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matematto non praticante

Meglio perdere che vincere?

un podioSei amiche (Ada, Bea, Cleo, Dina, Eli, Fede) giocano spesso a tennis nel campetto del condominio dove abitano. Dato che la loro forma fisica varia nel tempo e non sempre possono esserci tutte, hanno ideato un metodo per stilare una classifica relativa che si aggiorna a ogni gara. Partendo dall’ultima partita giocata e andando a ritroso, si prepara un ordine parziale dato dalle partite giocate: se una di queste partite non è coerente con l’ordine finora trovato viene scartata perché rispecchia un momento passato. Per fare un esempio pratico, immaginiamo che ci siano solo quattro amiche e le partite giocate siano state nell’ordine le seguenti, dove le lettere corrispondono alle amiche e la prima nella coppia dica chi ha vinto: CD, CA, BD, BC, AB. Andando a ritroso, abbiamo le seguenti classifiche parziali: AB, ABC, la coppia ABC / ABD (non sappiamo ancora ordinare C e D), una partita non considerata perché A è davanti a C, ABCD. Supponiamo che la partita successiva sia B contro D; se B vince non succede nulla, se vince D passerà davanti a B e si ricalcolerà tutta la classifica.

Questo metodo di stabilire una gerarchia è forse un po’ scomodo, ma parrebbe abbastanza equo, oltre ad avere il vantaggio di essere indipendente dal numero di partite giocate. Ma esistono dei casi in cui a una delle amiche conviene perdere una partita per migliorare la propria posizione in graduatoria, come Stan Wagon ha mostrato in uno dei suoi Problem of the Week!

Immaginiamo che siano state giocate le seguenti partite, sempre con la stessa convenzione che la vincitrice è la prima indicata nella coppia: BC, FA, BD, AB, FD, DE, CD, CF, EF. Calcoliamo ora l’ordine, partendo sempre dall’ultima partita e indicando tra parentesi qual è la partita considerata:

  • (EF) EF
  • (CF) EF e CF
  • (CD) EF, CF, CD
  • (DE) CDEF
  • (FD) partita scartata
  • (AB) CDEF e AB
  • (BD) CDEF e ABDEF
  • (FA) partita scartata
  • (BC) ABCDEF

Supponiamo ora che la partita successiva sia C contro E. Se C vince, la classifica rimane la stessa, e C resta terza. Cosa succede se E vince? La striscia di partite è ora BC, FA, BD, AB, FD, DE, CD, CF, EF, EC. Ricalcoliamo la classifica:

  • (EC) EC
  • (EF) EC e EF
  • (CF) ECF
  • (CD) ECD e ECF
  • (DE) partita scartata
  • (FD) ECFD
  • (AB) ECFD e AB
  • (BD) ECFD e ABD
  • (FA) ECFABD

Come vedete, anche se Cleo ha perso è passata in seconda posizione! Meglio ancora: Fede, che era ultima in classifica e non ha giocato l’ultima partita, è balzata in terza posizione… Morale della favola: ogni classifica totale distorce i valori in campo, ma ce ne sono alcune che li distorcono di più!

(immagine di firkin, da OpenClipArt, CC0)

Il IX gennaio

Il 9 gennaio di centocinquantun anni fa morì Carlo Luigi Napoleone Bonaparte, più noto come Napoleone III. Per commemorare l’evento, lo scrittore e poeta bolognese Olindo Guerrini scrisse (con il suo usuale pseudonimo di Lorenzo Stecchetti) un’ode, che forse farà riecheggiare qualcosa nella vostra mente…

Ei fu. Siccome immobile
Un padre capuccino
Guarda la goccia a pendere
Dal naso al suo vicino,
Così tranquilla e placida
La terra al nunzio stà,

Indifferente all’ultima
Ora dell’uom caduto,
E sol le vecchie pensano
Al caso impreveduto
Per combinare i numeri
D’un terno che verrà.

Lui folgorante in solio,
Dorato fino ai tacchi
Bardato come un asino
Di croci e di pennacchi,
Vide la Musa, e il cantico
Sciolto per lui non ha.

Ed oggi che il Demonio
Alfin l’ha presa in cura,
Questa del Corso Cesare
Volgar caricatura,
Parodia il vecchio cantico
Che tutto il mondo sa.

Dal due dicembre al Messico,
Dal Messico a Pechino,
Spinse alla preda l’aquila
L’imperator Pasquino
Oggi a giurar levandosi
Domani a spergiurar,

Fu vera infamia? — Capperi,
Se non è infamia questa
Anche il Neron di Tacito
Può sollevar la testa,
E i Mani di Caligola
Si posson consolar!

La tabaccosa e lurida
Genia dei Paolotti,
La turbolenta e lacera
Plebe dei Sanculotti,
La nobiltà del sangue
La boria del denar,

Tutti ingannò. L’Autocrate,
Il papa e le regine,
I regni, le repubbliche,
I preti e le sgualdrine:
Bugiardo nella polvere,
Bugiardo sugli altar.

Ei si nomò. Sorrisero
All’orgie della Senna
Le corna, le cantaridi
E il pepe di Caienna,
Blandizie ai reni esaustii
Dell’ebbro imperator.

E sparve. I dì nell’ozio
Trascorse in terra amica,
Triste, curando i calcoli
Dell’imperial vescica.
Dove peccò, l’Altissimo
Punisce il peccator.

Come sul dorso agli asini
Picchia la stanga e pesa,
E come i calci piovono
Addosso ai cani in chiesa,
Se per disgrazia pisciano
Sui piedi al sacrestan,

Tal su quell’alma il cumulo
Delle memorie scese,
Allor che fra le nebbie
Del cupo esilio Inglese
In mente gli tornarono
Le busse di Sedan.

Oh quante volte, pallido
Sul tormentato letto,
Chinato il volto livido
Sul vindice schizzetto,
Stette e dei dì che furono
L’assale il sovvenir:

E ripensò le splendida
Scene de’ suoi piaceri,
E il salto dei turaccioli,
E il cozzo dei bicchieri
Lo sparecchiar sollecito,
Il celere imbandir!

Ah, forse in tanto strazio
Un avvenir più caro
Gli sorridea; ma improvvido
Un medico somaro,
Gli diede il cloroformio
Tanto che l’ammazzòl

E l’avviò pei vindici
Sentier del bieco inferno
Ad espiar le infamie
In un arrosto eterno,
Ad espiar le vittime
Degli imperial’ Chassepots.

Lercia, servil, malefica
Stampa alle mancie avvezza,
Che palpi eroi da trivio
E geni da cavezza,
Che beli il panegirico
Del birbo che pagò,

Alle sue calde ceneri
Bandisci il monumento,
Invidiando l’obolo,
Margotti, il tre per cento,
E Cora Pearl, la Taide
Che in braccio a lui posò.

(Era quasi un anno che cercavo inutilmente questo testo. La Rete ha tante cose, ma l’indicizzazione lascia a che desiderare. Stavolta mi è capitato per caso, e non me lo sono lasciato sfuggire)

Altro che angoli morti

Stamattina sono arrivato in ufficio in bici, e mi sono trovato un camion che bloccava l’accesso carraio (e il marciapiede). Il motore era acceso. Mi metto dietro a una certa distanza, do un paio di colpetti di clacson (sì, ho un clacson tosto sulla bici). Il camion si sposta di qualche centimetro in avanti, di qualche centimetro indietro per due o tre volte, poi si ferma lasciando uno spazio a malapena sufficiente per andare. Comincio a tenere continuo il clacson, dopo un po’ scendo dalla bici; intanto l’autista era sceso e incazzato mi ha detto “c’è lo spazio!”

Io ho una certa età, e sono ancora più o meno tutto intero nonostante vada in giro in bicicletta perché parto sempre dal principio di avere a che fare con imbecilli. Ma è chiaro che se il pensiero dominante è “so bene quello che sto facendo col mio camion” avremo sempre morti sulla strada, con o senza cicalino per gli angoli morti.

(immagine da freesvg)

Niklaus Wirth

Niklaus Wirth Credo che tutti gli smanettoni informatici della mia generazione sappiano perfettamente chi fosse Niklaus Wirth, morto a Capodanno a 89 anni; e molti conoscevano anche la battuta apocrifa “In genere gli europei pronunciano il mio nome correttamente, mentre gli americani lo storpiano in ‘Nickel’s Worth.’ (‘Vale un nichelino’): insomma gli europei mi chiamano per nome, gli americani per valore”. Quasi tutti gli smanettoni di cui sopra hanno programmato in Pascal, il linguaggio da lui ideato: credo che il Turbo Pascal Borland sia stato uno dei programmi più piratati degli anni ’80.

Io invece non ho mai programmato in Pascal :-) In effetti mentre studiavo matematica mi ero portato avanti con il lavoro e avevo dato Sistemi 1 a informatica: andai a metà dicembre dal professore a chiedere il programma che prevedeva anche di scrivere (a mano, mica al computer!) un programma in Pascal, a Capodanno aprii per la prima volta il testo, il 6 gennaio sera chiesi a un mio amico informatico “scusa, mi dici quando devo mettere il puntoevirgola finale e quando no?”, la mattina del 7 entrai in aula e dopo un’oretta ne uscii dopo aver dato scritto e orale, per poi dimenticare quando mettere il puntoevirgola :-)

Ma a parte tutto, Wirth è stato fondamentale per passare dal paradigma di programmazione “quasi assembler” del FORTRAN (ma anche del BASIC) a quello algoritmico-strutturato. Il Pascal non è stato il primo linguaggio di programmazione con le strutture begin/end; ALGOL lo ha preceduto di quasi un decennio. Ma è stato il primo linguaggio di programmazione che fu studiato per insegnare a programmare “bene”, costringendoti a strutturare gli algoritmi; ed è per quello che ha avuto tutto quel successo. Se riuscivi a compilare un programma in Pascal senza che ti venisse sputata una serie di errori avevi qualche speranza di avere messo in pratica quello che volevi davvero fare. L’informatica cominciò così a diventare un mestiere, e non un’arte. Dite niente…

(Immagine di Thuresson, da Wikimedia Commons, PD)

Quizzino della domenica: Peggio la toppa che il buco

Un carpentiere ha a disposizione due tavole di legno, una 2m x 5m e l’altra 1m x 1m, per riempire un buco rettangolare di 3m x 4m. Taglia antrambe le tavole in due parti e riassembla i pezzi per riempire apparentemente il rettangolo. Dov’è il buco?

le due tavole
(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina https://xmau.com/quizzini/p677.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema dalla Ontario Mathematics Gazette.)

L’architetto e l’oracolo (ebook)

Finalmente sono riuscito a trovare un testo che parli delle AI di ultima generazione in modo apprezzabile. Il punto è che io ho un’idea di base di come possono funzionare, e mi accorgo subito se qualcuno sta menando il can per l’aia. Come del resto dice nel titolo, Roncaglia vede Wikipedia e le AI generative come due modelli di conoscenza complementari: la prima si occupa di organizzare la conoscenza, le seconde escono dalla logica compilativa e provano a trovare nuove connessioni tra le informazioni per ampliare la conoscenza. (Dal suo punto di vista è irrilevante che le AI siano “intelligenti” oppure no: tanto siamo noi che prendiamo i risultati e ci facciamo qualcosa). Non saprei dire se questa sua tesi sia completamente valida, però mi sembra un ottimo punto da cui partire per una nuova visione della conoscenza.
Il libro è diviso in quattro parti: nella prima Roncaglia fa una storia dei modelli elettronici di organizzazione delle informazioni (sulla gestione tecnica di Wikipedia ha preso un paio di svarioni, che però sono ininfluenti nel contesto: la sua trattazione del modello è corretta e dà begli spunti). La seconda parte parla appunto dell’evoluzione delle AI e dei vantaggi e svantaggi del loro attuale modello oracolare-probabilistico. Seguono due parti apparentemente scorrelate: nella terza Roncaglia cerca di capire cosa succede con l’esternalizzazione della nostra memoria e il nostro affidarci a supporti esterni; nella quarta racconta come la contrapposizione è stata vista in alcune opere di fantascienza, a partire dal ciclo asimoviano della Fondazione.
Il testo è davvero interessante e consigliabile!

(Gino Roncaglia, L’architetto e l’oracolo : Forme digitali del sapere da Wikipedia a ChatGPT, Laterza 2023, pag. 256, € 12,99 (cartaceo: 19), ISBN 97888581536599788858153659)
Voto: 5/5

dopo il Dottor Sottile…

Paolo Benanti Diciamo che lo scorso ottobre la nomina di Giuliano Amato alla presidenza della Commissione sull’Intelligenza Artificiale mi aveva fatto immaginare che la Commissione in questione fosse semplicemente un baraccone politico: l’unico dubbio era come mai Meloni avesse scelto Amato. Ieri il PresConsMin ha spiegato urbi et orbi che la nomina era stata fatta a sua insaputa: Amato avrà deciso che tanto non veniva comunque considerato dai media e ha alzato le tende, non senza dire che “ci perdono qualcosa”.
Con incredibile rapidità il governo ha nominato un nuovo presidente: un prete, padre Paolo Benanti. Non ci sono dubbi sulle sue competenze in materia, intendiamoci: tanto per dire, il segretario generale dell’ONU Guterres l’ha inserito nel New Artificial Intelligence Advisory Board. Però fa un po’ ridere che dopo chi ha come soprannome quello del sacerdote e teologo Duns Scoto si sia scelto di passare direttamente a un sacerdote…

(foto: autore Paolo Pegoraro, da Wikimedia Commons – CC-BY-SA 4.0)

charmap

l'output di charmap cercando la cedilla
Charmap è un’utility Windows che immagino ci sia da una vita ma non avevo mai scoperto fino a poco tempo fa. Ti permette di copiare un carattere, ma soprattutto ti permette di cercare un carattere se hai un’idea di quello che ti serve: nella figura potete vedere tutti i caratteri Unicode che hanno una cedilla. D’accordo, non cambierà la vita, ma almeno la migliora un pochettino!