Archivi annuali: 2022

Le memorie del paniere (ebook)

Credo che tutti noi abbiamo detto più e più volte che il famigerato paniere Istat è tarato per farci credere che l’inflazione sia molto minore di quello che vediamo davvero. Confesso di averlo pensato anch’io: ecco perché questo libro è importante. Barbieri e Giacché, che hanno lavorato a lungo in Istat, compongono una storia del paniere che si intreccia con quella dell’Italia e con quella di cinema, televisione e canzoni italiane, immagino per passione degli autori. Dalle spiegazioni dettagliate su come beni e percentuali relative sono cambiate negli anni vediamo una lenta ma continua evoluzione della nostra nazione. Non sono taciuti i problemi – tanto per dire, le rilevazioni non sono fatte in tutta Italia ma solo in alcuni capoluoghi di provincia – ma si spiega anche il duplice motivo per cui l’inflazione percepita è molto maggiore della reale. In pratica ci sono due ragioni: la prima è che noi tendiamo ad accorgerci più dei rincari che dei ribassi, che pure ci sono: si pensi al costo delle telecomunicazione. La seconda è che un prodotto entra nel paniere quando la spesa relativa per i consumi delle famiglie è uguale o superiore a un millesimo della spesa totale da esse sostenuta. Questo implica che i prodotti entrano quando sono ancora cari, e man mano che vengono adottati calano di prezzo. Consiglio vivamente la lettura anche e soprattutto a coloro che credono che la statistica sia solo un insieme di aridi numeri.

(Giovanni A. Barbieri e Paola Giacché, Le memorie del paniere : La statistica racconta: un secolo, mille prodotti, cento film, Donzelli 2022, pag. 228, € 7,10 (cartaceo: € 18), ISBN 9788855224307)
Voto: 5/5

Ultimo aggiornamento: 2022-12-24 09:28

primel

Il mio amico Salvatore Mulliri mi ha presentato questo gioco di David Lawrence Miller. Funziona esattamente come Wordle, se non per il fatto che si possono solo usare numeri primi (di cinque cifre).

A parte usare una tabella di numeri primi per evitare di sentirsi sempre dire “questo numero non è primo” (ci sono circa 7600 primi tra 10000 e 99999, quindi c’è una probabilità su 12 che un numero preso a casa sia primo; anche tenendo conto che un primo può solo terminare in 1, 3, 7, 9 restiamo su una probabilità su 8), io continuo a incartarmi e usare cifre che non possono esserci. Evidentemente uso due aree del cervello diverse per cercare numeri primi e vedere i pattern, o magari non ne uso nessuna…

La circolare di Valditara sul divieto di uso dei cellulari

La scuola che i gemelli frequentano ha messo sul sito la circolare del prof. Giuseppe Valditara sul (non) uso dei cellulari in classe, e così ho finalmente avuto la possibilità di verificare direttamente le fonti.

Bene. La circolare ricorda che «con circolare del 15 marzo 2007, n. 30, sono state emanate da questo Ministero “linee di indirizzo ed indicazioni in materia di utilizzo di telefoni cellulari e di altri dispositivi elettronici durante l’attività didattica, irrogazione di sanzioni disciplinari, dovere di vigilanza e di corresponsabilità dei genitori e dei docenti”.» Spiega poi che «Pertanto, come si evince dalla suddetta circolare, vige in via generale un divieto di utilizzo in classe di telefoni cellulari.» mentre «È viceversa consentito l’utilizzo di tali dispositivi in classe, quali strumenti compensativi di cui alla normativa vigente, nonché, in conformità al Regolamento d’istituto, con il consenso del docente, per finalità inclusive, didattiche e formative, anche nel quadro del Piano Nazionale Scuola Digitale e degli obiettivi della c.d. “cittadinanza digitale” di cui all’art. 5 L. 25 agosto 2019, n. 92.», invitando i dirigenti «a favorire l’osservanza di quanto rappresentato».

Insomma, non c’è nulla di nuovo. In altri termini, la circolare è stata assolutamente inutile, se non evidentemente per mostrare ai media che il prof. Giuseppe Valditara è vivo e lotta insieme a n… occhei, lotta.

Ultimo aggiornamento: 2022-12-22 21:41

Help! Google Docs e la conversione a Word

Ho scritto una cinquantina di cartelle di testo in Google Docs (mi sa che non lo farò più…). Ho fatto il lavoro a spizzichi e bocconi, a volte copiando testi in PDF e rimettendoli a posto per conto mio, a volte scrivendo da zero. Alla fine ho convertito in docx, e mi sono trovato un testo che ogni tanto aveva un font stranissimo, nonostante tutto il testo originale fosse nello stile Normal e avessi passato il “paint style” per sicurezza.

Da Word ho scoperto che il font stranissimo era Gungsuh (coreano, anche se comprato da Microsoft). Vabbè, una volta capito qual era il busillis non mi ci è voluto molto a convertirlo in Times New Roman nel documento Word: ma mi resta il dubbio su come sia stato possibile averlo in qualche proprietà nascosta di Google Docs, e soprattutto come fare a toglierlo in originale. Qualche idea?

Ultimo aggiornamento: 2022-12-22 10:55

Anglofilia

Per comprensibili motivi, io ricevo la rassegna stampa su Wikipedia e Wikimedia. È un po’ sgarrupata, nel senso che devo scartare tutti gli articoli che hanno semplicemente una foto (giustamente) accreditata a Wikimedia Commons, ma va bene così. In genere trovo dai 10 ai 20 articoli: oggi ce n’erano ben 71, quasi tutti dedicati al nuovo “portale enciclopedico” russo presentato ieri e quasi tutti copiati più o meno verbatim dal lancio Adnkronos. Le testate più oneste lo segnalano, le altre fanno finta di niente.

Gli unici fuori dal coro sono stati quelli di Tag43, che hanno intitolato “La Russia prende le distanze da Wikipedia, ecco Znanie”. Naturalmente Znanie in russo significa “conoscenza”, esattamente come l’inglese Knowledge. Solo che evidentemente lo stagista di Adnkronos ha preso un lancio in lingua inglese, l’ha tradotto e non ha pensato che forse i russi non avevano usato un nome inglese per il loro portale; e tutti gli altri stagisti dei quotidiani hanno copincollato il lancio d’agenzia senza farsi troppe domande, che presumo non siano compatibili coi miseri emolumenti che prendono. A questo punto però tanto valeva fare gli autarchici e scrivere che si chiamerà “Conoscenza”, no?

Io non ho nessuna idea di quale sia la linea editoriale di Tag43, ma ho molto apprezzato come hanno trattato questa notizia.

Ultimo aggiornamento: 2022-12-21 11:04

Come farsi aggiornare la voce Wikipedia su di sé

Emily St. John Mandel è una scrittrice canadese nota per i suoi libri Stazione Undici (credo che ne abbiano fatto anche una serie tv, ma è un campo in cui non mi addentro) e Mare della tranquillità. Qualche giorno fa ha scritto un tweet chiedendo chi poteva intervistarla… per poter far sì che nella sua voce su Wikipedia (in inglese, in quella italiana non era nemmeno scritto che era sposata) che era divorziata. In qualche ora Slate ha pubblicato un’intervista dal titolo che dice “Un’intervista del tutto normale con la scrittrice Emily St. John Mandel” e catenaccio “Solo per chiedere all’autrice di Station Eleven e Sea of Tranquility che ha fatto quest’anno, tutto qui”. E in effetti la voce di en.wiki è stata immediatamente aggiornata. In realtà non serviva nemmeno l’intervista: almeno fino ad oggi, la spunta blu di Twitter è una verifica dell’identità della persona, e quindi la prima fonte che attestava il divorzio è stato quel tweet, sostituito poi dal link all’intervista.

Per quanto la cosa vi possa sembrare stupida (e sicuramente è sembrata tale a Mandel), Wikipedia funziona così. Un’affermazione deve avere una fonte affidabile, e nessuno può sapere se l’utente che scrive “Emily St. John Mandel è divorziata” è effettivamente Mandel o qualcuno che vuole fare uno scherzo. Leggendo il thread su Twitter, però, mi sa che il contributore che le ha detto che “occorreva una fonte comparabile” ha fatto un po’ di casino: come ho scritto, quello che conta è una fonte affidabile che si possa citare con tranquillità.

Un’ultima curiosità: nell’intervista a Slate, Mandel scrive che vedersi ancora definita sposata (si è separata ad aprile dal marito, e il divorzio è stato concesso a novembre) “was kind of awkward for my girlfriend”. Ieri BBC ha scritto un articolo in cui affermavano che si erano offerti anche loro di intervistare Mandel. Com’è, come non è, nel loro articolo quella frase non c’è :-)

La terza sarà quella buona?

Ieri alle 14:41 ricevo un messaggio intitolato “Eni S.p.A. diventa Eni Sustainable Mobility S.p.A.”. Alle 15:18 ricevo un nuovo messaggio, “[ERRATA CORRIGE] Nasce Eni Sustainable Mobility S.p.A.”, il cui testo è identico al precedente. Alle 16:11 ricevo un terzo messaggio, sempre con titolo “[ERRATA CORRIGE] Nasce Eni Sustainable Mobility S.p.A.”, ma con header e footer diversi e qualche modifica stilistica al pezzo. Forse hanno qualche problema.

Caratteri speciali

Io capisco che la mia banca non voglia caratteri speciali nei bonifici online, per evitare il problema Bobby Tables. Capisco già un po’ di meno che nel nome del destinatario – che ricordo essere obbligatorio per fare il bonifico) non sia ammesso il punto. Ma che io non possa scrivere 2000 e sia costretto a scrivere DUEMILA mi pare un po’ troppo…

Ultimo aggiornamento: 2022-12-19 14:41