poi uno si chiede perché usa Amazon

Ho acquistato un po’ di libri di compiti per le vacanze dei ragazzi da libreriauniversitaria.it, per l’ottima ragione che né Amazon né Ibs li trattavano (e li posso anche capire). Ok, gli altri li posso anche capire, visto che questi libri sembrano introvabili a meno che tu non li compri a maggio. Capisco già di meno che libreriauniversitaria ti sposti in avanti di una settimana la data di arrivo prevista perché non riescono a trovare la seconda copia di uno dei libri senza inviarti nessuna mail. (Ok, se tu scrivi rispondono subito; ma appunto devi stare loro col fiato sul collo). Ma soprattutto non capisco che cosa faccia PosteItaliane.

Il pacco con i libri è stato spedito la mattina del 24 da Ferrara, ed è arrivato la sera all’hub di Bologna. Il 25 e il 26 si è acclimatato (era il weekend…), e nel tardo pomeriggio di lunedì 27 è arrivato a Peschiera Borromeo. Da lì si è mosso solo la mattina del 30 per finire a Sesto San Giovanni. Ah: notate che ho messo come luogo di consegna un locker presso un Lidl, in modo da semplificare la consegna. Quale era il problema che ha richiesto altri due giorni di acclimatazione?

Internet e le ricerche impossibili

Massimo Mantellini scrive che il motore di ricerca della Big G «Fa schifo per scelta aziendale, non per altro, e fa schifo ogni anno di più», e su questo sono abbastanza d’accordo. Tra l’altro ho notato che ormai è spesso impossibile scoprire se un risultato è recente o no senza aprire la pagina, cosa che fa perdere ancora più tempo.

Ma soprattutto scrive che «il punto centrale resta che al momento non esistono alternative serie»; e qui sono estremamente d’accordo. Io continuo a provare nuovi e vecchi motori di ricerca, famosi o di nicchia: per questi ultimi, se siete curiosi, potete guardare per esempio Brave o Marginalia. A parità di stringa, e dopo aver eliminato dai risultati Google tutti i siti “ottimizzati” (o se preferite sponsorizzati), gli altri motori hanno comunque una frazione dei risultati di Google. È possibile che ci sia semplicemente troppa roba in rete, e quindi (a) salvarla costi troppo e (b) persino Google deve trovare un modo di rientrare delle spese. Ma il risultato pratico è che la serendipità nelle ricerche ormai è morta. Il periodo in cui si potevano trovare «testi favolosi ed inaspettati» è stato intenso ma breve.

Osteria Ricci: evitatela

Ieri sera Anna e io siamo andati a cena con due nostri amici all’Osteria Ricci, nella zona di corso Indipendenza. Siamo arrivati alle 20:15 quando il locale – non enorme – era ancora mezzo vuoto, siamo finiti sotto una cassa che mandava musica a volume piuttosto alto e che non siamo riusciti a fare abbassare, e abbiamo cominciato a ordinare antipasti per tre (io non lo volevo). Poi io e Loris abbiamo chiesto un piatto di orecchiette (50 grammi, non di più); le signore hanno preso un’insalata e io ho anche contestualmente ordinato un piatto di carne. Erano le 21:25. (Sì, il servizio non brillava per rapidità).

Alle 21:50 arriva un cameriere, mi dice “lei sta aspettando il secondo, giusto?” e mi rimette una forchetta nuova. Alle 22:10 Anna si alza per fumare, chiede a un cameriere cos’era successo al mio secondo, e gli viene risposto “controllo”. Alle 22:20 mi sono alzato, sono andato in cassa e ho chiesto il conto, meno la carne che non mi era arrivata. Il proprietario ha detto che c’era stato un problema con il forno. Ho pagato (135 euro per antipasti per tre, due piatti di orecchiette, due insalate, due bottiglie d’acqua da 65 cc e una bottiglia di vino), ho salutato (“buonasera”, non certo “arrivederci”) e sono uscito.

Il proprietario poteva evitarsela, una scusa così idiota. Persino da Gionni lo zozzo se hai dei problemi in cucina – e possono capitare, intendiamoci – ti arriva qualcuno ad avvisarti del problema e chiederti se vuoi cambiare ordinazione oppure aspettare. Puoi fare dei piatti favolosi, ma se sei convinto che i tuoi clienti possano essere trattati in questo modo i clienti non te li meriti.

spam immobiliare

Mi ha appena telefonato la signora Irene di una non meglio precisata società immobiliare interessata a immobili nella via dove abito. Quando le ho risposto che mi aveva già cercato e le avevo detto di togliermi dalla loro base dati, mi ha risposto acida che a lei non risulta.

Ora, io su certe cose ho una memoria di ferro, e la combinazione nome-introduzione della chiamata mi era ben chiara in mente. Ma ho anche un furbofono che salva tutto, e quindi ho verificato che mi ha chiamato il 5 ottobre alle 15:38 e il 10 febbraio alle 16:50. Penso di sapere cosa farò il prossimo ottobre-novembre, quando mi richiamerà per la quarta volta.

Writers of the Future – volume 38 (ebook)

[Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing]

Prima di fondare Scientology, Ron Hubbard è stato un autore di fantascienza. Nel 1984 pensò così di istituire un concorso per promuovere la scrittura di racconti di fantascienza, fantasy e horror da parte di giovani autori. Questo concorso continua a essere portato avanti, e questo libro contiene i vincitori e i finalisti per il 2021, scelti da una giuria con a capo David Farland, che purtroppo è improvvisamente morto prima della pubblicazione del libro. Oltre ai racconti vincitori, ci sono anche alcuni saggi sulla scrittura; inoltre ogni racconto è illustrato da un giovane artista che ha vinto il concorso parallelo per disegnatori. (Ah: capisco che mettere le illustrazioni a colori nel libro stampato costerebbe troppo, però avrebbero potuto farlo nella versione ebook…)
Come potete immaginare, c’è una grande differenza tra i racconti, sia in stile che in qualità: ho però trovato il livello generale più che soddisfacente. Ecco una recensione sinteticissima.

▪ Agatha’s Monster, di Azure Arther: trama ben costruita, ma mi ha lasciato freddo. ***
▪ The Magic Book of Accidental City, Destruction: A Book Wizard’s Guide, di Z. T. Bright: in effetti mi ricorda davvero Internet… ****
▪ The Squid Is My Brother, di Mike Jack Stoumbos: idea carina, ma la storia ha troppi buchi. ***
▪ Gallows, di Desmond Astaire: è difficile parlare di viaggi nel tempo in modo consistente, ma Astaire c’è riuscito. *****
▪ Boos and Taboos, di L. Ron Hubbard: l’unica cosa interessante è che i tabù cambiano in forma ma sono sempre gli stessi. **
▪ The Professor Was a Thief, di L. Ron Hubbard: trama predicibile, ma testo comunque divertente. ****
▪ Lilt of a Lark, di Michael Panter: le parole hanno potere – e possono anche essere divertenti! *****
▪ The Mystical Farrago, di N. V. Haskell: ben costruito, e la storia è buona sia per quanto detto che per quanto lasciato intuire. *****
▪ Tsuu, Tsuu, Kasva Suuremasse, di Rebecca E. Treasure: poetico, ma non è il mio tipo di racconto. **
▪ The Single Most Important Piece of Advice, di Frank Herbert: “pensa alla storia”: s/v
▪ The Daddy Box, di Frank Herbert: davvero strano. Non sembra neppure Herbert. ****
▪ Teamwork: Getting the Best out of Two Writers, di Brian Herbert & Kevin J. Anderson: non molto utile, a dire il vero. **
▪ The Island on the Lake, di John Coming: mi ha lasciato più dubbi che certezze. ***
▪ The Phantom Carnival, di M. Elizabeth Ticknor: molto strano e un po’ troppo horror per i miei gusti, ma interessante. ****
▪ The Last Dying Season, di Brittany Rainsdon: ben costruito, ma non mi ha detto molto. ***
▪ The Third Artist, di Diane Dillon: non ho proprio capito quali sarebbero i suoi consigli. *
▪ A Word of Power, di David Farland: troppe cose lasciate sullo sfondo. ***
▪ The Greater Good, di Em Dupre: ottima idea, ma il finale è troppo frettoloso. ****
▪ For the Federation, di J. A. Becker: difficile da seguire, e comunque non mi è piaciuto affatto. **
▪ Psychic Poker, di Lazarus Black: ok, ho dovuto rileggere l’ultimo capoverso, ma quando l’ho capito tutto si è rimesso in ordine perfetto. *****

(David Farland (ed.), Writers of the Future – volume 38, Galaxy Press 2022, pag. 496, € 2,99, ISBN (cartaceo) 9781619867635)
Voto: 4/5

Roe vs Wade

Premetto che questo mio post è puramente politico e non vuole entrare nel merito del diritto d’aborto, né negli USA né tanto meno in Italia. Mi pare che ci sia già abbastanza gente che ne stia parlando, almeno nella mia bolla twitter, e non avrei nulla di intelligente da aggiungere.

Dovrebbe essere abbastanza chiaro che la Corte Suprema USA (ma questo vale anche per la nostra Corte Costituzionale) è un organo eminentemente politico. Non esistono leggi assolute: per dire, cent’anni fa il diritto di voto per le donne non era certo dato per scontato, anzi: e non faccio fatica a immaginare che se la Corte Suprema di allora fosse stata chiamata a prendere una decisione, avrebbe sentenziato che la Costituzione USA parlava di “men” e non di “men and women”. (E tra l’altro la sentenza del 1973 è stata fatta da una corte composta da soli maschi, quindi non stiamo a parlare di maschilismo in genere). La seconda cosa che io terrei bene a mente è che con ogni probabilità gli antiabortisti hanno aspettato di avere una maggioranza schiacciante (6-3) prima di riportare la sentenza al giudizio della suprema Corte, perché non si sa mai cosa sarebbe potuto succedere altrimenti. Insomma, Ruth Ginsburg – che stava già perdendo colpi sotto Obama ma è rimasta inchiodata alla poltrona – ha anche giocato una parte importante sul risultato della scorsa settimana.

Per il resto, visto che la nuova sentenza non afferma che l’aborto è illegale ma semplicemente che non è normato a livello federale, quello che succederà è che gli USA saranno ancora più divisi, tra chi vive in uno stato dove l’aborto continuerà a essere legale oppure avrà la possibilità di andare ad abortire in uno di quegli stati e chi invece avrà la scelta tra portare avanti una gravidanza e trovare qualcuno che la faccia abortire illegalmente, in modo chirurgico o più probabilmente chimico. Mi chiedo solo quanto tempo una nazione così divisa potrà resistere.

Quizzino della domenica: tre dadi

Mia figlia Cecilia mi ha detto “Sai, papà? Ho lanciato tre dadi, e il prodotto dei numeri che sono usciti è il doppio della loro somma. Sai dirmi quali sono i numeri?” Io ci penso un po’ e rispondo “No, mi spiace”, al che lei: “Va bene, se vuoi ti aiuto e ti mostro il dado che ha il numero più piccolo”. A questo punto sorrido e le faccio “Non ce n’è bisogno: ora so quali sono i numeri!” Li sapete trovare anche voi?


(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p592.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema tratto dalla Chris Smith Maths Newsletter; figura di mariotomo, da OpenClipArt)


Le misure del tempo (libro)

Si fa presto a parlare di tempo, anche se probabilmente ci conviene ricordare la frase di sant’Agostino: «Che cosa è dunque il tempo? Se nessuno me ne chiede, lo so bene: ma se volessi darne spiegazione a chi me ne chiede, non lo so.» Paolo Gangemi però si è dato uno scopo un po’ più limitato e se vogliamo oggettivo: parlare di come si può misurare il tempo e di come è stato misurato. Partiamo così dagli eoni, entità di una durata variabile a seconda di chi li definisce e suddividiamo il tempo in unità sempre più ridotte, fino ad arrivare al tempo di Planck che è il minimo tempo che possa avere un certo qual senso in fisica.
Il libro è pieno di informazioni e curiosità: nonostante io ne conoscessi parecchie è stato per me una miniera: non tanto dal punto di vista strettamente scientifico, che ovviamente è molto ben curato ma in un certo senso è standard, quanto per tutte le implicazioni per così dire umane della gestione del tempo, dalla definizione di calendari assurdi ai salti mortali che si fanno per mantenere sincronizzati i nostri orologi con la variabilità dei fenomeni astronomici su cui in teoria si basano. Tutti voi probabilmente avete sentito parlare dei secondi intercalari che vengono aggiunti ogni tanto perché la Terra sta rallentando, ma sapevate che gli informatici si limitano a raddoppiare un secondo, senza perdere tempo a creare il sessantunesimo secondo di un minuto? E avete mai pensato a come si potrebbero definire i fusi orari sulla Luna o su Marte? Il libro è insomma ottimo anche e soprattutto per chi non vuole dedicarsi troppo alla matematica, ma è appassionato di storia e di sociologia.

(Paolo Gangemi, Le misure del tempo, Codice 2021, pag. 263, € 18,50, ISBN 9788875789510)
Voto: 4/5