Archivi annuali: 2020

Quizzino della domenica: Una strana app

Un mio amico sta provando a creare un’app di messaggistica e mi ha appena inviato il testo che vedete qui sotto. Come si chiama il mio amico?

[Qvboep m’bqr oqvwud xqe U qn ufwj xgfqro…  - Qpt]

(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p457.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema adattato da Rob Eastaway e David Wells, Mindbenders and Brainteasers.)

Ultimo aggiornamento: 2020-06-21 16:45

Fatti di musica (libro)

Per primissima cosa, un plauso alla traduzione del titolo di questo libro, già pubblicato nel 2008 e ora uscito in una nuova edizione (Daniel J. Levitin, Fatti di musica : la scienza di un’ossessione umana [This Is Your Brain on Music], Codice 2019² [2006, 2008], pag. 273, € 26, ISBN 9788875788162, trad. Susanna Bourlot). Il titolo originale, come spiega il testo, è un riferimento alla frase “Your brain on drugs”, perché la musica può fare un effetto sul cervello simile a quello delle droghe. Levitin racconta cosa (non) si sa su come il nostro cervello gestisce la musica, con uno stile a volte un po’ ripetitivo ma comunque apprezzabile; la traduzione di Susanna Bourlot è scorrevole, anche se io mi sono trovato un po’ a disagio con tutte le note (del redattore, non sue) che a mio parere rallentavano la lettura. Fate attenzione ad alcuni refusi, soprattutto nella parte iniziale dove Levitin fa un corso accelerato di teoria musicale: se non sapete già un po’ di cosa si parla potreste essere tratti in inganno…

Montanelli bashing

In questi giorni sono uscite non so quante notizie per dimostrare la meschinità di Indro Montanelli, a parte il racconto della ragazzina eritrea “presa in affitto” durante la campagna di Abissinia: si parte dalle balle su Piazza Fontana, dove aveva immediatamente garantito di sapere che la pista giusta era quella anarchica; si continua con i suoi racconti sulla partecipazione alla Resistenza, come minimo ridimensionati se non addirittura rovesciati (Montanelli spia dei repubblichini?), e con i suoi articoli contro i “meticciati”; anche la sua Storia d’Italia viene stroncata, e sono persino arrivato a leggere della sua millantata conoscenza di Jean Giono, giusto per raccontare un aneddoto assolutamente irrilevante. (Non che io sappia chi fosse Jean Giono, a dire il vero). Dall’altra parte, mi dicono che tutti i giornalisti maschi italiani sopra i cinquant’anni stanno difendendo a spada tratta il maestro; non ho link, perché non leggo mai di quegli articoli.

Onestamente non me ne importa un tubo di tutto questo vociare. Per quanto mi riguarda, Montanelli era uno che sapeva scrivere bene, punto. Non l’ho mai idolatrato, non sono nemmeno così convinto della sua millantata acutezza di pensiero – ricordate quando disse che Berlusconi è una malattia che si cura soltanto con il vaccino? – ma soprattutto non credo proprio che questo spalancare gli armadi in cerca di qualche rachitico scheletrino cambierà il pensiero di alcunchì. Però una cosa è probabile: se ci stiamo mettendo a scavare così, il coronavirus non è più fissato nella testa di tutti.

PS: prima che me lo chiediate, della statua di Montanelli non me ne importa un tubo. Mi scoccia un po’ l’imbrattamento perché lo trovo in generale maleducato, ma se la togliete la vita non mi cambierà affatto.

PPS: c’è anche chi dice che quella di Destà sia tutta una balla raccontata dal mentitore seriale.

Consigli non richiesti

Oggi prima di pranzo sono andato in palestra (con BikeMi perché ho lasciato la mia bici a fare un checkup). Mentre rientravo, con la mia bella mascherina addosso, mi fermo a un semaforo rosso. Mi si affianca un altro ciclista (avrà avuto qualche anno più di me) che mi osserva e mi dice “guardi che si può andare senza mascherina se si è in bici”. Alla mia risposta “tanto per la velocità a cui vado non mi cambia assolutamente nulla”, replica “sì, ma poi non respira”.

È possibile che uno si senta così convinto di non potersi fare i fatti propri, e nemmeno per ergersi a giudice di un comportamento illegale?

Ultimo aggiornamento: 2020-06-18 18:13

Frigoriferi alla moda

Ieri sono dovuto andare in ufficio, perché mi hanno consegnato il nuovo PC aziendale e la procedura di installazione richiede la LAN aziendale. Non è stato troppo difficile, a parte la richiesta via mail al mio capo e ad HR, il controllo automatico della temperatura all’ingresso (con l’app che mi ha cazziato perché avevo abbassato la mascherina…) e l’avviso di aprire la finestra dell’ufficio perché i convettori erano giustamente spenti.
La cosa importante però c’era: la macchinetta del caffè in sala snack funzionava. E mentre ero lì ho scoperto che era stato anche aggiunto un nuovo frigorifero Samsung, con un display enorme che immagino possa essere usato per IoT. Però non ho capito una cosa: a che serve averci Spotify?

Quindici anni fa nasceva Wikimedia Italia

Era un venerdì 17. Ero a Canino, con altri sedici pazzi per un totale di 17 (più uno presente per procura) e abbiamo fondato Wikimedia Italia. Per i curiosi, qui c’è l’inevitabile foto di gruppo (quanto eravamo giovani…)

Purtroppo non possiamo festeggiare di persona, almeno per il momento; però bisogna dire che un po’ di strada ne abbiamo fatta. Per esempio, adesso (quasi tutti) i giornali non ci chiamano più WikiPedia Italia; siamo riusciti a farci sentire in un’audizione al Senato; Radio Rai sa che può chiamarci quando si parla di libertà della conoscenza; non ci occupiamo più solo di Wikipedia, ma delle mappe libere, delle collaborazioni con musei e biblioteche, delle iniziative con gli studenti. Dal punto di vista legale siamo diventati un’APS (che era la stessa cosa di un ONLUS), siamo sopravvissuti alla riforma del Terzo settore, e soprattutto stiamo per ottenere lo statuto di personalità giuridica, che ci permetterà di avere una libertà ben maggiore di ora. Non so se ricordate quando gli Angelucci ci chiesero 20 milioni di euro di danni. Alla fine non solo persero la causa ma dovettero pagarci le spese legali, ma capite che per l’allora presidente Frieda – che avrebbe dovuto pagare lei – ci sono state moltissime notte insonni…

Certo però che c’è ancora tanto lavoro da fare: un lavoro difficile, perché la conoscenza “per il grande pubblico” continua a essere appannaggio di élite che cercano di mantenere in tutti i modi la loro rendita di posizione. Un lavoro complicato dal fatto che noi spesso siamo la voce di Wikipedia ma non siamo Wikipedia. Un lavoro fatto ancora da troppe poche persone: non dico le masse di Facebook, ma almeno qualche migliaio di persone. Riusciremo ad arrivarci per i prossimi quindici anni?

La fine del mondo dei Maya, revisited

Avete letto gli articoli sulla fine del mondo secondo il calendario Maya spostata dal 21 dicembre 2012 al 21 giugno 2020 secondo il non meglio identificato studioso Paolo Tagaloguin? Potete per esempio leggere qui. D’accprdo, se uno è un complottista può credere a questo e altro, e in fin dei conti questo 2020 è già partito abbastanza male per conto suo. Certo che se uno fa una ricerca usando “Paolo Tagaloguin Maya” come parole chiave (indipendenti dalla lingua) trova quasi solo risultati italiani, anche se il primo in ordine di tempo sembrerebbe essere quello di quel grande giornale di inchiesta che è il Sun indicato nella figura qui sopra… che però non è raggiungibile, perché modificato in https://www.thesun.co.uk/legal-removal/11847518/end-of-the-world-2020-conspiracy-theory-calendar/ (e quel “legal-removal” suona molto strano). Per la cronaca, il Sun ha un articolo emendato datato però ieri.

Detto tutto questo, c’è una cosa che mi ha davvero lasciato stupito. Io posso capire il complottismo, e non mi sognerei mai di discutere su quelle ipotesi. Ma non riesco a tollerare la stupidità matematica. Cito dai presunti tweet ufficiali:

“The number of days lost in a year due to the shift into Gregorian Calendar is 11 days.
“For 268 years using the Gregorian Calendar (1752-2020) times 11 days = 2,948 days. 2,948 days / 365 days (per year) = 8 years”.

(Sì, lo so che l’avanzamento per il calendario gregoriano è stato di 10 giorni. Ma se guardate la data di inizio, è quella dei paesi di lingua anglicana, che hanno anche usato il 29 febbraio 1700). Non vi dico di mettervi a fare le divisioni e verificare che siano corrette (non lo sono; c’è qualcosa in più). Non vi dico nemmeno di considerare che sommare otto anni al 21 dicembre 2012 porterebbe al 21 dicembre 2020, non al 21 giugno. Ma è possibile che nessuno si sia accorto che lo spostamento si è avuto una sola volta, e non puoi continuare a togliere 11 giorni? Evidentemente per i veri complottisti tutto questo è irrilevante: non si può rovinare una bellissima teoria solo perché i numeri non sono d’accordo…

Ah: per la cronaca, ho scoperto che il Sun aveva copiato l’articolo (citandolo, però, quindi non c’è nulla da dire) dal Daily Mirror, che anch’esso ha “casualmente” cancellato il suo articolo: solo che i cattivoni dell’Internet Archive hanno salvato tutto…

Ultimo aggiornamento: 2020-06-23 13:58

Ricardo Franco Levi, potrebbe trovarmi la risposta?

Leggo un comunicato stampa dell’Associazione Italiana Editori che recita testualmente (è un comunicato, spero che il mio blog non verrà oscurato per violazione di copyright per questa mia violazione):

“In relazione all’oscuramento in Italia da parte delle Autorità del sito Gutenberg.org, l’Associazione Italiana Editori (AIE) esprime grande apprezzamento per l’operato dell’autorità giudiziaria e la Guardia di Finanza per l’azione di contrasto alla diffusione non autorizzata di opere coperte da diritto d’autore”. È questa la posizione di AIE sul caso Project Gutenberg, che risulta inaccessibile da alcune settimane per violazione delle norme sul diritto d’autore.
“Le norme europee sul diritto d’autore sono tali da offrire garanzie a tutte le parti in causa. La legge esiste e deve essere rispettata – ha sottolineato il presidente di AIE, Ricardo Franco Levi -. Questo vale anche nel caso di un sito noto e apprezzato come Gutenberg.org”.

Io vorrei avere le certezze di Levi sulle garanzie offerte a tutte le parti in causa. Purtroppo dubito della cosa, considerando che il giudice romano non ha mai avvisato Project Gutenberg del provvedimento da lui richiesto: questo lo so, perché ho parlato con il CEO della fondazione che gestisce Project Gutenberg. In effetti trovare a chi scrivere è stata un’operazione molto complessa e non certo alla portata di chiunque: devo averci messo almeno tre minuti, compiendo astruse operazioni come cercare chi ha registrato il dominio e guglare quel nome-e-cognome. Ma non è questo che vorrei chiedere a Levi, ma una cosa più vicina alle sue competenze.

Supponiamo che io – Maurizio Codogno – avessi voluto leggere Una donna di Sibilla Aleramo (che è morta nel 1960, e quindi secondo le norme italiane sul diritto d’autore non entrerà nel pubblico dominio fino al 2031) e fossi finito a scaricarlo dalle pagine di Project Gutenberg. In questo caso io avrei commesso un reato, secondo l’articolo 171 “semplice” della legge 633/41. (Non entra in gioco l’articolo 171 ter, perché la duplicazione dell’opera sarebbe per uso personale e non a fine di lucro). Questo vale in genere per tutte e diciannove le opere (su più di sessantamila) di autori italiani legalmente disponibili negli USA ma non in Italia; e non avrei avuto nulla da eccepire se il giudice avesse bloccato tutte e sole quelle diciannove opere. Sarebbe più corretto perseguire chi le ha scaricate anziché impedire la possibilità di compiere il reato, ma non divaghiamo.

Ho scelto Una donna perché mi pare sia l’unica delle diciannove opere incriminate ad avere edizioni in commercio (anche in ebook) e per cui quindi non posso avere la scusa di non poterla acquistare legalmente. Guardando sull’OPAC SBN, mi pare di capire che dopo l’edizione Treves del 1919 e quelle Mondadori dal 1931 al 1944 i diritti (cartacei) sono passati a Feltrinelli. Mi chiedo però come mai esista anche un’edizione cartacea di StreetLib e due in ebook di Aliberti e KKien Publ. Int.

Dottor Levi, come presidente dell’AIE potrebbe chiedere agli editori in questione di rendere pubblici i contratti in questione – naturalmente oscurando la parte su indirizzi, compensi e tirature previste per l’edizione cartacea, che sono informazioni sensibili e non sono certo importanti in questo contesto – in modo che sia chiaro a tutti come bisogna procedere legalmente per pubblicare un libro? Per quanto riguarda le edizioni in ebook sarei davvero curioso di scoprire chi sono gli eredi di Sibilla Aleramo che hanno concesso i “diritti di riproduzione su supporto elettronico, magnetico, ottico e digitale che ne consentano la lettura, riproduzione, trasmissione e comunque la fruizione attraverso i media conosciuti dalle parti”; la mia speranza è che il contratto non sia infatti stato dato in esclusiva, e che quindi possiamo chiedere agli eredi in questione se ci danno una licenza che ci permetta di pubblicare il testo su Wikisource. Nel malaugurato caso in cui non riesca a trovare tali contratti, sarebbe così gentile da segnalare la cosa alla magistratura, perché faccia gli adeguati controlli? Grazie mille.

PS: Immagino che Ricardo Franco Levi non sia un lettore del mio piccolo blog. Però magari tra i miei ventun lettori c’è qualcuno che lo conosce e può segnalarglielo. Sono una persona fondamentalmente ottimista!