Occhei, essere arrivati alla seconda edizione forse non significa avere iniziato un appuntamento abituale, però è già più di un inizio. Dopo il successo dell’edizione dello scorso anno a Vicenza, quest’anno il Festival delle Libertà Digitali, organizzato da Wikimedia Italia, si terrà a Milano la settimana prossima, dal 10 al 16 maggio 2010.
Nel sito potrete trovare le varie iniziative, sotto il cappello “Milano Libera Tutti”: gli obiettivi del festival sono
– diffondere la cultura aperta della condivisione digitale in particolare tra i giovani
– rafforzare la rete di persone che utilizzano e/o producono contenuti a scopo sociale, per lavoro o per svago.
– scambiare esperienze positive e condividere buone pratiche.
– diventare il principale luogo di incontro in Italia sul tema.
– promuovere e collegare le attività inerenti diffuse nel territorio.
La cosa forse più divertente è il WikiWall: un’installazione in Triennale dove si potrà contribuire a scrivere la voce di Wikipedia sulle libertà digitali… direttamente su una parete.
Buon divertimento!
Archivi autore: .mau.
Leggere tra i pixel
Cosa si ricava, leggendo questo articolo del Corsera? Così ad occhio:
– è ancora più certo che Montezemolo sta per entrare in politica
– il Corsera, per quanto acciaccato come quotidiano, è pronto a dargli tutto l’appoggio
– la strategia mediatica scelta è “un presidente che ha a cuore l’Italia”
Social Media Camp
Domani sono a Roma a partecipare al Social Media Camp.
Telecom ha infatti deciso di fare un BarCamp interno, “per discutere della presenza di Telecom Italia nei social media e migliorarne lefficacia”, e radunerà 120 dipendenti che porteranno i loro punti di vista… tutto questo almeno in teoria.
Il pensiero di mettere insieme i concetti “Telecom Italia” e “BarCamp” nella stessa frase, un’azienda strutturatissima e una non-conferenza completamente destrutturata insomma, a prima vista è l’equivalente di mischiare acqua e olio. Però bisogna dire che almeno ci provano, e prima di dare un giudizio voglio vedere che succede in pratica!
io Scajola mica lo capisco
La linea di difesa dell’attualmente ex ministro Claudio Scajola è stata francamente sconcertante. Non tanto per gli alti lai riguardo al complotto contro di lui: da noi il complottismo è sempre stato gettonato bipartisanamente. No, sto pensando alla sua affermazione che ridotta all’osso è “Io ero convinto di aver fatto un affarone a trovare una casa a Roma a un prezzo così basso… forse perché era da ristrutturare”. Nemmeno il telespettatore italico medio riuscirebbe a bersi una balla del genere.
E dire che siamo in Italia. Avesse fatto la faccia contrita dicendo che sì, aveva pagato quei soldi in nero per risparmiare un po’ di tasse ma adesso avrebbe pagato multa e interessi, sono certo che sarebbe restato al suo posto – l’ho detto, siamo in Italia! – incassando la solidarietà ufficiosa di tutti. Capite perché non lo capisco?
oltre il discount
Mi è capitato di dare un’occhiata al sito tedesco della Lidl. Da noi i supermercati Lidl sono associati alle file di cittadini delle più svariate nazionalità che riempiono il carrello con le ultrasottomarche di prodotti alimentari – il che non è poi sempre così vero, considerato che gruppi come Barilla, Ferrero, Perfetti, Coca-Cola non si fanno problemi a essere fornitori.
In Germania mi sa che la cosa sia un po’ diversa. Per dire, il sito presenta la sezione Münzen und Sammeln (monete e collezioni) dove ad esempio puoi comprarti lo starter kit delle monete euro maltesi. Ovvio che non le trovi nel supermercato sotto casa ma le ordini online; ma in ogni caso è una bella differenza con noi, no?
(però la borsa da bicicletta continuo a non trovarla, zigh. Sono anni che non me la vendono più qui in Italia, e speravo che almeno in madrepatria facessero qualcosa)
dominii, siti, indirizzi IP: la solita confusione.
Per l’ennesima volta un articolo su uno dei maggiori quotidiani italiani, questa volta il Corsera, mostra come i nostri giornalisti non siano ancora riusciti a capire l’abc di come funzionino nomi e indirizzi in Internet.
Eva Perasso parte da una notizia direi corretta, che tra pochi mesi non ci saranno più indirizzi IPv4 a disposizione, e riesce a tirare fuori come conseguenza che “per trovare un dominio libero tra quelli di vecchia generazione si spenderà sempre di più”, seguendo un percorso tutto nella sua testa.
Provo a spiegare per l’ennesima volta la differenza tra nomi e indirizzi. Queste notiziole sono ospitate all’indirizzo 80.94.113.103, e al nome xmau.com, il che significa che a xmau.com è associato l’indirizzo 80.94.113.103. Ma non è scritto da nessuna parte che l’associazione sia biunivoca, cioè che a un nome corrisponda uno e un solo indirizzo e viceversa! Un sito molto grande potrebbe avere più indirizzi, un po’ come il palazzo sede di una banca potrebbe avere più numeri civici, e soprattutto a un indirizzo IP possono corrispondere molti dominii, proprio come molte famiglie di un condominio abitano allo stesso numero civico della stessa via della stessa città. Il concetto non mi sembra così complicato, ma a quanto pare non entra proprio in testa al giornalista tipo. Certo, la mancanza di indirizzi IPv4 si farà sentire, ma non certo per quelle ragioni, o per “i pacchetti di siti acquistati per compiere frodi”…
Aggiornamento: (5 maggio, 11:30) Dopo tutto lo sputtanamento ricevuto, ma soprattutto dopo che Mantellini ha raccontato che non era nemmeno stato rettificato, quelli del Corsera hanno cancellato la pagina :-)
Aggiornamento: (5 maggio, 13:30) L’articolo è tornato in linea, con l’occhiello «Il seguente articolo era stato pubblicato in una prima versione contenente alcune gravi imprecisioni. Pubblichiamo a seguire una revisione del testo e chiediamo scusa ai lettori. La redazione.» e le frasi incriminate cancellate. Resta comunque poco chiaro chi si accaparri gli indirizzi IPv4, e insomma non segnalerei certo l’articolo per chi volesse sapere cosa sta succedendo: però è giusto apprezzare la redazione del Corriere che ha scritto nero su bianco “ci siamo sbagliati”.
Il tarlo della lettura (libro)
Anobium punctatum è il nome scientifico del tarlo della carta. aNobii è invece il nome di un social network per gli amanti dei libri; non l’unico né il maggiore, ma quello che ha più seguito in Italia. Gli iscritti ad aNobii hanno la loro libreria virtuale dove inserire i libri che hanno letto e le loro reconsioni: questo libro (aNobii, Il tarlo della lettura, Rizzoli 2009, pag. 495, € 18, ISBN 978-88-17-03692-4) raccoglie proprio le recensioni più votate dagli stessi partecipanti dei cento libri più presenti nelle varie librerie. Date queste premesse iperdemocratiche è chiaro che il risultato è troppo diseguale, sia nella scelta delle opere dove prevalgono gli ultimi besteller che nelle recensioni stesse. Per dire, io sono presente nelle schede di tre libri (La compagnia dei Celestini, Se una notte d’inverno un viaggiatore, Il piccolo principe) con recensioni che ho buttato giù in tre minuti anni dopo averli letti, semplicemente perché agli inizi del social network avevo inserito alcuni classici e l’horror vacui mi impediva di non commentare; così le mie recensioni sono apparse tra le prime e hanno continuato a ricevere voti semplicemente perché erano là in bella vista. Nelle varie recensioni insomma si passa dal pregevole al deplorevole. Fortunatamente però la redazione ha scelto altri cento libri tra quelli preferiti dai recensori (nel mio caso, L’elmo di don Chisciotte di Stefano Bartezzaghi) e ha pubblicato anche quelle recensioni; il lettore può insomma scoprire qualcosa di nuovo. Pregevole infine la scelta di riassumere in un SM (160 caratteri) i libri: l’arte della brevità è sempre utile!
usciti dalle fogne
Stamattina, mentre sprezzante delle previsioni meteorologiche pedalavo verso l’ufficio, mi sono trovato impantanato nella melma nella zona tra largo Desio, piazza Caserta e piazzale Istria. A giudicare dal dispiegamento dei mezzi AMSA, dev’essere scoppiata qualche fogna.
Aggiornamento: (10:30) MilanoToday dice qualcosina in più.