L’altra Italia reale

In questi giorni sono da mia mamma, che vive in un paesino delle montagne torinesi. Ci vado dalla metà degli anni ’70, e quindi nonostante la notoria scontrosità dei piemontesi mi conoscono tutti; così mi sono fermato un po’ a chiacchierare con un po’ di gente e si è parlato anche del Covid.

Bene: qui sono tutti vaccinati, e quelli con cui ho parlato non hanno nulla in contrario al Green Pass – non che in genere serva loro… – e sono solamente preoccupati per la risalita del numero di contagi. Insomma, una situazione ben diversa da quella che vedo regolarmente sui social network. Ecco, forse bisognerebbe cominciare a fare un po’ la tara su certe affermazioni.

Le Fascinant Nombre Pi (libro)

[Copertina] Jean-Paul Delahaye è un matematico francese che ha tenuto per qualche decennio la rubrica di giochi matematici su Pour la Science, l’edizione francese di Scientific American. In questo libro (Jean-Paul Delahaye, Le Fascinant Nombre Pi, Pour la Science 1997, pag. 224, ISBN 9782902918256) racconta la storia di pi greco, partendo però con due capitoli iniziali sulle definizioni e le curiosità legate al numero, per non spaventare troppo i lettori, e terminando con alcune considerazioni sulla sua normalità e aleatorietà, o meglio sui concetti generali in matematica… anche perché non è che si possa applicarli in modo semplice, almeno per il momento. Ho trovato il libro piuttosto interessante, anche perché diverso dalle trattazioni che si trovano in giro.

Consumatori di toner

L’altro giorno Anna è andata con i ragazzi in piscina, e per sicurezza ha prenotato il biglietto. Per ciascuno di loro la ricevuta – da presentare in piscina – era di una pagina intera; e oltre ai dati la pagina conteneva l’immagine che vedete qui a fianco.

Non ho nulla in contrario che in questa paginata ci siano i loghi degli sponsor, che tra l’altro sono in grigino chiaro e non danno molto fastidio. Ma vi rendete conto della quantità di toner che si spreca per stampare quell’inutile disegno? E non venitemi a dire “ma tanto te lo porti sul telefono”. Anna per scelta non ha dati sul telefono, e comunque l’aveva lasciato a casa perché non le serviva. Quello che è successo in pratica è che ho editato il PDF per togliere le figure; già che c’ero ho leggermente compattato il tutto, facendo stare i biglietti in due pagine. Avessi avuto più tempo, probabilmente ce l’avrei fatta con una sola…

gli amiconi di Confindustria

Chi mi legge lo sa. Sono convinto che il personale sanitario a contatto con i pazienti dovrebbe avere l’obbligo di vaccinarsi, essendo a contatto con persone deboli e facendo una professione che richiede questo contatto. Ma da qui a dire, come fa Confindustria, che anche nel privato chi non vuole vaccinarsi possa venire demansionato o direttamente lasciato a casa – senza stipendio, claro – è troppo. A me viene da pensare che in questo modo i datori di lavoro possano risparmiare sulle misure di contenimento, ovviamente sulle spalle dei lavoratori…

Sconti a chi abita vicino

ingresso ridotto L’altro giorno la newsletter su Milano del Post – Colonne – ha raccontato di ADI Design Museum, che offre l’ingresso scontato a chi abita in un raggio di 15 minuti a piedi o in bicicletta dalla sua sede.

Capisco la trovata pubblicitaria; ma a me personalmente la cosa pare stupida per due motivi. Il primo è che banalmente non è dato sapere se io sono arrivato al museo in bicicletta o in automobile, quindi la logica di dire “promuoviamo una città più vivibile localmente” è fallace. Il secondo è che se vuoi fidelizzare chi abita vicino sarebbe meglio pensare ad abbonamenti annuali molto scontati per queste persone. Non essendoci ancora andato, non ho idea se in quel caso abbia senso visitare il museo più volte, a differenza per esempio del Museo della Scienza e Tecnologia che però li fa a chiunque; però se si dice di voler fare qualcosa di nuovo che lo si faccia davvero.

(Per amor di cronaca: il CAP dove vivo è uno di quelli che dà lo sconto, ma tanto Anna e io siamo abbonati annuali ATM e quindi l’avremmo lo stesso)

“divisa impropria”

Avevo letto qualcosa su Facebook, ma come spesso capita la notizia era stata riportata in modo così confuso da essere inusabile. Ora ne parla la BBC: la nazionale norvegese di beach handball che giocava gli europei è stata multata per avere indossato una divisa impropria: pantaloncini anziché la parte inferiore del bikini.

A parte che fino alla settimana scorsa non sapevo dell’esistenza del beach handball e fino a cinque minuti fa non sapevo che era stato inventato in Italia, e ancora adesso mi chiedo che cosa abbia esattamente a fare con la pallamano dove dai ricordi scolastici qualche palleggio lo potevi anche fare, la multa conferma la mia ipotesi, che cioè almeno per il lato femminile la parte atletica è in secondo piano. O mi volete dire che gli shorts danno vantaggi competitivi?