La precisione del riciclo

Ho qui davanti a me una bottiglia di latte Esselunga. Tra tutte le informazioni sull’etichetta, ci sono quelle “Esselunga® per l’ambiente” dove indicano il materiale del packaging, che vi riporto qui sotto:

  • Tappo: plastica HDPE2
  • Bottiglia: plastica PET1
  • Etichetta: plastica PP5

Non si può dire non siano precisi.

Quizzino della domenica: Pillole

Ormai siete un rottame. Il medico vi ha prescritto delle pillole per il mal di testa e delle altre pillole per la tosse: dovete prenderne una più una al giorno, stando attento a non superare le dosi altrimenti starete male per davvero. Purtroppo le pillole sono assolutamente identiche di aspetto e quando mancavano gli ultimi due giorni di cura si sono mischiate tutte, e quindi vi trovate quattro pillole. Come potete fare a prendere la dose corretta?

(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p178.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Il problema è un classico)

_Homo pluralis_ (libro)

9788875785109L'”uomo plurale”, secondo Luca De Biase, è è quello che aumenta il suo essere uomo interagendo con le altre persone. In questo ultimo suo libro (Luca De Biase, Homo pluralis : Essere umani nell’era tecnologica, Codice Edizioni 2015, pag. 219, € 12, ISBN 9788875785109) raccoglie una grande quantità di idee espresse in rete e fuori in questi ultimi decenni e le legge sotto questo punto di vista. Attenzione: la cosiddetta intelligenza collettiva non è quella emergente che siamo soliti associare a formiche e api, dove il comportamento essenzialmente stupido dei singoli individui risulta in un comportamento intelligente dell’insieme. De Biase nota come il (piccolo) gruppo di persone possa risultare più intelligente dell’individuo migliore del gruppo stesso: ma questo capita solo se all’interno del gruppo c’è diversità di opinioni, oltre che ovviamente propensione all’ascolto. Questa è per lui la “narrazione ecologista”, che si contrappone a quella finanziaria (“il mercato si regola da solo”) e a quella tecnologica (“una volta definito il problema, gli scienziati riescono prima o poi a trovare una soluzione”) che si sono entrambe rivelate perdenti. Il guaio è che un modello ecologista non è affatto facile: il successo di Facebook è dovuto alla seplicità d’uso – puoi fare poche cose – e al dominio del like che tende a achiudere le persone in un orticello con quelli che la pensano come loro ed eliminare così la diversità. Solo pochi “cavalieri dell’internet”, con una bella metafora medievale, cercano dei nuovi modelli, ma la cosa non è semplice: De Biase, da buon giornalista, non dà risposte ma si limita a raccogliere e presentare la situazione.

Previdenza complementare

Come tanti lavoratori dipendenti, sono iscritto a un fondo di previdenza complementare (chiuso, nel senso che sono quelli azienda-sindacato). In realtà ci metto solo l’1% del mio stipendio e una parte equivalente del TFR, e lo faccio solo perché così l’azienda ci deve cacciare anch’essa dei soldi che altrimenti non mi darebbe :-)

Quest’anno il fondo ha deciso di cambiare gestore: questo è significato per me dover cambiare password, e per farlo cercare il mio numero di iscrizione. Il 17 luglio scrivo perché non riesco a trovare il mio codice di iscrizione nelle comunicazioni dove secondo loro c’era: mi rispondono oggi pomeriggio dicendo di contattare il call center, cosa che non ho potuto fare perché me ne sono accorto troppo tardi. Però con un minimo di furbizia ho trovato un altro documento con quel maledetto codice e così sono entrato.

Bene, anzi male. L’anno scorso il mio comparto (“prudente”, gli investimenti sono 75% obbligazioni e 25% azioni) ha avuto una crescita dell’8%, cosa che mi ha stupito molto positivamente. E quest’anno, col nuovo gestore? Nei primi sei mesi il comparto si è mosso dello 0,03%. In negativo. In pratica ho perso 50 euro (e già qui non so come si facciano i conti, perché capisco i 21 della quota di iscrizione annua ma la differenza del controvalore dovrebbe essere di 11 euro, non di 29). Forse che il cambio di gestore non è stata una grande idea?

Carnevale della Matematica #88: GOTO Popinga!

Penserete mica che – solo perché è quasi ferragosto – qui non si faccia matematica! Chez Popinga troverete una paccata di contributi, inframmezzati dalle frasi che hanno davvero pronunciato i protagonisti di molti film importanti (almeno immagino, io e la cinematografia non andiamo d’accordo).
Già che ci sono ricordo che domani sul Post ci saranno i miei quizzini per ferragosto, quest’anno facilissimi!

Caro “Dyson”

Caro “Dyson”, che stai cercando di spammare il tuo sito .com mettendo commenti in italiano immagino copiati a pezzi da altri siti: ci sarei quasi potuto cascare, visto che nel post “i mesi da 28 giorni” hai scritto «Il fatto che sia stata apportata questa modifica alla gestione del numero di giorni mensili permette agli utenti, grazie all’intervento dell’antitrust, di rescindere il contratto gratis?». Certo però che la semantica nel commento a “il bollino sui condizionatori” è inesistente: «Obbligo nuovo libretto e bollino su climatizzatori e condizionatori in quanto equiparati agli impianti di riscaldamento e per questo devono essere dotati di libretto impianto e sottoposti a controlli periodici ogni 4 anni se hanno una potenza superiore a 10 kw per quelli invernali e 12 kw per quelli estivi. Regioni di “apportare eventuali integrazioni e di emanare propri indirizzi operativi”.». Ma ti sei fregato con le tue mani quando sulla recensione di Grammatica italiana hai scritto «Carissima Mirella, devo solo ringraziare Lei anche a nome di Luca Coletta che ha realizzato l ebook e che permette che sia scaricato gratis dalla pagina di Racconti Oltre, per questo apprezzamento. Posso solo suggerirLe, come si faceva una volta, di far notare alla bambina gli errori ortografici, quando ne fa. La mia maestra ci faceva ogni anno comperare un quaderno destinato all autocorrezione degli errori ortografici.»

Seriamente: qualcuno dei miei ventun lettori ha idea se questi commenti siano recuperati e reimmessi con un sistema automatico? Sarebbe un bel risultato teorico, se ci pensate.

Car2go e il “fuoriMilano”

In questi giorni qui a Milano sta montando una Grande Protesta Popolare contro la decisione unilaterale di car2go – uno dei millanta servizi di car sharing, se non sbaglio il primo ad essere sbarcato in città in grande – di aggiungere un balzello di euro 4,90 a chi lascia la macchina nella periferica periferia della città. Periferia molto periferica: io abito in periferia ma a giudicare dalla cartina sono ben dentro la zona che per loro è “la vera Milano”. Non che la cosa mi importi, non avendo mai avuto la tessera car2go e non avendo mai usato nessun servizio di car sharing. Ad ogni buon conto, il balzello prevede anche che chi porti una macchina dalla più periferica periferia al centro guadagni… minuti gratuiti, figuriamoci se abbassano le tariffe. Le reazioni vanno dalle marchette (vedi per esempio il Milanese Imbruttito) alle prese di posizione su Facebook del Comune di Milano, con la replica di car2go. La cosa più divertente, come al solito, è leggere i commenti, anche se i testi contengono anch’essi delle chicche.

Da quanto ho capito, legalmente la situazione è a favore di car2go, perché nella convenzione con il comune non c’è scritto da nessuna parte che le tariffe debbano essere uguali per tutta la città e quello che conta è solo che si possa lasciare l’auto più o meno ovunque. Gli utenti arrabbiati insomma hanno come unica scelta passare a Enjoy, Twist o qualche altro gestore, tenendo comunque conto che se i calcoli fatti da car2go sono corretti a loro conviene perdere quei clienti lì: se è vero che pagano al comune 1100 euro l’anno per auto, quelle macchine devono girare il più possibile. Detto questo, resta la diatriba di base. Se si deve aumentare il costo di un servizio, è più corretto spalmarlo su tutti gli utenti oppure creare un sistema di incentivi? Per dire, il biglietto del bus a Milano costa un euro e mezzo per novanta minuti, ma se appena si superano i confini comunali il costo sale parecchio. Certo, aumenta il tempo di validità, ma per esempio non si può andare e tornare da un comune fuori Milano, il che è limitante. Oppure per fare un esempio che mi riguarda più da vicino, ha senso ampliare troppo BikeMi? Ora che è arrivata a una distanza ragionevole da casa mia (700 metri, prima la stazione più vicina era a quasi un chilometro e mezzo) io sono naturalmente contento, però il matematico che è in me si chiede quanto l’ampliamento dell’area porterà a disuguaglianze nella distribuzione delle bici. Già ora a pranzo è molto difficile lasciare la bici in uno stallo in centro, perché tutti arrivano lì… Insomma, a parte i vantaggi e svantaggi personali, la mobilità di questo tipo è un problemone.

Sandro Magister arruola Kurt Gödel

Se siete tra i miei ventun lettori saprete che io leggo sempre il blog di Sandro Magister, Settimo Cielo: negli anni quello che era un interessante punto di vista sulla Chiesa Cattolica si è trasformato in un piedestallo dove Magister spiega come dovrebbe essere il Vero Cattolicesimo, il che in pratica significa che il motivo per cui leggo il blog è cambiato :-)

Al momento il tema più caro a Magister è quello dell’eventuale riammissione al sacramento dell’Eucarestia – a fare la comunione, insomma – dei divorziati risposati, cosa sulla quale lui è contrarissimo; ergo, cerca ovunque nel mondo cattolico sostenitori delle sue tesi. L’ultimo ad essere stato arruolato è nientemeno che Kurt Gödel: va bene che siamo in agosto, ma in tre giorni consecutivi troviamo ben tre post al riguardo!

Lunedì c’è stato un intervento di Antonio Emanuele (che essendo contro le tesi di Magister si è visto allegare un controintervento da parte di Giuseppe Fallica) che tra l’altro afferma che Gödel e Tarski hanno dimostrato come la logica aristotelico-stoica non può «costruire un sistema razionale il quale, a partire da un certo numero di principi, sia in grado di dedurre (dimostrare) tutto ciò che è vero e tutto ciò che è falso.» Martedì Emanuele si è visto smontare le sue affermazioni da Silvio Brachetta. Brachetta scrive tra l’altro «In teologia, però, non si dimostra qualcosa di cui non si sa nulla, ma qualcosa di cui l’uomo di fede sa tutto. Lo sa poiché, semplicemente, glielo ha detto Dio, rivelandosi. La teologia, insomma, non ha nulla a che vedere con la costruzione di un “sistema razionale”, come presume Emanuele.» Mercoledì il dibattito tra Emanuele e Brachetta continua. Brachetta tra l’altro scrive «Ancora più chiaramente: come Gödel, in matematica, dovette uscire da un sistema logico coerente per dimostrare almeno una proposizione elaborata in quello stesso sistema logico (teoremi d’incompletezza), così anche l’intelletto umano può, vuole e deve uscire dalla natura per trovare le ragioni ultime che cerca nella soprannatura. E vi esce non solo grazie alla divina rivelazione, ma per una sua capacità trascendente intrinseca e peculiare, forse dovuta alla somiglianza dell’uomo con Dio.»

Sulla parte teologica non ho molto da dire, se non che mi stupisce che la teologia non dovrebbe essere un sistema razionale: la fede è irrazionale, nel senso che non può derivare dalla ragione, ma tutta la teologia usa argomenti razionali, partendo dalle premesse della fede. Altrimenti non sarebbe teologia ma misticismo. Ma quello su cui non sono d’accordo sono le affermazioni su cos’è il teorema di Gödel. Tanto per mettere le cose in chiaro, il primo teorema di incompletezza di Gödel afferma che un sistema formale non può avere contemporaneamente tutte queste quattro proprietà: (1) consistenza (non è possibile dimostrare entrambe le proposizioni P e NOT(P)); (2) completezza (per ogni proposizione P si può dimostrare o che P è vera o che P è falsa); (3) essere ricorsivamente enumerabile (esiste una procedura che man mano genera tutte le proposizioni vere: si noti che la procedura non è necessariamente finita, il che significa che data una proposizione P non si può mai essere sicuri di trovare la sua dimostrazione) e (4) essere in grado di esprimere proprietà aritmetiche di base (usare i numeri interi e le operazioni di somma e prodotto). Bene: penso converrete tutti che la moltiplicazione dei pani e dei pesci e il dogma della Trinità non valgono come “proprietà aritmetica di base”, il che significa che il teorema non può semplicemente essere applicato. Quanto al resto, mi sta anche bene che l’intelletto umano possa, voglia e debba uscire dalla natura per trovare le ragioni ultime che cerca nella soprannatura: ma di nuovo tutto questo non vuol dire che Gödel dovette uscire da un sistema logico coerente per dimostrare almeno una proposizione elaborata in quello stesso sistema logico. Gödel non è uscito da nessuna parte né ha “dimostrato” nulla, al più affermava che occorreva aggiungere la proposizione come assioma. Insomma, lasciate stare la matematica quando si parla di teologia, occhei?

Ah: nel primo post Emanuele afferma anche «A chi fosse interessato ricordo il tentativo dello stesso Gödel di dimostrare l’esistenza di Dio, e quelli successivi, tutti compiuti con enti e strumenti non convenzionali.» Beh, no: la dimostrazione gödeliana dell’esistenza di Dio segue pedissequamente le regole della logica. Al più si può discutere sulla validità del suo assunto principale, che cioè l’esistenza sia una proprietà positiva.