Via Stefano Scardovi, scopro l’ultima trovata di quelli di The Right Nation, che ieri hanno pubblicato i risultati delle corse ippiche clandestine: vari “Gran Prix” regionali e soprattutto il Grand Prix Nazionale di Mount Citor (and Ms. Palace), di cui vedete il risultato nel riquadro in alto a sinistra.
In effetti l’avevano anche detto, che loro erano assolutamente contrari alla legge sulla par condicio che blocca la pubblicazione dei sondaggi… come del resto da ordini della loro scuderia :-). Possiamo discutere se ha senso o no questo blocco della pubblicazione dei sondaggi (che tanto vengono commissionati e fatti lo stesso…), ma il punto qua è un po’ diverso. La famigerata legge sulla par condicio mette dei paletti molto stretti su come deve essere predisposto e presentato, il che permette almeno in teoria di capire se e come il sondaggio stesso è farlocco. Ammetto che in pratica la cosa è un bel po’ più complicata, ma magari prima o poi imparerò abbastanza statistica da potervi spiegare le cose in maniera comprensibile :-). In questo caso, proprio perché il sondaggio è clandestino, non ci vuole nulla a taroccarlo nella maniera preferita, in modo da convincere gli indecisi a fare “la scelta giusta”: il tutto sotto la patina dei numeri che fanno credere all’ignaro lettore Una Verità Assoluta, vale a dire l’esatta antitesi di quello che un sondaggio è (anche perché altrimenti si potrebbe davvero evitare le elezioni e usare il sondaggio per stabilire la ripartizione dei seggi. Pensate a quanti soldi si risparmierebbero!)
Ad ogni modo, il contrappasso ideale sarebbe vedere che l’AAMS faccia bloccare The Right Nation perché ha presentato scommesse clandestine senza l’autorizzazione :-)
zanzare ’08
Fast food alla tedesca
Avete presente quei ristoranti giapponesi dove il cibo ti arriva sui piattini che girano amabilmente su un sistema a rotaie? Bene. In Germania sembrano avere fatto le cose ancora più in grande, a giudicare da questo articolo della BBC comprensivo di video. In pratica c’è tutto un sistema di ottovolante che dalla cucina (in alto) manda giù i vari piatti, ma anche le bevande, al cliente; in questo modo non c’è più un cameriere, e non ci si può più lamentare con nessuno dell’attesa indefinita! No, non è vero: un po’ come quando da noi misero i primi distributori self-serve di benzina, ci sono alcune persone lì per spiegare il funzionamento del marchingegno a chi non è nato a pane e Pac-Man. Ma l’idea è quella.
Dal mio punto di vista è un po’ esagerato, però devo ammettere che se mi capitasse di dover tornare a Norimberga un saltino là ce lo farei anche…
dimissioni telematiche – 3
A un mese abbondante dalle mie notiziole in merito (1 – 2) torno a parlare delle famose “dimissioni telematiche”, citando un articolo di lavoce.info.
La situazione è ancora peggiore di quanto immaginassi. Innanzitutto il modulo di dimissioni non deve essere usato quando le dimissioni sono consensuali: come si poteva banalmente immaginare, chi voleva fare il furbo adesso è passato a fare firmare in bianco, al momento dell’assunzione, un accordo di risoluzione consensuale.
Peggio ancora, con una seconda circolare del 25 marzo (tre mega di PDF, non chiedetemi come mai sia così grande) è stato tolto l’obbligo di andare dai Centri per l’Impiego a farsi dare il modulino datato: puoi farti dare il numero dal tuo PC connettendoti al sito. Peccato che in questo modo il datore di lavoro, che i dati del lavoratore ce li ha, può farsi dare l’identificativo e compilare lui stesso il modulo di dimissioni per quando gli serve. Insomma, ci vorrebbe la firma digitale… che ovviamente non esiste per nulla all’atto pratico.
Resta insomma il mio solito triste commento: l’idea era buona, la realizzazione no.
Aggiornamento: (4 luglio) è di nuovo cambiato tutto. Vedi qua.
accessori fotocamera cercansi
qualcuno di lor lettori (ma anche di lor lettrici) sa dirmi dove trovo un cavo USB per la mia Lumix DMC-TZ1? è un cavetto più piccolo di quello miniUSB che si usa di solito: soprattutto più sottile e da 8 pin. E già che ci siamo, qualcuno sa dove trovi una batteria?
In realtà la batteria è qua e il cavo qua, ma io vorrei un unico posto :-(
BidPlaza
Niente roba mia questa volta, ma un ottimerrimo articolo segnalatomi da Marco d’Itri.
Non so se avete visto la pubblicità di BidPlaza.it, qualcosa tipo “la prima asta dove vince chi fa l’offerta più bassa”. Magari vi siete anche chiesti come può funzionare tutto il sistema (dal punto di vista di quelli di BidPlaza, intendo). Bene, silentman spiega tutto, ma proprio tutto. Per chi ha fretta, ecco qua l’executive summary.
Innanzitutto, non vince chi fa l’offerta più bassa ma chi tra le offerte uniche ha fatto quella più bassa, un po’ come quando si giocava a fiori frutti mari monti e si cancellavano le risposte uguali. In secondo luogo, tu i soldi della tua offerta i due euro per il privilegio di avere fatto un’offerta comunque li devi cacciare, anche se non hai vinto. Infine, gli esseri umani non sono capaci di scegliere dei numeri a caso.
Risultati pratici: BidPlaza ci guadagna qualcosa tipo il 1000%, sommando tante cifre piccole; se uno fa un’offerta è quasi certo che non vincerà; qualcuno al momento ha buone probabilità di vincita facendo tante offerte e scegliendo statisticamente quelle meno probabili.
Possibili sviluppi: più persone inizieranno a seguire la stessa logica, che quindi diventerà impraticabile. Lasciate pure perdere, insomma :-)
Di virus e altro
Inizio con una notizia di servizio, anche se probabilmente inutile visto che i miei lettori sono italianofili. Se vi arriva un mail scritto in portoghese/brasiliano dal titolo Telegrama Urgente!, non cliccate sopra il Telegrama, anche perché il file index.php invia immediatamente uno .scr che è il troiano Mal.Banker.
Aggiungo poi che l’ultimo phishing sulle Poste Italiane non è nulla di particolare, se non per l’indirizzo di invio che è posTTe.it, probabilmente la versione finnica; altrimenti le Poste ItaliEne sono sempre una sicurezza.
Ma la parte più divertente è sicuramente lo spam dei riciclatori russi di denaro dalla provenienza non ben determinata. ll messaggio, che mi è arrivato sulla casella di posta aziendale subito prima delle scuse di Luca Luciani (non credo però ci sia una correlazione) era scritto centrato come una poesia sperimentale anni ’60 e il traduttore automatico aveva fatto del suo meglio per generare del lirismo degno di ben altri scritti. Vi lascio alcune chicche per farvi iniziare meglio la giornata:
– Noi siamo la società sviluppata con il ricco di movimento nel campo di finanzaria!
– Per rafforzare la nostra società noi stiamo cercando dei professioniste [però il femminile genera qualche equivoco…]
– Le suggeriamo del stipendio quello dipende da volume del vostro lavoro
Ma il meglio è alla fine, quando mi viene detto a quale indirizzo scrivere per “chiedere le dettagli oppure fare le domande”: la frase inizia con “Se Lei è interessante”. Sono già tagliato fuori in partenza.
Silvie Berlusco, quomodo Latine loqui?
È vero che nel weekend l’unico quotidiano che ho letto è stato La Stampa, però mi sa che la notizia non è apparsa sui soliti giornali che scorro: la si trova solo sul quotidiano di famiglia, oltre che ad esempio sulla BBC dove stamattina l’ho letta. L’articolo britannico termina con “A trial for alleged fraud is set to resume after the legislative elections”, ma quelle sono le solite cattiverie comuniste, e non è di questo che voglio parlare.
In una delle sue interviste a braccio che tanto piacciono soprattutto ai corrispondenti esteri, il presidente latinista ha ricordato che a scuola dai salesiani era lui quello deputato a fare i discorsi in latino agli ospiti illustri (tipo i cardinali), e termina dicendo «Il mio latino dunque credo che mi permetterebbe anche un pranzo con Giulio Cesare». A parte i problemucci con l’italiano – avrebbe dovuto dire “Credo che il mio latino mi permetterebbe…” oppure “Il mio latino credo mi permetterebbe…” – e a parte la scelta di una persona il cui latino era piuttosto secco, mi chiedo quali voti in più dovrebbe portargli una simile affermazione. È forse convinto che l’elettore quadratico medio rimanga folgorato da tale sfoggio di (supposta) cultura? O non riesce proprio a fare a meno di farsi notare in ogni modo possibile e immaginabile? Il tutto, naturalmente, tralasciando la banale constatazione che probabilmente Silvio non capirebbe una parola di quanto Cesare pronunciasse, considerando che il latino che insegnano alle scuole italiane va appunto bene per parlare con i cardinali ma ha una pronuncia completamente diversa da quella probabile ai tempi dell’Impero sui fatali colli…