeno a migliorarsi, ma noi al più stiamo mantenendo costante il divario con i paesi più avanzati. Ma questa è aritmetica e non Internet, e quindi mi sa che non faccia notizia…

Aggiornamento: Su Facebook mi è stato detto che non ho compreso il significato di quella frase, e che Luna ha affermato per l’appunto che non possiamo confrontarci con le nazioni ad alta penetrazione internet perché non ha senso comparare le differenze. Non sono d’accordo. Ammesso che sia davvero così – e che quindi abbia scritto una frase poco chiara, peccato mortale non tanto per il Digital Champion ma per un giornalista – a quel punto non avrebbe nemmeno dovuto indicare le percentuali di aumento di quei paesi, limitandosi al più a dire che l’Italia aveva avuto un incremento maggiore, e indicando i numeri di quelli “del nostro campionato”. Se metti dei numeri stai già implicitamente facendo un confronto, e soprattutto lo fai fare ai tuoi lettori.

Ultimo aggiornamento: 2015-12-22 09:11

_I materiali del killer_ (libro)

9788860884121Sono molto in ritardo con la lettura dei polizieschi con l’ispettore Ferraro (D’accordo, sono in ritardo con tutto). È anche vero che Per sempre giovane non mi aveva preso troppo. Stavolta però mi sono davvero goduto il libro (Gianni Biondillo, I materiali del killer, Guanda 2011, pag. 364, € 18, ISBN 9788860884121). Come sempre c’è una doppia storia, quella del giallo vero e proprio e quella personale di Ferraro: però la seconda è ancora più milanese del solito, anche perché ci si sposta da Quarto Oggiaro e si vaga più per la periferia nord della città, forse perché Biondillo si è anch’egli trasferito come accennato nella postfazione. Probabilmente i puristi del poliziesco avranno storto un po’ il naso, perché gli stili del testo sono volutamente variegati: ma io purista non sono.

Google e Firefox: di chi è la colpa?

Oggi, in occasione del compleanno di Ludovico Van, Google ha preparato un doodle interattivo: bisogna rimettere nell’ordine corretto gli incipit di alcuni suoi famosi brani. Se non sapete leggere uno spartito, nessun problema: si può sentire la musica corrispondente al frammento. Se non riuscite a distinguere i frammenti, potete provare a metterli e rimetterli finché non ci riuscite: se vi capita per caso di mettere un frammento al posto giusto, ve lo segnala.

Bene. Peccato che su Firefox il doodle non funzioni. Quando lo si lancia appare una nuova immagine e basta. Che su Internet Explorer non lo si veda è pacifico, ma per esempio su Opera funziona. La mia domanda (a cui non ho risposta) è: è Firefox che non segue gli standard oppure Google che ha usato caratteristiche non standard per creare il doodle?

Aggiornamento: (18 dicembre) Ha vinto mestesso! Ho scoperto che inopinatamente l’estensione Flashblock era settata (immagino di default, perché non mi sarebbe mai venuto in mente di farlo) per bloccare non solo i video Flash ma anche quelli HTML5.

Ultimo aggiornamento: 2015-12-18 20:05