Archivi annuali: 2015

Inciuci pentastellati

Finalmente i tre giudici mancanti della Corte Costituzionale sono stati eletti, facendo arrabbiare Forza Italia perché è stata esclusa dal bilancino degli eletti (per la cronaca, il bilancino in questo caso non è voluto dal manuale Cencelli ma è stato appositamente studiato per avere una convergenza sui nomi, tanto che occorre sempre una maggioranza almeno dei tre quinti dei parlamentari per eleggere i giudici della Consulta). Tra i tre giudici c’è così anche Franco Modugno che era il candidato a lungo proposto da M5S, oltre a Giulio Prosperetti espressione dei centristi – a quanto pare esistono ancora – e Augusto Barbera proposto dal PD.
Ecco, parliamo di Barbera. Fino a qualche giorno fa, i pentastellati osteggiavano pesantemente la sua elezione, citando questo scandalo vero o presunto, o almeno così dice il Sacro Blog. Non sono in grado di valutare cosa sia effettivamente successo nella vicenda che ha coinvolto Barbera: però è chiaro che i pentastellati hanno fatto dietrofront rispetto al veto posto qualche settimana fa. Nulla di così grave in politica, i compromessi sono spesso necessari: ma da parte di un moVimento che li ha sempre osteggiati, preferendo corre in ostinata e orgogliosa solitudine quasi come fossero una delle decinaia di partitini di sinistra, la cosa è piuttosto strana. Non trovate?

Ultimo aggiornamento: 2015-12-17 15:06

Hangar Bicocca lo fa bene

Ho appena ricevuto una mail da Hangar Bicocca con questo testo:

Gentile Utente,

Lei ha ricevuto questa e-mail in quanto ha precedentemente accettato di ricevere comunicazioni relative a iniziative organizzate dalla Fondazione Pirelli HangarBicocca (Titolare del Trattamento).

Cliccando sul presente LINK, Lei verrà automaticamente indirizzato a una pagina web che ospiterà un sondaggio, rigorosamente anonimo. Le risposte a tale sondaggio, che saranno analizzate in forma aggregata, consentiranno alla Fondazione di ampliare i propri servizi e sviluppare programmi di interesse per i propri utenti.

La comunicazione è perfetta. Prima mi dicono perché mi spediscono la mail, poi mi spiegano cosa vogliono e come trattano i dati. (Per la cronaca, in fondo c’era un link “UNSUBSCRIBE” scritto in maiuscolo: l’unica cosa che si poteva migliorare era usare un termine italiano)

Ecco. Ci voleva molto? Non mi pare proprio. Allora perché Hangar Bicocca lo fa e mille altri no?

Ultimo aggiornamento: 2015-12-16 14:26

Oldweb Today

Layos mi segnala il sito Oldweb Today, che ti mostra come si vedeva un sito con i browser d’antan (ma non troppo :-) ) “Vedeva” perché è possibile anche scegliere una versione del passato, in collaborazione con il Web Archive; si può comunque sempre scegliere la versione attuale. Per la cronaca, la mia homepage è ancora quasi leggibile, il che la dice lunga su come sono pigro e senza voglia di toccare nulla…

Amir D. Aczel

Paolo Marino mi segnala che Amir Aczel, l’autore di L’enigma di Fermat, è morto a 65 anni, di cancro. Leggendo il necrologio sul Washington Post ho scoperto che Aczel era di origini israeliani e aveva scritto libri di matematica “seria” prima di scoprire la sua vena divulgativa. Peccato che il Washington Post sia statunitense e non britannico, perché l’inciso «Anche se alcuni matematici hanno ritenuto “Fermat’s Last Theorem” semplicistico» è davvero umoristico. È chiaro che le tecniche usate per dimostrare l’ultimo teorema di Fermat sono a livello superiore a quello studiato all’università, anche a matematica. Come vuoi spiegare alla gente di che si parla, senza scendere nel semplicistico? Se volete, il guaio è che c’è chi pensa che sia meglio non spiegare nulla, perché i beoti non capirebbero comunque.
Dopo il successo editoriale, Aczel si è riciclato come divulgatore scientifico: la cosa buffa – sempre scoperta dal necrologio, io sapevo solo dei libri fisico-matematici – è che ha scelto la strada opposta a quella di Piergiorgio Odifreddi, scrivendo il libro Perché la scienza non nega Dio dove rintuzza le idee di Richard Dawkins affermando che naturamente non ci sono ragioni scientifiche per affermare l’esistenza di un dio, ma nemmeno per negarla.

Ultimo aggiornamento: 2015-12-15 14:55

Ciclista dato alla fuga

Ieri sera mentre pedalavo verso casa mi sono trovato tutto viale Zara bloccato dalla circonvallazione fino a viale Marche. Anna, che stava riportando i bimbi a casa dal corso di ginnastica artistica, ci ha messo tre quarti d’ora a fare sì e no due chilometri. Il motivo? L’incidente di cui parla Repubblica, incidente che è avvenuto a tre chilometri buoni da dove ci troviamo e un’ora e mezzo prima che io passassi ma ha bloccato tutta la parte nord-ovest della città.

Tralasciamo le considerazioni su una struttura viaria che per un singolo incidente porta a tali problemi, e concentriamoci sul testo che accompagna le immagini. Cito verbatim (tranne il grassetto che è mio): « E’ successo intorno alle 16.30, […] A quanto pare, una moto si è scontrata con un’auto che sembra abbia frenato all’improvviso per evitare un ciclista. Ciclista che si è dato alla fuga e non è stato possibile per la polizia locale rintracciare. » Ora aggiungiamo un po’ di fatti, soprattutto per i non milanesi.

Il cavalcavia Bacula (non “il ponte della Ghisolfa”) è un punto in cui le due corsie della sopraelevata e le due corsie più la preferenziale di viale Monteceneri confluiscono e si riducono a due corsie in tutto, con il bonus che il filobus si deve spostare da destra a sinistra per finire sulla preferenziale successiva. Inoltre è una via quasi obbligata per passare dal quadrante ovest a quello nord di Milano, oltrepassando il nodo ferroviario di Nord e RFI. Risultato finale: un casino tremendo. Per dire, è uno dei rarissimi posti in cui persino io, se sono costretto a passarci in bicicletta, salgo sul marciapiede (sperando non ci siano pedoni, sennò non mi passa più comunque…). Alle 16:30 il traffico non è ancora tale da fare un ingorgo di suo per la semplice strozzatura, e quindi qualcuno che pensa di infilarsi in uno spiraglio lo trovi sempre. Anche in questi giorni in cui il tramonto è prestissimo a quell’ora c’è ancora luce: quindi il famigerato ciclista doveva essere visibile anche se era uno di quelli che ama girare senza luci e con un cappotto nero. In quel punto poi non c’è nessun motivo per un ciclista di spostarsi di corsia (dove dovrebbe andare?), quindi comincerei a chiedermi che facessero automobilista e motociclista per dover inchiodare.

Ma il vero punto è un altro: il ciclista “non si è dato alla fuga”. L’incidente per definizione è stato dietro di lui. Io vi posso garantire che se sento un TUMP! dietro di me non mi fermo e continuo tranquillamente per la mia strada, che io sia a piedi, in bicicletta o in auto. Però evidentemente il redattore di Repubblica ha le sue idee. Semplice, no?

Ultimo aggiornamento: 2015-12-15 14:17

Metodo Report o metodo Eni?

Sono anni che ho smesso di guardare Report, e per la precisione da quando sono capitate delle inchieste su cose che conoscevo direttamente e che quindi sapevo che non erano come le commentavano loro. Report – ma credo di averlo già detto – è un classico esempio di giornalismo a tesi: si decide la tesi e si prepara il servizio montandolo in modo che mostri solo le cose a favore di quella tesi. Non è una cosa inutile, perché si possono ottenere informazioni che probabilmente sarebbe stato molto difficile trovare altrimenti: ma non è nemmeno quel vangelo che molti venerano.
A quanto leggo per esempio dall’ottimo Mantellini, ENI ha scelto un modo diverso dall’usuale per controbattere al servizio messo in onda ieri e in cui si parlava dell’azienda: in contemporanea all’inizio della trasmissione ha messo in linea una pagina web dove contestava punto per punto la ricostruzione di Report, fornendo la propria versione dei fatti. Contemporaneamente la “falange social” aziendale ha presidiato twitter, usando il tag #report in modo che chi usava il social media laconico per commentare la trasmissione – quello che chi ne sa di queste cose chiama “second screen” – si è trovato in diretta il controcanto.

Massimo ha perfettamente ragione a raffreddare gli animi degli iperentusiasti che hanno detto che questo è un passaggio epocale per la comunicazione mediatica italiana: ci sono almeno due ordini di grandezza di differenza tra chi guarda supinamente la tv e chi perde anche tempo sui socialcosi. È vero che bisogna anche considerare il rimbalzo della notizia sulla stampa: ma mentre scrivo, solo Repubblica La Stampa hanno un articolo in homepage, a differenza di Corriere, Giornale, Libero, Messaggero, Il Sole-24 Ore tacciono. Ed è ancora più vero che quella di Eni è di nuovo un’informazione a tesi, ovviamente opposta a quella dell’équipe Gabanelli. Piano con gli entusiasmi, insomma.

Ma penso che sia anche molto utile leggere cosa ne pensa Mario Tedeschini Lalli, che è giornalista di lungo corso ma nonostante questo ;-) di rete ne sa eccome. Mario fa presente che il problema non è quello della diretta o non diretta, ma bensì della credibilità dei giornalisti, che a torto o a ragione – lui è buono dentro, e dice che più spesso è a torto – si è persa. La sfida è quindi quella della massima trasparenza: continuare a fare reportage e non solo talk show, ma lasciare anche a disposizione di chi voglia saperne di più tutto il materiale grezzo. Certo, saranno ben pochi coloro che si prenderanno la briga di farlo: ma bastano anche quei pochi per avere la possibilità di trovare eventuali errori, voluti o no, nella narrazione che poi appare in tv.

In definitiva Mantellini e Tedeschini Lalli spiegano con parole migliori quello che io dico sempre: mai fidarsi di quello che leggete, ricordarsi che la verità è sempre elusiva e che non prescinde comunque dalla verificabilità, e soprattutto che non c’è nessun pasto gratuito: per sperare di capire qualcosa ci vuole fatica, anche solo per seguire le fonti.

Ultimo aggiornamento: 2015-12-14 16:00

la sponda del fiume Wikipedia

Ricordate questo post, dove mi era stato chiesto come mai la voce di Wikipedia su Caitlyn Jenner presenta la foto di un uomo? Avevo allora spiegato che la ragione era molto semplice: non esistevano foto libere da diritti successive al cambio di sesso di Bruce Jenner. Bene: a quanto pare ora una foto è stata fatta, è stata caricata su Wikipedia Commons giovedì scorso, e oggi un utente ha sostituito la foto precedente con questa nella voce di it.wiki. Se ci sediamo davanti al fiume Wikipedia e aspettiamo abbastanza a lungo, non vedremo arrivare il cadavere del nostro nemico: ma un aggiornamento delle voci probabilmente sì.

Come nota a margine, io sono convinto che la voce dovrebbe anche avere una foto di quando Caitlyn era ancora Bruce: non certo come foto principale, ma comunque presente come miniatura nel corpo dell’articolo. Non per altro, ma così la voce è incompleta esattamente come lo era prima. Ma non posso fare tutto io…

Ultimo aggiornamento: 2015-12-13 18:07