Ancora Strange Maps

Ho già parlato l’anno scorso di Strange Maps, il blog che raccoglie mappe di tutti i tipi purché non standard. Ne scrivo ancora oggi perché, in occasione dei dieci milioni di hit al sito (!), il tenutario ha postato in un colpo una decina di mappe: dalla Nuova Zelanda a forma di patatina fritta all’Europa senza Germania.
Sembra inoltre che per metà 2009 uscirà l’Atlante delle Mappe Strane… preparatevi!

Parole matematiche: razionale

(la lista delle parole matematiche si trova qua!)
Una persona è razionale quando ragiona, e irrazionale quando fa cose incomprensibili – almeno per noi, visto che è sempre più facile dire che è l’altro a “fare le cose strane”. Uno potrebbe immaginare che tutto questo non c’entri nulla con i numeri razionali, e che questi derivino invece dalla parola “frazione“: in fin dei conti a scuola ci hanno insegnato che i numeri razionali sono tutti e soli quelli che si possono scrivere sotto forma di frazione, e le due parole sono chiaramente simili… E invece no!
La storia in questo caso è in effetti un po’ strana. La parola latina ratio aveva infatti il doppio significato di “ragione” (da cui “raziocinio”, ad esempio) e “rapporto”. In effetti, per i greci antichi un numero è razionale quando “si comporta bene”, nel senso che può essere espresso come rapporto tra due quantità. Col tramutarsi del latino in italiano, i matematici hanno mantenuto il secondo significato della parola, mentre la nella lingua comune c’è stato uno spostamento di significato ma anche di suono. il gruppo tio, che nel tardo latino si pronunciava già zio, è infatti diventato gio. A questo punto però i filosofi si sono un po’ arrabbiati, perché non potevano più usare la parola che si era per così dire imbastardita; dire “l’uomo è un animale ragionevole” poteva infatti dare l’idea di persone che capissero quando non valeva la pena continuare a discutere. Così sono tornati a prendere il termine più vicino al latino… cioè quello che i matematici hanno sempre usato. Una rivincita, anche se a dire il vero la prima occorrenza della parola in matematica si ha col Tartaglia, quindi a metà del Cinquecento. Ma è solo perché i filosofi scrivono di più e non buttano mai via nulla!

Post sotto l’albero

Da cinque anni (un’eternità, per il blogocono) Sir Squonk si rovina vita, fegato e polpastrelli per convincere un gruppo di squinternati squaraquaquà a scrivere un post di argomento natalizio: il PSl’A, o appunto il Post sotto l’albero.
Quest’anno forse sarà l’ultimo, almeno secondo il curatore (consiglio di leggere prima il suo post, così saprete di che morte morire): sappiate comunque che ci sono ben 72 post, per tre mega e rotti di PDF (no, non è solo testo, ci sono solo 208.616 caratteri spazi esclusi, ma le immagini si sa che pesano)
Potete andarvelo a scaricare qua: prima di stampare le 116 pagine, però. pensate agli alberi di Natale tagliati inutilmente, e non peggiorate vieppiù la situazione!
(per la cronaca, per la prima volta c’è anche un mio contributo, a pagina 37 (con un errore di impaginazione: il post in realtà inizia con “Mentre”). Sappiate che non c’entra assolutamente nulla con quello che scrivo sul blog; gronda buonismo tanto da essere vietato ai diabetici, e soprattutto è lungo. Siete stati avvisati.

Omelette&Baguette (ristorante)

Domenica alle 13 Anna e io stavamo tornando a piedi verso casa da piazza Gramsci, e lei ha visto un posto dove la gente stava mangiando, sembrava anche con gusto; mi chiede “sai cos’è?”, e io ho risposto “il locale che ci rompe da mesi e mesi con la pubblicità su Radio Popolare… solo che ho cancellato il nome”. Beh, non è stato difficile alzare gli occhi e vedere che si chiama Omelette&Baguette (il sito sarebbe questo, ma è completamente inutile, a partire dall’indirizzo che sarà fiscalmente corretto ma in pratica è sbagliato: dovete andare in via Paolo Sarpi 62. Se volete una recensione più completa, guardate piuttosto qua).
A farla breve, siamo entrati e abbiamo mangiato. Inutile dire che è un posto da evitare se si hanno problemi di colesterolo, anche se c’è la possibilità di avere delle insalate; la cucina sembra un misto tra italiana e nordafricana (il Brick che mi sono preso io è un piatto tunisino), le porzioni generose, i prezzi onesti e l’ambiente è simpatico; persino il caffè è ottimo. Se si vuole provare l’ebbrezza del brunch domenicale (20 euro) conviene però prenotare, mi sa: il locale è su due piani, ma non è che sia così grande.

L’alba della teologia musulmana (libro)

[copertina] Oggigiorno si sente parlare di imam e ulema, oppure di fatwa, abbastanza spesso, e si suppone di sapere tutto a riguardo. D’accordo, non è così, ma quella è almeno l’idea che si ha. Questo libretto (Josef Van Ess, L’alba della teologia musulmana [Prémices de la théologie musulmane], Einaudi – Piccola Biblioteca 398, 2008 [2002], pag. xxii-142, € 15, ISBN 978-88-06-18899-3, trad. Paolo Piccardo), come del resto dice il titolo stesso, non spiega in effetti direttamente questi termini, ma li contestualizza spiegando come nei primi secoli dopo l’Egira, mentre la potenza militare araba faceva conquiste su conquiste, nascesse una teologia islamica. Per chi conosce un po’ di teologia cristiana ed ebraica, le differenze che trova sono notevoli: nell’islam infatti la teologia nacque dalla giurisprudenza, e non dalla filosofia o dal misticismo come ci si sarebbe potuti aspettare. Inoltre non c’era solo la divisione attuale tra sciiti e sunniti, ma varie correnti in lotta tra di loro, nonostante ci fu almeno una scuola che disse “ogni opinione ragionevole è corretta”, tentando di riportare l’unità e facendo notare che il Corano afferma che i musulmani sono meglio dei cristiani proprio perché sono uniti. Nel testo vengono trattati alcuni dei problemi teologici fondamentali, che in un certo senso durano a tutt’oggi: le interpretazioni del Corano creato (e non eterno) e del libero arbitrio contrapposto al determinismo della volontà di Allah; la possibilità che un miscredente conoscesse Dio; la possibilità di affermare che i propri governanti non fossero veri musulmani, e quindi poter fare jihad contro di loro. Il tutto in un contesto molto tecnico, e difficile da comprendere se non si è giàesperti. Certo la supervisione di Ida Zillo-Grandi è stata utilissima per tutte le note al testo che ci permettono di avere un’idea dei personaggi e dottrine che Van Ess dà per scontate. Ma forse era meglio trovare anche qualche altro editor, perché magari è stato Van Ess stesso a scrivere a pagina 30 “Per i cristiani, Gesù è elevato al cielo direttamente dalla croce, senza morire” e – con meno probabilità – a pagina 34 “Il cristianesimo aveva risolto il problema con l’idea di reincarnazione”; però leggere queste cose non dà molta fiducia sulla qualità del resto del testo.

Censura in UK – per il momento fine

Per i curiosi che vogliono sapere cosa è successo con la censura a Wikipedia nel Regno Unito, l’IWF (Internet Watch Foundation, il gruppo formato dai principali Internet Provider inglesi per bloccare le immagini pedopornografiche) ha emesso un comunicato che dice fondamentalmente:
– l’immagine è pedopornografica, non ci sono dubbi di sorta;
– ma visto che è disponibile da così tanti anni da così tante parti, per questa volta soprassediamo…
– …se l’immagine si trova all’estero, mentre se è in Gran Bretagna procederemo senza pietà;
– effettivamente la nostra non è stata una grande mossa, visto che l’immagine in questo modo è stata vista da ben più gente di quanto lo fosse prima.
In definitiva, il blocco è stato rimosso. Detto in altro modo, c’è stato un “sono stato frainteso” in salsa albionica, con conseguente arrampicata sugli specchi; e soprattutto un segno della forza del “marchio wikipedia”, visto che non ci sono state campagne specifiche contro l’operazione se non una richiesta formale di procedura di appello. Non so: qua mi pare sempre più che si butti via il bambino :-) insieme all’acqua sporca, e che ci si pari dietro sacrosanti principî per censurare non solo le intenzioni ma addirittura le possibilità teoriche di giungere a un’intenzione. A questo punto bisognerebbe proibire tutte le armi: sia mai che una persona disturbata veda un fucile e gli venga voglia di andare a fare una strage…
Al riguardo, leggete anche cosa dice la Capa, che di queste cose ne sa un po’ più di me.
Aggiornamento: (23:00) mi sono accorto di non avere spiegato una cosa molto importante. Il blocco fatto dall’IWF non era sull’immagine della copertina – che paradossalmente era ancora tranquillamente visibile! bastava sapere qual era l’indirizzo, che poi era logicamente ricavabile – ma sulla voce testuale che parla dell’album e ha un link appunto alla copertina stessa. Da un lato, quindi, una figura da cioccolatai; dall’altro una censura ancora più stupida perché si bloccavano le spiegazioni e non la figura stessa. D’altra parte, leggevo nella lista interna della fondazione Wikimedia che le autorità cinesi avevano molto apprezzato la mossa, affermando che è proprio quello che fanno loro: controllare internet proibendo quello che è vietato dalla legge…

Non mischiamo

Leggo da Livingston che a ottobre 2009 con ogni probabilità chiuderà la libreria romana Babele (la dependance milanese è già sparita, ma di quella non penso se ne siano accorti in tanti).
Se anche uno come me conosceva di nome quella libreria, significa che aveva una certa importanza: nulla da eccepire. Però c’è qualcosa che non mi torna: non tanto nelle parole dei fondatori quanto nel commento di Marco.
Per come vedo io la cosa, il problema non è “Babele chiude perché è una libreria gay”. Tutte le piccole librerie hanno le stesse difficoltà, e in questi anni anche quelle specializzate sono finite su questa brutta china; i bestseller li si trova ultrascontati negli ipermercati, e per la letteratura di nicchia ci sono le librerie online. Inoltre, se i fondatori di Babele affermano che oggi è più facile trovare libri di argomento lgbt nelle librerie generaliste, posso immaginare che la cosa sia vera.
Quello che traspare dall’annuncio, o almeno quello che ho capito io, è che comunque sembra terminata anche l’esperienza di fornire un punto d’incontro e di confronto per la comunità lgbt. Ora, non ho esperienza al riguardo, tanto meno a Roma: però mi sa che il vero problema sia appunto quest’ultimo, e la crisi della libreria sia solo qualcosa di secondario. Non che abbia delle soluzioni in nessuno dei casi, ma forse in questo modo per qualcuno è più facile avere delle idee al riguardo.

_Scintille matematiche_

[copertina] A differenza dei libri precedenti usciti nella collana Sfide matematiche, il libro di Paolo Toni (Paolo Toni, Scintille matematiche, RBA Italia – Sfide matematiche 10, 2008 [1985], pag. 244, € 9,99) è prettamente didattico: l’autore afferma che tutti gli esercizi sono risolubili con le conoscenze matematiche del biennio delle superiori, e molti sono alla portata dei bimbi alla fine delle elementari. Non aspettatevi pertanto di trovare racconti più o meno credibili che incorniciano i problemi, e siate preparati a vedere problemi simili esposti l’uno immediatamente dopo l’altro. Tenendo presente questa scelta di base nell’assemblaggio, il libro è fatto molto bene: la parte delle soluzioni non si limita a dare la risposta e il metodo di risoluzione, ma spesso sconfina nella didattica per spiegare come i ragazzi possano essere tratti in inganno da formulazioni diverse dello stesso problema, e dove tendano a sbagliare. Un ottimo testo di supporto per un professore che non voglia limitarsi a seguire pedissequamente il programma.