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matematto non praticante

Writers of the Future – volume 38 (ebook)

[Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing]

Prima di fondare Scientology, Ron Hubbard è stato un autore di fantascienza. Nel 1984 pensò così di istituire un concorso per promuovere la scrittura di racconti di fantascienza, fantasy e horror da parte di giovani autori. Questo concorso continua a essere portato avanti, e questo libro contiene i vincitori e i finalisti per il 2021, scelti da una giuria con a capo David Farland, che purtroppo è improvvisamente morto prima della pubblicazione del libro. Oltre ai racconti vincitori, ci sono anche alcuni saggi sulla scrittura; inoltre ogni racconto è illustrato da un giovane artista che ha vinto il concorso parallelo per disegnatori. (Ah: capisco che mettere le illustrazioni a colori nel libro stampato costerebbe troppo, però avrebbero potuto farlo nella versione ebook…)
Come potete immaginare, c’è una grande differenza tra i racconti, sia in stile che in qualità: ho però trovato il livello generale più che soddisfacente. Ecco una recensione sinteticissima.

▪ Agatha’s Monster, di Azure Arther: trama ben costruita, ma mi ha lasciato freddo. ***
▪ The Magic Book of Accidental City, Destruction: A Book Wizard’s Guide, di Z. T. Bright: in effetti mi ricorda davvero Internet… ****
▪ The Squid Is My Brother, di Mike Jack Stoumbos: idea carina, ma la storia ha troppi buchi. ***
▪ Gallows, di Desmond Astaire: è difficile parlare di viaggi nel tempo in modo consistente, ma Astaire c’è riuscito. *****
▪ Boos and Taboos, di L. Ron Hubbard: l’unica cosa interessante è che i tabù cambiano in forma ma sono sempre gli stessi. **
▪ The Professor Was a Thief, di L. Ron Hubbard: trama predicibile, ma testo comunque divertente. ****
▪ Lilt of a Lark, di Michael Panter: le parole hanno potere – e possono anche essere divertenti! *****
▪ The Mystical Farrago, di N. V. Haskell: ben costruito, e la storia è buona sia per quanto detto che per quanto lasciato intuire. *****
▪ Tsuu, Tsuu, Kasva Suuremasse, di Rebecca E. Treasure: poetico, ma non è il mio tipo di racconto. **
▪ The Single Most Important Piece of Advice, di Frank Herbert: “pensa alla storia”: s/v
▪ The Daddy Box, di Frank Herbert: davvero strano. Non sembra neppure Herbert. ****
▪ Teamwork: Getting the Best out of Two Writers, di Brian Herbert & Kevin J. Anderson: non molto utile, a dire il vero. **
▪ The Island on the Lake, di John Coming: mi ha lasciato più dubbi che certezze. ***
▪ The Phantom Carnival, di M. Elizabeth Ticknor: molto strano e un po’ troppo horror per i miei gusti, ma interessante. ****
▪ The Last Dying Season, di Brittany Rainsdon: ben costruito, ma non mi ha detto molto. ***
▪ The Third Artist, di Diane Dillon: non ho proprio capito quali sarebbero i suoi consigli. *
▪ A Word of Power, di David Farland: troppe cose lasciate sullo sfondo. ***
▪ The Greater Good, di Em Dupre: ottima idea, ma il finale è troppo frettoloso. ****
▪ For the Federation, di J. A. Becker: difficile da seguire, e comunque non mi è piaciuto affatto. **
▪ Psychic Poker, di Lazarus Black: ok, ho dovuto rileggere l’ultimo capoverso, ma quando l’ho capito tutto si è rimesso in ordine perfetto. *****

(David Farland (ed.), Writers of the Future – volume 38, Galaxy Press 2022, pag. 496, € 2,99, ISBN (cartaceo) 9781619867635)
Voto: 4/5

Roe vs Wade

Premetto che questo mio post è puramente politico e non vuole entrare nel merito del diritto d’aborto, né negli USA né tanto meno in Italia. Mi pare che ci sia già abbastanza gente che ne stia parlando, almeno nella mia bolla twitter, e non avrei nulla di intelligente da aggiungere.

Dovrebbe essere abbastanza chiaro che la Corte Suprema USA (ma questo vale anche per la nostra Corte Costituzionale) è un organo eminentemente politico. Non esistono leggi assolute: per dire, cent’anni fa il diritto di voto per le donne non era certo dato per scontato, anzi: e non faccio fatica a immaginare che se la Corte Suprema di allora fosse stata chiamata a prendere una decisione, avrebbe sentenziato che la Costituzione USA parlava di “men” e non di “men and women”. (E tra l’altro la sentenza del 1973 è stata fatta da una corte composta da soli maschi, quindi non stiamo a parlare di maschilismo in genere). La seconda cosa che io terrei bene a mente è che con ogni probabilità gli antiabortisti hanno aspettato di avere una maggioranza schiacciante (6-3) prima di riportare la sentenza al giudizio della suprema Corte, perché non si sa mai cosa sarebbe potuto succedere altrimenti. Insomma, Ruth Ginsburg – che stava già perdendo colpi sotto Obama ma è rimasta inchiodata alla poltrona – ha anche giocato una parte importante sul risultato della scorsa settimana.

Per il resto, visto che la nuova sentenza non afferma che l’aborto è illegale ma semplicemente che non è normato a livello federale, quello che succederà è che gli USA saranno ancora più divisi, tra chi vive in uno stato dove l’aborto continuerà a essere legale oppure avrà la possibilità di andare ad abortire in uno di quegli stati e chi invece avrà la scelta tra portare avanti una gravidanza e trovare qualcuno che la faccia abortire illegalmente, in modo chirurgico o più probabilmente chimico. Mi chiedo solo quanto tempo una nazione così divisa potrà resistere.

Quizzino della domenica: tre dadi

Mia figlia Cecilia mi ha detto “Sai, papà? Ho lanciato tre dadi, e il prodotto dei numeri che sono usciti è il doppio della loro somma. Sai dirmi quali sono i numeri?” Io ci penso un po’ e rispondo “No, mi spiace”, al che lei: “Va bene, se vuoi ti aiuto e ti mostro il dado che ha il numero più piccolo”. A questo punto sorrido e le faccio “Non ce n’è bisogno: ora so quali sono i numeri!” Li sapete trovare anche voi?


(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p592.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema tratto dalla Chris Smith Maths Newsletter; figura di mariotomo, da OpenClipArt)


Le misure del tempo (libro)

Si fa presto a parlare di tempo, anche se probabilmente ci conviene ricordare la frase di sant’Agostino: «Che cosa è dunque il tempo? Se nessuno me ne chiede, lo so bene: ma se volessi darne spiegazione a chi me ne chiede, non lo so.» Paolo Gangemi però si è dato uno scopo un po’ più limitato e se vogliamo oggettivo: parlare di come si può misurare il tempo e di come è stato misurato. Partiamo così dagli eoni, entità di una durata variabile a seconda di chi li definisce e suddividiamo il tempo in unità sempre più ridotte, fino ad arrivare al tempo di Planck che è il minimo tempo che possa avere un certo qual senso in fisica.
Il libro è pieno di informazioni e curiosità: nonostante io ne conoscessi parecchie è stato per me una miniera: non tanto dal punto di vista strettamente scientifico, che ovviamente è molto ben curato ma in un certo senso è standard, quanto per tutte le implicazioni per così dire umane della gestione del tempo, dalla definizione di calendari assurdi ai salti mortali che si fanno per mantenere sincronizzati i nostri orologi con la variabilità dei fenomeni astronomici su cui in teoria si basano. Tutti voi probabilmente avete sentito parlare dei secondi intercalari che vengono aggiunti ogni tanto perché la Terra sta rallentando, ma sapevate che gli informatici si limitano a raddoppiare un secondo, senza perdere tempo a creare il sessantunesimo secondo di un minuto? E avete mai pensato a come si potrebbero definire i fusi orari sulla Luna o su Marte? Il libro è insomma ottimo anche e soprattutto per chi non vuole dedicarsi troppo alla matematica, ma è appassionato di storia e di sociologia.

(Paolo Gangemi, Le misure del tempo, Codice 2021, pag. 263, € 18,50, ISBN 9788875789510)
Voto: 4/5

Le tracce di italiano all’esame di stato

In questi giorni ho scoperto – con colpevole ritardo, lo ammetto – che non c’è più il “tema” alla maturità ma si parla di “testo argomentativo”, o più precisamente «RIFLESSIONE CRITICA DI CARATTERE ESPOSITIVO-ARGOMENTATIVO SU TEMATICHE DI ATTUALITÀ». (Che la maturità non si chiami maturità lo so da una vita, ma è una di quelle cose assolutamente inutili. Per dire, se io chiamo la segreteria della scuola dei gemelli mi chiedono se frequentano le elementari o le medie, mica la scuola primaria oppure secondaria di primo grado).

Nel mio socialino di nicchia ci siamo naturalmente accapigliati a proposito della traccia sull’iperconnessione, con gli insegnanti che si lamentavano perché tracce così servono solo a far scrivere agli studenti quello che i professori – o peggio ancora i funzionari del ministero che aggiustano le tracce… – vogliono sentirsi dire, e il gruppetto di noi anzyani che dopo decenni di vita lavorativa sappiamo sin troppo bene che scrivere quello che l’interlocutore vuole sentire è fondamentale per sopravvivere. La domanda che mi sono poi posto è leggermente diversa: che cosa vogliamo capire dalla prova scritta di italiano alla maturità? La domanda non è poi così peregrina. All’esame orale si vedono le conoscenze maturate, nel secondo scritto pure, ma la riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo a che serve esattamente?

Paolo “Wolly” Valenti

Non posso certo dire che Wolly fosse un mio amico. Per dire, non sapevo neppure che fosse malato. Era però una di quelle persone con cui ci si conosceva da una vita, quando a essere in rete non eravamo in troppi; ed è sempre stato pronto ad aiutare chi aveva bisogno di qualche dritta su WordPress. (Per dire, il plugin che tiro fuori ogni anno per contare i post che ho scritto è suo). Ecco, quando muoiono le persone come lui il mondo diventa un po’ più triste.

Stocard e l’assistenza utenti

La scorsa settimana di punto in bianco Stocard non si apriva più. Nema problema, penso, tanto avevo caricato sul loro cloud le tessere: basta aprirlo da un altro telefono e controllare. Lo faccio: non vedo nessuna carta. A questo punto comincio a preoccuparmi e scrivo all’assistenza clienti, ottenendo una risposta

Thank you for reaching out to Stocard!

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Rispondo aggiungendo il mio codice utente: nessun feedback. Domenica provo a disinstallare l’app e reinstallarla (dopo avere provato a cancellare cache prima e dati dopo), e tutto torna miracolosamente a posto. Probabilmente l’ultimo aggiornamento era rimasto fermo a metà, anche se non mi è chiaro perché sull’altro telefono non vedessi le mie carte. Scrivo per la terza volta: di nuovo un silenzio tombale.

D’accordo, [MILANESE MODE ON]non pago e quindi non posso pretendere[MILANESE MODE OFF], ma almeno un po’ di messaggi automatici potevano implementarli…

sciopero e presidio

Ieri c’era uno sciopero del gruppo Tim, contro il piano “industriale” (che in realtà, per quel poco che si è riusciti a sapere nei quasi quattro mesi dal momento in cui è stato annunciato, sarà più che altro finanziario). Non conosco le percentuali di adesione e non ho idea di come sia stata la manifestazione nazionale a Roma (che tanto era stata concessa per 1000 persone); quello che posso dire è che il presidio milanese in piazza Cordusio è stato un flop, con un centinaio circa di persone. (La foto mostra solo un gruppetto di persone, perché gli altri erano dietro di me :-) )

Nessuno pensa che lo spezzatino previsto da “Pietro” (Labriola) non ci sarà, nemmeno se ci fosse stata una partecipazione oceanica. Potrebbe anche essere vero che separando societariamente la parte di rete fissa da quella mobile e dai servizi i regolatori toglieranno i paletti che ha TIM: io non ci credo molto, ma chiaramente non ho agganci altolocati. Quello che credo è che con questa mossa Vivendi spera di rientrare almeno in parte dei soldi che ha perso, mentre il governo ha bisogno di trovare un modo di riprendersi la rete fissa; tutto qui. Per il resto, aspettatevi un customer care peggiore dell’attuale (sì, si può); una gestione dei guasti che continuerà il trend attuale (adesso qualche volta arriva ancora il tecnico Tim, in futuro sarà sicuramente un subappaltato). Ma tanto io alla pensione dovrei comunque arrivarci :-P