basta non avere fretta

A Milano è tornata la Fiera Campionaria. A dire il vero è tornata a Rho, ma qua è vietato sottilizzare.
Ovviamente qualche marchettarticolo bisogna pure scriverlo, perché il volgo sappia delle Grandi Novità. Così rep.it ci dice che hanno inventato la “casa da 100000 euro”, a cui è associato lo slogan “50 mila li paghi tu, 50 mila li paga il sole”: la “casa ecologica” ha infatti i pannelli fotovoltaici sul tetto. L’marchettarticolo spiega che «settanta metri quadrati di tetto coperto di pannelli danno 3 mila chilowattora all’anno. Si spendono 18.681 euro per l’impianto e si guadagnano (tra la vendita dell’elettricità e il risparmio) 1.860 euro l’anno. Dieci anni e il gioco è fatto: l’impianto è ripagato e da quel momento in poi si trasforma in rendita.»
Non ho abbastanza dati per fare le pulci ai numeri scritti qui sopra, anche se mi sembrano un po’ campati in aria. Prendendo un valore di irraggiamento di 1500 KWh/mq annui (vedi qua e un rendimento del 15% (da wikipedia) a me escono fuori 15 mila KWh per anno; e il fatto che il guadagno sia esattamente il 10% del costo suona anche molto strano. Ma diamoli per buoni. Resta il fatto che non si sa da dove arriverebbero i 50000 euro indicati. Sono forse 27 anni di uso della casa? E a qualcuno è venuto in mente che – a parte che non si sa come sarà il costo dell’energia in futuro – da un lato il rendimento dei pannelli fotovoltaici casa, e dall’altro i soldi che risparmi tra vent’anni sono in valuta corrente molto di meno?
Traduzione pratica: un po’ di numeri messi a caso fanno sempre in modo che nessuno si metta a leggere cosa c’è scritto, e tutti prendano per buoni i risultati.

excusatio non petita

È apparso contemporaneamente sui feed di Rep e Cor un lancio di agenzia su una frase di Napolitano. Generalmente queste notizie vengono ampliate dopo un po’ di tempo, quindi mi sono salvato le schermate, oltre a proporvi il testo originale in modo che anche voi possiate scoprire la differenza.
Corriere:
«Le intercettazioni sarebbe bene che restassero dove devono restare, in linea di principio, almeno fino a che c’è il segreto istruttorio». Lo ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano rispondendo, a margine del Premio Vittorio De Sica, ad una domanda sulle recenti intercettazioni Rai-Mediaset. (file)
Repubblica:
“Le intercettazioni sarebbe bene che restassero dove devono restare, in linea di principio, almeno fino a che c’è il segreto istruttorio”. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano rispondo così ad una domanda sulle recenti intercettazioni Rai-Mediaset pubblicate da Repubblica. Verbali che però riguardano un’inchiesta chiusa e sono pubblici e a disposizione delle parti. (file)

No hablo inglés

Io capisco che scrivere del phishing in italiano non è molto facile. Però mi chiedo perché i sedicenti “Mr. De Luca Lombardi” e “Mr. Greco Colombo” – sì, ciascuno di loro ha due cognomi e nessun nome… e il secondo sembra preso di peso dalle cronache di Tangentopoli – che mi hanno comunicato a un indirizzo .it che la Fondazione Di Vittorio, pardon, la “Fondazion Di Vittorio, ITALY” mi abbia scelto come “one of the final recipients of a Cash Grant/Donation for your own personal, education and business development”… il tutto in inglese. Tra l’altro, la “Fondazion” è stata “established 1977 by the Multi-Million groups”: immagino Agnelli e Romiti :-) Buffo notare la mancanza di “in” prima di “1977”, un tipico germanismo che fa il paio con l’indirizzo di Mr. Greco che è executive_secretary_greco@yahoo.de. Naturalmente, essendo questa una truffa di tipo 419, l’indirizzo IP da cui il messaggio è stato spedito (213.185.118.236) è… nigeriano!
In una notizia scorrelata, il mittente di un altro spam odierno è zweifel@vt.edu, e zweifel in tedesco significa dubbio: insomma, un mittente autoreferenziale!

caprette e velo

Rep.it, sempre sulla notizia, oggi ci comunica che la versione turca di Heidi ha avuto le immagini censurate, per renderle più “islamiche”. Vero? Falso? Da Rep.it non è ovviamente dato saperlo, perché collegamenti esterni non ce ne sono come al solito. Stavolta magari non è tutta colpa loro, visto che non credo che in redazione abbiano assunto qualche turcofono. Avranno copiato da qualche agenzia, che seguendo le italiche abitudini e costumanze ha emesso la Verità Unica per tutti.
Ma i miei ventun lettori meritano qualcosa in più, quindi mi sono messo a fare una ricerchina. Hürriyet (giornale il cui nome è stato citato) e Haberler hanno un articolo con lo stesso disegno, dove si riconosce più o meno un’Heidi e sullo sfondo c’è una donna in hijab: potete vederlo rispettivamente qua (attenti che modifica la dimensione del browser) e qua. Il tutto datato 13 novembre, ma immagino che nove giorni sia il tempo minimo perché qualcuno si svegli. La copertina di un libro con Heidi che ha una gonna sicuramente molto più lunga dell’originale – ma che è stato pubblicato due anni fa… – è infine qua. Io personalmente mi arrabbierei di più per la qualità infima delle illustrazioni. Ma detto tutto questo, perché mai un articolo simile doveva essere pubblicato? Mi sa tanto che qualcuno voglia mantenere soprassoglia l’attenzione contro i turchi che potrebbero entrare nella UE, e che al momento sono stati spodestati dai rumeni, pardon dai romeni. E chi meglio che Heidi può fare breccia nelle menti dei trenta-quarantenni di oggi?

Esperti

Fedele Confalonieri si lamenta: «C’è qualcuno che manovra per farci tornare ai tempi della P2.» Avrà chiesto informazioni agli esperti tra i suoi amici.

Hai perso la password? prova su Google!

Sul blog Light Blue Touchpaper ho trovato un metodo molto interessante per recuperare una password (di WordPress, per la cronaca: il blog era stato craccato a partire da un account WordPress, e il tipo voleva sapere qual era la password di quell’account). La piattaforma di blog, infatti, salva sì la password in maniera crittata – per la precisione, calcola un hash MD5 e mantiene in memoria quello, ma il concetto di base è quello – ma non lo fa con un po’ di sale in zucca. Fuor di metafora, non aggiunge il salt, cioè un certo numero di caratteri casuali per far sì che due password uguali non vengano codificate allo stesso modo. Che ha fatto allora Steven, l’autore del blog? Ha provato a inserire l’hash MD5 su Google, e ha trovato varie pagine, che avevano il nome “Anthony” all’interno. E in effetti, la password era proprio Anthony!
Per semplificare la vita a chi vuole divertirsi in quel modo, uno dei lettori del blog ha scritto una pagina web che a partire da una parola vi dà i link da provare. Lascio al vostro intuito sherlockiano immaginare a che corrisponde 851cd3a23a913f9b88550bcd055e040a …
ps: il sito utilitymill.com è utile di suo :-)

link per tutti i gusti

Qualche segnalazione così al volo, che merita a mio parere un po’ di righe in più di quanto mi verrebbe da scrivere sul mio tumblr.
Christmas Slide è simile al gioco del Quindici, ma almeno dal mio punto di vista è ben più complicato: non so se la difficoltà deriva dal fatto che il pezzo grande in basso blocca praticamente tutto, ma non sono riuscito a disegnare il secondo albero di Natale.
Quick Ribbon: finalmente, se mai mi viene voglia di mettere un nastrino sul blog per ricordare qualcosa da ricordare, non ho più la scusa “non sono capace a fare la scritta”. L’unico problem… ehm, opportunità è che bisogna essere concisi, perché la scritta è solo su una riga.
Posterwhore. Non pensate male: è semplicemente un blog che raccoglie poster in giro. Diciamo che è una botta di colore che non fa mai male, soprattutto quando l’autunno è molto invernale!

parole matematiche: perimetro

(la lista delle parole matematiche si trova qua!)
Questa è una parola che mi sa tanto sia rimasta in testa a chiunque abbia finito le elementari. “Perimetro per apotema diviso due” tornerà sicuramente alla mente come formula esoterica da mormorare nei riti satanici… pardon, matematici; il significato si è perso nelle nebbie dei ricordi – per i curiosi, è la formula per calcolare l’area di un poligono regolare inscritto in una circonferenza – ma tanto si sa che la forza mistica racchiusa nelle parole non richiede di conoscerne il significato, ma solamente il suono.
Ad ogni modo, perimetro è una parola greca, come la maggior parte dei termini geometrici: il suffisso -metro sta per “misurare”, mentre peri- ha il significato di “intorno”, proprio come in “perizoma” e “periferia” (che poi sarebbe il termine greco per “circonferenza”… ma questa è un’altra storia). Il perimetro di una figura è quindi la lunghezza della parte più esterna di una figura; detto in altro modo, la somma delle lunghezze dei vari lati. Sembra ancora di vedere il protogeometra che disegna una figura per terra, pianta dei bastoncini in corrispondenza dei vertici, prende una cordicella e la mette tutta intorno. Misurazione molto pragmatica, non c’è che dire. In italiano non è comunque arrivata direttamente, ma per via del francese périmètre.
Purtroppo gli economisti si sono appropriati della parola, e nei bilanci dei grandi gruppi si legge spesso l’espressione “a parità di perimetro”. In questo caso di poligoni non ne abbiamo, e men che meno di lati. Sempre di somme si parla, in effetti, ma sono le somme dei ricavi, o del numero di dipendenti, delle aziende che fanno parte del gruppo; quindi se ad esempio è stata ceduta una società del gruppo il suo “perimetro” si riduce. So già che cosa state per dirmi: l’analogia corretta non sarebbe con il perimetro, ma con l’area. Ma che pretendete dagli economisti?