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matematto non praticante

_Il mio Papa_

Oggi, al prezzo di lancio di 50 centesimi e con una tiratura di tre milioni di copie (una copia ogni venti residenti in Italia, per dare un’idea), esce in edicola il primo numero di Il mio Papa: «il primo settimanale al mondo interamente dedicato al Santo Padre».

Ho il sospetto che buona parte dei miei ventun lettori (cattolici o no che siano) diranno WTF o qualcosa del genere. Può darsi. Io so solo che ieri, mentre ero dal giornalaio a comprare le parole crociate per mia mamma, è arrivata una signora tutta trafelata a chiedergli di tenerle da parte una copia perché non sapeva se sarebbe riuscita a passare. La signora in questione era più giovane di me – non che ci voglia molto, d’accordo, però non era la vecchina ottantenne che ci si poteva aspettare essere il target tipico dell’iniziativa.

La mia sensazione è che a Mondadori abbiano fatto bene i loro conti. Una volta c’era tutta una serie di riviste coi gossip – veri o inventati – sulle figure regnanti: Ranieri di Monaco, con Grace e i figli, erano sempre in primo piano ma anche la famiglia reale inglese si difendeva più che bene e c’era un minuscolo spazio persino per i Savoia. Al più si aggiungevano i grandi attori. Si è poi abbassata man mano l’asticella, arrivando ai tronisti e poi non so cos’altro: ma magari la gente si è anche scocciata di vedere gente come loro. A questo punto non vedo nulla di strano nel rialzare di nuovo l’asticella… la gente ricomincerà a fare ooooooh e continuerà a fare quello che faceva prima.

Continua l’addio al “giornale gratis”

Ne ho parlato meno di un mese fa: i quotidiani italiani tendono ad allontanarsi dal modello “tutto gratis”. L’ultimo in ordine di tempo è Giuliano Ferrara con Il Foglio, che ha twittato «Da domani nessun articolo del Foglio gratis on line. Solo carta o on line a pagamento. Fino alla fine di maggio. Esperimento. Grazie»

Ora, sono anni che mi chiedo quante copie venda Il Foglio – occhei, non è che non ci dorma la notte. Mi sa che si possa contare sulle dita di una mano il numero di volte in cui ho citato un articolo del Foglio – anzi no, sono stato ottimista: il numero totale è 1 (uno), nel 2009. Insomma, la cosa non mi tange. Però ero convinto che quotidiani come quello vivessero più che altro per le citazioni fatte da altri: e se non puoi leggere gli articoli non ti metti a citarli. Secondo voi, quali saranno i risultati dell’esperimento?

per sempre… si fa per dire

Premessa: so fin troppo bene che la guerra delle tariffe telefoniche di questi anni è arrivata a un punto insostenibile, ed è solo naturale che le aziende si siano accorte della cosa e tornino ad alzare i prezzi. Non è piacevole, ma è legale.
Quello che mi sa che non sia troppo legale è però quello che stanno facendo Wind, con la sua tariffa All Inclusive Digital, e Vodafone, con la sua Smart 350 limited edition, che stanno aumentando i prezzi con la scusa di offrire più servizi. Peccato che la prima strombazzasse una tariffa bloccata per cinque anni e la seconda addirittura “per sempre”. (Nota: è possibile che tra poco Tim e Tre facciano qualcosa di simile. Il commento sarebbe esattamente lo stesso). Si può leggere qualcosa in più su Altroconsumo.

Forse Vodafone riuscirà a sfangarla con più semplicità, perché il “per sempre” è un termine così generico che qualche avvocato riuscirà a dimostrare che non può essere un vero vincolo contrattuale e l’offerta può essere “discontinuata”, come direbbero in pubblicitariese. Con Wind la vedrei più difficile: se io avessi preso l’offerta Wind, probabilmente avrei stabilito che 2 GB di traffico dati al mese erano più che sufficienti per le mie necessità, e non vedo perché dovrei pagare di più per avere un terzo gigabyte che non uso. Wind non vuole più vendere quell’offerta, perché è in perdita? Padronissima; ma deve onorare il contratto di chi l’aveva scelta.
Diciamo che se avessimo un’Autorità Garante delle Comunicazioni avremmo già avuto un suo pronunciamento ufficiale… Come? Ce l’abbiamo? E magari esiste anche Babbo Natale?

_Cosmolinea B-2_ (libro)

[copertina] Dopo il primo volume, Urania ha ristampato anche il secondo volume della raccolta dei racconti di fantascienza di Fredric Brown (Fredric Brown, Cosmolinea B-2, Urania Mondadori 2013, pag. 374 circa, € 3,99, ISBN 978-88-5203-836-5).
Rispetto al primo volume, si nota come Brown avesse nelle sue corde anche non dico l’horror ma quasi (in realtà è stato un ottimo giallista); ci sono ancora molti racconti brevissimi basati su giochi di parole intraducibili e che i traduttori del tempo non hanno nemmeno cercato di tradurre – ma perché allora tradurre il racconto, dico io? – e racconti più lunghi, alcuni in collaborazione con Mack Reynolds. Puppet Show è probabilmente uno dei migliori, mostrando il disincanto di Brown per l’umanità sempre nascosto dietro un sottile sarcasmo.
L’unico commento che posso dire è di centellinare i racconti brevissimi, perché in effetti visti tutti insieme stufano un po’; ma per il resto l’antologia è godibilissima come la precedente.

“graduale ma disomogenea”

Mario Draghi, parlando della situazione economia europea, ha affermato che «La ripresa nell’eurozona sta facendo graduali passi avanti, anche se lentamente ed in modo disomogeneo».
Matematicamente parlando, non c’è nulla di strano che i graduali passi avanti avvengano lentamente; anzi mi sarei preoccupato di passi graduali e fatti in fretta, come un personaggio dei cartoni animati che corre sulle punte dei piedi. Non avrei nemmeno avuto nulla da dire su una ripresa lenta e disomogenea; la lentezza è il valor medio della ripresa, la disomogeneità indica che c’è una ampia varianza.
Però non riesco a digerire il graduale e disomogenea. È come pensare alla polenta che man mano si rapprende… però facendo tanti grumi. Voi che ne pensate?

Giancarlo Livraghi

Un vecchio aforisma afferma che su Internet non puoi mai sapere se dall’altra parte dello schermo c’è un cane. Ovviamente è una palla, non ci vuole molto a capire se e come vale la pena di avere a che fare con l’interlocutore (nel caso di un cane, puoi sempre lanciargli una palla e mandarlo a riprenderla). Ma qualcosa di vero c’è: io per esempio non sapevo affatto che Giancarlo Livraghi (morto sabato scorso) fosse della classe 1927. La cosa non è così strana: in genere nelle mie interazioni in rete mi limito a guardare il contenuto, e non vado a cercare informazioni sulla persona.
Non ho avuto tantissime interazioni con Livraghi, anche se grazie ad Andrea ho letto il suo Il potere della stupidità; ho però avuto interazioni per tre decenni. Aveva certo il suo bel caratterino, ma era comunque piacevole leggerlo, soprattutto poi pensando a quello che si legge tipicamente oggidì… cani o non cani.

_Un punto fermo_ (ebook)

[copertina] Il quarto ebook della collana di 40K Unofficial (per gli amici, #40kmate) è il primo che potrebbe in teoria servire a scuola. Mi affretto a ribadire “in teoria”: non credo che siano in molti gli insegnanti a trattare il tema di questo libro (Roberto Zanasi, Un punto fermo, 40k Unofficial “Altramatematica” 2014, 1,99€, ISBN 9788898001552; anche su BookRepublic e altri store), vale a dire la teoria degli invarianti.
Un invariante è qualcosa che non cambia, il “punto fermo” del titolo: un concetto a prima vista banale ma che in mano a un Vero Matematico serve a risolvere teoremi in un batter d’occhio o quasi. Diciamo che la fatica è trovare l’invariante giusto: poi il resto va da sé. Bene: nel librino abbiamo proprio un Vero Matematico che dialoga, platoniamente ma non troppo, con un apprendista e lo aiuta a vedere come si costruiscono i poliedri e perché Sam Loyd poté promettere 1000 dollari (del 1880!) a chi avesse risolto il gioco del 15. Per una volta i teoremi sono dimostrati dal basso e non dall’alto: fidatevi, funzionano lo stesso ma sono molto meno paurosi. E poi, perché cambiare?
(P.S.: approfittate dell’offerta a 99 centesimi, finché dura!)