Archivi autore: .mau.

Informazioni su .mau.

matematto non praticante

Perché tarpare il riscatto degli anni di laurea?

Premessa: il problema non mi riguarda personalmente. Ho riscattato a suo tempo la mia laurea, l’ho fatto ancora quando vigeva il retributivo e avendo fatto domanda sei mesi e un giorno dopo essere stato assunto alla fine ho pagato ben poco per quattro anni di contributi. (Che poi questo mi abbia fatto perdere uno scivolo di isopensione che per la legge Dini è significato dover comunque uscire dopo per avere una pensione decente è un’altra storia). Quello che so è che adesso l’unica ragione per pagare una strabalardata di soldi per riscattare la laurea è riuscire ad andare in pensione un po’ prima.

Bene. Secondo il Corsera, dal 2031 (perché così tardi? Come cambiano i conti della legge di bilancio?) chi vuole riscattare la laurea breve si vedrà tagliare il periodo di contribuzione necessario per raggiungere la pensione anticipata. E questo significa a sua volta che l’INPS dal 2031 prenderà meno soldi subito. A questo punto mi chiedo a chi potrà convenire riscattare: io non riesco proprio a capirlo, ma magari voi siete più intelligenti di me…

Meglio non usare tutte cifre diverse per il pin

Supponete di avere un pin di quattro cifre su un telefono senza riconoscimento biometrico. Se qualcuno vi rubasse il telefono, potrebbe vedere in quali punti dello schermo ci sono più ditate e intuire che quei punti corrispondono alle cifre del pin. Partiamo quindi dall’ipotesi che un Cattivo sappia che noi abbiamo un pin di quattro cifre e sappia anche quali cifre abbiamo usato. Quante possibilità diverse ci sono? Beh, se tutte e quattro le cifre sono diverse, la risposta è semplice: sono 4!, cioè 24. Un po’ poche, conviene usare un pin più lungo. Ma attenzione: cosa succede se si ripete una cifra e quindi se ne usano solo tre? Si possono fare i conti a mano. Supponiamo che si usino le cifre 1, 2, 3 (quali siano è indifferente, il Cattivo conosce il terzetto) e che ci siano due 1. Abbiamo 12 combinazioni: 1123, 1132, 1213, 1312, 1231, 1321, 2113, 2131, 2311, 3112, 3121, 3211; in tutto 12 possibilità. Ma la cifra ripetuta potrebbe essere anche il 2 oppure il 3, e questo il Cattivo non lo può sapere; quindi in totale le combinazioni possibili sono 36. Sempre poche, ma un po’ di più. Per la cronaca: non conviene ridurre il numero di cifre: se ne usiamo due abbiamo 14 possibilità, perché ci sono 16 numeri binari di quattro cifre ma dobbiamo eliminare le combinazioni 1111 e 2222, e con una cifra sola abbiamo evidentemente una sola possibilità.

Gli iPhone ora richiedono sei caratteri come lunghezza minima di un pin; cosa conviene fare in questo caso? Con sei cifre diverse abbiamo sicuramente 6! = 720 combinazioni; con cinque cifre diverse e una ripetuta, per ciascuna cifra ripetuta abbiamo 6!/2! = 360 combinazioni, quindi in tutto ben 1800. I conti poi si fanno più complicati, ma per fortuna OEIS viene in nostro aiuto. Abbiamo così che per quattro cifre distinte le combinazioni sono 1560, mentre per 3, 2, 1 sono rispettivamente 540, 62, 1. Occhei, gli ultimi due casi erano facili come i primi due. Per curiosità, con 7 cifre conviene ripeterne due, così come con 8 e 9 cifre. Potrebbe essere interessante studiare al crescere del numero di caratteri possibili (le cifre finiscono troppo presto) qual è il numero di caratteri da ripetere per ottenere il massimo numero di combinazioni. Sono troppo pigro per mettermi a programmare (non basta excel, qui ci vogliono programmi che usino numeri interi di un numero qualunque di cifre) per ottenere una stima precisa, ma non mi stupirei più di tanto se la risposta per n caratteri fosse dalle parti di n/e …

Aulica prosa natalizia

Comunicato aziendale, sfrondato di una parte tecnica:


Care colleghe e cari colleghi,
considerando le incombenze da affrontare nel periodo natalizio e il grande traffico che generano, si è ritenuto che potesse essere fortemente apprezzata la possibilità di lavorare in agile nello stesso periodo.

Vi comunichiamo, quindi, che dal 22 al 28 dicembre 2025, le colleghe e i colleghi che hanno aderito al lavoro agile svolgeranno la propria attività in tale modalità per tutti e cinque i giorni della settimana. Non sarà necessario effettuare la pianificazione del lavoro agile sul portale dedicato.
Chi invece non ha aderito o non è abilitato allo svolgimento dell’attività in modalità agile, potrà continuare a recarsi in sede.

[…]

Un modo per accompagnare, con maggiore serenità e flessibilità, questo periodo speciale dell’anno.

Human Resources


Non riguarda me, che sono in ferie fino a fine anno, ma sono sicuro che i miei colleghi apprezzeranno che a Natale e santo Stefano potranno lavorare tranquillamente da casa. E dire che in Comunicazione interna abbiamo della gente che sa scrivere davvero bene (davvero, io sono in grado di comprendere abbastanza bene la struttura di un testo): evidentemente anche loro erano in ferie. E venerdì 2 gennaio sarò pronto a presentarmi in ufficio, una volta terminate le incombenze e il grande traffico.

Maledetta fisica!

Grazie a VonAusterliz ho scoperto questo articolo di Shanaka Anslem Perera che vede la bolla AI dal punto di vista di un analista finanziario che guarda al di là della finanza vera e propria. O meglio: c’è un punto puramente finanziario, il crollo del valore delle azioni di Oracle dopo che nel report trimestrale ha indicato il valore totale di contratti non ancora incassati a 523 miliardi di dollari (il 438% in più dell’anno scorso); ma c’è un altro punto che hanno segnalato in pochi. In Texas le richieste di future connessioni alla rete elettrica sono per un totale di 230 gigawatt. L’anno scorso erano 63. Il numero da solo non dice molto, ma per fare un confronto la potenza capacità totale negli USA l’anno scorso era 1200 gigawatt. In pratica il solo Texas aumenterebbe la produzione del 20%: e per cosa? Ovvio, per i datacenter AI.

Il problema non è solo il calore generato da questi data center con chip sempre più energivori, con le ben note conseguenze sul riscaldamento. (Anche se la quantità di energia dal sole sta aumentando tantissimo persino negli USA nonostante Trump, si pensa di ricorrere soprattutto all’energia nucleare: ricordo che Microsoft ha fatto un contratto per far ripartire la centrale di Three Mile Island, per esempio). Il problema è la termodinamica. Secondo Anslem Perera, superando i 20-30 kilowatt per rack non è più fisicamente possibile usare la convezione per raffreddarli con l’aria, e occorre passare ai liquidi refrigeranti con tutti i problemi del caso. Certo, continua, a settembre Microsoft ha annunciato un sistema per inserire i tubi di raffreddamento direttamente nel silicio, triplicando la capacità refrigerante: ma come lui nota «questo non è un miglioramento incrementale. Si tratta di un’innovazione dettata dalla disperazione, dal riconoscere che la fisica dei calcoli necessari per l’IA sta raggiungendo i propri limiti fondamentali.» E non è detto che la disperazione porti sempre ai risultati cercati.

Anslem Perera non è del tutto pessimista sulla bolla. Guardando gli esempi passati, come le ferrovie negli anni 1840 in Inghilterra e la bolla delle telecomunicazioni degli anni 1990 – per fortuna ci ha risparmiato la bolla dei bulbi di tulipano… – nota infatti una differenza fondamentale. I grandi player, con l’eccezione appunto di Oracle, stanno mettendo soldi veri del loro cashflow nello sviluppo di AI, e infatti i mercati considerano il rischio di Microsoft, Google, Amazon, e Meta minore. E indubbiamente il mondo enterprise si è già mosso verso l’uso dell’intelligenza artificiale. Quello che lui vede però è un sistema in equilibrio instabile, e che non ci permette di prevedere con sicurezza da che parte si muoverà. Ma soprattutto, come dicevo sopra, stiamo cominciando a fare i conti con le leggi fisiche molto prima che ce lo aspettassimo: con la legge di Moore siamo andati avanti per decenni, ma qui non avremo tutto questo tempo. L’ho sempre detto io: la fisica è una brutta bestia.

Danni collaterali delle IA: la RAM

Vi sarete forse accorti che il costo della memoria dei computer è più che raddoppiato in questi mesi, e anche i dischi SSD sono aumentati di prezzo.. Oscillazioni dei prezzi della RAM sono abbastanza comuni, ma questa volta il problema pare maggiore, come lo dimostra la notizia pubblicata un paio di settimane fa: Micron, uno dei maggiori produttori mondiali, ha affermato che da febbraio non venderà più al mercato consumer le sue memorie e SSD con il marchio Crucial. Come mai? Semplice: la richiesta da parte dei data center delle aziende IA è così alta che la produzione è accaparrata da loro. E se le scorte sono ridotte, si guadagna comunque di più con relativamente pochi grandi ordini che mandando i prodotti nella filiera commerciale, senza contare che la produzione si è spostata dalle DDR4 verso le più costose DDR5.

Perché allora i produttori non aumentano la capacità? Non è così semplice. Ci vuole un paio d’anni per costruire nuove linee produttive, e come perfidamente dice David Gerard i produttori mica si fidano che la bolla IA non scoppi prima. Quindi la produzione aumenterà sì, ma non di molto. Io sono un po’ meno pessimista e ritengo che lo scoppio della bolla non porterà a un crollo della domanda ma a una semplice stagnazione – nonostante i progressi di Gemini 3 non credo sia vicino a noi un nuovo breakthrough – e quindi la situazione si stabilizzerà. Però è probabile che almeno per tutto il 2026 non converrà comprare nuovi PC o nuovi furbofoni, a meno di avere davvero tanti soldi da spendere. Non ce lo aspettavammo questo danno collaterale dovuto all’intelligenza artificiale, vero?