Ciclopedia (libro)

[copertina] Si fa presto a dire bicicletta. Detto in altro modo, se siete di quelli che pensano che tutte le biciclette siano più o meno la stessa cosa – fondamentalmente qualcosa che può andare bene per fare un giretto ai giardinetti, ma che rompono solo le scatole in città – questo libro (Michael Embacher, Ciclopedia – icone e design della bicicletta [Cyclepedia: A Tour of Iconic Bicycle Designs], L’Ippocampo 2011 [2011], pag. 224, € 25, ISBN 978-88-96968-32-1, trad. Fabio Zucchella) vi stupirà. Ho visto biciclette di tutti i tipi e marche, da una BMW a una Bridgestone, dalle bici pieghevoli a un triciclo, da una bici di plastica a una in magnesio – non accendetevi una sigaretta vicino, da una bici con la gomma posteriore chiodata (!) a una a trazione integrale (!!), dalla bicicletta che sta in una valigia quando piegata, valigia che poi viene portata come rimorchio alla bicicletta a forma di valigia. Insomma un secolo di biciclette, tutte dalla collezione di Embacher che comprende esemplari da tutto il mondo; per ciascuna bicicletta c’è un paragrafo di storia e varie foto, dalla vista d’insieme ai particolari più importanti. Bello il design del libro, con sul fianco della pagina il tipo di uso della bicicletta raffigurata; peccato per la traduzione che non mi è sempre sembrata così chiara e scorrevole e per la rilegatura (made in China, per la cronaca) che vale davvero poco.

dopo i referendum

Vabbè, che io sbagli le previsioni è ormai assodato, inutile rimarcarlo :-) Che si può dire allora d’altro?
Secondo me il voto è stato indubbiamente politico ma non partitico. Questo a meno che voi pensiate che la maggioranza assoluta del corpo elettorale (non dei votanti) sia contro l’attuale governo, il che mi pare davvero un po’ esagerato. No, nemmeno il legittimo impedimento ha un senso così diretto antiberlusconiano; ovvio che molti l’abbiano votato con un tiè! mentale, compresi parecchi che sapevano perfettamente che dopo il passaggio della Corte Costituzionale non è che ci fosse più molto da togliere; ma per tanti altri quel quesito non importava poi molto, ed era semplicemente più veloce dover tracciare quattro SÌ.
Un semplice corollario a tutto questo: Berlusconi ha completamente perso la capacità di capire la gente, e probabilmente di stare ad ascoltare quelli dei suoi servi che non sono completamente subalterni e cercano ancora di dargli suggerimenti utili. Non so se i “poteri forti” l’avevano costretto a tentare il tutto per tutto pur di non affossare almeno il nucleare e le sue ricche commesse: se però fosse stato sveglio come un tempo, non avrebbe certo fatto rievocare Bettino Craxi e il suo invito di andare al mare. Fiutati i sondaggi, avrebbe detto qualcosa tipo “i referendum sono sempre espressione della volontà popolare; io andrò a votare ma lascerò scheda bianca, per non influire”. A questo punto ieri avrebbe potuto tranquillamente lavarsene le mani, invece che fare quelle brutte facce…
Tutto questo è poi capitato nonostante il diretto aiuto di Maroni. Non tanto per la stupida frase sul quorum presumibilmente raggiunto, frase pronunciata a urne aperte (e no, non è turbativa di voto. Se uno è così imbecille da decidere che non vale la pena andare a votare perché hanno già votato gli altri, peggio per lui). Ma per la scelta di non abbinare referendum e almeno secondo turno delle amministrative. A Milano ha votato il 15% in meno di due settimane fa e il 5% in meno della media nazionale; a Varese non si è nemmeno raggiunto il quorum. Resto dell’idea che bisognerebbe istituire per legge l’election day, valido anche per i referendum; sta poi all’elettore decidere se chiedere o no la scheda.
Cosa cambia? per quanto riguarda le leggi, mi sa poco. Per quanto riguarda il quadro politico di destra-contro-sinistra, anche poco. Quello che potrebbe davvero succedere è una lotta all’ultimo sangue all’interno del centrodestra, col tentativo di fare fuori Berlusconi prima di cadere a picco… e una lotta simmetrica all’interno del centrosinistra, perché è nel loro DNA.
P.S.: parliamo di importanza della rete? Gli unici posti dove ho visto parlare di voto distinto ai due referendum sull’acqua, con un SÌ alla scheda rossa e un NO alla gialla, sono stati quelli in rete. In pratica la scheda gialla è quella che ha avuto il minor numero di no. Qualcosa vorrà pur dire.

Talenti

[talenti]
Lascio decidere a voi: è più incredibile che Telecom Italia abbia iniziato a segnalare i “talenti interni” oppure che abbia un account su Facebook? :-)
(più seriamente: Telecom è molto grande; dentro c’è tutto e il contrario di tutto, e soprattutto è difficilissimo che si venga a sapere cosa si sta facendo di simile nei vari gruppi. Però è un annetto che Comunicazione Esterna sta faticosamente cercando di guardare anche all’interno dell’azienda: è un lavoraccio, ma qualcuno doveva pur iniziare a farlo)

gioco della domenica: I Love Carrot

Il gioco I Love Carrot, da Smart Kit, è a prima vista banale: il coniglio deve saltare da pietra a pietra per andare a mangiarsi la sua bella carota. Però, come dovreste ben sapere, esiste il principio di azione e reazione: quando il coniglio salta in avanti la pietra si sposta all’indietro fino a che non trova un ostacolo. Il risultato è molto meno banale di quanto sembri a prima vista: meglio meditare attentamente le mosse, visto che il gioco non prevede bonus per la rapidità di movimento bensì malus per tutte le volte in cui siete costretti a resettare lo schema.

Numeri: divagazioni, calcoli, giochi (libro)

[copertina] Liber omnis divisus est in partes tres. Insomma questo libro (Dario De Toffoli, Dario Zaccariotto, Margot De Rosa, Numeri: divagazioni, calcoli, giochi, Nuovi Equilibri 2008, pag. 246, € 20, ISBN 978-88-6222-052-1) è composto da tre parti notevolmente diverse tra di loro, pur avendo come filo conduttore il parlare di numeri (mannò!).
La prima parte, quella piu chiacchieristica su alcune proprietà di alcuni numeri – le “divagazioni”, insomma – è senza dubbio la peggiore, suggerirei quasi di lasciarla perdere perché non è che dia chissà quali informazioni. A me è invece piaciuta molto la seconda sezione, che spiega alcune tecniche di calcolo mentale; capisco che sarò in netta minoranza, ma magari qualcun altro potrebbe apprezzare la cosa ed esibirsi poi in virtuosismi di fronte agli amici. Infine la parte finale contiene tanti giochi “numerici” da fare con una matita, una gomma e tanta pazienza: come bonus c’è poi in quarta di copertina una variante dell’Hex da giocarsi con i dadi che però non ho avuto occasione di provare.
Fortunatamente dopo il primo capitolo che era la fiera del refuso la situazione per quanto riguarda gli errori di stampa è migliorata… Mi stavo davvero preoccupando.

In bicicletta da via Padova alla Martesana – 3

Ricordate il sindaco writer e il mio reportage sul percorso ciclopedonale tanto strombazzato da Letizia Moratti e dall’assessore allo Sviluppo del Territorio Carlo Masseroli? (parte 1parte 2parte 2bis) Beh, stamattina mentre arrivavo in ufficio ho visto all’angolo tra via Giacosa e via Felicita Morandi un furgoncino con su scritto “Segnaletica stradale” e ho pensato “Oh.” Arrivato in ufficio il mio collega Damiano mi fa “ti ho mandato un MMS, l’hai visto?” La foto che aveva scattato col telefonino e mi aveva spedito mostrava come erano state cancellate le tracce ciclopedonali. Ecco qua una rapida sequenza fotografica.
[tanto parcheggiavano tutti]     [dopo la cancellazione]     [le ultime tracce]
Innanzitutto, come avevo già raccontato, non è che aver disegnato le biciclette sul marciapiede abbia dissuaso gli automobilisti dal lasciare amabilmente l’auto lì sopra. Ma quello uno se lo aspettava anche, come si aspettava che di multe ne venissero date poche o punte. La cancellazione della segnaletica è stata fatta molto bene, mettendo una specie di pellicola adesiva di catrame (come si vede nella seconda foto) che tra qualche giorno risulterà indistinguibile dal resto del marciapiede: l’ultima foto mostra cosa è successo dove la pellicola non è stata sufficiente, e spuntava ancora un paio di frecce solitarie. Il jersey su via Felicita Morandi al momento resiste, ma non ho dubbi a credere che tra qualche giorno sparirà anch’esso, e le auto riprenderanno a parcheggiare a metà su quel misero marciapiede.
Ma come, mi direte? Pisapia ha già rubato le piste ciclabili? Mannò, sciocchini. Stamattina non era ancora stata formata la giunta, né c’era stata la prima riunione del neoeletto consiglio comunale. Il tutto è insomma l’ultima polpetta avvelenata della Moratti; se tornate a leggere il comunicato stampa ufficiale, scoprirete che c’era scritto «Ad aprile partirà la sperimentazione per una durata di 30 giorni opportunamente monitorata al fine di scegliere se applicare il modello ovunque in città.». Non so se il monitoraggio ci sia effettivamente stato, ma il risultato definitivo è che la sperimentazione non è stata evidentemente considerata valida. Purtroppo non ci è dato di conoscere il motivo del fallimento della sperimentazione: io ho provato a compulsare il server del comune di Milano e a fare ricerche su ricerche con Google, ma non ho trovato nulla. Dire che mentre facevo queste foto mi hanno incrociato almeno quattro biciclette, il che significa che nonostante tutte le limitazioni il percorso era ormai abbastanza conosciuto!
Che dire? che la promessa elettorale di Letizia durava proprio lo spazio di un mattino… ma non so come io me lo aspettavo.

Meno quorum per tutti

Col solito pasticciaccio all’italiana abbiamo tre milioni e duecentomila di potenziali elettori all’estero che hanno votato per il referendum sul nucleare con il vecchio testo modificato dalla Cassazione. Ora naturalmente non si sa che fare: tutti sperano che il risultato finale sia così chiaro che si possa invalidare i voti senza problemi, ma non è detto che sia così.
Quello che però mi ha preoccupato – dal punto di vista di un amante della matematica – è stata l’affermazione su come cambierebbe il quorum nel caso venissero considerati non esistenti tutti gli elettori residenti all’estero. Attualmente il quorum, come decine di persone mi ricordano tutti i giorni, è di 25.332.487 elettori: a dire il vero è leggermente inferiore, perché dall’ultima revisione straordinaria delle liste elettorali qualcuno sarà pur morto e un ricorso alla Cassazione probabilmente farebbe togliere quei non-elettori. Se per il nucleare togliessimo i 3.200.000 elettori esteri il quorum per quel referendum scenderebbe a 22.100.000 circa, sento dire in giro. NO!
Il ragionamento dovrebbe essere così banale da non meritare nemmeno questa notiziola. Se metà (più uno) dell’intero corpo elettorale è 25.300.000 elettori (scusate le cifre tonde) il corpo totale è 50.600.000. Togli 3.200.000 e arrivi a 47.400.000; dividi di nuovo per due e trovi 23.700.000. Una persona un minimo più dotata di flessibilità computazionale avrebbe fatto più in fretta, trovando la metà dell’insieme da togliere (1.600.000) e defalcandolo dal quorum; ma va bene un qualunque modo per arrivare alla soluzione corretta, sempre che il modo sia corretto anch’esso :-)

i referendum milanesi

Milan l’è un gran Milan, si sa. Così, oltre ai quattro referendum nazionali, ci verranno consegnate altre cinque schede, per votare su un gruppo di referendum d’indirizzo proposti da un comitato variegato e bipartisan (tanto per dire, c’era l’ex assessore Croci, quello che prima è stato defenestrato dalla giunta Moratti e poi era corso in suo soccorso con una lista civica che non è però sia andata così bene)
Per prima cosa, i referendum comunali sono consultivi e d’indirizzo, il che significa che il comune non è affatto tenuto a seguirne il risultato, anche se venisse raggiunto il quorum (del 30% e non del 50%, attenzione). Il testo ufficiale lo trovate nel sito del Comune, ma io consiglio anche di leggere qua, e questo per una ragione molto semplice. Se state a guardare solo il testo dei referendum vi sembrerà di tornare alle grandi verità di Catalano, «è meglio avere la botte piena e la moglie ubriaca»: ma quasi tutte le misure proposte hanno un costo, e i referendum indicano anche dove i soldi necessari devono essere recuperati.
Ciancio alle bande: ecco i referendum.
Scheda marrone: Ecopass. Così lo chiamano tutti, ma la cosa è molto più complicata: innanzitutto perché oltre che chiedere l’allargamento della zona Ecopass alla cerchia della 90-91 si parla anche di potenziare mezzi pubblici e bike sharing e creare aree pedonali e zone a limite 30 Km/h, ma anche perché i 60 milioni necessari verrebbero ricavati non solo dalla sosta a pagamento (che quindi dovrebbe arrivare praticamente in tutta la città) ma anche dal passaggio di Ecopass da una “tassa sull’inquinamento” a una “tassa di ingresso”. Io personalmente voto sì perché continuo a credere che in centro a Milano (per una definizione di centro piuttosto ampia) non ci si dovrebbe andare in auto e l’auto di famiglia non ci serve comunque per girare in città; ma mi sa che molti non abbiano capito cosa ci stia dietro davvero.
Scheda celeste: più alberi per tutti. Ottima cosa, voterò sì, ma ricordate che i venti milioni necessari dovrebbero venire fuori dai proventi degli oneri di urbanizzazione (che sono già stati usati per di tutto di più, quindi non so quanto ci sarà), dal volontariato (e vabbè…) ma anche dall’aumento – oltre il consumo standard – delle tariffe per i rifiuti indifferenziati e dell’acqua.
Scheda lilla: conservare il parco di Expo. Costo zero (si fa per dire, con tutti i soldi che pensavano sarebbero venuti dalla vendita dei terreni rimessi a posto e con tutte le strade di accesso pronte). Beh, io voterò no, per l’ottima ragione che è una presa per i fondelli e con Milano c’entra un tubo. Io vorrei che con tutto quello dell’Expo si possa poi ottenere il massimo, ma non so a priori cosa sia il massimo. Se ad esempio mi dicessero “spostiamo la Rai lì e facciamo un parco in corso Sempione”?
Scheda blu: riconversione energetica. Costo dieci milioni, da ottenersi con la vendita di edifici pubblici (ammesso che ce ne siano ancora). Anche qua voterò no; sono contro il teleriscaldamento a tappeto, e mi preoccupa il concetto di rottamazione delle case vecchie e senza pregio in cambio dell’aumento delle volumetrie.
Scheda rosa: riapertura dei Navigli. Costo trenta milioni, di nuovo da ottenersi con la vendita di edifici pubblici. Ho dei forti dubbi sul trovare i soldi, però credo che i Navigli andrebbero davvero valorizzati e non lasciati marcire come adesso, quindi voterò sì.
Questo è quanto: milanesi, buon voto :-)