dimostrazione dell’inflazione percepita

Questo articolo di rep.it mi ha stupito davvero. Non è che mi abbia stupito scoprire che il costo dei prodotti ad “alta frequenza d’acquisto”, cioè quelli che prendiamo tutti i giorni, sia salito molto di più del valore “ufficiale” dell’inflazione: spannometricamente ci arrivavo anch’io, e l’anno scorso avevo anche scritto qualcosa su come i panieri Istat non rispecchiano quello che la gente vede tutti i giorni: è un banale artificio legato al fatto che i nuovi prodotti introdotti in genere tendono a scendere di prezzo. Non mi ha stupito più di tanto nemmeno il fatto che quei prodotti contino solo per il 39% nell’indice: nella media italiana probabilmente è vero, peccato però che per le famiglie più povere, quelle cioè che sono più interessate agli aumenti, la percentuale cresca di molto.
No: quello che mi ha stupito è che l’Istat abbia scelto di preparare una simile statistica, e che un grande quotidiano nazionale ne parli.
D’altra parte, viviamo in una nazione in cui si nasconde la tabella che compara i prezzi dei carburanti in Italia, perché le compagnie petrolifere potrebbero sfruttarla per fare un cartello dei prezzi…

How to Cut a Cake (libro)

[copertina] Anche Ian Stewart ha terminato la sua opera come autore della rubrica di matematica ricreativa di Scientific American ed edizioni sorelle. Questa (Ian Stewart, How to Cut a Cake, Oxford University Press 2006, pag. 231, Lst. 9.99 , ISBN 978-0-19-920590-5) è la raccolta degli ultimi articoli da lui pubblicati, come sempre rivisti con alcuni contibuti dei lettori. Il risultato finale è un po’ disuguale: alcuni capitoli, come i due che danno il nome al libro, sono molto interessanti, mentre ad esempio la parte sul minimo numero di incroci è un po’ pesantuccia. L’altro punto che mi fa rimpiangere i vecchi libri di Martin Gardner è che la parte delle aggiunte è molto più scarna: o la matematica ricreativa è diventata anch’essa troppo complicata, oppure i tempi eroici sono comunque terminati. Ma in ogni caso il libro resta sicuramente piacevole (per gli anglofoni: penserete mica verrà tradotto?)
Aggiornamento: (12:04) Una fonte assolutamente bene informata di cui non posso fare il nome ;-) mi ha appena comunicato che invece il libro è già stato tradotto, e uscirà tra un mesetto nella collana Einaudi Rebus. I non anglofoni possono rallegrarsi.

Che bello, definire le regole

Io mi chiedo sempre perché uno deve guardare gli spettacoli del Bagaglino, che non sono altro che delle brutte copie della realtà.
Ieri Uolter Weltroni aveva detto che il PD non avrebbe candidato persone condannate in via definitiva. Gianfranco Fini, pensando forse che tutti i condannati di AN se ne sono già andati con Storace, ha ripreso l’idea anche per il PdL. Che poteva fare allora Sandro “James” Bondi? Poteva forse restare al palo? Mannò, figuriamoci. Solo che in politica non si può semplicemente copiare, ma bisogna sempre rilanciare. Quindi, con squilli di trombe e fanfare, il nostro bel faccione ha affermato a gran voce “Puah, dilettanti! Noi del PdL non candideremo nemmeno gli inquisiti!”
Prima che qualcuno potesse chiedersi come avrebbero fatto a completare le liste, Bondi si è affrettato ad aggiungere «esclusi naturalmente quelli che, come sappiamo, hanno un’origine di carattere politico[*]». Presumo che con questa clausoletta potrebbero persino candidare Anna Maria Franzoni, dove è chiaro che il caso di Cogne è stato tutta una montatura mediatica perché la signora ha lo stesso cognome della moglie di Prodi e quindi le si voleva impedire di seguire la propria vocazione politica per il partito che rappresenta davvero gli italiani. D’altra parte, perché mai il PdL si chiama “Popolo delle libertà?
La cosa più triste di tutto questo cinema è che io per principio considererei il semplice fatto di essere inquisito assolutamente irrilevante. Sono addirittura abbastanza garantista da non volere impedire la candidatura, nemmeno con il Porcellum, a persone condannate in primo grado per corruzione, anche se credo che una persona con un minimo di serietà si farebbe da parte di suo per cercare di dimostrare la propria innocenza… ma mi sa che il garantismo per alcuni sia a senso unico con obbligo di svolta a destra.
[*] Di per sé non dovrei mettere il virgolettato, perché ho modificato la citazione di rep.it. Però non ce la faccio proprio a scrivere “un’origine” senza apostrofo.

Sì, lo so che non funziona!

Visto che tutti continuano a chiedermelo, tanto vale lo scriva una volta per tutte.
Anche se uno spunta la casella “ricorda i miei dati personali”, i dati personali non sono per nulla memorizzati. Non è che io sia così amante della praivasi: semplicemente quando sono passato da MT2.661 a MT4.01 ho innestato a forza i vecchi template, e non funziona nulla. È probabile che ad esempio sul calendario la cosa invece funzioni, il che significa che qualche speranza ci sarebbe anche: però mi serviranno parecchie di tempo per capire cosa posso salvare dei vecchi template a cui sono affezionato, e in questo periodo non ho tempo né la sera né durante i weekend. Abbiate pazienza fino a dopo Pasqua, e magari anche gli archivi funzioneranno di nuovo!

SeeqPod

Beh, in realtà tutto parte da EmmeBi che ha postato il link a Songerize: tu metti nome di una canzone e autore, e lui te la suona. Però Songerize è solo l’equivalente di “Mi sento fortunato” di un sito veramente fantastico: SeeqPod. A parte la solita sintassi appositamente erronea per il nome e il solito sistema “tutto-in-flash” che dopo un po’ inizia a scocciare, l’idea è bellissima: un motore di ricerca per canzoni (sotto forma di mp3 o di video). In questo momento mi sto deliziando con versioni di Happiness Is a Warm Gun di cui non conoscevo affatto l’esistenza, e sono una persona felice. Puoi fare il tutto perfettamente da anonimo, oppure puoi registrarti un profilo e salvarti le playlist. No, non mi pare sia possibile scaricarsi i brani direttamente, viviamo in un mondo difficile… :-)

ex-cervello

ex-senatore a vita
Credo ormai lo sappiate: sono un fan di Francesco Cossiga, o meglio lo ritengo uno dei migliori comici che abbiamo in circolazione in Italia. (Comico volontario, non involontario. Secondo me si diverte anche lui).
Oggi il Corsera lo intervista sulla possibilità che quella bella fanciulla che risponde al nome di Aida Yespica possa essere candidata nelle liste del PdL. Il testo è breve, leggetelo che merita. Ma non è di questo che volevo parlarvi. Avete notato il testo che ho riportato? Cossiga è indicato come ex senatore a vita, come se fosse morto. (Sì, lo so che aveva chiesto di dimettersi, ma ovviamente era una boutade, come gli hanno fatto notare amabilmente). Pensate che persino il sistema automatico del Corsera si è accorto dell’idiozia: l’articolo termina infatti con il messaggio di errore [an error occurred while processing this directive]: insomma si dissocia con chi è riuscito a scrivere quel testo!
Aggiornamento: (22 febbraio) Anche stavolta i solerti redattori/rilettori del Corsera hanno corretto il testo :-)

Rendicontazione

Nella simpatica azienda in cui lavoro, come penso in quasi tutte le aziende con più di due addetti, vige l’abitudine di dovere preparare un foglio in cui si indica su cosa si è lavorato: in questo modo qualche consulente può preparare delle bellissime statistiche, che qualche capetto può orgogliosamente mostrare ai caponi. Naturalmente non è possibile mantenere sempre e solo lo stesso sistema per fare la rendicantazione, perché dopo un po’ anche i caponi si accorgono che c’è qualcosa di strano, e i consulenti non hanno più lavoro. Così anche quest’anno il sistema è cambiato, e finalmente ieri mi è stata data la possibilità di spiegare cosa ho fatto da Capodanno in poi. Ecco qua così una recensione che vi racconta quello che devo fare…
Per prima cosa bisogna aprire il browser e andare su un sito. Per ragioni di sicurezza, al sito non è stato dato un nome ma solo un indirizzo ip. Da lì metti il tuo identificativo (il numero di matricole) e la tua password (il numero di matricola, per ragioni di sicurezza) e finalmente ti appare la schermata iniziale: un form con gli spazi per scrivere cognome e nome e i campi per indicare giorno mese e anno. Un utonto qualsiasi scriverebbe cognome e nome, e magari si chiederebbe perché il sistema non glieli ha già messi: anche quella è probabilmente una procedura di sicurezza. Quello che bisogna fare è selezionare la data per cui si vuole fare la rendicontazione, e poi cliccare su un’iconcina con una lente, nascosta in alto a destra. In questo modo appare come per magia una riga con il proprio nome e cognome, e un’altra iconcina, stavolta a forma di floppy, su cui cliccare.
Finalmente arriva la schermata con i dati, e il primo messaggio automatico di errore: Matricola xxxxxx per il ggmmaaaa non e' stata schedulata. Scegliere un nuovo turno.. C’è un misero singolo campo in cui bisogna indicare il codice del “turno”: dal lunedì al venerdì si scrive 451 (Fahrenheit?), il sabato 57 e la domenica 61. Sì, il sistema non si fida di calcolare automaticamente qual è il giorno della settimana: metti che nel corso della sua validità si faccia una riforma del calendario… sarebbe tutto da buttare, no?
Si conferma il dato, e compare il secondo messaggio automatico di errore: Quadratura non Ok. Il sabato e la domenica non ci sono grossi problemi: basta ricliccare su “conferma”, partendo dal principio che uno può cliccare per sbaglio una volta, ma se lo fa due volte o è un idiota o vuole proprio fare così. A questo punto si può tornare indietro, riselezionare una data, ricliccare sull’icona con la lente e poi sull’icona con il floppino, che sembra assolutamente identica a prima ma si è magicamente settata per la nuova data.
Nei giorni in cui si doveva effettivamente lavorare, la procedura è un po’ più complicata. Io faccio una sola timbratura al giorno, quindi significa che tutti i giorni convenzionalmente lavoro per sette ore e trentotto minuti: ergo c’è uno dei millanta campi che sono apparsi come per magia dove devo scrivere “0738”. Ma poi devo indicare su cosa avrei lavorato: c’è un altro apposito campo, “Codice Lavoro”. Anzi no, ce ne sono due: quello giusto mi hanno detto che è “Dati relativi ad attività Artemis”, e non quello “Dati relativi alle Indisponibilita” (senza accento, sì). Per nostra comodità sono già indicati tutti i codici possibili di attività, preparati addirittura con quello che ha tutta l’aria di essere un carattere di controllo al loro interno (si sa, scegliendo da un elenco predefinito potresti sbagliarti). Ovviamente tu non sei costretto a sapere a memoria qual è il codice per il tuo lavoro, e si può cliccare su un bottoncino per vedere la lista: per favorire l’usabilità, il bottoncino è contrassegnato da una “X”, che quindi non sta per “chiudi”, ma per “eXcellent, my dear Watson!” Se fai un’assenza, però, non c’è l’aiutino: devi andare a caccia di un file, gestito religiosamente da Chi Conosce Il Sistema, con tutte le sigle. Epperò non ci credete, ma confermando il dato funziona tutto!
PS: bisogna però essere onesti. Per il futuro, uno può già schedulare il proprio lavoro, e spiegare al sistema quali giorni sono lavorativi e quali no. L’unico problema è naturalmente che devi ricordarti di delezionare i giorni già selezionati: la bilocazione gliela lasciamo a Padre Pio.
PPS: l’avrete già immaginato tutti: sono ventun anni e rotti che devo fare una rendicontazione, e sono ventun anni e rotti che la correlazione tra quanto scritto e quanto fatto è nella migliore delle ipotesi nulla.
PS3: In questo momento non posso collegarmi al sistema, perché mi dice Utente non riconosciuto: User 'xxxxxx' already Logged. Ma se cerco di inserire i dati, mi cazzia con Utente non autenticato! Vai alla pagina di login. Perfetto, no/

Accenti e apostrofi

Stavo rispondendo a una tumblrata di cfdp (già, come si può rendere in italiano “tumbrl”? “inkappare”?) quando mi sono accorto che stavo sbrodolando, e allora tanto valeva promuovere il tutto a una notiziola. Scriveva cfdp, probabilmente passando da Uord visto la proliferazione di e commerciali che mi sono uscite fuori nella citazione:

Ho una mania, un vizio che mi accompagna dalle elementari: distinguere fra accenti e apostrofi; così ho preso il perche’ dell’originale e l’ho trasformato in perché e tutte le terze persone dell’indicativo presente del verbo essere sono diventate è, mentre prima erano e’. Ricordo che una volta scrissi a Massimo e gli chiesi perché usasse gli apostrofi anche per le parole accentate, ricordo che mi diede una risposta che lì per lì considerai plausibile, ma non chiedetemi quale.

Mantellini vuole fare vedere che lui è un “old-timer” (anzi, no, via l’inglese inutile: un vecio). Anch’io vent’anni fa non usavo lettere accentate perché era impossibile sapere come il calcolatore di chi mi leggeva le avrebbe mostrate, e quindi scrivevo e` e perche` (con lo stesso carattere, perché dal mio punto di vista era meglio conservare la differenza tra accenti e apostrofi piuttosto che la differenza di suono, che tanto per me non esiste affatto. E poi, scusate, quando alle elementari scrivevo a mano mica li indicavo diversi, gli accenti!). Poi, una decina d’anni fa, ho deciso che gli standard iniziavano a coagulare, e forse potevo permettermi il lusso di passare alle lettere accentate. Tanto avevo imparato a memoria quali erano le parole con la é acuta. Intendiamoci, ogni tanto continuano ad arrivarmi email passate attraverso qualche tunnel della paura (gateway su mainframe IBM, insomma) oppure Macintosh malsettati, le cui lettere accentate sono molto buffe: ma non si può avere tutto dalla vita.
Immagino appunto che Massimo abbia poca fiducia, oppure sia un pigrone :-)