Siamo al ponte dell’Immacolata, che Milano ha festeggiato annebbiandosi tutta: la prima volta nella stagione, non ci sono più i nebiun di una volta. Continuiamo a sentire lamentazioni su come la crisi non sia finanziaria ma reale, e la gente – non quelli che poveri erano già, ma le persone del ceto medio e medio-basso – non abbia più soldi nemmeno per le spese normali, altro che le voluttuarie.
Epperò ieri in palestra – dove si paga in anticipo – ieri sera eravamo pochissimi, e stamattina sotto casa nostra c’erano vari posti auto liberi, di gente che evidentemente se n’è andata da qualche parte… (in compenso la metropolitana era piena di gente evidentemente arrivata a Milano da fuori, che riempiva la metropolitana con l’aria di chi avesse visto per la prima volta questa meraviglia della tecnica.) Mah. Magari hanno tutti preso l’auto, sfruttando la benzina scesa sotto l’euro e dieci al litro, per andare a Rho a vedere l’Artigiano in Fiera… Perché se la macchina l’hanno presa per gli Oh bej oh bej sono completamente pazzi.
buone notizie giornalistiche
Come sapete, sono solito sbertucciare l'”italica stampa”, e penso che continuerò a farlo. Però per onestà devo segnalare un paio di cose che mi sono piaciute.
La prima è biecamente personale: se vi ricordate, un paio di giorni fa avevo scritto a La Stampa, lamentandomi civilmente perché una mia foto che avevo lasciato su wikipedia era stata usata su Tuttoscienze senza indicare la fonte (me o Wikipedia, non importava) C’è stato uno scambio di mail, dove ho ribadito che ero più che altro interessato al principio per il futuro, non tanto a quel caso specifico. Comunque adesso l’articolo è stato ripostato nel sito della Stampa, e l’attribuzione c’è. Come dicevo, spero che la cosa diventi la norma.
La seconda cosa che voglio segnalarvi è questo post di Marco Pratellesi (il capo di corriere.it, per chi non lo sa). Lasciate perdere i toni trionfalisti del titolo e di parte del testo, e andate al sodo: ci dovrebbe essere finalmente la possibilità di vedere corretti, almeno sulla parte online del quotidiano, gli svarioni più marchiani. È vero che c’è sempre il rischio paventato nei commenti a quel post, che cioè qualche pennivendolo, visto che si trova la pappa già fatta e non deve nemmeno fare una ricerchina in giro, colga l’occasione per scrivere dei bellissimi “suoi” articoli sfruttando le conoscenze altrui senza nemmeno nominarli. Ma oggi voglio pensare positivo, e immaginare che almeno in una nota in fondo agli articoli le fonti saranno citate, e quindi si possa davvero parlare di collaborazione.
Gli enigmi del caso (libro)
Scrivere un’autobiografia non è mai troppo semplice, ma quando si è un matematico la cosa è ancora più complessa, visto che in fin dei conti bisognerebbe anche parlare del proprio lavoro in maniera comprensibile ai più. In questo caso (Mark Kac, Gli enigmi del caso [Enigmas of Chance], Boringhieri 1986 [1985], pag. 161, € 18,08, ISBN 978-88-339-0905-9, trad. Umberto Sampieri) secondo me non si è arrivati al risultato richiesto. A parte una certa piattezza del testo – che secondo me è più legata alla prosa originale di Kac che alla traduzione – le parti matematiche del libro sono scritte in modo da spaventare il lettore. Un peccato, per vari motivi. In primo luogo, perché le formulacce piazzate qua e là nella parte centrale non erano poi così importanti per capire almeno qualitativamente il campo di studio di Kac (processi casuali). Inoltre, perché così si perdono le parti interessanti: il racconto della sua gioventù in Polonia (ed essere un ebreo non aiutava affatto anche prima dell’invasione hitleriana), e il suo punto di vista su come la matematica pura sia assolutamente sterile, perché i problemi dobbiamo trovarceli e non porceli. Non che io sia così d’accordo su quest’ultimo punto, però ha una sua logica.
Abusivi
Non sono mai andato agli Oh bej oh bej, perché non sopporto i mercatini troppo affollati (o se preferite sono un asociale). Tutti gli anni ne sento però parlare, con le eterne lotte tra gli ambulanti “ufficiali” e gli “abusivi”. Nella mia beata ignoranza, ero convinto che gli abusivi fossero senza licenza da ambulante, e mi chiedevo come mai il vicesindaco di Milano fosse così buono e non li portasse mai al gabbio.
Oggi finalmente ho scoperto l’arcano. Gli “abusivi” sono così denominati semplicemente perché non hanno pagato la licenza aggiuntiva per gli Oh bej oh bej, ma per il resto sono regolari commercianti (ambulanti, claro). Tecnicamente nulla da eccepire, visto che “abusivo” letteralmente significa “fatto senza autorizzazione”, però questa nuova conoscenza mi fa cambiare domande. Ecco cosa mi piacerebbe sapere.
– Quanto si paga per avere il diritto di mettere un banco durante gli Oh bej oh bej, e quanto si paga per avere un banco al mercato settimanale? (la seconda domanda mi serve per avere un’idea del costo relativo)
– Come vengono scelti gli ambulanti che partecipano alla fiera? Perché non si amplia il numero? (se negli anni scorsi gli abusivi venivano tollerati, vuol dire che di spazio ce n’è a sufficienza)
Non so chi abbia ragione tra comune e ambulanti, e sicuramente le notizie che si leggono non mi aiutano a trovare le risposte. Però avere delle domande è già qualcosa.
testimonial
La mia amica Mimma insegna italiano agli stranieri. Per far prendere loro confidenza con l’italiano usato in pratica, ha chiesto di visitare vari siti, tra cui il mio; tra i commenti dei suoi allievi mi ha inviato questo, che a mia volta segnalo a voi (anonimizzato, per ovvie ragioni)
Varie. Esplora il sito e descrivilo: http://xmau.com
Con un particolare senso dellumore, un po dalla pazzia, ed un po dall’assurdo, Maurizio Codogno, una persona che sembra di non volere avere molta relazione con altri, racconta da la sua presunta vita e dalle cose che ha fatto, la scrittura, musica, testo … É interessante, perché tutto ciò che ha fatto è assolutamente stupido, ma richiede di una grande conoscenza della materia, di intelligenza e di molto tempo libero per fare diventare qualcosa cosí teorica ad articoli che sono divertente.
Direi che ci ha preso bene.
Non sarebbe nemmeno così difficile!
Conoscendo abbastanza bene Douglas Hofstadter, mi è capitato di scattargli qualche fotografia. Io come fotografo sono un cane, ma lui è così fotogenico che il risultato è comunque stato ottimo: ho così inserito una mia foto di lui su Wikipedia. Come potete controllare guardando il file, l’immagine ha un copyright. Nulla di trascendentale: in pratica, chiunque può riutilizzarla, per usi commerciali e no, purché si faccia l’attribuzione all’autore e/o al licenziatario.
La foto l’ho trovata riutilizzata ovunque, dalla scheda su Hofstadter di Mondadori fino all’articolo su La Stampa-TuttoScienze di ieri. Inutile dire che da nessuna parte venivamo citati io o Wikipedia.
La cosa di per sé non mi dà problemi, visto che non sono un fotografo e non mi cambia nulla far sapere al mondo intero, e non solo ai miei ventun lettori, chi gliel’ha scattata. Ma cosa mi potrebbe succedere se iniziassi io a prendere immagini in giro, senza aggiungere una citazione dell’autore? Bella asimmetria, vero? :-(
(non per nulla non aggiungo altre foto :-P )
cose che non si dovevano fare
Organizzare un concerto, dire che è a offerta libera, e poi scoprire che sei libero solo di pagare almeno 20 euro.
Naturalmente l’associazione Laribinto sa benissimo la differenza col mettere un biglietto a 20 euro: che nel secondo caso devi avere i biglietti e far intervenire la SIAE. Beh, credo che sia la prima volta che mi sarebbe piaciuto vedere passare un controllore SIAE. Mi scuso con quelli a cui avevo detto che stasera avrei cantato: avessi saputo tutto questo prima, me ne sarei stato ben zitto.
(un’altra cosa che non si doveva fare, ma per questo l’associazione Laribinto non c’entra, era farci stare un’ora in maniche di camicia nel coro della chiesa di San Marco: tanto non ci vedeva nessuno, potevamo tranquillamente tenerci il giaccone finché non era ora di cantare. Io che sono notoriamente una persona dalle mani caldissime alla fine le avevo congelate)
Cosa dicono quei comunisti del Financial Times
Lo so che a leggere i giornali stranieri si fa peccato e il buon Silvio piange, però mi è capitato questo articolo del Financial Times, noto quotidiano britannico di estrema sinistra che è contro la proprietà privata e quindi specifica con sdegno che Il Giornale è «the Berlusconi family-run newspaper».
Ho scoperto così che in Italia le immatricolazioni di automobili lo scorso mese sono scese del 20% rispetto a novembre 2007: strano che non l’abbia letto su Cor&Rep[*]. Ma ho anche scoperto che Terna ha comunicato che in ottobre e novembre il consumo di corrente elettrica è calato del 30%. È vero che sono stati due mesi non troppo freddi, ma un calo così forte in un paese dove le politiche di risparmio energetico non esistono se non come scherzo di carnevale è sintomo di una recessione pesantissima. Ma gli italici quotidiani continuano a sfornare titoloni sull’aumento dell’Iva a Sky, seguendo evidentemente i nostri politici: notiziole come questa non meritano nemmeno una righetta nel feed RSS.
Ah, su una cosa il FT dà ragione a Tremonti. Secondo loro, infatti, «Analysts say conservative lending practices have helped shelter Italian banks from the worst of the global financial storm». Peccato che la crisi globale non sia ormai più finanziaria, ma reale: ma quello non è colpa sua.
[*] ho appena fatto una ricerchina: Repubblica.it ne ha parlato, relegandolo però nella sezione Motori che non leggo mai e non in quella Economia. L’ultima notizia contenente “immatricolazioni” del Corriere è quella con i dati di ottobre.
Aggiornamento: (15:00) Sono andato sul sito di Terna, e i dati sono ben diversi. Non si parla di novembre, ma per ottobre il calo è stato del 2.8% – con un picco del 6.9% in Lombardia. Mo’ scrivo ai comunisti.