Archivi annuali: 2014

_Mathematical Puzzles for the Connoisseur_ (libro)

[copertina] La quarta di copertina di questo vecchio libro (Peter Maurice Holland Kendall e Gerry Michael Thomas, Mathematical Puzzles for the Connoisseur , Thomas Y. Crowell 1962, pag. 161) racconta

“Quasi tutti i libri di problemi matematici pubblicati oggi sottovalutano pesantemente l’intelligenza del loro pubblico. Il lettore non si diverte più con i semplici giochini con le monete o i fiammiferi, né vuole vedere problemi puramente matematici in natura, come quelli che si possono trovare in un qualunque libro di scuola. Abbiamo tentato di produrre un libro di problemi che si situano a metà tra questi due estremi”.

Ci sono riusciti? Mah. Alcuni dei problemi sono effettivamente carini, e devo dire che ce ne sono pochi di “riciclati”, il che non è certo così comune. Però parecchie sezioni, come quella dei crucinumeri, oggi non sono più di moda; non parliamo poi dei problemi di carte e scacchi che ormai fanno parte di una categoria completamente separata. Detto tutto questo, è sempre abbastanza interessante vedere cosa succede con i vari approcci storici alla matematica ricreativa :-)

Ultimo aggiornamento: 2015-01-11 13:44

auto(de)referenzialità

Ho appena cancellato una voce da Wikipedia in lingua italiana: motivo, “contenuto palesemente non enciclopedico oppure promozionale, o CV”. La voce era https://it.wikipedia.org/wiki/Maurizio_Codogno_(informatico). Sì, era una voce su di me. Chiunque sia stato a fare il lavoro – le modifiche sono di un utente anonimo, quindi non ho nessuna idea di chi sia stato – l’ha fatto molto bene, prendendo la mia biografia in formato wiki, modificando le altre voci dell’enciclopedia che fanno il mio nome, e aggiungendola persino alla pagina [[Wikipedia:Novità]] di cui non conoscevo neppure l’esistenza.
(Ora per la cronaca ha chiesto il reintegro della pagina in questione)

Tralasciando che non sono una persona così famosa che Wikipedia debba avere una voce su di me e che io non ho nessuna intenzione di averla, la sua stessa esistenza mi impedirebbe di fare il sysop, per chiaro conflitto di interessi. Come farei a spiegare a X perché ho cancellato la voce su di lui, quando ce n’è una su di me?

E poi: “informatico”?

Ultimo aggiornamento: 2014-12-26 14:32

sondaggi e pubblicità

Google Rewards è un’app che gira sotto Android che ti offre qualche centesimo da usare su Google Play quando rispondi ai sondaggi che ogni tanto ti invia. L’idea – dal lato delle aziende che si affidano a Google per i loro sondaggi, intendo – non è stupida: il costo di una campagna sondaggi non è banale, e mentre è vero che chi installa quell’app non è un campione statisticamente bilanciato della popolazione, potrebbe però essere un campione interessante per esempio per un venditore.

Vabbè, tutta questa introduzione per segnalarvi che mercoledì ho guadagnato ben 13 centesimi rispondendo a un sondaggio composto da una sola domanda: “cosa vi ricorda questo disegno?” (Due mani intrecciate, una il negativo dell’altra, alla Escher). Visto che la risposta “Escher” non c’era, ho scelto “digestione”: se avete la mia età vi ricordate sicuramente di questo. Mi chiedo solo se la Marco Antonetto vuole rientrare sul mercato con il marchio storico :-)

Ultimo aggiornamento: 2014-12-26 11:27

Joe Cocker e Albano

Ieri sera, tra le 20:24 e le 21:06, la voce di Wikipedia su Joe Cocker riportava la seguente affermazione: «A Woodstock canta anche una cover di Albano Carrisi, “L’oro del mondo”, in italiano.» Questa modifica è stata fatta da un utente, tale “Saverio bonfatti”, che si è iscritto solo e unicamente per scrivere quella frase.

Stavolta ci sono cascati solo un paio di siti (fate una ricerca e li trovate), nonostante quella frase non stia in piedi: non è che un inglese canti “una cover in italiano”, o canta un brano in italiano oppure canta una cover in inglese. Ma resta il fatto che nessuna persona con un minimo di sale in zucca, se deve scrivere un coccodrillo, dovrebbe prendere l’ultima versione di una voce: molto meglio la revisione del giorno prima…

Ultimo aggiornamento: 2014-12-23 19:30

clickbait: arriva anche Repubblica.it

[chissenefrega] Quello che vedete qui a sinistra (per chi non vede le immagini, il testo è «Lo ‘sballo’ del reporter: la droga va a fuoco, lui la respira e…») è un classico caso di clickbait: una (non-)notizia che non interesserebbe praticamente nessuno, ma viene scritta come esca (bait) in modo tale da invitare il lettore a cliccarci su, e far così partire un po’ di pubblicità. Tra l’altro questo è un link a un video, quindi probabilmente la pubblicità è inserita direttamente nel video e non si può dunque eliminare.

Giornali come Libero sono esperti nel clickbait, ne scrivevo qui. Vedere che la deriva sta raggiungendo anche Repubblica è davvero triste.

Ultimo aggiornamento: 2014-12-23 11:06

Joe Cocker

Non so se sia vero che sia morto per cancro ai polmoni (la BBC non specifica, almeno mentre sto scrivendo) ma nessuno si stupirebbe troppo della cosa. Chi ha qualche anno meno di me si ricorderà di 9 settimane e mezzo e “You Can Leave Your Hat On”, ma per la mia generazione il gassista dello Yorkshire è indissolubilmente legato alle sue cover delle canzoni dei Beatles, partendo naturalmente da “With a Little Help from My Friends” che semplicemente rivoltò (e non sto scherzando: per dire, Ringo la canta in 4/4 mentre Cocker la cantava in 3/4, quello che teoricamente è un tempo di valzer…) Leggende metropolitane affermano che ai tempi avrebbe voluto fare una cover di “Oh Darling!” ma Paul, timoroso che la sua versione soul venisse messa in secondo piano, gli lasciò un mezzo brano come “She Came in Through the Bathroom Window”, con questo risultato. Cocker è stato uno dei pochissimi a fare cover beatlesiane paragonabili agli originali, e chi sa quanto io sia beatlesiano dentro può immaginare quanto io stimassi il suo stile.

Ultimo aggiornamento: 2014-12-22 20:57

_Anche meno_ (libro)

[copertina] Stefano Bartezzaghi è sempre stato un attento osservatore della “lingua italiana pratica”, quella insomma che viene (ab)usata ogni giorno: nelle sue rubriche non si contano gli esempi di quelle che chiama frasi matte, più o meno volute. In questo libro (Stefano Bartezzaghi, Anche meno : Viaggio nell’italiano low cost, Mondadori 2013, pag. 208, € 17, ISBN 978-88-04-63358-7) però entra in prima persona nel tema: non nel senso di presentare i suoi malapropismi (toh, ho scoperto che la parola non è attestata sul De Mauro…) quanto nel raccontare come lui vede cosa succede con la nostra lingua. Tenete presente che Bartezzaghi non è affatto un prescrittivista: possono non piacergli certi costrutti, ma il suo principio è che una volta che sono tanti a usarli essi entrano a far parte della lingua, e da lì non ne escono più. C’è un punto in cui racconta del perché i vocabolari guardano sempre all’indietro che spiega più di tante altre cose come si evolve la lingua…
Il libro è divertente, ma non è quello il suo pregio principale: come dicevo sopra, la cosa che mi è piaciuta di più è stato il rivedere piccoli e grandi tic linguistici sotto una luce nuova e soprattutto unitaria. Credo che chiunque ami le parole dovrebbe almeno dare un’occhiata al testo!

Ultimo aggiornamento: 2014-12-20 23:51