La scorsa settimana è partita la piattaforma che permette di firmare per proposte di referendum e leggi di iniziativa popolare, usando SPID oppure CIE. La possibilità era già stata testata in precedenza, ma solo per mezzo di terze parti; quindi i comitati promotori dovevano pagare al gestore SPID un euro e mezzo per firma. Ora invece è tutto statale e quindi non ci sono costi (e probabilmente anche la verifica delle firme sarà molto più semplice, tra l’altro).
Sono rimasto stupito che mentre sto scrivendo questo post ci siano solo tre proposte di legge di iniziativa popolare – una cosa virtualmente inutile: nemmeno le leggi proposte dai parlamentari ormai riescono a essere calendarizzate, figuriamoci quelle popolari) e dieci referendum, ma magari anche i vari comitati promotori sono stati colti alla sprovvista e non si sono messi in moto. Ho invece notato che nonostante sembrassimo essere un popolo di firmatori, vedi cosa succede su change.org, non c’è stata la corsa alla sottoscrizione… tranne in un caso, dove le firme a giovedì sera erano già 400.000: quello sull’abrogazione della legge sull’autonomia differenziata, l’unico tra l’altro per cui ho firmato.
Evidentemente il tema è abbastanza sentito, anche se probabilmente non a sufficienza perché in un’eventuale votazione si raggiunga il quorum. Quello che però penso è che è bello avere questa possibilità, ma bisognerebbe rivedere tutta la struttura dei referendum, aumentando il numero di firme richiesto (il 2% del corpo elettorale?) e abbassando il quorum (metà più uno dei votanti alle ultime amministrative?) Solo così potremo avere un istituto con una certa utilità. Chissà perché non credo che capiterà mai qualcosa di simile…