Piazza Fontana

Il dodici dicembre del 1969 ero un bimbetto torinese di sei anni e mezzo, che aveva appena cominciato ad andare a scuola. Milano, nonostante lì abitassero i miei zii, era un posto praticamente sconosciuto. Leggevo i giornali, trovavo i titoloni “Strage di piazza Fontana”, sapevo cosa significava la parola strage ma non avevo idea di dove fosse piazza Fontana: probabilmente un equivalente della casa dove abitavo allora (in corso Bramante, dall’altra parte delle Molinette rispetto alla ferrovia), cioè in quella zona che non è né centro né periferia. Vi lascio immaginare la mia faccia quando una decina d’anni dopo in una gita milanese mi trovai a passare dietro il duomo e vidi la facciata della Banca dell’Agricoltura.

Come dicevo, io ricavavo le informazioni di cronaca dai giornali, e più precisamente dalla Stampa che entrava tutti i giorni nella nostra come in tante altre case di immigrati che cercavano di integrarsi. Il guaio è che sarò anche stato un bambino che ha imparato a leggere a tre anni non ancora compiuti e quindi a sei anni poteva comprendere cosa veniva scritto, ma ovviamente non avevo ancora la capacità di esercitare senso critico. Quindi se leggevo scritto “Arrestato Pietro Valpreda: ha messo lui la bomba”, per me quella era la verità incontestabile. Perché racconto tutto questo? Semplice. Oggi siamo tutti a commemorare la strage e in tanti a parlare del terrorismo fascista protetto da settori dello Stato che volevano una svolta se non proprio dittatoriale almeno autoritaria; ma siamo in pochi a ricordare che magari non è che ne uccida più la penna che la spada, ma è tristemente vero che la penna può essere bravissima a orientare il pensiero della gente, e ciascuno di noi deve fare la sua parte e azionare il cervello, tanto più in un periodo in cui siamo bombardati dalla parola scritta e rischiamo di appiattirci su chi grida più forte o chi ci piace per tutt’altri motivi. Credo che questa sia una lezione che dobbiamo imparare.

Bici elettriche: aggiornamento

Ricordate il post della settimana scorsa sulle bici elettriche BikeMi? Ieri mattina ho finalmente provato la salita della Biblioteca degli Alberi. In effetti la parte in salita è l’unica dove la pedalata assistita ha un suo senso. Tra l’altro ho notato che (in piano) non mi conveniva nemmeno mettere il rapporto più duro, perché non venivo per nulla assistito e come dicevo la bici pesa. Molto meglio restare col rapporto di mezzo e andare alla stessa velocità con un terzo della fatica… E comunque molto meglio per me una bicicletta standard, almeno in una città fondamentalmente piatta come Milano.

Euroscetticismo: siamo arrivati uno!

Ce l’abbiamo alla fine fatta. Nell’ultima rilevazione statistica, la percentuale di italiani che pensa che l’Unione Europea sia una buona cosa è la più bassa di tutti (a pari merito con i cechi, ma noi abbiamo più persone di loro che dicono che sia una cattiva cosa). Per dire, i britannici hanno una percentuale maggiore di euroconvinti di noi, anche se poi tra di loro c’è una percentuale enorme che affermano che la UE sia Una Brutta Cosa.

La cosa interessante è che un tempo la percentuale di euroconvinti era altissima, come si vede dalla figura di destra (di Itanes, presa da un vecchio articolo di Repubblica. La domanda è semplice: che cosa esattamente è successo in questi vent’anni? È davvero tutta colpa dell’Europa, o banalmente essa è un capro espiatorio facile da usare? (no, non lo so).

Da Fidèl a Smart

Un esempio di confezione Smart (dal sito esselunga.it)

Chi frequenta i supermercati Esselunga conosce bene i prodotti della linea Fidèl. Nata come linea a basso prezzo, e quindi nascosta in cima o in fondo agli scaffali, ha perso sempre più importanza: per dire, Esselunga a un certo punto ha deciso di fare prodotti a marchio “Esselunga Top”, proprio per scegliere un posizionamento diverso.
È possibile che questa scelta non abbia portato chissà quali risultati, a differenza per esempio di quello che fa Coop con i suoi prodotti private label “Fior da fiore”; o magari qualcuno ha deciso che ora che Castro è morto e sepolto occorreva modernizzare anche quel brand. Così da qualche mese possiamo trovare sugli scaffali tanti prodotti della linea “Smart”, caratterizzati da una confezione color giallo pugno-nell’occhio, indicazioni minimali sulle etichette – praticamente solo il nome e quanto richiesto per legge – e un prezzo concorrenziale anche rispetto ai discount. Potete trovare una disanima più tecnica sulla scelta markettara qui, mentre se volete trovare un confronto con i prodotti marchiati Esselunga c’è questa disamina del Fatto Alimentare, che mostra come la qualità almeno nei prodotti alimentari sia nettamente inferiore, ed è probabilmente per questo che Esselunga ha scelto di non associare esplicitamente il nome della catena a questi prodotti. Io nel mio piccolo ho fatto un rapido controllo sui prodotti a base di latte, e la materia prima per tutti arriva dalla Germania o dall’Austria: d’accordo che Esselunga è concentrata nel nord Italia, ma mi chiedo quanto poco costi il latte lì per rendere economico il trasporto fino da noi…

eh sì, i siti porno…

Avete presente quelle mail in cui ti dicono che ti hanno cuccato sui siti porno e ti chiedono soldi (rectius, bitcoin) per mantenere il segreto? Bene: “Hαckeŗ αnonimo” mi ha scritto ieri, dicendo tra l’altro

Ho il file video – Mcodogno.mp4 – con te che ti mαsturbi agli adolescenti

Tralasciamo l’italiano un po’ traballante e non entriamo nei dettagli dell’alfa al posto della a, forse perché la mail non venga riconoscitua dagli antispam. La cosa più divertente è che l’unico account “mcodogno” che ho, anche se non uso da anni, è quello Wikimedia Italia. Questo significa che il sito porno che ho visitato sarebbe presubimilmente… Wikipedia. Non fatela guardare ai vostri figli!

Le moto in viale Marche

Sabato non c’è stato solo un incidente mortale che ha coinvolto un mezzo ATM (in quel caso perché un filobus è passato col rosso): nel pomeriggio una moto si è scontrata con un bus della 70.

Visto che quell’incrocio lo faccio tutte le mattine, mi permetto di avere qualche dubbio sulla ricostruzione. La 70 lì gira a destra. L’unico modo per fare un incidente è che la moto stava percorrendo la pista ciclabile (che è semplicemente definita da una riga gialla sulla carreggiata) e quindi non ha potuto fare altro che finire contro il bus. La cosa non è strana, considerando che ogni giorno decine se non centinaia di moto sono guidate da centauri con un daltonismo che non permette loro di accorgersi della striscia gialla. Volete che qualcuno non veda anche l’arancione del bus?

Quizzino della domenica: raddoppia il campo

Un contadino aveva costruito un recinto a forma di L per far pascolare le sue mucche, sfruttando cinque alberi che si trovavano nel suo campo e lasciandoli agli angoli del recinto. Pensando poi che forse non avrebbero avuto abbastanza erba, decise di raddoppiare la superficie; il nuovo recinto sarebbe stato rettangolare e avrebbe lasciato gli alberi sul perimetro, anche se non necessariamente negli angoli. In quanti modi diversi può farlo?

(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p419.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema dall’AMRT 2018.)

_Chiudete Internet_ (libro)

Per mia completezza ho deciso di leggere questo pamphlet (Christian Rocca, Chiudete Internet : Una modesta proposta, Marsilio 2019, pag. 144, € 7,99, ISBN 9788829701674), per vedere il punto di vista “giornalistico” su Internet – non me ne vogliano i miei amici giornalisti che apprezzo e con cui regolarmente discuto. Purtroppo il risultato è stato quello che mi aspettavo. Come prima cosa ho scritto pamphlet, e non instant book che probabilmente era quanto immaginato da autore ed editore, per una ragione molto semplice: non ci sono note e riferimenti. Detto in altro modo, bisogna prendere per vero quanto scrive Rocca e accettare la sua auctoritas (nel senso di autorevolezza più che di autorità). Occhei, il testo è strutturato nel modo che giornalisticamente si chiama panino: si inizia parlando di quanto è diventata brutta Internet e come gli OTT rubino i soldi a chi procaccia e raccoglie le notizie, c’è una sezione centrale nella quale si mostra come la politica mondiale sia stata rovinata dalla disintermediazione, e si termina riprendendo la giaculatoria iniziale. Io non entro nel merito della parte centrale, per l’ottima ragione che non ne so abbastanza. Sul resto però un po’ di informazioni ce le ho, e mi sono messo le mani nei capelli. Badate: io ritengo che la disintermediazione sia una iattura, quindi in teoria dovrei essere sulla stessa linea di Rocca: ma quando leggo che il caso Roth su Wikipedia nacque perché lo scrittore non è la persona che ne sa di più su quello che vuole dire, l’unica cosa che posso aggiungere è che se le intermediazioni sono queste allora tanto vale farne a meno. D’altra parte, mettere nello stesso calderone i ricavi di Facebook, che è fatto in modo da trattenerti il più possibile nel suo giardinetto, e il numero di pagine visualizzate da Wikipedia, che funziona tanto meglio quanto più il lettore è invitato a seguire le fonti esterne, significa che nonostante le continue assicurazioni di non essere un neoluddista Rocca è perlomeno uno che fa di tutta l’erba un fascio. Vabbè, tanto tra qualche mese tutti si saranno dimenticati del libro, anche se poi ci sarà qualche altro esponente dell’intellighentija mediatica che riprenderà lo stesso grido di dolore: mentre scrivo questa recensione Ricolfi lo ha appena fatto.