Archivi annuali: 2020

Il telex!

Il titolo di un messaggio di spam odierno: “Immediate Telex confirmation No: -1114433”. Si vede che non sono italiani, altrimenti avrebbero usato il fax.

Forse risolto il mistero della gita lampo parigina

Ricordate che vi avevo raccontato della mia gita-lampo al Louvre almeno secondo Google Maps? Bene, forse abbiamo la risposta. Maurizio Napolitano ha avuto un’esperienza simile, ha fatto qualche controllo e si è accorto che quando sarebbe stato ad Ankara era invece a Montichiari (BS) a vedere la finale di Champions League di pallavolo femminile con due squadre turche, che probabilmente si erano portati gli hotspot… che naturalmente secondo Google si trovavano al loro solito posto.

È bello trovare una spiegazione semplice e bella. Se poi è anche corretta (ovviamente non possiamo saperlo…) tanto meglio!

La nuova legge sulla lettura: cui prodest?

Il Senato ha approvato il DDL “per la promozione e il sostegno alla lettura”. Lo ha fatto all’unanimità: ci sono stati un contrario e un astenuto per l’articolo sulla carta della cultura, e un astenuto sul piano nazionale d’azione per la promozione della cultura. Ora la legge tornerà alla Camera, ma sarà solo una formalità. Avremo la Capitale italiana del libro, un fondo per la promozione della lettura, e sostegno alle librerie indipendenti. Tutto bene? Beh, insomma.

Guardando i primi commenti, a essere felici sono i librai e la Confcommercio e i piccoli editori, mentre l’AIE è contraria. Ricardo Franco Levi, che aveva scritto la legge precedente, afferma che “a perdere saranno i lettori” (mandandomi in corto circuito: non sono mai stato d’accordo con Levi), e il Libraio (che è del gruppo GeMS, quindi non solo grande editore ma anche grande distributore con le Messaggerie) è pure critico anche se con toni minori. Gli è che – a parte le reboanti affermazioni sulla “capitale della cultura” e sui fondi per le piccole librerie, che in realtà per più di metà erano già presenti dal 2018, la legge prevede che gli sconti massimi sui libri scendano dal 15% al 5%, e quelli per le promozioni possibili per un mese (eccetto dicembre) scendano dal 25% al 20%. Personalmente non mi è molto chiaro come questo taglio servirebbe a sostenere le librerie indipendenti contro i cattivoni di Amazon (e se volete ibs.it). È vero, come ho già scritto in passato, che prima della legge Levi mi è capitato di acquistare copie di un libro scritto da me su Amazon perché avevo lo stesso sconto (40%) che avrei avuto prendendole come copie autore, e quello sì che era concorrenza quasi in dumping. Ma se Franceschini pensa davvero che si compreranno meno libri (cartacei) online perché si risparmierebbe solo il 5% rispetto alla libreria allora forse non ha ben compreso le dinamiche dei pochi lettori italiani, oltre naturalmente a non considerare per nulla chi libri non ne legge affatto, e che mi sa sono quelli che se proprio devono fare un regalo che non costi troppo vanno in una libreria fisica. Ah, tra l’altro ricordo che Franceschini è stato quello che ha equiparato l’IVA sugli ebook a quella dei cartacei, un’ottima mossa a favore dei librai…

In definitiva, capisco in parte la soddisfazione dei piccoli editori, che comunque non hanno la potenza di fuoco dei grandi e che possono sperare di riuscire ad apparire un po’ di più (e in fin dei conti io non ho mai pubblicato per un grande editore :-) ). Simmetricamente capisco la contrarietà dell’AIE, per cui lo sconto è un modo di marketing come un altro; ma continua a sfuggirmi la felicità dei librai – vedi per esempio qui. Ah: tra l’altro i soldi “freschi” dati alla cultura con questa legge sono circa cinque milioni l’anno. Intanto lo stanziamento per l’App18, il famoso bonus cultura, è sceso da 240 a 160 milioni, almeno secondo l’articolo del Libraio. È vero che non tutti quei soldi andavano in libri, ma chissà che succederà. Posso esprimere un pensiero cattivo e chiedermi se molti di questi senatori che hanno entusiasticamente votato a favore non sperino che alla fine della fiera il consumo di libri cali? In fin dei conti è sempre meglio evitare che ci siano troppi pericolosi intellettuali…

Ultimo aggiornamento: 2021-04-20 12:20

Presento Numeralia ad Aosta!

Sembra destino che le presentazioni di Numeralia siano in regioni a statuto speciale. Dopo quella di Trieste dello scorso aprile, il 15 febbraio alle 17 sarò ad Aosta a dialogare di numeri. Cito dalla locandina:

Daremo i numeri. Anzi, no: andremo alla caccia dei numeri che sono scappati dai manuali di matematica e si sono intrufolati nella letteratura, nel cinema, nelle canzonette, nei siti internet, nei fumetti, cercando di rimanere il più possibile inosservati. Scopriremo perché Bergoglio sarebbe l’Anticristo; vedremo come mai nessuno è riuscito a telefonare ai Ghostbusters; sentiremo la storia ufficiale e quella reale di come mai Google si chiama così, e l’importanza della salamoia per le temperature anglosassoni. Purtroppo non daremo i numeri per vincere al superenalotto, ma non si può pretendere tutto dalla vita!

(La storia di Bergoglio nel libro non c’è, l’ho scoperta solo in queste settimane). Se non siete aostani, non fatevi spaventare dal luogo (la casa di riposo J.B. Festaz): la presentazione non è pensata per gli ospiti, che potrebbero anche prendersi un coccolone se mi vedono parlare, ma per la cittadinanza ed eventuali turisti. Io non vado ad Aosta da una quarantina d’anni: qualcuno vuole farmi compagnia?

Ginetta Pignolo e le “traduzioni riscritte”

Con il mio solito ritardo sto leggendo il secondo volume della raccolta Urania dei racconti di Arthur Clarke. Nell’introduzione (che è stata messa nel secondo volume, non nel primo… misteri editoriali) Franco Forte scrive che potremo “gustare le nuove traduzioni i diverse opere che abbiamo già avuto il piacere di leggere in passato, seppure con una trasposizione in italiano quanto meno approssimativa”. Occhei, le traduzioni italiane di una volta, di fantascienza e non solo, spesso erano per così dire peculiari. Non che quelle attuali siano specchiate, come ho raccontato; ma limitiamoci alle traduzioni del passato. In “Silenzio, prego” (Silence, please) trovo scritto che un personaggio “non era capace nemmeno di integrare e con x​”. Un qualunque studente liceale può immaginare che avrebbe dovuto scrivere e alla x (la battuta fa ridere solo matematici, fisici e ingegneri: l’integrale di ex è ex stesso, a meno di una costante); e in effetti l’originale dice “I don’t suppose he can even integrate e to the x​”, e bastava tradurre parola per parola. Qualche riga dopo, “Let’s say x e to the x​” diventa un ancor più incomprensibile “Diciamo x con x​”. La pagina seguente, “The compression pulse of one sound wave would be on top of the rarefaction of another” viene tradotto con “il battito di compressione di un’onda sonora si sommerebbe alla rarefazione di un’altra” che non ha alcun senso se non sai già il significato. Lasciamo perdere la citazione su Sir Alan Herbert, che è stata tradotta con qualcosa di completamente diverso ma forse non aveva senso lasciare così in italiano.

Sono andato a vedere chi era il traduttore, e ho letto che era tale “Ginetta Pignolo”. Una rapida guglata non mi ha detto molto: ho così chiesto alla mia amica Isa se per caso quello fosse uno pseudonimo usato dai redattori editoriali nel caso di traduzioni fatte alla buona. La risposta, oltre al cazziatone per non essere andato sull’OPAC SBN, è stata «risulta attiva dalla fine degli anni ’40, in specie come traduttrice dal tedesco, per poi tradurre una sventagliata di titoli di ogni genere dall’inglese (si sa che se sai bene il tedesco, l’inglese lo assimili per osmosi, no?)» e soprattutto «il ventaglio degli editori che hanno pubblicato sue traduzioni è molto ampio (Einaudi, Mondadori, Frassinelli, Bolaffi, Rizzoli, Borla… e si parla degli anni ’50 e ’60, quando erano ancora tutti indipendenti»; quindi probabilmente era una persona realmente esistente. E in effetti ho poi notato che nel colophon c’è la tipica frase “L’editore ha ricercato con ogni mezzo Pietro Ferrari, Ginetta Pignolo e Bianca Russo, titolari dei diritti di traduzione…” che si mette per pararsi le spalle.

Ora è chiaro che la signora Pignolo non faceva fede al proprio nome; ma in fin dei conti nel 1950 le conoscenze scientifiche dei traduttori erano scarse e anche la coppia Fruttero-Lucentini si è presa delle belle licenze. Ma questa raccolta è uscita nel 2019, e hai esplicitamente detto che molte traduzioni sono state rifatte. Possibile che nessuno con un minimo background scientifico abbia riletto le traduzioni di un autore che è stato uno dei primi esponenti della Hard SF? Cosa sarebbe loro costato?

Ultimo aggiornamento: 2020-02-05 11:30

Marco Burzio

Avete presente la canzone degli Elii “Mio cuggino”? Ecco. Marco era mio cugino, o mio cuggino se preferite. Età in mezzo tra la mia e quella di mio fratello, non troppo lontani come abitazioni (i miei zii vivevano alla periferia opposta di Grugliasco rispetto a quella a trecento metri da casa mia, ma ci voleva meno tempo ad arrivare lì che in centro a Torino) abbiamo passato l’infanzia insieme.
Poi gli anni dell’università ci hanno un po’ separati; ma alla fine ci siamo ritrovati nella stessa grande azienda – lui dirigente (e ingegnere) nella parte di esercizio radio, io orgogliosamente peon sul backoffice di rete – e stante il suo trasferirsi a Milano come sede di lavoro principale ci si vedeva spesso, rigorosamente fuori dall’ufficio.
Quando lo scorso aprile gli diagnosticarono un cancro al pancreas partì in quarta con i cicli di chemio più pesanti permessi, e dopo qualche mese sembrava che ce l’avrebbe potuta fare; ma l’autunno ci riportò brutalmente alla realtà. Prima di Natale era fragile, ma ancora relativamente in forma. L’altro sabato l’ho ancora sentito al telefono, come tutti i giorni, ed era debole ma comunque tranquillo. Giovedì ho preso ferie e sono andato a Grugliasco a casa sua; ho trovato un vecchietto con cui ho scambiato proprio due parole. Sabato sera è morto.

Ultimo aggiornamento: 2020-02-04 15:38