2012 – fine del mondo (informatico)

Non c’entra nulla il calendario Maya, Giacobbo o le tempeste solari. Parlavo un paio di settimane fa con Loris e altri informatici, e mi dicevano che il webcast di Radio105 – non mi ricordo quale trasmissione, qualcosa tipo “viva la foca” – aveva raggiunto picchi di 6 gigabit al secondo di banda richiesta, e che di questo passo tra tre anni si sarebbe saturata Internet.
Fin qua nulla di strano, ai tempi di Usenet si sarebbe detto “film at eleven”; quello che però è a mio parere demenziale è il motivo per cui le cose stanno andando così. Semplificando all’estremo, ci sono due modi diversi di mandare dati a molte persone contemporaneamente. Il primo è usare un indirizzo speciale che può essere condiviso da più persone, e inviare i dati alla “come viene viene”, senza preoccuparsi di verificare che siano arrivati (multicast UDP). Il secondo prepara un canale per ogni persona, e verifica che i bit arrivino tutti regolarmente all’utente finale (flash embedded, in TCP). È ovvio a tutti che ennuplicare una trasmissione che stanno vedendo tutti è solo una perdita di banda; è meno ovvio che la verifica dei dati non serva, ma se ci pensate un attimo non state scaricandovi un file ma guardando un programma dal vivo, e quello che si è perso non lo si può certo recuperare.
Ma allora perché non si usa il primo sistema? È forse troppo recente? Macché, funzionava già trent’anni fa. Peccato però che i vari firewall aziendali sono configurati per eliminare i pacchetti UDP, e quindi chi trasmette è costretto a fare un’operazione assolutamente illogica e costosa: il tutto per mostrare le qualità intrinseche del mercato, che sceglie automaticamente le migliori soluzioni!

Le Tigri di Telecom (libro)

[copertina] Questo libro (Andrea Pompili, Le Tigri di Telecom, Stampa Alternativa 2009, pag. 369, € 16, ISBN 978-88-6222-068-2) è il resoconto fatto in prima persona da uno dei dipendenti coinvolto nello scandalo delle intercettazioni Telecom. Evidentemente è una visione di parte: non entro nel merito della vicenda, non conoscendo le persone coinvolte né avendo seguito più di tanto le vicende giudiziarie collegate, ma trovo naturale che Pompili racconti la sua versione dei fatti. Dal punto di vista della prosa, la prima parte del libro è piuttosto pesante, anche perché “spiegare il mondo hacker” a mio parere è qualcosa di assolutamente inutile, un po’ come spiegare cosa succede in un rapporto sessuale. Perlomeno l’autore sa di che si parla, il che non è poco. La seconda parte, con il precipitare degli eventi, è invece sicuramente più scorrevole; non so se per i temi trattati o perché dopo un po’ uno impara a scrivere meglio (a me capitò così, ad esempio :-) )
Sui fatti raccontati, posso assicurare che la disorganizzazione interna era assoluta, e solo negli ultimi due anni si ha un controllo puntuale su chi accede ai dati in esercizio; l’altra cosa che mi sento di aggiungere è che è effettivamente strano che alla fine sia calato completamente il silenzio sulla vicenda, come se in effetti fosse solo stata usata per coprire una guerra interna ed esterna a Telecom. Può essere insomma utile leggerlo per rinfrescarsi la memoria e ricordarsi di non prendere mai per oro colato quello che la stampa scrive; anche nelle migliori loro intenzioni, non è detto che sappiano la verità.

Il signor Brugola

Avete presente le brugole? se mai avete comprato qualcosa all’Ikea non potete certo dire di no. Io avevo passato più di un terzo di secolo felice e spensierato, ma alla fine sono stato costretto a comprarmene qualche set, anche perché sulla bicicletta ti servono sempre.
Bene: ho casualmente scoperto che la brugola si chiama così perché è stata inventata dal Egidio Brugola, fondatore della Brugola OEB Industriale (che se facesse il sito anche in italiano sarebbe meglio) di Lissone.

Eravamo 5 amici al bar … / Ero un Leoncino di Mompracem (libro)

[copertina] Il libro che ha concluso la serie Sfide matematiche (Dario Zaccariotto e Dario De Toffoli, Eravamo 5 amici al bar … / Ero un Leoncino di Mompracem, RBA Italia 2009 [2000, 2001], pag. 141, € 9,99) sono in realtà due! Il primo, del solo Zaccariotto, raccoglie vari “problemi a griglia” pubblicati sull’edizione domenicale della Stampa: sono i problemi che La Settimana enigmistica definisce “prove di intelligenza” in cui occorre assegnare persone varie loro caratteristiche che collimino con gli indizi dati. Io personalmente trovo questo tipo di problemi noiosissimi, e l’unica cosa di un minimo interesse sarebbe scrivere un progbramma per farli risolvere al PC, quindi li ho saltati senza nemmeno pensarci troppo su. Diversa sorte per i problemini della seconda parte del libro, sempre apparsi sulla Stampa. Non sono certo problemi complicatissimi, e alcuni sono dei classici: però sono sempre piacevoli da leggere e risolvere mentalmente.
Naturalmente poi occorre capire se la logica (non necessariamente matematica) sia davvero interessante per la maggior parte della gente, ma si andrebbe un po’ troppo lontano!

Ho accusato le gatte ingiustamente

Quest’inverno, a un certo punto mi sono accorto che il mio PC non aveva più il “mouse clitorideo”, quello che sta in mezzo ai tasti della tastiera. Non che lo usassi mai, ma mi dava fastidio vederlo così: fortuna che Anna si è comprata un netbook Dell, così ho aggiunto dodici euro all’ordine e ho preso due tappini. L’idea che mi ero fatto è che le nostre simpatiche gatte, che amavano acciambellarsi sul PC bello tiepidino dopo il mio esagerato uso, l’avessero tirato via per giocare.
La scorsa settimana mi sono accorto che il clitomouse non c’era di nuovo più. Dopo aver sacramentato il puro necessario e prima di mettere l’ultimo tappino, ho fatto un po’ mente locale: col caldo che sta facendo, un gatto non è certo così stupido da mettersi a prenderne ancora di più. Chiedo ad Anna di domandare a Regina se per caso, quando viene a fare i lavori di casa, si mette anche a pulire la tastiera del pc, e la risposta è stata affermativa. Dopo aver ulteriormente sacramentato, mi chiedo due cose: (a) perché bisogna pulire la tastiera di un PC? (b) Con quale foga la pulisce, per riuscire a tirare via quell’aggeggio? Sì, lo so che è bravissima a spaccare le cose, ma se ogni tanto azionasse il cervello probabilmente riuscirebbe ad avere notevoli margini di miglioramento…
(sì, ho capito: il PC deve stare chiuso quando non è usato)

Il caso dei libri scomparsi (libro)

[copertina] Questo libro (Ian Samson, Il caso dei libri scomparsi [The Case of the Missing Books], Tea Narrativa 2008 [2005], pag. 312, € 10, ISBN 978-88-502-1635-2, trad. Claudio Carcano) mi era stato segnalato da qualcuno come bellissimo; il qualcuno è fortunato che io non mi ricordi chi sia, perché altrimenti non lo farei più amico. La storia di per sé non è un gran che, con il protagonista londinese Israel Armstrong, bibliotecario mezzo ebreo e mezzo irlandese, che va in Ulster per un lavoro e scopre che le cose non sono esattamente come pensava lui, visto che non solo la biblioteca è circolante ma i libri sono scomparsi. Ma il peggio è che proprio non sono riuscito ad appassionarmi alle disavventure di Armstrong, il classico sfigato che per caso riesce ad avere un colpo di fortuna. Non basta l’indubbio amore per i libri che pervade il libro a far salire il voto.
Due note sulla traduzione italiana. Innanzitutto, non ha senso mettere decine e decine di note a piè di pagina – anzi a fondo libro – per spiegare chi erano Irving Berlin e Dewey: la probabilità che un lettore italiano non li conosca è esattamente la stessa che siano ignoti a un lettore inglese. La seconda cosa è una sensazione, e potrei sbagliarmi. In una delle gite di Armstrong a Bullygullable (qui la nota non c’era…) i locali parlano con un accento molto affettato e arcaico. Mi chiedo se è lo stesso tipo di accento dell’originale!

la spinta propulsiva di FacciaLibro

Sarà una mia impressione, ma Facebook non è più il Grande Attrattore dei mesi scorsi. Intendiamoci: continua ad essere frequentatissimo, e ho notato come ci siano persone che non si vedono affatto dalle parti del mio blog ma commentano sulla copia che posto di là. Però il numero di richieste di amicizia è drasticamente calato, e anche i thread che vedo in giro hanno molto meno messaggi di quelli di un tempo.
Il tutto può essere solamente una visione molto di parte – d’altra parte non c’è più nessuno che si iscrive alla pagina del mio fan club, il che significa che sono irrimediabilmente out – ma mi dà l’impressione che il fenomeno FaceBook si sia sgonfiato, e sia rimasto uno zoccolo duro che si è spostato direttamente lì, e una nuvola di gente che come me dà un’occhiata ogni tanto; ma non ci siano più le transumanze del 2008. Voi che ne pensate?

Le mie cose

[copertina] Leggendo quest’opera prima di Marco Lazzarotto (Marco Lazzarotto, Le mie cose, Instar libri “i Dirigibili 26” 2008, pag. 257, € 13.50, ISBN 978-88-461-0093-1) mi è tornato alla mente il miglior Benni, quello di Terra! per intenderci. Le trovate assolutamente spiazzanti – a partire dall’incipit “Sono tormentata dai dubby” – sono immerse in una contemporaneità iperrealistica, un oggi che non esiste ma non sembra nemmeno troppo inverosimile, dalla serie di film tv “Il kebabbaro” al reality show “San Patrignano” con i vip che si disintossicano. Il titolo del libro è il nome di una rivista mensile (anzi, che esce ogni 28 giorni…) letta da donne di tutti i tipi; la protagonista, separata da un “vomitista”, ci tiene una rubrica. La sensazione di essere finiti in un mondo parallelo, in una Torino di chissà quale universo, è davvero forte. A parte avvisare il lettore che il libro in certi punti è parecchio splatter, devo solo fare un appunto. Il finale è un anticlimax, come se Lazzarotto non sapesse più come serrare le fila della trama, che in effetti aveva dei grossi buchi qua e là. Ma anche questo mi ricorda Benni :)