Cosmicomic (graphic novel)

[copertina] Graphic novel scritta da Amedeo Balbi e ben disegnata da Rossano Piccioni, questo libro (Amedeo Balbi e Rossano Piccioni, Cosmicomic : Gli uomini che scoprirono il big bang, Codice 2013, pag. 152, € 21, ISBN 9788875783815) racconta della storia della scoperta della radiazione cosmica di fondo, partendo però indietro di qualche decennio (ok, le primissime pagine da molto prima…) per spiegare la fisica alla base della scoperta. Personalmente ho anche molto apprezzato il “making of” alla fine del testo, che dà un’idea di come si costruisca un libro così: ma anche senza di esso il libro è comunque davvero godibile e consigliato.

altro che email!

buono scontoMi capita spesso di ricevere mail in cui mi propongono di recensire prodotti che poi mi verranno rimborsati. L’ultima, stamattina, per una webcam da pc… quasi quasi la prendo :-)

Ma Anna mi ha battuto. La scorsa settimana le è arrivata una lettera dalla Germania che le offriva 30 euro per la recensione di un prodotto che avrebbe comprato su Amazon. Non che lei si ricordi quale fosse il prodotto… un vero perccato, vero? Apprezzate anche l’italiano perfetto made in Google Translate. E il tutto non della Cina ma dalla Germania! Lei sì che è fortunata!

Il pericolo di PAW Patrol

Se avete figli o nipoti tra i quattro e i dodici anni, probabilmente sapete cos’è PAW Patrol: un cartone animato canadese che ha come protagonisti una squadra di polizia formata da cuccioli di cane, e guidata da un bambino. Anche in Italia la serie ha avuto un grande successo, con il conseguente merchandising. Bene: il New York Times segnala che ci sono state proteste contro il cartone, perché “raffigura i poliziotti come brave persone”, pardon “esseri senzienti”. L’articolo specifica che queste proteste dovrebbero essere scherzose, ma continua con azioni reali, come gli attori che hanno ufficialmente rinunciato ai compensi da loro avuti per apparire come (buoni) poliziotti in un episodio di qualche serie TV, oppure LEGO che dice ai suoi negozi di smettere di pubblicizzare i suoi set di costruzioni legate alla polizia. (Qui apro una parentesi. Probabilmente l’articolo di Toybook inizialmente diceva che LEGO aveva smesso di vendere quei set. Quando l’ho letto stamattina, però, nella prima parte dell’articolo è stato inserito l’aggiornamento con la dichiarazione del portavoce LEGO che spiega cosa è stato effettivamente fatto. Il giornalismo che mi aspetto nel ventunesimo secolo è anche questo.)

Quello che mi preoccupa in genere è questo contrasto bianco-nero che diventa sempre più estremo. Uno può apprezzare che le statue degli schiavisti vengano buttate in mare, anche se apprezzo la battuta del mio amico Mix che propone una targa di aggiornamento tipo “dopo duecento anni abbiamo scoperto che era una testa di c***o”. Chi non fa ridere è HBO Max, che toglie momentaneamente la fruizione di Via col vento “per preparare una disamina del suo contesto storico e una denuncia di quelle rappresentazioni”. Il punto è che questa iconoclastia come sempre serve a evitare di pensare, perché è facile buttare a mare – anche letteralmente… – tutto senza capire cosa si sta davvero facendo. Per me il problema è che Edward Colston era raffigurato solo come un filantropo e non come uno schiavista. Se elimini la sua statua, non saprai più nulla di Colston e quindi saprai di meno dello schiavismo. Tutto qua.

DNS e oscuramento for dummies

Una cosa che ho visto essere poco chiara nel caso Project Gutenberg – occhei, ce ne sono tante, ma questa mi ha stupito di più – è che in molti non capiscono come sia possibile che qualcuno arrivi tranquillamente al sito, mentre altri non ci riescono. Visto che questa differenza è facilmente spiegabile dal punto di vista tecnico, ho pensato che potrebbe essere utile dare una spiegazione sotto forma di metafora. Detto in altri termini: la maggior parte dei miei ventun lettori non ha alcun bisogno di leggere questo post, perché sa già come le cose funzionano davvero. Chi passa però per caso di qua potrà forse scoprire come funziona il DNS, e capire cos’è l’oscuramento del DNS.

Partiamo dall’inizio. Il DNS è una specie di enorme elenco telefonico di Internet. I siti in rete non si presentano infatti con il nome che digitiamo o clicchiamo in un collegamento, ma con un numero; se quindi vogliono connettersi a un sito, per esempio http://www.gutenberg.org/, devono consultare il DNS per sapere qual è il suo indirizzo IP (il “numero di telefono”), 152.19.134.47. Questo elenco telefonico è naturalmente particolare: fino a metà degli anni ’80 del secolo scorso in effetti esisteva una copia ufficiale che veniva aggiornata ogni settimana, ma poi il numero di siti cominciò a crescere così tanto che si ideò una specie di elenco telefonico distribuito – il DNS, appunto. Quindi se voglio sapere qual è l’indirizzo IP di www.gutenberg.org lo guardo nel mio elenco telefonico, che si chiama “risolutore DNS”.

Fin qua, spero che sia tutto chiaro. Ora, se un giudice impone di oscurare il sito www.gutenberg.org cosa fa? Dice ai provider di strappare la pagina relativa a quel sito, o più precisamente di cancellare quell’indirizzo e metterne uno fasullo (127.0.0.1, che corrisponde al vostro computer qualunque esso sia). Se però voi invece che usare l’elenco telefonico del vostro provider andate al bar – fuor di metafora, scegliete un altro risolutore DNS pubblico, come 8.8.8.8 e 8.8.4.4 di Google e 1.1.1.1 e 1.0.0.1 di CloudFlare – l’indirizzo lo trovate tranquillamente e quindi potete accedere al sito oscurato. La cosa è legale? Non sono un avvocato, ma non mi pare ci sia una legge che ti obblighi a usare uno specifico risolutore DNS. Poi naturalmente se accedi a un sito oscurato e scarichi un file protetto da diritto d’autore commetti un reato o almeno un illecito, ma questa è una storia diversa.

Ah. È anche possibile bloccare del tutto un sito, ma ci sono due problemi. Il primo è che per farlo bisogna metaforicamente tagliare i fili del telefono, vale a dire eliminare la rotta fisica verso quel sito; il secondo è che, per come è fatta internet, da ormai più di un quarto di secolo a uno stesso numero corrispondono svariati siti: più che di un numero di telefono avrei dovuto parlare di un numero civico, insomma. Quindi bloccare un sito potrebbe avere effetti collaterali pesanti: ecco perché in Italia si è scelta una misura non molto efficace ma facile da implementare.

troppa cancellazione

Ieri pomeriggio stavo chattando con un mio collega: lui stava mostrandomi uno script che non funzionava, e mi spiegava cosa aveva fatto. Nel frattempo la signora delle pulizie stava per passare l’aspirapolvere in studio: la cosa non mi preoccupava troppo, visto che tanto avevo gli auricolari. Peccato che con l’aspirapolvere in funzione non sentivo più il collega. No, non è che il rumore fosse troppo forte e quindi mi coprisse la sua voce: proprio non c’era.

Ci ho pensato su un po’, e ho deciso che gli auricolari – che sarebbero quelli del mio Samsung Note9 – sono così bravi come cancellazione d’eco che prendevano come rumore da togliere tutte le frequenze esterne, che in questo caso coincidevano con quelle vocali. Buffo, vero?
(Alla fine ho tolto gli auricolari e alzato il massimo il volume per quei due o tre minuti :-) )

Immuni

Non ho scaricato Immuni. È possibile che nel prossimo futuro la scaricherò – insomma la mia non è una posizione aprioristicamente contraria, e comunque in Lombardia non è ancora partita nemmeno la fase di test, quindi che io in questo momento l’abbia scaricato o no è abbastanza irrilevante. Come mai questa mia scelta?

Il problema non è la gestione della privacy. Mi fido che sia stata fatta bene, o se preferite mi fido di chi ha controllato il codice sorgente. Il problema non è nemmeno il famigerato consumo di batteria: tra l’altro chiunque abbia l’app di Facebook ne consuma molta di più, se la cosa non è cambiata dagli ultimi anni quando ho deciso di toglierla una volta per tutte. Non mettetemi insomma tra i complottisti. Il problema è semplicemente che non mi è affatto chiaro che cosa succede una volta che mi arriva la comunicazione di essere stato in contatto con qualcuno che ha avvisato di essere infetto. Sono tutte domande che non sono evidentemente frequenti, o almeno io non ho trovato risposta nelle FAQ. E in effetti questa mancanza di informazioni nelle FAQ ha anche un suo certo senso, visto che la sanità è gestita su base regionale e non nazionale: addirittura a quanto pare i piemontesi non lo vogliono, e mi sembra che anche in Lombardia preferiscano spingere all’uso della loro app AllertaLOM (che ha già altri problemi di suo).

Quello che però non mi pare sia molto considerato è il fatto che un sistema di tracciamento dei contatti, oltre che necessitare di un’alta percentuale di utenti, funziona se chi lo usa sa di guadagnarci. L’altruismo è una bella cosa ma è molto minoritario. Mi sarei insomma aspettato che per esempio chi scopre di essere stato in contatto con una persona infetta da covid-19 potesse essere subito controllato con un tampone. In questo modo il tracciamento funzionerebbe davvero, tra l’altro. Ma vista la tragica situazione lombarda, quello che temo succederebbe è che mi si dica di mettermi in autoquarantena, senza contatti nemmeno con la mia famiglia, e di aspettare un tempo indeterminato ma sicuramente lungo prima che qualcuno si degni di controllarmi. E allora chi me lo fa fare? Certo, posso semplicemente installare l’app e fare finta di nulla se mi arriva una segnalazione: ma la cosa mi pare parecchio egoista.

Insomma, perché si sono messi tutti a controllare la parte tecnica di Immuni, qualcuno ha anche lavorato sulla parte sociale – anche se mi pare ci siano più attacchi che spiegazioni – e nessuno si è dedicato alla parte burocratico-gestionale?

Quizzino della domenica: correttori di bozze

Ho dato da leggere le bozze del mio prossimo libro a due amici, Aldo e Barbara. Aldo ha trovato 6 refusi e Barbara 10; di questi, 4 sono stati trovati da entrambi. Secondo voi, qual è la stima migliore per il numero totale di refusi nelle mie bozze? E quanti errori non sono ancora stati trovati? Supponete che la probabilità di accorgersi di un refuso sia p_a per Aldo e p_b per Barbara, e che i due lavorino indipendentemente.

erorre!

(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p450.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema classico.)

Letteratura latina inesistente (libro)

[copertina]È naturale che sia stata Quodlibet, che ha una lunga tradizione al riguardo, a pubblicare questo libro (Stefano Tonietto, Letteratura latina inesistente, Quodlibet 2017, pag. 194, € 15, ISBN 9788822900838). Tonietto, con l’aplomb che contraddistingue i migliori burloni, scrive una storia della letteratura latina che a prima vista può sembrare del tutto verosimile ma in realtà è completamente inventata. Certi punti sono più che altro goliardici, a partire dall'”asino chi legge” pre-latino; poi però Tonietto va avanti con le parodie, tipo quella dei cantautori dell’antica Roma. Troviamo per esempio un tale Faber che scrive “Amat aliquis ludendi causa / amat aliquis ut artifex / Rhodostoma neutra raione / amabat illa cupiditate”; oppure un non meglio identificato Parnassus che nella sua Elegia de elephante racconta del giovane schiavo che “videbat threnum comitatum lictoribus”, con la chiosa che spiega come threnus in greco significa “carro funebre” ma che Parnassus lo usa per estensione come corteo, non necessariamente funebre. Ma abbiamo anche Equizio che allunga i riassunti delle opere di Eutropio, Volpilio che scrive etimologie al cui confronto Varrone è la perfezione, o filologi moderni come Giorgio Alvise Borghese che, “tranquillitate et gypso”, dedicò tutta la sua vita a cercare di ricostruire l’Eneide usando solo suoi frammenti citati in altre opere. Alcuni punti cercano un po’ troppo la risata per la parolaccia; ma in generale la lettura è godibilissima.