fortuna che c’è la legge sulla privacy

Oggi con la posta è arrivata una lettera, indirizzata ad Anna, dove MIDAS le ricorda che la sua auto deve essere revisionata a febbraio.
Noi non siamo mai andati da MIDAS.
Domanda: chi ha dato i dati (che non saranno sensibili ma personali) a MIDAS?
(naturalmente c’è tutta la pappardella della Garanzia Riservatezza, il che fa incazzare ancora di più)

Per una volta che potevano dire “più del 100%”

[dagli utili alle perdite]
Anche la Sony è andata male, ci fa sapere il Corsera. Però i numeri grandi sembrano essere complicati da capire: così la perdita di 18 miliardi di yen dell’ultimo trimestre 2008 si è ridotta a 18 milioni. Ma quello è solo un peccato veniale.
Il guaio è che scrivere che passare da un utile di 236 miliardi a una perdita di 18 miliardi non significa affatto avere un calo del 95%; quello ci sarebbe stato se ci fosse stato un utile di 18 miliardi. Al limite uno potrebbe dire, stiracchiando un po’ la definizione, che il calo è stato del 105%. Ma così, se per assurdo la perdita fosse stata di 236 miliardi esattamente come l’utile del periodo precedente, si sarebbe dovuto dire che la situazione è rimasta costante?

Smemorati

Prima furono individuati, catalogati, schedati. Poi la propaganda di regime cominciò a dipingerli come causa di tutti i mali, esseri spregevoli, cancro da rimuovere. Poi furono privati dei beni, del lavoro, dei diritti civili. Poi usarono il ricavato delle espropriazioni per finanziare un meccanismo burocratico finalizzato ad espellerli una volta per tutte.
Gli ebrei furono trattati così dai nazisti e dai fascisti, molti anni fa.
Mai più!
Mai più? Come vengono trattati oggi — oggi, dico — come vengono trattati i rom, i sinti, gli immigrati? Quanti di noi sono rabbrividiti ascoltando un ministro della repubblica italiana dire che gli immigrati regolari devono pagare un tributo per finanziare l’espulsione degli irregolari? Chi di noi ha avuto paura — per sé stesso, dico, per i propri figli — quando quello stesso ministro chiamava “censimento” la schedatura di migliaia di rom e di sinti?
In quegli anni lontani, quando a partire dal 1933 gli ebrei furono ridotti in miseria e chiusi nei ghetti, i bravi cittadini applaudirono. Poi, il 27 gennaio 1945, fu loro mostrato l’orrore dei campi di sterminio. I bravi cittadini dissero: noi non lo sapevamo, noi siamo innocenti.
Cala il tramonto sull’ennesima giornata della memoria, sull’ennesimo coro di mai più! intonato da bravi cittadini che per il resto dell’anno applaudono chi si accanisce sulla miseria degli ultimi. I bravi cittadini che per tutto l’anno equiparano immigrati e “zingari” a un cancro da estirpare.
E gli ebrei?
Che senso ha commemorare sei milioni di ebrei morti per poi vomitare quotidianamente veleno su quelli vivi? Quanto sono smemorati quelli che versano una lacrimuccia annuale sulla Shoah e dedicano il resto dell’anno a bruciare bandiere israeliane, imbrattare sinagoghe e cimiteri ebraici, accostare il Maghen David alla svastica, negare a Israele il diritto di esistere come stato ebraico?
Anche oggi, come già un anno fa, il presidente Giorgio Napolitano ha ricordato che l’antisionismo è una nuova forma di antisemitismo e che occorre vigilare perché questo virus non faccia presa sulla società italiana. Qualcuno si ricorderà delle sue parole da qui al prossimo 27 gennaio?
Chi avesse ancora dei dubbi sull’identità fra antisionismo e antisemitismo potrà trarre giovamento dalla lettura di questa notizia che ho appreso dal blog di Deborah Lipstadt, la studiosa che ha segnato l’inizio della fine per il negazionista David Irving.
La notizia, in breve, è che uno dei maggiori negazionisti della Shoah ha deciso di cambiare mestiere, consapevole del fatto che il negazionismo ha perso la sua battaglia contro gli storici autentici. E che mestiere ha deciso di intraprendere questo negazionista frustrato dall’insuccesso? Semplice: farà l’antisionista. E, come commenta la Lipstadt, è tristemente facile prevedere che la sua nuova carriera sarà più gratificante.
(il post non è mio ma suo.)

ll Papa e il negazionismo

A quanto pare, la comunità lefebvriana ha chiesto scusa per le affermazioni negazioneste del vescovo Williamson, di cui parecchio si èparlato in questi giorni. Tutto a posto, allora? Per nulla. Provo a separare per quanto possibile l’aspetto religioso da quello politico, anche se la cosa non è mai facile.
Che il papa tolga la scomunica ai vescovi lefebvriani, è una scelta assolutamente interna: chi cattolico non è ha tutti i diritti di dire che è un simbolo di restaurazione – esattamente come gli esponenti cattolici hanno tutti i diritti di protestare contro le leggi da loro ritenute non etiche – ma non ha alcun diritto di pretendere di dettare lui l’agenda – esattamente come, ecc. ecc. Anche nella base cattolica ci sono dei malumori, se è per questo. Che la scomunica sia stata tolta il 24 gennaio, tre giorni prima della Giornata della Memoria, per me è stato solo un caso: alzi la mano che sapeva di Williamson prima della scorsa settimana.
È abbastanza normale, e “politico” se volete, che a questo punto si sia tirato fuori tutta la storia del negazionismo di Williamson. Nota a margine: mi sono sempre chiesto come i negazionisti spieghino la mancanza di vari milioni di ebrei zingari e via discorrendo che c’erano prima della seconda guerra mondiale, non sono andati in guerra, e poi non ci sono più stati. Hanno forse messo barba e baffi finti e sono andati a conquistare il mondo? Fine della nota. Ad ogni modo, c’era un occasione assolutamente naturale per parlare, ed era appunto la Giornata della Memoria. Benedetto XVI non avrebbe nemmeno dovuto limitarsi a parlare degli ebrei; nei campi di concentramento sono stati gassati anche dei preti, sia pure in piccolissimi numeri. Né avrebbe dovuto fare il nome di Williamson, del resto, secondo il classico principio de minimis non cura. In pratica, gli sarebbe bastato fare un discorso tecnicamente pastorale, ma con un chiaro significato sulla posizione della Chiesa Cattolica, che se permettete mi sembra parecchio più importante di quella di un singolo vescovo nemmeno in posizioni di responsabilità. Tutto questo, ribadisco, dalla bocca del papa, e non da una fonte pur autorevole come l’Osservatore Romano: è un problema di comunicazione. Invece, niente. Silenzio nella migliore delle ipotesi, forti spinte ai lefebvriani perché parlassero loro – e ancora una volta, di una piccola comunità ex-scismatica quanto volete che importi? – in quello peggiore. E queste sono posizioni politiche, non religiose.
Aggiornamento: (29 gennaio) Mentre stavo scrivendo il mio pippone, B16 ci stava già pensando. Bene.

Mino Reitano

Non dico che mi sia spuntata una lacrimuccia ad avere letto che è morto. Però un minimo di dispiacere sì, perché era una persona che si sapeva prendere in giro. Ricordo una trasmissione dove spiegava – lui che era un tappo – come avesse una serie di scarpe con rialzi sempre più alti a seconda dell’importanza del posto dove avrebbe cantato; e soprattutto non ricordo di averlo mai sentito fare piazzate e cose simili. Erano altri tempi.

questo super bonus vi terrà filatura

Ci ho perso un po’ di tempo per capire cosa diavolo volesse dire il titolo del messaggio di spam che ho ricevuto, e che pubblicizzava un casinò online.
Poi sono andato a controllare come si dice “filatura” in inglese, ho scoperto che è “spinning”, e tutto è tornato a posto. In pratica, l’amico spammatore aveva scritto “will keep you spinning”, nel senso che “vi continuerà a far girare” (le ruote delle slot machine, immagino), solo che i traduttori automatici hanno ancora qualche problemuccio!

Milano dall’età di Ariberto all’affermazione dei Visconti (libro)

[copertina] In uno dei miei giri alla biblioteca di zona mi sono recuperato questo vecchio libretto (Aldo Devizzi, Milano dall’età di Ariberto all’affermazione dei Visconti, Banca Popolare di Milano 1976, pag. 112, s.i.p., no ISBN), di quando la Banca Popolare di Milano probabilmente non era così grande da poter fare le vere strenne come tutte le altre banche. Il testo racconta della storia di Milano nel periodo che va più o meno dal 1000 al 1300, con il passare da un governo arcivescovile all’inzio delle signorie attraverso la fase del Comune e le lotte col Barbarossa e in genere gli imperatori tedeschi. Rispetto a quanto ricordo a stento dagli anni del liceo, l’impostazione storica mi pare molto più completa, mostrando le varie implicazioni politiche soprattutto nel potere temporale degli arcivescovi e nella lotta tra papa e imperatore, e lo spostamento delle loro scelte dall’acclamazione e/o nomina imperiale alla nomina papale, spostamento parallelo a uno dei tanti movimenti di rinascita ecclesiastica. Molto meno interessante la parte artistica: un po’ perché di manufatti originali ne sono rimasti ben pochi, un po’ perché le foto in bianco e nero sono piuttosto oscure. Utile ma non indispensabile, insomma.