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matematto non praticante

Il paradosso dell’idraulico

Domani l’idraulico passerà da me per una riparazione abbastanza urgente. Mi ha assicurato che arriverà in un qualche momento tra le 8 del mattino e le 4 del pomeriggio: a differenza del tipico idraulico posso essere certo che manterrà la parola. Mia moglie ha scommesso con me una settimana di pulizie in casa se l’idraulico arriverà prima o dopo mezzogiorno. In questo momento le mie probabilità a favore e contro sono le stesse; ma domani a una qualunque ora dopo le 8 del mattino, se l’idraulico non è ancora arrivato, la probabilità che arrivi di pomeriggio è maggiore, visto che l’intervallo di tempo è rimasto più ampio. Ma allora mi conviene direttamente puntare sul pomeriggio già adesso! Ma non avevo detto che era irrilevante per ora scegliere tra mattino e pomeriggio?

Questo paradosso è stato presentato nel 2005 da Alan Hájek in un paper intitolato “The Cable Guy paradox”. Il paradosso indubbiamente c’è, perlomeno se assumiamo che l’idraulico non arrivi alle 8 spaccate. In effetti, se arrivasse qualche millesimo di secondo dopo le 8 i miei neuroni probabilmente non sarei ancora riuscito a concepire il pensiero “adesso è meglio scegliere il pomeriggio” quindi potremmo dire che il paradosso sarebbe risolto: ma sappiamo che in questi problemi dobbiamo assumere una posizione molto teorica e distante dal mondo reale. In compenso, dice sempre Hájek, se mi dessero un incentivo per quanto piccolo se scegliessi il mattino allora in questo momento mi converrebbe farlo, salvo poi pentirmene amaramente dopo poco tempo (anche se magari poi vincerei lo stesso perché l’idraulico è arrivato alle 11:40).

Ma allora come si risolve il paradosso? Non lo si risolve. Hájek sostiene che il problema è psicologico: si sceglie il pomeriggio per evitare la frustrazione. Io – che comunque la frustrazione preferisco evitarla eccome! – parto semplicemente dal principio che non devo passare il tempo davanti all’orologio. Se stasera partissi, ingiungendo a mia moglie di non dirmi nulla fino a domani sera, potrei scegliere mattino o pomeriggio senza preoccuparmi; eppure le informazioni sono le stesse!
E voi che ne pensate?

(immagine di snoopingasusual, da OpenClipArt)

MATEMATICA – Lezione 12: le basi dell’analisi

copertina Quando si studia analisi matematica (soprattutto all’università, ma anche al liceo) c’è una parte che non viene quasi mai considerata: quella che precede la definizione di limiti. In questo volume della collana Davide Calza e Riccardo Moschetti (quelli del Math-segnale, se vi fosse capitato di vedere i loro video) colmeranno questa lacuna. I limiti ci sono, certo, ma sono la parte conclusiva del loro discorso, che verte sui mattoni che ci permettono di arrivare ad essi. Questi mattoni sono le successioni, che ci permettono di passare dal finito all’infinito sia perché vediamo cosa può succedere andando verso l’infinito che soprattutto perché ci permetteranno di dare una definizione formale di limite passando appunto dalle successioni.
I maestri della matematica trattati da Sara Zucchini sono Lagrange e Laplace, due analisti ma anche due dei maggiori sviluppatori della meccanica celeste; i miei giochi matematici sono basati sul teorema del valor medio, un altro pilastro dell’analisi matematica: ma naturalmente qui viene usato solo per divertirsi.

Davide Calza e Riccardo Moschetti, Matematica – Lezione 12: I numeri reali, allegato a Gazzetta dello Sport e Corriere della Sera, €6.99 più il prezzo del giornale.

Quizzino della domenica: Tutte le cifre

Nella figura qui sotto vedete due operazioni consecutive, un prodotto e una somma, dove non sono state indicate le cifre. Scrivetele voi, sapendo che tutte le cifre da 1 a 9 sono usate e che il numero in alto termina con 7.

ab * c = de; de + fg = hi
(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina https://xmau.com/quizzini/p693.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema da Mind Your Decisions.)

Dal Bit al Qbit (libro)

Non credevo sarebbe stato così difficile leggere un testo con le formule matematiche scritte in tondo e non in corsivo (oltre che con una spaziatura più o meno casuale). In generale comunque ho apprezzato solo l’ultima parte, con dei cenni di teoria dell’informazione quantistica: per il resto il testo non ha aggiunto molto a quanto sapessi già.

(Carlo Biancardi, Dal Bit al Qbit : Elementi di teoria dell’informazione classica e quantistica, Aracne 2009, pag. 212, ISBN 9788854824867)
Voto: 2/5

Troppo casuale

Capisco generare numeri casuali, anche perché così si potrebbero fregare i sistemi antispam (ma tanto Gmail se ne era accorto comunque…). Però magari mettere un controllo che la prima cifra non sia uno zero potrebbe essere utile!

Figli di

Sul Guardian Simon Price racconta dei “nepo-babies”: i figli di pop star che fanno pop. L’ultimo caso è quello del brano composto e inciso da Sean Ono Lennon e James McCartney. (“Tre minuti della nostra vita che nessuno ci ridarà”, commenta sarcastico Price, e non posso dargli tutti i torti, anche se lo sto ascoltando mentre scrivo questo post e quindi non sto perdendo tempo…) Price nota come i figli di popstar sono ovviamente esposti alla musica molto più di altri, e hanno quindi una vantaggio iniziale; e aggiunge perfidamente che sono spesso ospiti di talk show e simili per il loro nome, ma poi nell’intervista si parla solo dei genitori e non di loro. Ma quello che succede è la regressione alla media (anche se non usa questa espressione): sono pochi i figli d’arte che hanno la stessa notorietà dei genitori.

Il mio pacato commento è “mavalà?”. Mica succede solo nella musica. È vero che io non ci faccio molto caso, ma qui in Italia se dovessi pensare ai calciatori mi viene in mente solo Sandro Mazzola (già Ferruccio non era certo il massimo); nel cinema Ricky Tognazzi o Massimo Dapporto; e vediamo cosa succederà con Angelina Mango. Ma questo è normale: in fin dei conti arrivare a un livello sufficiente è abbastanza facile, ma l’eccellenza è un’altra cosa. Lasciamo che i figli si godano i soldi dei genitori (se non li hanno sperperati tutti…) e non chiediamogli altro.

(immagine generata da fooocus)

Radice quadrata inversa veloce

Negli anni ’90 del secolo scorso i personal computer cominciavano a essere una presenza usuale, e spuntavano i primi giochi grafici: il guaio è che per avere della bella grafica occorre fare tanti conti e la potenza di quei computer non era certo quella attuale, soprattutto se si dovevano usare le operazioni in virgola mobile e non quelle con gli interi. Occorreva dunque inventarsi i più strani metodi per eseguire le operazioni più complicate: ma l’algoritmo per la radice quadrata inversa veloce ha battuto ogni record.

Per prima cosa, che significa “Radice quadrata inversa”? È l’operazione che da x ottiene x−½, cioè l’inverso della radice quadrata di x. Naturalmente “veloce” significa che l’algoritmo usato è più veloce di quello standard, probabilmente legato all’iterazione con il metodo di Newton a partire da una approssimazione. La prima implementazione per la radice quadrata inversa veloce prevedeva una tabella precompilata di dati da cui partire e migliorare il risultato approssimato; ma anche lo spazio a disposizione non era poi troppo. L’algoritmo che secondo Wikipedia fu ideato alla Silicon Graphics non aveva invece bisogno di una tabella, ma solo di una costante magica: 0x5f3759df. Come funzionava questo algoritmo? Si prendeva il numero x (float a 32 bit), e si salvava la sua metà x2 = x/2 per dopo. Poi si prendeva x, lo si leggeva come se la successione di bit rappresentasse un intero, si faceva uno shift logico a sinistra di una posizione (il primo bit veniva buttato via, gli altri scalavano di una posizione a sinistra, e si metteva uno zero in fondo), si sottraeva questo numero dalla costante magica e si leggeva il risultato y come fosse un float. Seguiva un’iterazione dove y veniva ricalcolato come 1,5 − (x2 × y²). Tutto qua.

Ma come è stata trovata questa costante? Non ho avuto voglia di leggermi tutta questa tesina, lo ammetto :-) Tanto ormai le CPU calcolano in virgola mobile a una velocità incredibile…