quando Google non sa spiegare perché non funziona Google

Da ieri mattina Google Backup and Sync non funzionava più sul mio computer d’ufficio. In effetti nel weekend avevo visto che a casa stava risincronizzando tutto, ma non ci avevo fatto caso più di tanto (i vantaggi di una connessione in fibra :-) ), ma la situazione qui era molto peggiore. Mi era già capitato che non si connettesse, ma di solito erano problemi di firewall: occorre un proxy NTLM-compliant, e quindi devo fare qualche magheggio. Ma stavolta non era quello il problema.

Ho provato di tutto: sconnessione e riconnessione dell’account, reinstallazione dell’app, spegnere-e-riaccendere il computer: nulla da fare. Ho persino provato a sincronizzare un altro account, per capire se il problema ero io e non lui: nisba. Quel che era peggio è che il codice di errore – otto caratteri esadecimali – infilato nella casellina di ricerca di Google non dava nessun risultato… o meglio, dava altri problemi con Google Backup e Sync ma codici di errore diversi. Una ricerca sulla mancata sincronizzazione non aveva nemmeno lei portato risultati, se non le solite cose di cui sopra. Alla fine mi sono deciso a scrivere su Facebook. Poco dopo il mio amico Max Negro mi ha dato il link a una pagina che da solo non avrei mai trovato, che tra le altre cose suggeriva di cancellare la directory sotto %appdata% relativa a Google Drive: e in effetti è ripartito tutto. Occhei, sta ripartendo tutto, perché nei vari tentativi ho spostato la directory dove mantenevo i file condivisi che ora si stanno lentamente scaricando.

La mia ipotesi a questo punto è che sia cambiato qualcosa nell’applicazione. Ma perché allora Google non ha fatto in modo di ripulire quella directory, che tra l’altro il 99% degli utenti non vede perché di default è nascosta? Non è venutoloro in mente che questi programmi dovrebbero essere i più trasparenti possibile per l’utente finale? Qual è la deriva googliana?

Statistiche del sito per settembre 2018

Gli utenti unici continuano a esere pochi, ma ho il record annuale di pagine visitate. Per la precisione, a settembre ho avuto 20.060 visitatori con 48.265 visite; le pagine accedute sono 115.960 e gli accessi 288.184. Ecco la top 5, con due classici in testa e tre post del mese:

  1. Eupnoico: 1112 visite
  2. Centro Operativo Postale: 1010 visite
  3. Quizzino della domenica: A B C: 831 visite
  4. Dizionario degli anglicismi: 807 visite
  5. I silenzi assordanti: 797 visite

Gli altri tre post oltre le 500 visualizzazioni “native” sono la recensione di Aga Magèra Difùra con 736 visite, Italiasubs e i diritti magmatici con 607, e Non troppo buona scuola con 558. L’epub del mio microlibro su DFW è stato scaricato 100 volte, il mobi per il kindle solo 29.

(ah, per la riforma europea del copyright ho ben 30 accessi da reddit. So’ cose)

Il triste ferragosto di Rocco Casalino

Sulle frasi di Rocco Casalino riportate oggi da Repubblica avrei qualche domanda.

1. Come mai sono uscite dopo un mese e mezzo?

2. Vi ricordate che Casalino è tecnicamente un dipendente nel senso letterale della parola e non in quello pentastellato di “persona eletta”, e quindi non stiamo parlando di Gigino, Teone e quell’altro? (poi è pagato abbastanza bene per doversi anche fumare il ferragosto se serve, ma quella è un altra storia)

3. (Il vero problema) Vi rendete conto che abbiamo una classe politica che – almeno a detta di Casalino – non è capace di articolare un pensiero per conto proprio e ha bisogno di chi prepari loro la pappa pronta? (poi è vero che ad Autostrade per l’Italia sono messi ancora peggio perché non hanno neppure quello che gli articoli il pensiero, ma non stiamo a sottilizzare)

Torno a parlare a Torino

Venerdì 5 sarò al Toolbox di Torino per parlare a dig.it. L’evento di per sé è pensato per i giornalisti, e infatti parlerò della nuova direttiva copyright per i giornalisti, ma è aperto a tutti. Io sarò lì da metà mattina, ma parlerò al pomeriggio: sapevàtelo!

(ora devo solo preparare l’intervento)

Quizzino della domenica: quasi sudoku

Riempite il quadrato 5×5 che ogni riga e ogni colonna contenga i numeri da 1 a 5, e le somme dei numeri in tutte e undici le aree indicate siano diversi. Nessuna somma ha valore 3, e il triomino non contiene un 3.



(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p342.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema tratto da Varsity Math)

_A Blink of the Screen_ (libro)

Partendo dal punto fermo che Terry Pratchett è morto e quindi ci siamo fermati a 41 libri del Discworld, mi sono rivolto a questa raccolta di pezzi vari scritti negli anni (Terry Pratchett, A Blink of the Screen, Corgi 2013 [2012], pag. 363, Lst 8,99, ISBN 9780552163330, link Amazon). Devo dire che leggere il suo primo racconto “ufficiale”, composto a scuola a 13 anni e pubblicato quando ne aveva 15, mi ha fatto capire che la scrittura non è proprio il mio campo (ma continuerò lo stesso a scrivere, sono testardo). Non era ancora lo stile a cui siamo abituati, ma il senso della struttura e l’umorismo di base c’erano già tutti, forse anche più dei racconti scritti quando faceva il giornalista, professione che evidentemente prosciuga le energie. La seconda metà del libro, così come le tavole a colori che lo inframezzano, è dedicata al Discworld; qua ci si trova in un ambiente più familiare, anche se nella maggior parte dei casi si hanno solo degli schizzi di due o tre pagine. Ah, sì: ogni racconto è preceduto da una sua introduzione, dove però Pratchett gioca a fare il finto modesto affermando che rileggendolo avrebbe cambiato tutto. Non ci credo, non foss’altro che perché gli sarebbe servito troppo tempo… (Un qualunque scrittore degno di questo nome rifarebbe sempre tutto: anche questo è un punto fermo).

Altro che eterogenesi dei fini

Ieri si è parlato abbastanza dell’intervista che Stefano Lorenzetti ha fatto al neopresidente della Rai Marcello Foa (intervista che non ho letto). Ma se ne è parlato solo e unicamente per una domanda: se cioè Foa fosse ebreo. Oggi Lorenzetti si scusa. Il guaio è che tra le altre cose scrive «Si chiama eterogenesi dei fini: volevo difendere gli ebrei, che amo, e non ci sono riuscito».

Lasciamo perdere la pessima frase in stile “ho tanti amici gay”, e soffermiamoci sulle parole subito prima. Perché Lorenzetti dovrebbe “difendere gli ebrei”? E soprattutto, che diavolo importa se Foa è ebreo oppure no? (occhei, io probabilmente su queste cose casco dal pero. In Normale seguivo un corso di Lorenzo Foà e in facoltà sua figlia studiava matematica con noi: non mi è mai venuto in mente che quello poteva essere un cognome ebreo, e non me ne sarebbe fregato un tubo comunque) Quello che mi importa è che dica senza arrossire «Sono andati a pescare un tweet, ma non sono riusciti a trovare un solo articolo in cui criticassi irrispettosamente il presidente Sergio Mattarella», come se i tweet fossero qualcosa che non importa un tubo. Quello che mi importa è che in tutta l’intervista c’è solo una domanda a cosa farà in Rai (e non c’è la controdomanda che a me sarebbe venuta immediata: se «non tutta l’informazione è sembrata esente da settarismi», cosa pensa di fare per non avere settarismi di tipo diverso?)

Ecco. Più che di eterogenesi dei fini, io parlerei di armi di distrazione di massa.

Quanto valgono le classifiche di vendita di Amazon

Visto che sono riuscito a far accettare entrambi i libri autoprodotti (il secondo è la versione cartacea dell’ebook su DFW e la matematica: 43 pagine in formato più piccolo di A5), ieri pomeriggio me ne sono ordinato cinque copie cadauno tanto per vedere l’effetto che fa. Stamattina, quindi 16 ore dopo, i due libri sono in posizione 21.427 tra i più venduti. Considerando che la classifica usa così ad occhio un decadimento esponenziale aggiornato ogni ora, ora potete avere un’idea di quante siano le copie effettivamente vendute dei libri che cercate.

P.S.: i libri li ho acquistati a prezzo autore che è molto più basso di quello di vendita (che al momento è comunque più alto di quello che metterò alla fine). La cosa strana è che formalmente avevo la spedizione GRATUITA, in pratica ho pagato quasi quattro euro di spedizione, o meglio la pagherò quando li avranno stampati. Non sono riuscito ad avere risposta da Amazon.