Magari avete letto l’intervista all’amministratore delegato di Foodora Italia che il Corsera ha pubblicato sabato scorso. Il trentunenne Gianluca Cocco afferma che se le anticipazioni del decreto che il ministro del lavoro Di Maio sta approntando fossero vere, a Foodora non resterebbe che lasciare l’Italia. Il tutto con tante belle parole.
Ora io ho una domanda niente affatto retorica: come fanno all’estero? Vi spiego perché la domanda non è retorica. Non avendo dati a disposizione, posso immaginare che all’estero Foodora funzioni effettivamente come dovrebbe essere in teoria: giovincelli che – si spera non troppo in spregio al codice della strada – si presentano ogni tanto per guadagnare un po’ di euro. La narrazione che invece arriva da noi è che molti rider lo fanno perché è l’unico lavoro che riescono a trovare. Vero? Falso? Non lo so. Quello che però mi pare fattibile è limitare il numero massimo di ore mensili per i rider, per riportare il servizio a quello che dovrebbe essere. Non che sia una soluzione, perché rischiamo che qualcuno faccia una settimana a Foodora, una a Deliveroo, una a Glovo; ma almeno sarebbe un passo avanti.
Qualcuno di voi ha letto le anticipazioni? Sa dirmi qualcosa in più?