Oggi Anna e io eravamo a Usseglio, per festeggiare il compleanno della mia nipotina Laura. Una mezza faticaccia, visto che il viaggio richiede comunque due ore e mezzo. Sperando di evitare troppo traffico al rientro, siamo partiti alle 16:33 e alle 17:20 avevamo terminato il passaggio a fianco della Mandria, quando ci troviamo fermi in coda. Vabbè, penso, una ventina di minuti e superiamo il semaforo che porta al parco e alla reggia di Venaria.
No. Ci è voluta un’ora e mezzo a fare quel chilometro. Il tutto con un gruppetto di stronzi che ovviamente superava in contromano, e con la ciliegina sulla torta di tre vigili al semaforo che ammiravano il panorama, senza che nessuno di loro pensasse ad esempio a prendere la macchina e tornare indietro di tre chilometri invitando gli automobilisti a prendere la strada secondaria che passa dalla zona industriale di Ciriè (la zona la conosco, ma sono abituato appunto a code che si smaltiscono in un tempo relativamente ragionevole, e ho pensato che tornare indietro e fare il giro turistico sarebbe stato un po’ lungo).
L’unico che ci ha guadagnato è stato mio fratello, che è partito mezz’ora dopo ed è stato graziato da una mia telefonata. C’è sempre chi è più fortunello.
Porcellum ligure: un thriller
Dopo Umbria e Lombardia, termino il mio bucherellato giro d’Italia ai tempi del Porcellum con i risultati possibili in Liguria. Questa regione è una di quelle in bilico, ed effettivamente non saprei nemmeno consigliare a nessuno cosa fare.
Ho trovato due sondaggi relativi alla Liguria: secondo SWG (citata da il Velino, via Toqueville) il PdL e i suoi alleati avrebbero il 42.5% delle intenzioni di voto contro il 37.5% di PD+IdV, e nessun’altra forza supererebbe il quorum dell’8%. In questo caso i conti sono semplici: gli otto seggi da assegnare verrebbero spartiti 5 contro 3. (Come nota collaterale, guardate come il 55% del premio di maggioranza sia diventato il 62.5% grazie agli arrotondamenti). Secondo Ipsos, invece (citato da Destra di Popolo) al Senato PD+IdV avrebbe il 40.7% contro il 40.2 di PdL e alleati; inoltre anche Sinistra Arcobaleno raggiungerebbe il quorum, con un 8.8%, mentre l’UDC si fermerebbe invece al 5.7%. Il tutto corrisponderebbe a 5 seggi al PD, 2 al PdL e uno a SA. In genere, se la SA fa il quorum prenderà un seggio; chi vincerà tra i due grandi partiti ne prenderà cinque; l’altro grande partito ne prenderà due o tre a seconda del risultato della SA.
Per prima cosa, con un numero di indecisi che va dal 25 al 30% degli interpellati questi valori sono da prendersi molto con le pinze; ricordo anche che in Liguria l’1% dei voti equivale a circa 10000 persone. Dal punto di vista dei sostenitori di destra, quello che dice il loro leader Silvio B. è indubbio: un qualunque voto a Casini o alla Santanchè è contro di lui. Dal punto di vista del centro – io continuo a non vedere nulla di sinistra nel PD :-) – la situazione è anche chiara: il voto va a Uòlter, e per una volta il “ma anche” lo si lascia perdere. Dal punto di vista della sinistra, la situazione è molto più delicata: conviene dare il voto alla Sinistra Arcobaleno per assicurarsi il quorum, oppure rischiare di perdere il quorum ma contribuire a una vittoria possibile per il PD? Qua forse può essere utile la teoria dell’elettore marginale (vedi Sapere Lavoro). Guardate il terzo in lista PD e il primo SA (quello dell’Italia dei Valori non conta, non credo che supereranno il 10%…), decidete quale dei due buttereste per primo giù dalla torre, e votate per l’altro schieramento :-)
Aggiornamento: (7 aprile) C’è gente meno pigra di me. Su noiseFromAmerika avete tutta la situazione regione per regione. Un’altra tabellina riassuntiva la trovate qua (PDF).
musica molto digitale
Stamattina – ma non chiedetemi perché il link sembra essere di settembre – i miei amiconi di rep.it hanno raccontato di un’incredibile tecnologia per immagazzinare informazione musicale: per dare un’idea, un brano di clarinetto della durata di venti secondi sta tutto in un kilobyte, un centesimo dello spazio di un file MP3. Sarà falso? sarà vero?
In uno stranissimo sussulto di serietà, gli amici hanno intervistato nientemeno che Leonardo Chiariglione, che è uno che sicuramente di queste cose se ne intende, e soprattutto che le sa spiegare. È successo così che miracolosamente è diventato possibile capire almeno qualcosa in più: ad esempio che la tecnologia è sintetica (la “prestazione virtuale” secondo l’articolista), vale a dire che il suono viene generato a partire da una serie di informazioni. Chiariglione fa giustamente l’esempio del MIDI, che è un classico sistema sintetico: non so se ve ne siete mai accorti, ma un file MIDI è molto, molto, molto più piccolo di un MP3. Certo, ha anche un suono schifoso: ma questo è un particolare secondario, nel senso che di per sé il problema è che ti ci vuole molta informazione per creare un suono “bello”. Il clarinetto, tra l’altro, è uno strumento difficile da simulare, se non ricordo male, e quindi la performance degli scienziati di Rochester non è affatto da buttare.
Peccato che restino ancora un paio di punti che non sono affatto chiari. Il primo è banale: quanto è grande il “giradischi virtuale”? In parole povere, quanto spazio ci vuole per modellare uno strumento musicale? e quanto per modellare strumenti musicali simili ma non identici? Quando io sento parlare di questi sistemi di ultracompressione, mi viene sempre in mente la barzelletta dei matti che si spanciano dalle risate quando uno di essi dice un numero, perché sanno che corrisponde a una barzelletta ben specifica in un librone che si sono preparati a priori. Qua potrebbe tranquillamente essere la stessa cosa, soprattutto perché nell’articolo parlano anche di sintetizzazione di voce umana, che è ben più difficile da riprodurre… senza parlare dei vantaggi che potrebbero esserci nell’uso di questa tecnologia nelle conversazioni telefoniche. Il secondo punto è che mi chiedo se abbiano letto il comunicato ufficiale dell’Università di Rochester, e soprattutto la data di pubblicazione :-) Poi intendiamoci: in effetti a Las Vegas si sta tenendo ICASSP 2008 e martedì scorso Bocko e i suoi colleghi hanno effettivamente presentato l’articolo in una sessione poster… quindi magari sono io a pensare male. Ma mi sa che dovrò chiedere al mio amico Ugo di verificare sui proceedings dell’ICASSP :-)
Lo Zecchino d’Oro patrimonio dell’umanità
La notizia era apparsa su qualche quotidiano il primo d’aprile, ma si direbbe vera visto che c’è anche sul sito dell’Antoniano (e datata 28 marzo). Domani pomeriggio l’Unesco consegnerà ufficialmente allAntoniano di Bologna una targa che attesta che lo Zecchino dOro fa parte del programma UNESCO Patrimoni per una cultura di pace.
Non che abbia qualcosa di particolare contro i frati dell’Antoniano o il mago Zurlì, ma non è che l’Unesco abbia qualcosa di meglio da fare che premiare gli spettacoli?
sì, lo so già
Visto che oggi tutti me lo chiedono e non riesco a lavorare, comunico ufficialmente che questo video di questo dirigente Telecom l’ho (purtroppo) visto.
Vi lascio immaginare quanto la motivazione mia e dei miei colleghi si sia rafforzata, a una settimana dalla visita del nostro nuovo capo al quadrato che ha scoperto che non sapeva assolutamente quello che facciamo. (Io non so quello che faccio, ma sono un’eccezione)
Aggiornamento: (16:30) Con una performance veramente ottima, il video è stato cancellato da YouTube. Ma le relazioni esterne si sono dimenticate della versione su Repubblica.it.
Criptomnesia
Devo avere già parlato della causa che negli anni ’70 ha visto George Harrison costretto a pagare una vagonata di soldi perché My Sweet Lord era un po’ troppo simile a He’s So Fine delle Chiffons. Sembra che il termine tecnico, almeno secondo Wikipedia in inglese, sia appunto “cryptomnesia”. In effetti, se uno ascolta attentamente le due canzoni si accorge che la melodia è la stessa, anche se l’arrangiamento è così diverso che a prima vista non sembrerebbe.
Stamattina in compenso ho ascoltato via Musicovert Fight Test dei Flaming Lips (i curiosi possono guardare il video), e mi sono detto “Toh, una cover di Father and Son. In effetti pare che le royalties vadano a Yusuf Islam, già noto come Cat Stevens: ma il meglio è l’affermazione del cantante dei Flaming Lips, che ha sostenuto che non si era accorto della somiglianza fino a che il produttore non gliel’ha fatto notare.
Continuo a dire che – non appena la legge sul diritto d’autore me lo permetterà – devo preparare una galleria criptomnetica!
Repubblica della Pizza
Nella nostra simpatica Italia, dove per presentarsi alle elezioni politiche basta convincere due parlamentari qualunque una settimana prima – non che i due parlamentari debbano poi correre per quella lista, sarebbe troppo semplice – succede che un partito presenti un simbolo ritenuto troppo simile a quello di un altro partito. La risposta della Giunta per le Elezioni, invece che dire “quel simbolo s’ha da cambiare” è stata “quella lista non s’ha da presentare”.
Così l’ineffabile Giuseppe Pizza, segretario di un partito che sarà la DC in quarantottesimo ma ha comunque il nome di Democrazia Cristiana, prende la palla al balzo, si ricorda che in Italia un qualche organismo che ti dà ragione c’è sempre, e va al Consiglio di Stato. Il Consiglio di Stato chiama tutti, ma nessuno gli dà retta (tranne l’UDC, che ovviamente vuole mantenere con le unghie e con i denti il suo scudo crociato); così se la lega al dito e emette un’Ordinanza con la O maiuscola nella quale dice sostanzialmente “il ricorso non è sui candidati ma sulle liste, quindi è robbba nostra, e noi il ricorso lo ammettiamo”.
Pizza fa la voce grossa e dice che gli altri sono stati dei cattivoni e gli hanno tolto venti giorni di campagna elettorale senza i quali non possono più vincere le elezioni: subito Giuliano Amato va a dire che si potrebbe dover rinviare le elezioni, prima che qualcuno faccia sommessamente notare al costituzionalista di vaglia quale lui è che magari c’è un insignificante problemuccio: la Costituzione (articolo 61) dice che le elezioni debbono essere tenute entro settanta giorni dallo scioglimento delle precedenti, e si suppone che in Italia la Costituzione sia ancora un po’ più importante degli organismi amministrativi. A questo punto il governo ha pensato bene di ricorrere in Cassazione, mentre – immagino – fa stampare subito una nuova serie di schede elettorali perché non si sa mai.
In tutto questo, l’ineffabile Giuseppe Pizza si deve essere sentito scavalcato nella gara a chi la spara più grossa, ed è uscito con quella che secondo me dovrebbe essere la frase migliore del 2008: i settanta giorni prima delle elezioni devono essere effettivi (immagino lavorativi…) e quindi si può anche andare a 90 giorni dopo: immagino a questo punto facendo le elezioni di lunedì e martedì, perché la domenica non è un giorno effettivo. Per amor di verità, il testo non è virgolettato, e quindi magari è un’idea venuta al giornalista. Lascio ad altri più esperti di me scoprire il vero ideatore del concetto di “giorno effettivo”.
Ricapitolando: per colpa di una legge elettorale che permette di presentarsi alle elezioni senza dover dimostrare un seguito popolare ancorché minimo, di una commissione elettorale che non distingue il concetto di lista da quello di simbolo presentato e di un organo dello Stato che aspetta tre settimane prima di dare una risposta ci troviamo nella solita situazione all’italiana. Posso tranquillamente immaginare che la soluzione sarà anch’essa all’italiana, con la Cassazione che respingerà il ricorso intorno a venerdì 11 nel pomeriggio; ma il risultato finale per quanto mi riguarda non cambia di una iota.
Mese della consapevolezza matematica
Le maggiori associazioni matematiche statunitensi (AMS, ASA, MAA, SIAM) ricordano che anche quest’anno aprile è il Mathematics Awareness Month. Non che sia la migliore delle scelte, dati tutti gli ormoni che salgono a mille, ma tant’è. Interessante il tema scelto quest’anno: “la matematica del voto”. Chissà se conoscono il Porcellum.
Come i miei lettori più attenti si sono di certo accorti, io mi ero portato avanti col lavoro in maniera serendipitica, proprio sul tema prescelto: garantisco che non l’avevo fatto apposta. È anche vero che a quanto pare tutti questi conti sembrano spaventare la gente, ma su quello mi sa che io ci possa fare poco: lamentatevi con Calderoli. D’altra parte sono in un momento propositivo, e quindi lancio due idee.
– per i lettori che con la matematica non vanno molto d’accordo ma sono così compulsivi da essere riusciti a leggere fino a qua: c’è qualche tema dove secondo voi potrebbe entrare la matematica e che vorreste raccontato dalla mia spumeggiante prosa? Il tema non deve essere necessariamente sulla matematica del voto, in fin dei conti ci sono tante altre cose.
– per le amiche, gli amici, i compagni e le compagne [1] che un blog ce l’hanno e che si dilettano di matematica: ma secondo voi ci riusciamo a fare un Carnevale della Matematica [2] in italiano? Raccogliere insomma non dico ogni due settimane, ma una volta al mese i post di tema matematico (da quelli più ricreativi a quelli didattici: credo che i post a livello universitario siano scritti direttamente in inglese, e quindi sarebbero fuori tema qua). Che ne pensate?
[1] Tra la correttezza politica e il mischione del PD ormai è difficile indirizzarsi alle persone…
[2] Letteralmente “carnival” è più “sagra, festa popolare”. Ma “sagra della matematica” è un po’ troppo persino per me!