Ieri pomeriggio sono passato nel negozietto cinese non troppo lontano da casa mia per prendere un nuovo cavetto microUSB e un mouse, che qui le cose si scassano. Pago e l’addetto mi chiede se ho la tessera fedeltà del negozio; alla mia risposta negativa prende una schedina di cartoncino, riempie una casella con un timbro e me la dà. Io guardo l’ideogramma stampato sul timbro e dico “chissà che cos’è”, al che lui “non ne ho idea, mica sono cinese!”
Il Codacons si dedica alle piste ciclabili!
È tanto che non parlo del Codacons. Ho anche una vita, sapete com’è. Ma ho appena scoperto che hanno presentato un esposto in procura contro la pista ciclabile in corso Buenos Aires. (Per par condicio mi pare corretto segnalare la gioia dei giornali di destra).
Ma qual è il problema? Si tolgono parcheggi? Si toglie spazio alle auto? No, quello sarebbe troppo facile e forse oggidì nemmeno accettabile da molti. Ecco quanto riportato:
«Non basta decidere di voler fare una pista ciclabile e tracciare sull’ asfalto con la vernice delle linee che dividano la carreggiata dalla ciclabile, tra l’altro senza alcuna delimitazione vera e propria, perché così facendo si mettono in pericolo le vite dei ciclisti e di coloro che vi transitano.»
Perfetto. Fate un bel respiro, mettete in moto il vostro neurone e pensate a cosa succedeva ai ciclisti che pedalavano per corso Buenos Aires prima del tracciamento della corsia ciclabile. (Garantisco che c’era chi lo faceva, e d’altra parte non c’era alcun divieto). Evidentemente, secondo l’illuminato pensiero del Codacons, in quel caso il ciclista era al sicuro perché in mancanza di spazio riservato egli produceva un’aura che teneva lontano le automobili… Vabbè, non c’è da stupirsi che dati questi ragionamenti l’ex eterno vicesindaco De Corato abbia gioito.
Tutto questo è però normale. La vera notizia è un’altra: leggendo l’articolo di Repubblica, pare che il presidente Codacons non sia più Carlo Rienzi! Mi sa che la cosa sia un po’ esagerata, nel senso che a quanto sembra c’è un collegio di presidenza e Rienzi continua a farne parte. Però converrete con me che quella sì che è una modifica epocale…
Salvini e il 15% di fatturato
Ho visto gente che diceva di non parlare della topica di Salvini, che ha proposto una flat tax del 15% sul fatturato delle aziende: si farebbe infatti solo il suo gioco. Beh, vista la mia bolla e la mia influenza tipicamente nulla posso tranquillamente parlarne.
Io personalmente non credo che Salvini abbia fatto apposta a dire quella frase per generare traffico – un po’ come succede invece con i suoi endorsement a Nutella o Ringo – e che anzi fosse davvero convinto della cosa. Se vi ricordate, il governo giallo-verde ha in effetti messo una flat tax al 15% sul fatturato… dei liberi professionisti. Costoro hanno ovviamente delle spese, che con la flat tax non possono più portare in deduzione; ma la maggior parte del loro valore aggiunto è data dalla loro competenza, e quindi da qualcosa di immateriale. Dal loro punto di vista, quindi, una tassazione bassa e fissa permette di risparmiare sulle spese di contabilità senza intaccare molto il valore aggiunto. Certo, non possono più ammortare PC o la quota dell’automobile; ma alla fine della fiera può andare loro meglio.
Peccato che gli imprenditori facciano tipicamente trasformazione, il che significa che hanno una quantità di spese per acquisto di materiale a fronte delle vendite dei prodotti finiti. È chiaro che una flat tax ha senso al più se calcolata sul margine operativo lordo; ma la mia impressione è che Salvini – che esattamente come me non ha mai fatto l’imprenditore – non abbia ben presente come funzioni l’economia e abbia semplicemente pensato di ampliare la platea dei fruitori del 15% senza pensare a quello che dice. È solo da vedere se chi imprenditore non è rimarrà o no fulminato sulla via Bellerio…
Anche i centesimi contano
Dopo che entrò in corso l’Euro, Bernardo Caprotti decise che le monete da 1 e 2 centesimi rendevano solo più complicata la vita, e così decise di arrotondare per difetto gli scontrini. In pratica, se il totale era 10 euro e 29 centesimi si pagava solo 10,25. Come dicevo, Caprotti avrà fatto un po’ di conti e deciso che il risparmio di tempo alle casse era maggiore di quei centesimi. Lo sconto funzionava però anche con i pagamenti elettronici.
Ieri sono andato a comprare alcune cose all’Esselunga, oltre che ritirare due libri di scuola dei gemelli; pagando con Satispay ho scoperto che – non so da quanto, credo solo da qualche giorno – nel caso di pagamenti non in contanti questo sconto è stato abolito. Nulla di illecito e nemmeno di illogico: anzi mi sarei aspettato che fosse sempre stato così visto che il tempo impiegato è esattamente lo stesso. Ma quanto valeva questo sconto? Ho provato a fare qualche conto spannometrico.
In media lo “sconto centesimi” è di 2 centesimi per scontrino. Giuseppe Caprotti mostra che nella settimana di Natale del 2003 furono battuti 2 milioni di scontrini; la settimana forse non è tipica e sicuramente in più di 15 anni il numero di negozi è aumentato, ma possiamo stimare un totale di 100 milioni di scontrini all’anno. Un altro modo per fare il conto è vedere che il valore delle vendite 2019 è stato di 8,1 miliardi mentre lo scontrino medio è di 47 euro, il che dà un numero di scontrini annui intorno ai 170 milioni. Prendiamo insomma 150 milioni come stima. Infine, secondo la Banca d’Italia i pagamenti in contanti nei negozi corrispondono all’87% del totale: ma oltre ai supermercati ci sono anche panetterie, tabaccai e simili dove il pagamento non in contanti è la norma. Quindi possiamo supporre che nei supermercati ci sia un 40% di pagamenti elettronici.
Fatti i conti, avremmo 60 milioni di pagamenti fatti con strumenti elettronici che per moltiplicati per 2 centesimi danno 1,2 milioni di euro di ricavi in più l’anno (su un totale di 8,1 miliardi, ricordo). Diciamo che siamo sull’ordine di grandezza del milione. È tanto? È poco? Decidete voi. Sicuramente Paperon de’ Paperoni non si lascerebbe sfuggire questa opportunità :-)
Tre anni di fila
D’accordo, ho barato un po’. Quattro o cinque post hanno cambiato data di pubblicazione, e due o tre sono stati creati a posteriori. Ma oggi sono 1096 giorni di fila in cui questo blog ha (almeno) un post.
Scrivere qualcosa ogni giorno non è facile. Rispetto alle rubrichette che ormai tutti i principali quotidiani hanno in prima pagina io ho due grandi vantaggi: non mi legge quasi nessuno e soprattutto non sono costretto a rincorrere la cronaca; per esempio il sabato e la domenica sono ormai sempre dedicati alle recensioni dei libri che ho letto e al quizzino della domenica, anche se a volte mi capita di aggiungere qualche altro post al volo. Il mio scegliere di aspettare un giorno o due prima di commentare mi dà poi un ulteriore vantaggio, perché ho più tempo per pensarci su e per trovare voci discordanti che mi possono costringere a rivedere alcuni miei pre-giudizi. Insomma, la probabilità che io scriva qualcosa di sensato aumenta :-)
Però vi garantisco che non è affatto facile trovare sempre qualcosa da dire e quindi mi verrebbe quasi da compatire quei giornalisti, considerando che quandoque bonus dormitat Homerus. Diciamo che però da chi è pagato profumatamente mi aspetterei almeno un po’ più di mestiere…
Quizzino della domenica: Hannah
Da adolescente, mentre ero in vacanza in campeggio, avevo incontrato una ragazza che si chiamava Hannah. Per far colpo su di lei avevo preparato un foglio con il disegno mostrato qui sotto, e con il mio inglese molto approssimativo di allora le avevo detto “pensa, ci sono tantissimi modi per leggere il tuo nome, muovendosi come il re negli scacchi!” Quanti sono questi modi?

(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p467.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema da Sandro Campigotto, I giochi matematici di PhiQuadro, problema 1.18.)
How To (libro)
Una cosa è certa. Leggendo i libri di Munroe, a parte guardare i disegnini, uno si chiede di che cosa si faccia. Anche in questo caso (Randall Munroe, How To, Hachette 2019, pag. 304, $19,95, ISBN 9781473680326) le cose che propone sono completamente pazze, ma le sue spiegazioni sono perfettamente corrette, ancorché inapplicabili. Potremmo dire che il libro è un modo per insegnare un po’ di fisica senza che ce ne rendiamo conto; ma forse è meglio dire che è un modo per capire quali cose sono impossibili all’atto pratico, e soprattutto quali sono i processi mentali di un fisico nel risolvere un problema – cosa completamente diversa dai processi mentali di un matematico quale io sono, per esempio. Stavolta poi xkcd è anche riuscito a coinvolgere altra gente, come per esempio Serena Williams per colpire un drone in volo… Come sempre, una lettura godibilissima.
La Lega e il Museo Egizio
Non credo sia stata molto pubblicizzata la multa di 15000 euro – in sede civile; in quella penale c’è stata un’archiviazione – comminata questa primavera al vicesegretario della Lega Andrea Crippa.
Ecco la storia, per chi non se la ricorda. A cavallo tra il 2017 e il 2018, il direttore del Museo Egizio di Torino aveva lanciato una promozione per cui due arabi che si presentavano al museo pagavano un singolo biglietto. (Per la cronaca, era già il secondo anno che c’era quella promozione). Crippa preparò un video in cui si vedeva una sua telefonava in viva voce al centralinista del museo per chiedere informazioni sugli sconti per gli arabi; alla risposta affermativa cominciò a inveire con il classico clichè “viva gli italiani”. Il video terminava invitando tutti a telefonare al centralino e protestare, cosa che in effetti capitò, bloccando per qualche giorno le linee telefoniche. Una cosa interessante, e quella che probabilmente ha portato alla condanna, è che la telefonata era fasulla, per l’ottima ragione che il museo ha solo centraliniste donne. Ma come potete immaginare, il video doveva venire bene.
Ah, dimenticavo una cosa, soprattutto agli amici del “prima gli italiani”. Tra le iniziative del museo c’è stata quella del biglietto gratuito a chi presentava la tessera delle biblioteche civiche torinesi. In effetti l’anno scorso quando sono stato con la famiglia a visitare il museo non ho pagato l’ingresso. (Sì, ho anche una tessera delle biblioteche torinesi, fatta di persona prima che partisse la promozione). Quindi i torinesi non sono certo stati svantaggiati… anche se in effetti andare a fare la tessera della biblioteca può essere una cosa complicata per parecchi dei telefonatori protestatari.