Archivi autore: .mau.

Informazioni su .mau.

matematto non praticante

il diritto al 118

Ieri sera io e Jacopo abbiamo fatto una gita turistica al pronto soccorso del Niguarda. Nonostante lo stessimo già trattando da un giorno con salbutamolo, infatti, la sua asma stava peggiorando; oltre a respirare come un mantice, a cena a un certo punto non riusciva proprio più a prendere aria ed era rosso pomodoro. Naturalmente, una volta arrivati, rimaneva il mantice e una saturazione non completa ma per tutto il resto era sin troppo vispo, tanto che nel referto c’è scritto «impossibilità di effettuare terapia aerosolica per assoluta mancanza di collaborazione del soggetto».
Mentre eravamo lì a fare nulla in attesa di vedere se almeno l’iniezione di cortisone aveva fatto effetto (e con Jacopo che quando vedeva passare l’infermiera strillava NO SOLLE!: il “solle” è l’aerosol per chi non l’avesse capito), verso le 23:30 è arrivata una signora con bimbo in braccio (che mi sembrava semplicemente un po’ febbricitante) e volontari dell’ambulanza al seguito. Io non sono stato molto a sentire lo scambio tra medico e mamma: se ho capito bene, il bimbo era stato dimesso qualche ora prima, ma la mamma non era convinta e aveva chiamato l’ambulanza per ritornare al pronto soccorso. Il medico le ha detto che per quanto lo riguardava il bambino non era in stato preoccupante, e la mamma ha ribattuto alzando la voce, insultando il medico e dicendo che lei se ne sarebbe andata in qualche altro ospedale, oltre ad aggiungere “io non ho la patente, è un mio diritto chiamare il 118”.
A me è venuta in mente una cosa della scorsa primavera. Stavolta a star male era Cecilia: era però pomeriggio, quindi in orario di visita della nostra pediatra. Purtroppo però Anna era via per lavoro e aveva preso l’auto: quindi sono rientrato pedalon pedaloni a casa, ho preso e vestito Cecilia, e … sono andato a prendere un taxi. Solo stanotte ho capito di essere un povero imbecille e che avrei dovuto chiamare un’ambulanza: visto come un ospedale è una palestra di vita?
(ah, quando sono uscito quasi a mezzanotte e mezzo mamma e bimbo erano ancora nella sala d’attesa. Non so se aspettasse un cambio di turno)

Carlo Fruttero

Non ci crederete, ma un torinese come me non ha mai letto nessun giallo della premiata ditta F&L. (Lessi e apprezzai Donne informate sui fatti, ma quella è un’altra storia). Ma naturalmente, da buon lettore della Busiarda e vecchio appassionato di fantascienza sono sempre stato a contatto virtuale con la coppia prima e con lui da solo poi, dal racconto a puntate delle loro avventure nella valigetta diplomatica di Gheddafi alla sua rubrica su Tuttolibri, terminata un paio d’anni fa quando capii che ormai gli anni stavano chiedendo il loro pedaggio… tanto che mi stupii favorevolmente che fosse ancora riuscito a terminare il libro a quattro mani con Massimo Gramellini, che oggi lo ricorda sul suo Buongiorno.
Sì, dovremmo avercela con una lama delle Forbici d’Oro della fantascienza italiana: ma l’abbiamo già perdonato da mo’, era difficile tenere il broncio verso un signore (e un traduttore, e un descrittore di Torino, degno sodale di Mario Soldati per chi si ricorda ancora di lui)

Pedala che ti scaldi

Non so se è la mancanza di abitudine (quindici anni fa pedalavo con -5 gradi) o la vecchiaia che avanza, ma stamattina avevo le guance congelate mentre andavo in ufficio. D’altra parte adesso il termometro fuori dall’ufficio segna -1,3 gradi…)
In compenso stamattina ho visto molti più ciclisti del solito. Siamo abbastanza lontani dall’Area C per immaginare che non l’hanno fatto per evitare di pagare i 5 euro :-)

Non sono nato!

[nati e morti] Come forse sapete, la Stampa ha online tutto il suo archivio storico, molto utile per le curiosità che possono venire in mente. L’altra settimana, mentre ero bloccato a casa malato, mi sono ricordato che quando ero piccolo il quotidiano pubblicava i nomi dei nati e dei morti a Torino, presi dagli archivi dello Stato Civile. Che bello, ho pensato, andiamo a vedere la prima citazione pubblica del mio nome! Sono infatti nato al Sant’Anna, il posto standard per i torinesi, e ivi battezzato il giorno dopo.
Detto fatto, consulto il numero del martedì successivo. Negli “echi di cronaca” scopro come un’azienda che non mi ricordo vuole molto bene ai dipendenti Sip e ha preparato una dimostrazione dei suoi prodotti “espressamente per loro”; nella pagina degli spettacoli leggo con titolo a sei colonne che Rita Pavone (anzi suo padre, lei aveva 17 anni) e Teddy Reno sono andati a sporgere querela contro il settimanale romano che ha scritto che i due avevano una relazione – notevoli le dichiarazioni del trio; Infine trovo la pagina con la lista dei nati il mio stesso giorno. Io non ci sono.
Sono passato a vedere le liste dei due giorni successivi, per vedere se magari c’era qualche ritardo: nulla. Tra l’altro, un mio compagno delle elementari è nato due giorni dopo di me: non c’era neppure lui. Che sarà successo? Qualcuno in seguito ha creato dati falsi per me e l’ha fatto così bene che la mia carta d’identità li riporta senza problemi? Io sono in realtà un ricercatore per la Hitchhiker’s Guide to the Galaxy? L’anonimo redattore che tutti i giorni era costretto a compliare la lista assemblava nomi e cognomi a caso, immaginando che tanto nessuno avrebbe mai verificato i nomi? Questo sì che è un mistero!
(Per chi si preoccupasse: a dire il vero ho anche trovato una copia dell’estratto del mio atto di nascita, insomma chi ha seminato le prove della mia esistenza l’ha fatto bene…)
Aggiornamento: (17 gennaio) Mi han fatto notare che sono presente tra i nati del 13 maggio (come pubblicato il 15). Insomma sono stato ringiovanito di otto giorni…

Problema della domenica: esperimento scientifico

Per ottenere due miseri crediti formativi in più, dovete fare una prova di laboratorio: far crescere una colonia di batteri per esattamente nove minuti. Però non vi è concesso di usare alcun cronometro, ma solamente due clessidre lì presenti, una che misura 7 minuti e l’altra 4. Il tempo per rovesciare una clessidra è trascurabile, e naturalmente potete anche iniziare a far scendere la sabbia da una o entrambe le clessidre prima di mettere i batteri nella soluzione nutritiva, se pensate che la cosa vi risulti più semplice: quello che però dovete cercare di fare, per ottenere anche un terzo credito, è passare dentro il laboratorio il minor tempo possibile. In quanto tempo potete riuscirci?
(a) 9 minuti
(b) 11 minuti
(c) 18 minuti
(d) 21 minuti
(un aiutino lo trovate qui; la risposta verrà postata mercoledì, a partire da quel link)

_Il teorema dell’Apocalisse_ (libro)

[copertina] A quanto pare, la fantascienza – a meno che non si parli del buonanima di Asimov, e a ondate di Dick – non tira più: resta ancora la fantasy che però nel gruppo Mauri Spagnol è spesso più appannaggio della Salani, e pertanto l’Editrice Nord ha cambiato un po’ il suo catalogo. Fortunatamente, come scrisse Clarke, “ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia” e così è possibile fare una buona approssimazione di hard SF ambientata nel 2011, come in questo libro (Mark Alpert, Il teorema dell’Apocalisse [The Omega Theory], Nord 2011 [2011], pag. 393, € 18,60, ISBN 978-88-429-1856-1, trad. Roberta Zuppet): secondo volume con protagonista David Swift, e il seguito dell’Ultima equazione. Abbiamo il pronipote autistico di Einstein (cose di famiglia!), i computer quantistici, le interruzioni dello spazio-tempo che in realtà è un computer cosmico, il tutto condito con Qabbalah e fondamentalismo religioso di vari tipi.. Ma se proprio dovessi incasellare il libro in una categoria, direi “thriller” se non addirittura spy story: abbiamo i servizi segreti americani e israeliani, gli iraniani, esplosioni atomiche, e soprattutto la caratteristica principale di questo tipo di libri: i personaggi tendono a morire prima o poi… più spesso prima. La traduzione di Roberta Zuppet è scorrevole: il gergo scientifico sembra essere corretto, per quel poco che io riesco a capire.

moriremo porcelli

Spero mi perdoniate se aspetterò le motivazioni prima di commentare la decisione della Consulta di non ammettere i due referendum sulla legge elettorale: c’è già tanta gente che parla a vanvera, non riuscirei nemmeno ad aggiungere rumore. Mi limito a fare una metafora su cosa forse è successo, perché mi piace fare metafore :-)
Come sapete, la legge elettorale attuale (il Porcellum) è scritta come una serie di modifiche alla legge elettorale precedente (il Mattarellum). Insomma è come dire che il legislatore – permettetemi il parolone associato a Calderoli – ha preso una bicicletta, ci ha lavorato un po’ su e l’ha fatta diventare un triciclo. Questo significa che la bicicletta non c’è più, ed eliminare il triciclo (abrogare tutto il Porcellum) ci lascia anche senza bicicletta. Questo per il primo quesito. Per il secondo, che a furia di tagliuzzamenti toglieva una ruota al triciclo per farlo ridiventare una bicicletta, la risposta potrebbe essere “sì, ma se tolgo una ruota al triciclo mica si riesce a stare in equilibrio con l’altra ruota scentrata!”
Detto questo, non è che ci voglia molto a capire la sparata di Tonino Di Pietro contro Napolitano. È esattamente lo stesso modo di fare della Lega: cercare di recuperare consensi con un’opposizione martellante, e si sa che i martelli non sono esattamente strumenti intelligenti. (Per la cronaca, quella dei radicali che votano contro l’arresto di Cosentino è una posizione leggermente diversa: “parlate anche di noi, non importa se siamo maggioranza od opposizione perché tanto è la stessa cosa”).
Ultima sciocchezzuola: non sono state raccolte un milione e duecentomila firme per questi referendum. Sono state raccolte due volte seicentomila firme, che è una cosa un po’ diversa.