I morti per Covid sono “pochi”?

In questi giorni abbiamo un plateau di una sessantina di morti al giorno per Covid, cioè intorno ai 22000 l’anno. L’influenza (e le sue complicanze) fino al 2017 è stimata aver fatto 8000 morti l’anno. Decidete voi come considerare questi due numeri.

Luca Morisi e la droga

C’è chi twitta «Se si è “diversi” da Morisi è possibile dimostrarlo oggi.». La mia risposta breve è “e perché dovremmo dimostrarlo?”. Parlo naturalmente dell’iscrizione nel registro degli indagati di Luca Morisi per cessione e detenzione di stupefacenti. Se non avete idea di chi sia Luca Morisi siete persone fortunate: è stato fino a pochi giorni fa il responsabile delle campagne sui social media di Salvini, probabilmente la mente dietro la citofonata “Scusi, lei spaccia?”… il che denota una faccia tosta niente male.

La risposta più lunga? Beh, in questo momento possiamo dire che Morisi aveva della droga in casa, e presumere – anche dalle sue dichiarazioni – che la usasse. (Diciamolo adesso, prima che tra qualche anno invochi la legge sull’oblio per cancellare tutti i riferimenti a questa storia). Possiamo immaginare che le sue dimissioni di qualche giorno fa siano state spintanee, se è vero che le indagini sono iniziate il mese scorso. Possiamo domandarci se e come c’è stata una manina che ha avvisato i vertici della Lega per ridurre l’impatto di questa notizia bomba: non che sarebbe cambiato molto, perché per quell’elettorato gli spacciatori da far fuori sono solo gli stranieri, meglio se neghers, che rubano il lavoro agli italiani.

Quello che io personalmente non dico – e non dirò fino a un eventuale giudizio in terzo grado – è che Morisi sia uno spacciatore. Non è così inverosimile che i tre indagati iniziali si procurino la droga dallo stesso spacciatore di Morisi e quindi l’abbiano conosciuto così, e quindi abbiano pensato di tirarsi fuori facendo il suo nome come spacciatore. Ma quello lo stabilirà la magistratura. D’altra parte, come dice lo stesso Salvini, “chi sbaglia paga!”

Non sarebbe stata una vera elezione…

Venerdì mattina abbiamo trovato nella posta una lettera (recapitata a mano) per Anna. Ebbene sì, era quella di Gianluca Comazzi, con tanto di santini elettorali. Non che non sapessimo della sua candidatura, visti i manifesti di questi mesi che raffiguravano lui e un cane. Rispetto alle precedenti missive, non parla più di installare nuove telecamere di cui comunque rivendica la paternità e si limita a una “presenza frequente dei vigili di quartiere”. In linea con le nuove tendenze ecologiche, punta invece sulle barriere antirumore lungo la ferrovia (pardon, “dissuasori anti rumore”. Che fanno, dicono ai treni di non disturbare?) e al rifacimento di marciapiedi sconnessi.

Fortunatamente non ho a che fare con Comazzi: nel caso capitasse, però, vorrei sapere
(1) le statistiche da cui si evincerebbe che i reati negli ultimi anni si sono sensibilmente ridotti dove sono state installate le telecamere, e la differenza rispetto a zone nelle quali le telecamere non ci sono;
(2) se la riqualificazione del giardino Wanda Osiris consiste solo nell’ampliamento – benemerito, intendiamoci – dell’area giochi bambini o c’è dell’altro che mi è sfuggito; ma soprattutto
(3) se gli pare il caso mettere come oggetto della sua lettera “il tuo amico a Milano”.

Diamo i numeri? (libro)

Conoscevo Ziegler per il suo LIBRO (il maiuscolo è doveroso) sulle più belle dimostrazioni matematiche. In questo caso (Günther M. Ziegler, Diamo i numeri? : Storie dal mondo della matematica [Darf ich Zahlen?], Castelvecchi 2015 [2010], pag. 246, € 16.50, ISBN 9788869442407, trad. Natascia Pennacchietti) il testo è molto più leggero; Ziegler racconta un po’ di aneddoti di carattere matematico, alcuni che conoscevo e parecchi altri no, in uno stile pensato per chi matematico non è però è curioso. Andrebbe tutto bene se la traduzione di Natascia Pennacchietti non avesse rovinato tutto. Ci sono frasi che sono assolutamente incomprensibili; altre traduzioni possono essere aggiustate solo da chi sa di cosa si sta parlando e quindi rimette a posto un testo zoppicante. Il libro si trova ormai a metà prezzo perché evidentemente è stato ritirato: non faccio fatica a capire il perché.

La percezione della scienza

È persino stato intervistato dal Tg1. Parlo di Francesco Tulone, il matematico siciliano che assieme a due colleghi russi ha trovato un controesempio a una congettura proposta una ventina d’anni fa. Il risultato, pubblicato sui Proceedings dell’AMS – rivista indubbiamente importante ma non al top – era stato subito salutato dal Corsera.

Un mese dopo Repubblica promuove i Proceedings a rivista “più prestigiosa al mondo per i matematici”, raccontando nel contempo come a Tulone sia stata tolta la cattedra, cosa che del resto era nota da settimane. Solo che la storia è un po’ più complicata di come descritta, e non parlo delle conoscenze matematiche necessarie. Tulone non è un professore ma un ricercatore, e quindi non ha obblighi didattici, anche se molto spesso le università fanno comunque insegnare (su base volontaria) anche i ricercatori. Tulone ha sempre dato la sua disponibilità a tenere il corso, ma quest’anno in università è arrivata una professoressa in quella classe di materie e il consiglio di dipartimento ha deciso di affidare il corso a lei. Tutto questo naturalmente non si evince dagli articoli di giornale, scritti evidentemente senza cercare altre fonti. Insomma, chi scrive questi articoli non ha esattamente idea di quali siano i risultati scientifici di cui si parla – e questo è assolutamente comprensibile – ma non gliene importa nulla e pubblica più o meno a caso quello che sente dire da una singola parte in gioco.

Ma come sempre in questi casi la mia domanda è un’altra. Ferme restando le qualità scientifiche di Tulone, che comunque non saprei quantificare: quali sono le sue qualità sociali per riuscire a tirare fuori tutto questo cancan mediatico?

L’età del bronzo medievale

[La distruzione di questa città medievale dell’età del bronzo è stata l’ispirazione per Sodoma?] Il titolo che vedete qui a fianco l’ho preso da buzznews.it ma l’ho visto in vari posti, e non ho voglia di cercare chi è stato il primo a pubblicarlo, anche se propendo per tale Elma Zito che lo ha firmato.

Una persona di cultura appena decente, leggendo questo titolo, si chiede come faccia una città medievale a essere dell’età del bronzo. Poi magari si chiede anche come la Bibbia abbia potuto essere così preveggente da sapere prima della nascita di Gesù che Sodoma nel medioevo sarebbe stata distrutta. Cercare di leggere il testo fa venire ancora più mal di testa: non posso nemmeno dire che è stato tradotto con Google Translate, perché gli ho dato in pasto quello che è presumibilmente l’articolo originale e vi assicuro che la sua versione italiana è molto più chiara. Per i curiosi, l’ipotesi che Tell el-Hammam (città dell’età media del bronzo situata nella valle del Giordano) sia stata distrutta intorno al 1650 a.C. da un meteorite circola da alcuni anni. Ah, “Radiocarbon dating dates the destruction to within 50 years of 1650 BCE” ha perso il “Before Common Era” ed è diventato “La datazione al radiocarbonio colloca la distruzione entro 50 anni dal 1650”, e come tutti sanno il 1650 è pieno medioevo…

La mia domanda in questi casi è duplice. (a) la gente viene pagata per scrivere queste cose che non riesco proprio a chiamare articoli? (b) Quanti clic può avere un testo del genere? Non è che con i miei ventun lettori io faccia fare loro un picco?

I limiti del software


Repubblica racconta come Apple abbia inserito lo schwa in iOS (vabbè, Google l’aveva fatto sei mesi fa). Solo che non riesce a metterlo nell’articolo “perché il sistema editoriale non riconosce ancora il carattere schwa”.

Eppure il quotidiano romano usa la sua font Eugenio, e non è che ci voglia molto ad aggiungere un glifo (che poi è banalmente una e rovesciata quindi non è neppure una forma da creare ex novo, anche se sarebbe utile. Non vi siete mai accorti di come la ǝ appaia strana? la ragione è quella). Troppo complicato?