gioco per sant’Ambrogio: Morphing

(qui a Milano è festa, quindi il gioco ve lo cuccate!)
Anche Morphing è u gioco dove conta la gravità. Però ha qualcosa di diverso dai giochi classici! Il personaggio deve fermarsi sul bersaglio; per farlo, oltre che appunto sfruttare la gravità, si deve trasformare man mano in uno degli oggetti presenti nello schema, cosa che capita quando ci si clicca sopra. C’è anche la possibilità di crearsi i propri livelli, se proprio si vuole…
(via Passion for Puzzles)

ATM: proprio come nell’URSS!

Il mese scorso Anna ha caricato la tessera RicaricaMI tanto osannata da ATM; la macchinetta ha incamerato i nove euro e venti del coso del carnet, rilasciato la ricevuta, ma non caricato la tessera. Dopo una decina di giorni sono passato all’Atm Point di Loreto, dove mi hanno detto “sì, a volte capita: passi all’Atm Point di Duomo dove le cambieranno la tessera”. Ora, non è che a me capiti così spesso di andare in Duomo. Ci ho provato martedì scorso verso le 13.30, e c’era una coda infinita. Vabbè, penso, è l’ultimo del mese e tutti vanno a rinnovare gli abbonamenti mensili. Solo che ci sono poi ripassato venerdì, alle 13 e alle 16, e in entrambi i casi continuava ad esserci la stessa coda, più o meno ordinatamente disposta dentro un cordone e assolutamente immobile, visto che il tempo medio per completare una pratica allo sportello sembra essere superiore ai dieci minuti.
Ma la cosa più sconcertante è stata un’altra. Esiste una macchinetta che distribuisce i numeri: a che serve quindi fare la coda, qualcuno mi potrebbe dire? Semplice. Un impiegato Atm stava davanti alla macchinetta, ogni tanto premeva un po’ di volte il pulsante erogatore, raccoglieva i numerelli e li consegnava brevi manu ai fortunati che erano giunti in cima alla coda. Ero convinto che quella delle vecchiette che venivano messe a regolare il traffico davanti alle scale mobili dei grandi magazzini moscoviti fosse una leggenda metropolitana; mi sa che dovrò ricredermi.
Noterella finale: stamattina ho portato i bimbi al nido sotto il nevischio. Per fare a piedi il percorso casa-nido in condizioni normali ci metto un quarto d’ora, qualcosa in più spingendo il passeggino e oggi ancora un po’ di più causa paciocco per terra. Oppure posso prendere il tram che passa sotto casa e arriva sotto il nido; il tram è il 4, la metrotranvia tanto decantata da Atm. Sono andato e tornato a piedi, e nessun tram si è visto nel percorso, né ne ho perso uno per un attimo. Anzi, arrivato alla fermata di casa il display segnalava ancora sei minuti di attesa. Oggi Atm ha ufficialmente utilizzato l’orario del sabato; in pratica mi sa che abbia preso quello delle domeniche estive…

gioco della domenica: Aequilibrium 2

Come dice il nome stesso, Aequilibrium 2 è il sequel di Aequilibrium, ed è un gioco basato sull’equilibrio; bisogna eliminare i blocchi rossi cliccandoci su, e lasciando in equilibrio gli altri. Il trucco è muoversi sufficientemente in fretta per controbattere gli effetti perniciosi della gravità.
(via http://www.passionforpuzzles.com/weblog/2010/11/aequilibrium-2-physics-based-puzzle-game.php)

Polli contro balene (libro)

[copertina]I “polli contro balene” del titolo italiano di questo libro (Robert H. Frank, Polli contro balene e altri piccoli enigmi quotidiani [The Economic Naturalist], Longanesi 2009 [2007], pag. 281, € 17.60, ISBN 978-88-304-25736, trad. Libero Sosio) si riferiscono a una delle domande a cui viene data risposta nel libro: “perché ci si preoccupa della possibile estinzione delle balene e non di quella dei polli?” Il titolo inglese in effetti è “il naturalista economico”, anche se confesso di non averlo capito: Frank dice che noi siamo stati plasmati dall’evoluzione per raccontare e comprendere storie, e quindi è meglio spiegare l’economia per domande e risposte, piuttosto che con formule matematiche. Nulla da eccepire sulla logica, e nemmeno su alcuni dei temi dei vari capitoli, come gli “sconti a ostacolo” (gli sconti offerti solo a chi ha voglia di perdere tempo o fare fatica, gente generalmente più attenta ai prezzi) e le “corse agli armamenti”, situazioni in cui tutti gli attori compiono azioni non ottimali perché se uno non lo facesse ci perderebbe ancora di piu. In altri capitoli, come l’economia del design, il gioco di domanda e offerta, il mondo del lavoro, le risposte alle domande mi sembrano piuttosto questionabili. Frank lo sa bene, tanto che i due esempi iniziali che fa vengono poi demoliti qualche pagina dopo; però mi sembra che la cosa non gli importi più di tanto. Nella traduzione ho stranamente trovato un paio di punti strani, come il “condizionatore” per auto che in realtà è un riscaldamento o al limite un climatizzatore: da Libero Sosio non me lo sarei aspettato.

ah, l’Inps

Non so se ricordate la storia del riscatto degli anni universitari ai fini della pensione: ne parlai qui e qui.
Ordunque, a luglio mi arrivò una simpatica missiva in cui la signora o signorina Inps mi comunicava che – novità delle novità – avevano attivato la possibilità di pagare le rate della pensione via RID. Che bello, dico io, non devo più andare ogni mese in posta. Compilo tutto, il 2 agosto mi arriva una lettera di accettazione, il 31 agosto effettivamente vedo l’addebito in conto e sono moderatamente felice. Poi arriva il 30 settembre e non vedo addebiti. Arriva il 29 ottobre e non vedo addebiti. A questo punto mi preoccupo e comincio a chiedere lumi agli uffici e per telefono. Risposta: «boh, queste cose sono gestite da Roma, noi non ne sappiamo nulla. Ma probabilmente è colpa della banca che non manda il pagamento». (sì, stiamo parlando di un RID, cioè di qualcosa che funziona alla rovescia: io do l’ok per farmi prendere i soldi, e finché non lo tolgo e nel conto ci sono soldi la banca paga).
Martedì, ultimo giorno lavorativo di novembre, vedo che c’è di nuovo un addebito, ma di una cifra leggermente più bassa. Comincio a subodorare qualcosa, e torno negli uffici Inps per l’ennesima volta. (Nota: questo riscatto finisce nel fondo lavoratori telefonici, che è una gestione separata rispetto a quella standard: il risultato è che quando va male devo aspettare che quello prima di me finisca la pratica, altrimenti passo subito). Naturalmente la procedura standard per vedere il mio stato contributivo al computer non funziona: con quella secondaria e dopo una telefonata al backoffice mi viene detto che hanno rifatto i conti degli interessi legali (come da comunicazione di aprile) e fatto ripartire da zero il conteggio; le tre rate che avevo già versato mi verranno (con la stessa calma, immagino) rimborsate. Ora aspetto solo che a gennaio o febbraio mi arrivi l’avviso scritto di questa modifica, come del resto specificato nella missiva di aprile; e ho imparato a non chiedermi come sia possibile che ad agosto mi abbiano detto che era assolutamente impossibile fare una cosa del genere, e la cosa più semplice fosse continuare a pagare la rata più elevata e chiedere il rimborso alla fine.

un centesimo trovato è un centesimo guadagnato

Una mia mania generalmente non troppo pericolosa né per me né per gli altri è raccogliere le monetine che trovo per strada. Andando in bicicletta ho il tempo di vederle e fermarmi; e visto che pedalo sulla strada e non sul marciapiede ho maggiori possibilità di trovarle. Questa settimana ho così guadagnato ben tre centesimi, due lunedì e uno martedì (mercoledì mattina nevicava, e sono andato a lavorare in metropolitana).
Un’altra mia mania è che questi centesimi finiscono tutti in un’apposita scatoletta, quindi non ci guadagno in realtà nulla; mi chiedo però come mai ci siano tante monetine per terra. Forse che sono così piccole e di poco valore che (a) non ci si accorge di perderle e (b) non vale nemmeno la pena di chinarsi a tirarle su?

Un articolo insidia Internet

Ieri sul Corsera cartaceo è apparso questo articolo, a firma Paola Caruso (gli affezionati amici dei socialcosi probabilmente si ricordano di lei), con un’intervista al matematico americano Harvey Friedman. Abbiamo il tocco di colore, dove viene scritto che Friedman «il genio dei numeri entrato nel Guinness dei primati per essere diventato professore a Stanford a 18 anni, dopo la laurea e il Phd al Mit di Boston», e capisco la necessità di inserirle nell’articolo; anch’io avrei fatto la stessa cosa. Lo stesso vale per la chiusa, dove Friedman afferma «Una delle mie ambizioni è di usare gli assiomi di infinito nei software di manipolazione del suono per migliorare le esecuzioni live di pianoforte». Ripeto: queste cose in un articolo di un quotidiano le accetto. Ma poi c’è il resto…
Io sono laureato in matematica; occhei, le mie conoscenze sono arrugginite ma si suppone che almeno riesca a capire un articolo di un quotidiano che “spieghi” quali sono i campi di studio di un matematico. Al limite posso immaginare e accettare che il testo riporti una cruda semplificazione, anche se non corretta. Peccato che non sia riuscito a capire nulla di quanto scritto. Stamattina mi sono così ritagliato un attimo di tempo per cercare – su una risorsa certo non specialistica come Wikipedia in lingua inglese – di cosa si trattasse. Sono così riuscito a traslitterare l’enigmatica frase «teoremi che si svolgono usando i cosiddetti “assiomi di infinito” (insiemi molto grandi di numeri). Con questi assiomi ha risolto il teorema di Kruskal e aiutato la dimostrazione del teorema dei “minori di grafi”». I «grandi cardinali» non sono «un tipo particolare di assiomi di infinito», ma dei numeri infiniti così grandi anche rispetto agli altri numeri infiniti (e ce ne sono tanti, di numeri infiniti…) che non se ne può dimostrare l’esistenza usando le usuali regole matematiche, ma occorre un atto di fede, cioè – traducendo in linguaggio matematico – occorre aggiungere un assioma specifico che affermi che esiste un numero cardinale con quelle proprietà. I “minori di grafi” sono in realtà i “minori di un grafo”, vale a dire dei grafi che si ottengono da quello di partenza eliminando alcuni vertici e archi secondo regole ben precise. Friedman ha aiutato a dimostrare non tanto il teorema, quanto il fatto che ci sono modelli matematici usuali in cui non vale, anche se non serve tutta la potenza della matematica standard per dimostrarlo. Lo stesso per il teorema di Kruskal, che era già stato dimostrato in precedenza ma Friedman ha dimostrato non essere dimostrabile (scusate il gioco di parole) in certi casi particolari senza usare un modello matematico più potente. (Probabilmente lei sa dirvi qualcosa in più). In poche parole: Friedman lavora sulla logica matematica, e ha cercato di scoprire qual è il minimo numero di assiomi logici necessario per risolvere alcuni problemi sulla teoria dei grafi.
Poi si passa al problema P contro NP, senza assolutamente dare nemmeno un accenno su cosa sia, e limitandosi a catastrofiche previsioni sulla fine dell’Internette nel caso venisse risolto. Le parole di Friedman sono sensate: ammesso e non concesso che tecniche come le sue risolvano il problema, mi sa che siano non costruttive e quindi non si potrà automaticamente trovare un algoritmo “veloce” per craccare le tecniche crittografiche usate oggi. Non parliamo poi della banale considerazione che tra la teoria e la pratica corre spesso un oceano: se si dimostrasse che esistono algoritmi che non ci mettono un tempo esponenziale per terminare, ma poi scopriamo che ci vuole un tempo pari a n100 per un dato iniziale di grandezza n, l’informatico e il matematico sarebbero felicissimi ma il tizio della NSA che vorrebbe usare l’algoritmo per decrittare i messaggi segreti o più banalmente per trovare il nostro codice segreto del bancomat non se ne farebbe nulla.
Qual è la morale di tutto questo? che io, brontolone quale sono sempre, continuo a pensare che scrivere qualcosa senza sapere di che cosa si stia parlando è non solo inutile (se non per riempire qualche colonna del giornale) ma dannoso, perché il temerario che si dedica comunque alla lettura resterà con la netta impressione che la matematica sia qualcosa di assolutamente incomprensibile a priori. Qualcuno glielo potrebbe spiegare ai redattori dei quotidiani?

e se io non stessi con Alessandra?

Gilioli racconta di come lo Stato non abbia erogato un euro di risarcimento alla compagna di uno dei morti nella strage di Viareggio, perché appunto era una compagna e non la moglie; ed era una compagna perché l’altro era sposato e non divorziato. (Non scrivo “non ancora divorziato” perché se avevano una figlia di 11 anni immagino che quella fosse stata una scelta).
Io non pensavo nemmeno che il risarcimento potesse essere dato a un convivente, a dire il vero. Intendiamoci: fosse per me ci sarebbe un registro formale delle convivenze, e dopo un tot di tempo dall’inizio della convivenza (un anno, tanto per evitare truffe troppo bieche) scatterebbe tutta una serie di diritti. Il fatto che non esista nulla di simile è una grande ingiustizia, anche se in questo caso non sarebbe cambiato nulla. Però come fa lo Stato a sapere che un matrimonio formalmente allo stato di separazione non esiste più da almeno un decennio? per divinazione?