Sapessi inventarmi io scuse così!

Leggo sul Post che il prolungamento della linea C della metropolitana è slittato di sei mesi. Nulla di strano, a Milano abbiamo avuto ritardi ben più lunghi. Ma a quanto pare il motivo di questo ritardo è dovuto al fatto che la stazione Fori Imperiali si chiama ora Colosseo. Cito la commissaria di Governo per la linea C e per i nuovi tram di Roma, Maria Lucia Conti: «Il cambio di nome della stazione da Fori Imperiali a Colosseo ha determinato la necessità di ricalibrare da zero il programma informatico di gestione delle vetture». Causando anche una spesa di 859.271 euro, aggiunge Repubblica.

Ora di scuse ne ho sentite tante, ma questa è davvero forte. D’accordo, esiste già una stazione Colosseo, ma non credo che il software di gestione di una linea si debba preoccupare di cosa fanno altre linee…

ma questi sondaggisti?

Questa è stata una delle rarissime volte in cui ho praticamente imbroccato il risultato elettorale, visto che immaginavo che Trump prendesse 300 grandi elettori. Misteri.
Ma quello che mi chiedo più che altro è perché i sondaggisti sono stati ancora una volta così fuori dalla realtà, a partire da Nate Silver che su 80000 simulazioni ne dava 40012 contro 39988 per Harris. Lo so, i sondaggi hanno un margine di errore, e molti dei risultati sono comunque dentro il margine di errore, anche se non mi pare nessuno pensasse che il numero totale di voti per Trump sarebbe stato maggiore di quello per Harris. Ma il punto è che se tutte gli errori vanno dalla stessa parte vuol dire che c’è un bias di base, e sono le terze elezioni USA di fila in cui c’è questo bias.

Di nuovo, so fin troppo bene che fare sondaggi è ormai complicato, perché è sempre più difficile trovare gente che risponda e risponda sinceramente. All’inizio si poteva anche immaginare che il problema fosse che la gente non voleva dire che avrebbe votato per Trump, e quindi i suoi voti venissero sottostimati: ma un bravo sondaggista sa come mettere in conto questo tipo di bias e corregge i dati, e soprattutto mi pare che ormai non ci sia più questa ritrosia. E allora perché si continua a sbagliare, persino più di me che non so nulla?

PS: martedì mattina alle 10:55 il mio amico Alessandro Giassi ha chiesto a Copilot “Quando si saprà chi è il nuovo presidente degli Stati Uniti?”. La risposta: “I risultati delle elezioni presidenziali degli Stati Uniti del 2024 sono stati annunciati. Kamala Harris ha vinto con 276 voti elettorali contro i 219 di Donald Trump.” Notate che la somma dei delegati non fa 538: ma non possiamo pretendere che un’AI sappia fare meglio di quello che trova scritto in giro…

più che il doppiar degli scacchi s’inmilla

20 sestilioni

La scorsa settimana un giudice russo ha condannato Google a pagare 20.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000 di dollari. (Il Post scrive che sono 20 decilioni perché sono filoamericani e usano la scala corta, dove 1000 milioni sono un bilione; dal mio punto di vista, che come da legge italiana usa la scala lunga e un bilione sono un milione di milioni, si parla “solo” di 20 sestillioni). Come è possibile? Semplice. Le multe di partenza, dovute secondo la legge russa perché Google aveva eliminato dei canali filorussi da YouTube, erano di 1000 dollari circa; ma il dispositivo della legge implicava un raddoppio per ogni settimana di inottemperanza, e a furia di raddoppiare si è arrivati a quella cifra. Non che cambi molto: il massimo che la Russia può fare, se non l’ha già fatto, è bloccare l’accesso a Google nel suo territorio, ma tanto non è che a Mountain View potevano fare soldi con la pubblicità da quelle parti. Diciamo che è solo una questione di principio per far vedere chi ce l’ha più lungo (il foglio di carta dove scrivere il totale, claro).

La cosa che trovo interessante è che i legislatori russi non paiono conoscere la leggenda dell’inventore degli scacchi, che chiese come premio di partire da un chicco di riso sulla prima casella della scacchiera e man mano raddoppiare il numero nelle caselle successive: e dire che questa leggenda è notissima, tanto che anche Dante la cita nella Divina Commedia. In Europa le multe massime vengono calcolate come percentuale del fatturato, e proprio per questo sono molto più preoccupanti per i colpevoli, visto che si sa che possono effettivamente essere richieste. È triste che in una delle nazioni dove nel XX secolo si è fatta più matematica si siano ridotti così.

Coglioni allegorici

Un generale al Bar ItaliaA quanto si legge, il GIP di Ravenna ha assolto Pierluigi Bersani, che era stato citato a giudizio dal generale Roberto Vannacci per diffamazione, “perché il fatto non sussiste”.

Bersani, alla Festa dell’Unità di Ravenna dell’anno scorso, parlò di un certo Bar Italia e chiosò: “Ma se in quel bar lì è possibile dare dell’anormale a un omosessuale, è possibile anche dare del coglione a un generale?”. Secondo il ip, la richiesta non può “essere accolta per insussistenza giuridica e prima ancora linguistica”: più precisamente, a sua detta, “il querelante [ha] confuso la figura della metafora con quella della allegoria”, essendo quella frase un artificio retorico: Bersani ha “voluto evidenziare che, come è sbagliato dare dell’anormale a un omosessuale, è altrettanto sbagliato dare del coglione a un generale”.

Bisogna dire che il dispositivo della sentenza è interessante: avrei capito l’ultima frase che ho citato, ma l’excursus grammaticale è una sorpresa. Ma quanti conoscono la differenza tra una metafora e un’allegoria?

(immagine generata da foooocus. Il prompt è stato “a coffee shop with a sign “Bar Italia” and a general in uniform at the bar”. Ogni eventuale somiglianza con generali realmente esistenti è colpa del materiale di addestramento dell’AI)

Strade pericolose

l'articolo del Corriere della Sera sui masselli spostati Stamattina mentre prendevo il cappuccino con il mio collega (anzi ex collega, lui è passato in FiberCop) mi è saltato l’occhio su questo articolo del dorso milanese del Corriere. Milano ha molte strade con masselli (che non sono il pavé: quelli sono cubetti relativamente piccoli, questi sono dei parallelepiedi molto grossi). Ha anche molto traffico, e molti tram che sono mi sa ormai molto più pesanti di quelli per cui le strade erano tarate. Inoltre i lavori si fanno più o meno (più meno che più) bene. Ergo, i masselli si spostano e si rischiano incidenti.
Ma per il Corriere gli incidenti più importanti sono quelli che coinvolgono le auto, naturalmente: tre esempi su tre nei boxini a destra… Poi è vero che anche dove i masselli non ci sono le buche me le trovo comunque in bicicletta, quindi non cambia nulla. Però è chiaro il pensiero di base.

The Holographic New Clothes

copertina [Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing] Il titolo spiega già tutto: il racconto è una rivisitazione in chiave fantascientifica della favola dei nuovi vestiti dell’imperatore. La storia però non funziona proprio. Non si capisce come mai il protagonista fosse da solo, né per quanto tempo lo sia stato (e questo significa molto nella trama); il ruolo della donna non è chiaro, e l’ultima pagina sembra incongrua. È vero che il racconto è breve, ma non è TROPPO breve, e ci sarebbe stato tutto lo spazio per svilupparlo un po’ di più.

(W.J. Sam, The Holographic New Clothes, Heliopolis Press 2024, pag. 21, € 0,99, ASIN B0CYJJ2VGB – se acquistate il libro dal link qualche centesimo va a me)
Voto: 2/5

L’arte s’ha da pagare

l'aceto balsamico con l'immagine del duca d'Este Bisogna dire che i giudici italiani sono coerenti. Anche nella causa per l’uso non autorizzato dell’immagine del duca d’Este su un aceto balsamico, la corte d’appello di Bologna ha dato ragione al ministero della Cultura: non importa se le immagini sono di opere ovviamente fuori copyright, e non importa nemmeno se sono semplici immagini e non gli originali: se la vuoi usare per scopi commerciali, devi avere l’autorizzazione relativa (e immagino sganciare soldi, che ce n’è sempre bisogno). Per fortuna io non ho scopi commerciali né diretti né indiretti, quindi posso lasciare l’immagine incriminata.

Avrei forse capito se l’autorizzazione fosse necessaria per evitare usi distorti, anche se si potrebbe partire con una discussione sulla possibilità o meno di parodia. Ma non pare il caso, visto che si afferma che questi beni, una volta usati per lucro, perderebbero il loro valore come beni riconosciuti e protetti dalla legge. Ma questo, almeno a mio parere, dovrebbe allora valere anche per gli usi non a fini di lucro. Peggio ancora, il Codice dei Beni Culturali nasce (lo dice esso stesso) per “preservare la memoria della comunità nazionale e del suo territorio e promuovere lo sviluppo della cultura”, in accordo all’articolo 9 della Costituzione.

Continuo a pensare che se questa è l’idea del MiC almeno siano coerenti e vietino tutti gli usi pubblicitari del patrimonio culturale italiano, a partire dai loro. Mi chiedo solo quando qualcuno verrà a bloccare l’uso di quelle immagini su Wikipedia, visto che la licenza prevede il riuso commerciale e – fatto salvo per le opere fotografate per Wiki Loves Monuments – non mi pare proprio sia stata richiesta un’autorizzazione e qiundi non importa se quelle immagini sono solo per motivi di studio e ricerca.