Edilizia scolastica “leggera”

Repubblica parla della “scuola dopo il coronavirus” e tra le tante idee – o meglio, tentativi di idea – presentati racconta di un un Osservatorio dedicato che

proverà a virare i lavori già appaltati sulle nuove necessità e a dirigere i prossimi su “un’edilizia leggera” – il termine è questo – che consentirà con alcune migliaia di euro e tre-quattro mesi di cantiere di recuperare aule, piani, ali di edificio oggi inutilizzati (per la presenza di eternit, per esempio).

Vicino a casa mia c’è una scuola media, quella dell’istituto comprensivo dove i miei gemelli hanno fatto le elementari, che quattro anni e mezzo fa è stata chiusa da un giorno all’altro per la presenza di amianto, mandando tutti gli studenti nell’elementare dei gemelli, che per fortuna aveva un po’ di spazio. In questi quattro anni e mezzo non si è fatto nulla; a quanto ne sapevo gli interventi erano finalmente stati schedulati per il prossimo ottobre. La mia domanda è semplice: se sarebbero bastate poche migliaia di euro per rimettere a posto il tutto, è possibile che nessuno – nella fattiscpecie, il comune che immagino sia il proprietario dei muri – fosse riuscito a trovarli in questi anni? O forse sono improvvisamente spuntati migliaia di operai edili che con mascherine e tutto potranno finalmente lavorare in sicurezza? O magari si farà invece una finta messa a norma, perché tanto si muore più di coronavirus che di tumore ai polmoni?

Poi c’è anche la questione degli insegnanti che dovrebbero lavorare più delle 18 ore attuali per ovviare alle classi con meno bambini; lavoro “che andrà pagato meglio” bontà loro. La vedo bene anche quella. Insomma, nonostante tutte le task force qui siamo ancora alla fase zero, quella delle marinettiane parolibere. Ma almeno lui era un artista.

Ultimo aggiornamento: 2020-04-27 20:13

2 pensieri su “Edilizia scolastica “leggera”

  1. devan

    mi sa che puoi fare un copia e incolla del tuo pezzo, rimaneggiarlo un minimo, e sfornarne un altro sulle nuove piste ciclabili

    1. .mau. Autore articolo

      beh, no. L’urbanistica tattica è stata già usata, e in Buenos Aires per esempio ha senso. I controviali potrebbero addirittura essere zone 20 (poi mi darebbero la multa perché pedalo troppo veloce, ma i 25 non li dovrei superare). Viale Monza mi pare il guaio peggiore. Però in effetti quel tipo di interventi costa poco. Al più possiamo chiederci se funziona come la pista ciclabile della Moratti – da qualche parte qui nel blog dovrebbe esserci il mio commento di allora.

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