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matematto non praticante

Google, perché lo fai?

pensieri sconnessi
Cara Google, perché devi sprecare energia elettrica per infilare nei risultati il testo “AI Overview” che non solo non ha nessuna idea di quello che emette (come del resto tutti i chatbot), ma non riesce nemmeno a scrivere pensieri connessi? Alla ricerca “aruspice accento” (perché mio figlio non era convinto che andasse sulla u) è riuscita a scrivere

L’accento della parola “aruspice” è sull’ultima sillaba, “ce”. Quindi, si pronuncia a-rùs-pi-ce. L’accento è l’accento grave (“)

Se l’accento fosse sull’ultima sillaba sarebbe “aruspicé”, e allora non mi scrivi “a-rùs-pi-ce” con l’accento sulla u. Il tutto senza considerare l’errore nella sillabazione (è “a-ru-spi-ce”) e il fatto che non è l’accento a essere grave ma il segnaccento: i e u infatti hanno accento acuto (ed Einaudi continua per vezzo a scrivere í e ú nei suoi libri).

Quello che mi preoccupa è che ovviamente Google vuole fare in modo che la gente non vada a cliccare sui link. E temo che sia già così da un pezzo: alla fine quasi nessuno sarà in grado di comprendere un testo anche se semplice….

L’IA mi ha mangiato il compito!

Non ho seguito la storia del professore che ha postato un testo vergognoso nei confronti della presidente del consiglio e di sua figlia, rubricandola nella categoria “idioti che pensano di essere al bar coi loro amici”. Quando però Anna mi ha segnalato che il professore in questione avrebbe detto di avere “chiesto supporto perfino all’intelligenza artificiale per comporre il post” ho deciso che due righe potevo scriverle anch’io.

Ovviamente non credo per nulla a quanto ha detto il tipo. Di per sé è possibile aggirare i blocchi dei chatbot e fare loro produrre un testo di quel tipo, ma occorre costruire un prompt molto particolare, il che non è alla portata della maggior parte della gente (non garantisco che ci riuscirei così facilmente nemmeno io, che pure qualcosa ne so). Il fatto che qualcuno dica una cosa del genere dimostra solo un’ignoranza sul tema “intelligenza artificiale”, e mi sa che saranno comunque in molti a crederci.

Ma quello è il minore dei problemi: in fin dei conti è vero che praticamente nessuno sta spiegando come funzionano questi oggetti che ormai usiamo tutti i momenti senza pensarci. Ma c’è qualcos’altro che invece dovrebbe essere chiaro a tutti, ed evidentemente non lo è. Supponiamo pure che il testo sia effettivamente stato composto da un chatbot. E tu te lo prendi e lo copincolli sui tuoi social preferiti senza nemmeno rileggerlo? Troppo facile dare la colpa a qualcosa di inanimato per togliersi responsabilità che sono personali, anziché avere il coraggio di ammettere di aver fatto un’enorme cazzata. E questo capitava anche prima delle IA.

Camarille autostradali

Giovedì sera siamo partiti per Chiavari, visto che venerdì mattina sarebbero arrivati a portarci i mobili Ikea e il frigorifero (e sabato sarebbe passato il tecnico per la finta fibra). Ci siamo messi tranquilli in autostrada, e tutto è andato bene fino a dopo Serravalle, quando vedo il cartello a messaggio variabile che diceva che il tratto Busalla-Bolzaneto sarebbe stato chiuso dalle 22 alle 5 del giorno dopo. Ho provato ad andare molto più veloce del solito, mi sarò forse preso una multa (anche se hanno cancellato la scritta “Tutor” dai cartelli), ma non ce l’ho fatta: sono arrivato a Busalla alle 22:05 mentre gli operai stavano mettendo i coni per farci uscire.

Da lì è stata un’odissea, perché non so come Anna avesse settato Waze ma mi ha fatto fare la val Fontanabuona, che non è esattamente una gioia da percorrere di notte: ma quello è un problema nostro. Quello che invece non ho capito è perché non mi sono trovato nessuna segnalazione prima di Novi, quando avrei potuto prendere la A26 allungando il percorso ma mettendoci comunque molto meno tempo. L’unica risposta che mi sono dato è che il tratto fino a Serravalle è in concessione alla MilanoSerravalle, mentre quello fino a Genova è di Autostrade per l’Italia. Evidentemente le due concessionarie non si parlano, il che non mi pare una bella cosa.

Servizio postale “pedonale”

Per le pratiche di successione di mia mamma sia io che mio fratello dovevamo inviare una richiesta firmata in originale alla banca dove aveva il conto corrente. Non avendo la FEA (Firma Elettronica Avanzata) ho detto “non c’è problema: scrivo una lettera cartacea e la spedisco a mio fratello così le porta assieme. Inutile fare raccomandata, che poi lui deve andare a ritirarsela. In tre giorni arriverà bene da Milano a Torino.”

Mercoledì 14 maggio vado in ufficio postale e spedisco la mia bella letterina. Risultato: niente. Alla fine domenica 25, visto che tanto sarei andato su a Usseglio per la messa di trigesima, ho riscritto la lettera e gliel’ho data a mano. Ieri poi mio fratello mi ha detto che la lettera era arrivata giovedì 29. Quindici giorni per fare 150 km: ci avrei messo molto meno tempo camminando.

Lo so che le lettere sono diventate un servizio residuale per PosteItaliane: ma non pensavo facessero così schifo.

Quizzino della domenica: Medie intere

750 – aritmetica

La professoressa Conti ha appena terminato di assegnare il punteggio (in centesimi) della verifica di matematica di recupero ai cinque studenti che erano stati assenti. I punteggi, in ordine crescente, sono stati 71, 76, 80, 82, 91. Inserendo (in ordine alfabetico degli studenti, non in ordine di punteggio) i voti in un foglio di calcolo che computa la media aritmetica man mano che viene aggiunto un nuovo voto, si è accorta che la media è sempre stata un numero intero: quindi la somma dei primi due voti inseriti era pari, quella dei primi tre numeri un multiplo di tre, e così via. Quale è stato l’ultimo voto che ha inserito?

icona di un foglio di calcolo
(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina https://xmau.com/quizzini/p750.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema dall’AMC 12 dell’anno 2000; immagine da SVGrepo.)


Alice e Bob. Matematica e letteratura (libro)

copertina
C’è un pattern molto chiaro: i letterati – con qualche rarissima eccezione – non parlano mai di matematica, mentre molti matematici parlano di letteratura. Nei testi, però, capita l’opposto: ci sono testi letterari che hanno parti matematiche, ma è difficile trovare testi matematici (moderni, non stiamo a guardare le opere vediche…) con parti letterarie.
Detto questo, mi pare che Gian Italo Bischi abbia un po’ esagerato con il vedere matematica ovunque. Il fatto che in un libro ci sia una struttura ben specifica non significa infatti che si sia applicata la matematica, ma semplicemente che non abbiamo un flusso di coscienza ma un’opera pensata. E non è che la matematica sia l’unico modo possibile per avere un’opera pensata. Questo rende un po’ pesante a volte il testo, anche se ci sono spunti interessanti e direi imprevisti: Borges lo conosciamo tutti, ma Poe magari non lo prendiamo in considerazione…

Gian Italo Bischi, Alice & Bob. Matematica e letteratura : Dalla Divina Commedia al noir, EGEA 2016, pag. 172, € 15, ISBN 9788823844742 – come Affiliato Amazon, se acquistate il libro dal link qualche centesimo va a me
Voto: 3/5

Chi è il Richelieu di Trump?

Non so se ci sia un giudice a Berlino, ma sicuramente ce ne sono a Washington. L’altro ieri la U.S. Court of International Trade ha affermato che Donald Trump non ha diritto di imporre dazi così alti secondo la legge federale. Quale legge, magari vi chiederete? L’International Emergency Economic Powers Act, una legge del 1977 che specificava quali sono i poteri del presidente per quanto riguarda la proclamazione dello stato di emergenza, che il presidente può dichiarare per il National Emergencies Act dell’anno precedente.

Fin qua nulla di così strano, pare che in questo mezzo secolo siano state proclamati una sessantina di stati di emergenza di cui la metà resta ancora in vigore. Ciò che è più strano è stata l’espulsione di venezuelani e cittadini di altre nazioni, invocando l’Alien Enemies Act, una legge del 1798 che prima di Trump è stata usata tre volte: nella guerra del 1812 e nella prima e seconda guerra mondiale. Anche questa espulsione è stata giudicata illegale da un’altra corte giudiziale americana, ma tanto quelle persone erano già state fatte mandare via (innocenti o colpevoli che fossero, qui stiamo parlando a un altro livello)

Ora, non credo che Trump avesse idea dell’esistenza di queste leggi, soprattutto della seconda, e probabilmente non ce l’ha nemmeno adesso. Quello che è successo è che lui avrà sbraitato “fatemi fuori quella gente” e qualcuno ha spulciato i testi legali e se ne è uscito fuori con quelle leggi: immagino che sapesse benissimo che non fossero davvero applicabili, ma non gliene importava certo.
La mia domanda è molto semplice: chi sono i suoi consulenti? Perché io mi preoccuperei molto più di loro che di Trump…

Non possiamo sfuggire alle IA

È notizia di ieri: Pavel Durov ha fatto un accordo con xAI, la società di sviluppo di intelligenze artificiali di Elon Musk, per inserire Grok all’interno di Telegram. Questo segue l’AI Overview nelle ricerche di Google, con i suoi svarioni.

Io non sono contrario a priori a usare intelligenze artificiali: però voglio andare a cercarmele da solo e decidere se quello che dice può o no avere senso (sembra un paradosso, ma se per esempio le chiedo di rimettere in sesto un testo che ho scritto so bene cosa può andare bene e cosa no). Obbligarci quasi a usarle, o se volete essere più buoni incentivarci in maniera pesante, serve solo a obnubilarci: il che significa che gli input che diamo loro in pasto (e che servono ovviamente per addestrare le IA) saranno sempre più banali, con un circolo vizioso. Brutta storia, soprattutto tenuto conto che se per sbaglio Grok dà risposte troppo accurate Elonio ha sempre la possibilità di ritararlo secondo il suo pensiero.