IO e le riconnessioni

L’altro giorno ho casualmente aperto IO e mi è apparso un messaggio che mi segnalava come – essendo passati 30 giorni dal mio primo accesso – avrei dovuto rifare l’autenticazione con SPID. Evidentemente il concetto di password biometrica che uso sul telefonino non era considerato suficiente, oppure non c’è modo per spiegargli che non uso il pin ma il mio indice. Vabbè, faccio partire SPID e mi riconnetto. A questo punto mi chiede di inserire un pin per connettermi senza SPID. Peccato che inserendo il vecchio pin non funzionava nulla: non mi diceva nulla, ma restava lì a chiedermi il pin. Vabbè, dopo un po’ me ne sono accorto e ho cambiato password.

Ma a questo punto mi sono trovato come “da leggere” tutti i messaggi che avevo coscienziosamente archivato, e che probabilmente avrei dovuto direttamente cancellare, come quelli dell’ACI di cui non me ne faccio proprio nulla. Qui non dico più “vabbè”, perché in questo caso non c’è proprio nessuna logica in questo comportamento. E non venitemi a dire che il codice IO è tutto open source e quindi posso suggerire le modifiche da fare: non può e non deve essere un mio problema…

Abissine, copy e shitstorm

il testo originario La storia delle “abissine” del pastificio La Molisana – trovate la storia su bufale.net e un racconto molto più completo su Gambero Rosso mi pare un classico esempio di come il combinato disposto tra la sciatteria dei copy e la voglia di sangue dei social network porti a risultati assurdi.

Guardando il testo che da un paio d’anni era presente nel sito del pastificio – e ancora reperibile su Web Archive, se uno sa come cercarlo… per comodità l’ho anche copiato su archive.is – si capisce senza ombra di dubbio che bisognerebbe applicare una moratoria alla professione di copy, visto che buona parte dei testi da loro prodotto non hanno alcun senso pratico. Per la precisione, al copy che ha scritto quel testo bisognerebbe togliere immediatamente la tastiera. Uno che scrive «formato dal nome che è già “storytelling”…» dimostra sin dall’inizio che non ha idea di cosa deve fare. Non parliamo poi della frase successiva, “La pasta di semola diventa elemento aggregante? Perché no!”. Se davvero il copy avesse scoperto che il MinCulPop aveva inviato una velina ai pastifici, perché celebrassero anche nei formati della pasta le Grandissime Vittorie dell’Italia, allora sì che sarebbe stato uno scoop. Ma quei nomi con ogni probabilità erano stati dati per la banale ragione che al tempo erano di moda, e sono pronto a scommettere che il copy ha persino pensato che la frase fosse divertente, anzi “intrigante”, soprattutto con quel “perché no?” finale. In compenso dovrebbe essere chiaro a tutti che l’inciso “Di sicuro sapore littorio” si riferisce al nome della pasta, e non certo al suo gusto; qua la colpa non è del copy, insomma, ma delle conoscenze di analisi logica della gente.

Detto tutto questo, non mi stupisco troppo che Niccolò Vecchia abbia fatto partire la shitstorm (nota: io non posso visualizzare quel post, non so se perché è stato cancellato o perché lui pubblica solo per i suoi amici). Non mi stupisco per nulla che Laura Boldrini abbia ripreso il tutto. Mi stupisco invece della rapidità con cui, nonostante la festa dell’Epifania, i gestori del sito della Molisana siano riusciti a cambiare al volo la pagina incriminata, non solo togliendo il testo incriminato ma anche modificando il nome del link alla ricetta (che inizialmente parlava di abissine) e persino l’immagine del pacco di pasta. Ok, si sono dimenticati di cancellare l’immagine originale, ma nessuno è perfetto.

Ma quello che mi preoccupa seriamente è la scelta del pastificio, che anziché limitarsi a eliminare il testo e assicurare che sarebbe stato riscritto in modo che fosse chiaro che non si intendeva alcuna apologia di fascismo hanno scelto di cancellare un pezzo di storia semplicemente per una protesta in rete. Lo so. Mentre sto scrivendo i supporter di Trump hanno assalito il Senato USA, in quello che a tutti gli effetti è un tentativo di golpe; uno potrebbe pensare che il calare le braghe da parte della Molisana sia una cosa da nulla. Non sono d’accordo. Sono in rete da più di 35 anni; so che se cominciano a passare queste autocensure ci troveremo in un amen in un sistema che non permetterà più di esprimersi in libertà.

la vera fine del trumpismo?

risultati in Georgia In questo momento, come si vede dall’infografica del New York Times qui sopra, uno dei due seggi senatoriali in ballotaggio in Georgia è assegnato ai democratici, mentre per il secondo ci vorrà un riconteggio (per la gioia dell’ancora per poco presidente Trump). È comunque improbabile che ci siano quasi 13000 voti in più per i repubblicani, il che significa che alla fine il Senato rimarrà 50-50 e quindi almeno fino alle prossime suppletive in mano ai democratici.

Devo ammettere di avere sopravvalutato Donald Trump. Pensavo che tutto il suo casino di questi due mesi servisse per convincere gli elettori repubblicani a votare in massa e far loro mantenere il controllo del Senato, ma a quanto pare persino una buona parte di repubblicani moderati ne ha avuto a basta di questi quattro anni, e pensa a una Rifondazione Repubblicana o qualcosa del genere. Resta sicuramente una percentuale notevole di ammiratori di Trump, ma senza il supporto dall’alto non so quanto riusciranno a rimanere uniti. Chissà che succederà tra due settimane, però…

Metaphorosis 2019 (libro)

[Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing]
Non è semplice recensire un’antologia come questa (B. Morris Allen (ed.), Metaphorosis 2019 : The Complete Stories, Metaphorosis Publishing 2020, pag. 1141, € 17,83, ISBN 9781640761575), anche perché più che un’antologia è la raccolta dei 52 racconti pubblicati nel 2019 dalla rivista Metaphorosis. Non c’è insomma un vero tema unificante, se non l’amplissimo “sf o fantasy” che (per fortuna) non dice praticamente nulla. Il risultato è che molti dei racconti non mi hanno detto molto, ma ce ne sono parecchi che mi sono piaciuti: The Book of Regrets (M.J. Gardner), Five Star Review (Alyssa Nabors), Pleasing the Giants (Carolyn Lenz), L’Appel du Vide (Rajiv Moté), The Color of My Home is Red Like an Apple (Evan Marcroft), One for the Wounded (Phoenix Alexander), In the Beating of a Wing (David Cleden), The Memory Dresser (Nicholas M. Stillman), Las Vegas Museum of Space Exploration (Marilee Dahlman), The Offshore (Josh Taylor), Some Sun and Delilah (B. Morris Allen), A Final Resting Place (Matt Hornsby), The Guardian of Werifest Park (Carly Racklin), Misalignment (Erik Goldsmith), Super (Yume Kitasei), Via Dolorosa (Christine Lucas), The Dybbuk (Lewis Gershom).
Alla fine di ciascun racconto l’autore spiega come esso è nato: altri commentatori non hanno apprezzato questa monotonia nelle domande, ma secondo me nel contesto la cosa ha senso. Alla fine vale la pena di acquistare il libro: anche saltandone metà resta ancora tantissima roba da leggere!

Assange non sarà estradato

Per quanto Julian Assange mi stia sulle palle come persona, sono felice che sia stata rifiutata la sua estradizione in USA. La richiesta era legata al fatto di avere pubblicato nella piattaforma Wikileaks documenti riservati: quello che una volta si sarebbe chiamato “giornalismo d’inchiesta”. D’accordo, viviamo in un periodo storico dove più che vere inchieste ci troviamo ad avere a che fare con montagne di dati che devono essere spulciate e verificate da qualcun altro, ma dobbiamo accontentarci di quello che passa il convento… e soprattutto ricordarci, come dicevo all’inizio, di distinguere il giudizio sulla persona da quello sulle azioni.

Chi sarà il committente?

Ieri sera mi è arrivato il testo di un sondaggio di Google Rewards. Ultimamente stanno (ri)cominciando ad apparire sondaggi politici; e stavolta – per miseri nove centesimi – mi è stato chiesto quale sarebbe stato secondo me il miglior presidente del consiglio per i prossimi mesi. Due scelte (più un “altro” che stavolta ho lasciato perdere per non trollare troppo): Giuseppe Conte e Mario Draghi.

Indipendentemente dalle mie scelte, mi chiedo se questi sondaggi siano stati commissionati da Conte o da Draghi…

Quizzino della domenica: L’orologio di zio Gino

Mio zio Gino è sempre stato un tipo strano. Andò in pensione l’ultimo giorno di un mese che non ha 31 giorni. Il giorno dopo, il suo orologio da polso – uno di quelli meccanici – ovviamente non segnava il primo del mese, perché occorreva aggiustarlo a mano. Lui lo guardò e disse: “Tanto non devo andare in ufficio… e prima o poi, a furia di mesi corti, l’orologio segnerà anche la data corretta”. Ed effettivamente il primo maggio 2009 l’orologio segnava il primo del mese. In che giorno, mese e anno zio Gino è andato in pensione?


[l'orologio]

(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p490.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema tratto da Louis Thépault, Le chat à six pattes et autres casse-tête; immagine da freesvg.org.)

Getting Better (libro)

Io sono invidioso di Leonardo. Non solo ha cominciato a bloggare prima di me – e il mio blog è maggiorenne da un pezzo – ma è molto più logorroico del sottoscritto. I miei amici si chiedono come io faccia a scrivere così tanto: lui credo faccia il doppio dei testi, e ciascuno di essi è lungo tre o quattro volte i miei. Ma io cerco di non portare troppo rancore. Del resto io non avrei mai avuto la santa pazienza di scrivere un libro come questo (Leonardo Tondelli, Getting Better : Le 250 migliori canzoni dei Beatles classificate, valutate, commentate, Arcana 2020, pag. 415, € 21, ISBN 9788862319843). Una classifica di praticamente tutte le canzoni dei Beatles – nella versione originale della classifica, apparsa sul Post nel corso di un anno, c’era per esempio Moonlight Bay, “cantata” dal vivo al Morecambe & Wise Show – qui ordinata più prosaicamente per data, mentre nell’originale Tondelli faceva una media delle classifiche “vere” più affidabili. Ma in realtà lui vuole parlare di tutto, non solo dei Beatles; lo fa con le sue idiosincrasie, con molte delle quali sono ovviamente in disaccordo – ne abbiamo anche discusso pubblicamente – e con un approccio sicuramente diverso dai soliti odio-amore che si leggono in giro, oltre che con meno leggende metropolitane. In effetti confesso di avergliene debunkata qualcuna, solo per farlo arrabbiare, da cui il mio “controllo qualità” nei ringraziamenti. L’unica pecca di un testo leggibilissimo è un certo numero di refusi, oltre ad alcuni pensieri che appaiono più volte come succede quando il testo nasce nelle chiacchierate di un anno. Ma sappiamo tutti che tra le mille abilità di Leonardo la sintesi è piuttosto bassa in classifica… Comunque è un libro che non può mancare nella biblioteca di chiunque sia un minimo interessato alla musica leggera.