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matematto non praticante

CRA e new PLD: le nuove direttive UE sul software

Nell’assordante silenzio dei media, Parlamento e Commissione stanno promulgando il Cyber Resilience Act e un aggiornamento della Product Liability Directive. Fin qua tutto bene: la prima legge richiede ai fornitori di apparati digitali devono garantire la sicurezza dei prodotti che vendono per mezzo di test di vulnerabilità resi disponibili, mentre la seconda direttiva prevede che chi produce software sia responsabile per i danni causati dal prodotto. Il guaio è che come al solito le buone intenzioni sono messe nero su bianco senza pensare alle conseguenze.

Un’azienda che scrive software proprietario probabilmente avrà un innalzamento dei costi, ma si limiterà a fare delle polizze per premunirsi su questi possibili errori. Ma chi scriverà più software libero, con questa spada di Damocle? I primi a parlare di questo sono stati quelli della Python Software Foundation; ma per esempio anche i wikipediani europei hanno espresso le loro preocupazioni. Ma i problemi sono proprio alla fonte, come nota Andrea Monti. Monti nota come il software, sin dalla preistorica direttiva 250/1991, è qualificato giuridicamente come “opera letteraria”, perché quello che viene considerato è il codice sorgente. Passare a una tutela sul prodotto, cioè sul codice compilato, cambia completamente le carte in tavola, anche perché sorgente ed eseguibile sono due cose ben distinte.
Che succederà ora? Non è ancora chiaro. Il termine ultimo per le osservazioni è vicinissimo, il 26 aprile: la speranza è che almeno questa volta i legislatori riescano a trovare una quadra, sperando che non ci siano le solite lobby che remano contro.

Angoli ciechi assassini

Se le ricostruzioni di Repubblica e del Corriere sono corrette, la betoniera che ha investito e ucciso una ciclista in pieno centro di Milano le ha tagliato la strada. (in via Francesco Sforza c’è una sottospecie di pista ciclabile sulla destra). La cosa non mi stupisce. Mentre stamattina andavo in ufficio (a piedi, visto il rischio di pioggia) ho dovuto fare un salto indietro mentre stavo attraversando sulle strisce perché un’auto non si stava fermando, e mi sono trovato un autosnodato che mi ha tagliato la strada facendo una curva stretta a una velocità diciamo interessante. In nessuno dei casi c’era qualcosa che impediva di vedermi: sono stupido, ma non così stupido da buttarmi in mezzo alla strada senza considerare le possibili conseguenze.
Commento? nessuno. Tanto non cambierà nulla.

Sciacallaggio

la copertina di aktuelle Come sapete, io sparlo molto spesso dell’italica stampa, anche perché generalmente se lo merita. Ma in questo caso ci troviamo in Germania. Come riporta la BBC, il rotocalco die Aktuelle ha intitolato a tutta pagina “sensazionale! Michael Schumacher: la prima intervista!” Poi sotto in piccolo si legge “Es klingt täuschend echt”, che vuol dire più o meno “sembra ingannevolmente vera”. Cosa hanno fatto quelli di Aktuelle? Hanno chiesto a un’AI di tirare fuori il testo di una possibile intervista.
Una cosa del genere per quanto mi riguarda ha un solo nome: sciacallaggio.

Il gabbiano (teatro)

foto di scena

Una panchina per otto (dal programma di sala del Piccolo)

Venerdì scorso siamo andati al Piccolo (allo Strehler, per la precisione, quindi la sala grande) per vedere l’allestimento del cechoviano Il Gabbiano pensato dal giovane ma già esperto regista Leonardo Lidi. Stiamo parlando di un’opera che è un classico – anche se un ignorantone come me non l’aveva mai vista e ha dovuto studiarsela al volo – e quindi più che della trama ha senso parlare dell’allestimento. Parto subito dicendo che la prima mezz’ora era molto, molto lenta, tanto che stavo per addormentarmi; per fortuna il seguito è stato più vivace.

Cose che non ho capito: la scelta di un’attrice (Orietta Notari) per la parte di Pëtr; le scene di ballo; il finale, dove Kostja (Christian La Rosa) in realtà non si spara ma si sente Pëtr (che era da un quarto d’ora a terra immobile, presumibilmente morto) dire “bum!” e i due spostarsi su un lato del palco, evidentemente a parlare dall’aldilà.

Cose che mi sono piaciute: il palco quasi completamente spoglio e senza quinte, tanto che gli attori non in scena se ne stavano sul fondo; la panchina del primo atto; i tormentoni, dalle gocce di valeriana che Dorn prescrive per tutto al pescare di Trigorin alla pagina 121 righe 11 e 12 del testo sempre di Trigorin; la tombola finale, dove i personaggi invecchiano a vista d’occhio e d’orecchio; la scelta di indicare il cambio d’atto abbassando man mano il palco luci, tanto che nell’ultimo atto è a terra e usato come sedile… con il vestito di Irina – Francesca Mazza – che si è impigliato e ha portato un “cazzo!” che presumbilmente non era nel copione.

In definitiva non posso dire che lo spettacolo fosse brutto, ma non mi sono poi così entusiasmato. Per i curiosi, qui trovate il programma di sala.

Quanto sei razionalista? (quiz)

Anna mi ha passato questo quiz. A parte il problema che non conoscevo praticamente nessuno dei siti e blog indicati (tranne Hacker News, Cospirazione Bayesiana e LessWrong), il mio punteggio è stato di -9.81 (l’opposto del coefficiente della costante gravitazionale :-) ) con commento «Normie, 30-50th percentile: While you might flit with the edges of rationalist-esque nerddom, you probably don’t identify as a rationalist at all.» Nulla che già non sapessi :-)

La battaglia del grano

Una delle conseguenze della guerra della Russia all’Ucraina è che le esportazioni di grano da quest’ultima si sono estremamente ridotte in quantità: nonostante gli accordi – che è da vedere se saranno rinnovati – il trasporto via mare è molto difficile. Se si tiene conto che l’Ucraina è il granaio di Europa, tanto che si dice che l’azzurro e il giallo della bandiera raffigurano il cielo e i campi di grano, potete immaginare come si siano cercate altre vie per l’esportazione. Solo che i paesi vicini si sono trovati inondati di grano a prezzo più basso e hanno cominciato a bloccare le importazioni: prima ci sono state Polonia e Ungheria, ora la Slovacchia.
Il guaio è che questo grano finiva nei paesi del Terzo Mondo proprio perché costava poco, e quindi c’era questo gentlemen’s agreement; la nuova situazione ha completamente cambiato le carte in tavola e mostrato ancora di più quanto il nostro pianeta sia oramai interconnesso: se qualcosa si intoppa parte l’effetto domino.

(poi io mi chiedo se il “grano tutto italiano” della nostra pasta era davvero tutto tutto italiano, ma questo è perché io sono cattivo dentro)

Waffle

Come credo sappiate se vi piace fare i giochini su Internet, Wordle ha generato una quantità enorme di cloni: ne ho anche recensito qualcuno. Waffle, però, è piuttosto interessante perché le somiglianze con Wordle sono più superficiali di quanto sembri. Lo schema ha infatti la forma di un waffle, con tre parole di cinque lettere in orizzontale e tre in verticale, e anche qui ci sono le lettere verdi in posizione corretta, quelle gialle che sono presenti ma in posizione errata, e quelle grigie che non sono presenti. Però tutte le lettere sono presenti sin dall’inizio, e noi dobbiamo semplicemente scambiarle di posto per ottenere la soluzione corretta. Beh, non proprio “semplicemente”. Se una lettera gialla è in un incrocio, non sappiamo a quale delle due parole appartiene, e quindi possiamo rischiare che diventi grigia. Si sa che bastano dieci scambi per arrivare alla soluzione, che in questo caso dà cinque stelle; il gioco si può anche vincere se lo si risolve entro 15 scambi. C’è la possibilità di offrire un waffle :-} allo sviluppatore, ma non è obbligatorio; una bella caratteristica è che alla fine della partita si possono leggere le definizioni (prese da wiktionary) delle parole, per acculturarci.

Elezioni di Telemaco

Ricordate che qualche settimana fa mi sono lamentato del mio fondo pensione? Bene, domani si rinnova la rappresentanza nel fondo e io mi candido :-)

Per chi non ha nessuna idea di come funziona un fondo pensione, provo a darvi qualche idea. Con la scusa che le nostre pensioni saranno molto più basse di quelle dei nostri genitori, lo Stato si è inventato la storia dei fondi pensione, dove i dipendenti possono mettere i soldi del loro TFR sperando che vengano bene investiti e rendano di più. Ci sono due tipi di fondi pensione: quelli aperti, gestiti da assicurazioni e dove tutti possono entrare, e quelli chiusi, che sono legati al singolo settore (per me per esempio quello delle telecomunicazioni). I fondi chiusi hanno due vantaggi: il primo è che si pagano meno tasse, e il secondo è che per noi “vecchi” è possibile non mettere tutto il TFR ma solo l’1% del nostro stipendio e l’equivalente dell’1,2% dello stipendio dal TFR, e a questo punto l’azienda aggiunge un altro 1,4% del nostro stipendio che non altrimenti non ti darebbe mai. (E io infatti metto solo l’1% e lascio il resto del TFR al suo posto).

La gestione finanziaria dei soldi del fondo (Telemaco al momento ha due miliardi…) è affidata a società di investimenti, non necessariamente brave come avevo scritto. Ma la gestione politica del fondo è paritetica, quindi con metà componnenti delle aziende del settore e metà votati dai lavoratori. Solo che ci sono liste su base nazionale (50 elementi), una per sindacato maggiore (quest’anno la Triplice più UGL), e soprattutto i listini sono bloccati, quindi non ci sono preferenze ma passano i primi di ogni lista. Questo significa che io – trentottesimo nella lista FISTEL-CISL) – non passerò mai a meno che un bel po’ di gente prima di me andrà in (iso)pensione… Come sempre però mai dire mai: in fin dei conti sto facendo il RSU nonostante non fossi certo stato tra i primi votati :-)