Gioco per il dì di festa: Swap it Et

Questo gioco, almeno nella versione di Smart Kit che io ho provato, ha solo quindici livelli, tutti facilmente giocabili – se ci sono riuscito io… – ma è comunque simpatico, e un po’ diverso dal solito. Gli schemi presentano una serie di ingranaggi dove alcuni pezzi del puzzle sono stati scambiati tra loro: scopo del gioco è rimetterli in sesto scambiandoli a coppie. Non sono riuscito a capire se per un risultato perfetto (tre stelle) conti anche il tempo oppure no: gli ultimi schemi sono più complicati perché i pezzi da cambiare possono essere di dimensioni diverse o anche distorti, ma si può fare tutto.
Buon gioco!

Milano Ristorazione

Oggi, per la seconda volta dall’inizio della scuola, i miei bimbi hanno dovuto portarsi il pranzo al sacco. Il 28 settembre infatti i dipendenti di Milano Ristorazione erano in sciopero, mentre oggi c’è un’assemblea sindacale.
A questo punto ho due domande, la prima di principio e la seconda più seria. Perché il comune di Milano non restituisce ai genitori la quota di pagamento per i giorni in cui il servizio non c’è? Non è certo per la cifra, visto che i ricconi come me pagano tre euro, ma appunto è una questione di principio. Mi andrebbe anche bene se i soldi venissero direttamente lasciati alle classi, intendiamoci.
La domanda più seria riprende invece quanto scritto in una lettera al Corsera (dorso milanese). Come ho scritto sopra, oggi non c’è uno sciopero (per cui in effetti la pubblicità è importante) ma un’assemblea. Perché l’assemblea non poteva essere fatta venerdì, quando le scuole sono chiuse per il ponte? Poi intendiamoci, magari scopro che anche i dipendenti di Milano Ristorazione devono prendere ferie forzate venerdì, e a questo punto tutto il mio ragionamento crolla; ma altrimenti la scelta sembra fatta apposta per dimostrare che loro sono superiori a tutto…

Genova per noi

Se qualcuno dei miei ventun lettori è dalle parti di Genova, sappia che giovedì primo novembre alle 16 terrò una conferenza su “Wikipedia e la scienza immaginaria” insieme a Frieda Brioschi, Federico Cantoni e Andrea Sales.
Conferenza è un parolone: diciamo che sarà una lunga chiacchierata, e siamo in quattro proprio per evitare che il pubblico si addormenti.

ancora sugli esodati

Visto che il post precedente ha preso una strana deriva, penso potrebbe interessare a qualcuno dei miei ventun lettori che venerdì scorso Telecom (con SSC e Sparkle, per chi è addentro alle sigle della galassia) e sindacati hanno siglato un accordo che prevede la riassunzione di chi, accedendo alla mobilità nel periodo 1° gennaio 2012 – 31 dicembre 2012, al termine della stessa non avesse raggiunto i requisiti pensionistici.
Apprezzo la serietà aziendale, e apprezzo che in mezzo a una trattativa molto pesante per il contratto di categoria i sindacati abbiano voluto intavolare una discussione con l’azienda. Chi mi conosce sa che è difficile che io sia così positivo :-)

se non funziona, sapevàtelo!

Sto cercando di capire perché il blog va sempre più a pezzi (per esempio, adesso non accetta più le categorie, ma solo da Firefox: su Chrome gira) e così tolgo e rimetto pezzi a caso. Se non funziona nulla, non stupitevi.

Quizzino della domenica: Odometro

Il contachilometri digitale della mia macchina è appena passato da 099999,9 a 100000,0 – come vedete, segna anche gli ettometri. Qual è il numero totale di cifre 1 che è apparso sul cruscotto dall’inizio della sua carriera?
(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p063.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Il problema è tratto da Anany e Maria Levitin, Algorithmic Puzzles)

_I frattali a fumetti_ (libro)

[copertina] Devo dire che mi sarei aspettato molto di più da questo libro (Nigel Lesmoir-Gordon, Will Rood, Ralph Edney, I frattali a fumetti [Introducing Fractal Geometry], Raffaello Cortina 2010 [2000], pag. 177, € 12, ISBN 9788860303554, trad. Gianbruno Guerriero). Ha sicuramente un vantaggio, e cioè che costa poco; però dovrenmo tutti ricordarci bene che non possiamo avere un pasto gratis. Iniziamo dal titolo, che è fuorviante: non ci sono fumetti ma disegni. Capisco che parlare di disegni nel caso di frattali è ancora peggio; e infatti il titolo originale “Introducing Fractal Geometry” è per me molto più chiaro.
Il secondo punto che non mi piace del libro è la sua estrema semplificazione: ogni concetto viene trattato in poche righe e quindi non si capisce molto di che si stia parlando, soprattutto in tutti gli esempi in cui si dice “ah sì, con i frattali si potrebbe fare bla bla bla…” e ovviamente non si spiega nulla. Poi non è che io mi fidi molto di un testo che dice (pag. 68) che il piano complesso è stato inventato da John Wallis un secolo abbondante prima di Caspar Wessel e Jean-Robert Argand… qualcuno avrebbe dovuto spiegare agli autori che Wallis ha introdotto la retta dei numeri.
Anche sulla traduzione di Gianbruno Guerriero ho qualche dubbio. Capisco la difficoltà del non avere un testo ampio, ma scrivere “Bill Hirst, lo scienziato e filosofo britannico” non è esattamente italiano.
Detto tutto questo, bisogna però dare anche conto che molte spiegazioni sono sufficienti per una persona non esperta del campo ma curiosa; per costoro il libro può risultare interessante e piacevole, anche se non cambierà loro la vita.

supercazzole liberiste attuariali

Non so se vi sia capitato di leggere il post odierno di Alberto Bisin “Gli esodati e la matematica”. Con un po’ di esempietti numerici l’economista di Noise from Amerika mostra come in realtà non c’è nessun problema per quanto riguarda gli esodati: la matematica attuariale mostra come lasciare due anni senza lavoro e senza pensione una persona ha lo stesso costo che tagliargli dell’8% percento la pensione, e quindi basterebbe appunto rimodulare il valore della pensione e saremmo tutti felici e contenti.
Numericamente parlando i conti sono fondamentalmente corretti. Ho dato un’occhiata alle tabelle attuariali 2002 e vent’anni di speranza di vita per un sessantasettenne maschio sono un po’ eccessivi, ma diamoglieli per buoni. Peccato che ci siano almeno due punti che non funzionino in tutto ciò.
Il primo è stato anche indicato in un commento a quel post, ed è banale: la riforma Fornero serve solo e unicamente per fare cassa oggi, cioè avere un minore esborso in un anno in cui c’è bisogno non solo di raschiare il fondo del barile ma anche di venderne dei pezzi. È un po’ la scommessa fatta quindici anni fa dal governo Prodi con la tassa sull’Europa: prendiamo oggi, confidando che così in futuro la situazione migliori e si guadagni automaticamente. Spalmare il valore della pensione in questo modo porterebbe alla stessa spesa nel lungo periodo, ma non è di quello che il governo ha bisogno. Che sia “allucinante” o no è irrilevante: quella è la pratica, ed è inutile fare conti teorici. Se per questo, per me è ancora più allucinante che uno debba aspettare almeno un anno da quando ha ottenuto i requisiti per la pensione a quando può andare effettivamente in pensione. Un minimo di onestà avrebbe detto “non bastano più 40 anni di lavoro, ma ce ne vogliono 41”, non “sì, con quarant’anni di lavoro puoi andare in pensione, ma tanto non te la diamo”.
Il secondo motivo è più sottile, e uno deve leggere attentamente il testo, con l’esempio fittizio presentato all’inizio del post, per accorgersene. Bisin scrive «il signor B non avra’ problemi a campare con 100-x monete l’anno invece di 100 (se ha problemi e’ perche’ li aveva anche con 100 monete – e’ un altro discorso, nulla a che fare con gli esodati)». Ecco il liberista che spunta. Se io ho accettato di andare via dal lavoro oggi sapendo che avrei preso 100 a partire dall’anno prossimo, oltre che avere avuto un indennizzo per quell’anno senza lavoro, è perché io ritenevo giusto 100, non 100-x. Ho fatto insomma una scelta basata su dati precisi. Se mi cambiate le carte in tavola, io esigo il diritto di rifare la scelta: magari mi può star bene 100-x, ma magari dico “allora no, mi rimetto a lavorare quell’anno in più per cui non volete darmi la pensione”. Perché non si fa così? Ovvio, perché le aziende non accetterebbero mai di riprendersi gente che hanno volentieri fatto fuori. Però a Bisin questa idea stranamente non è neppur venuta in mente.
(Inutile aggiungere che quello che mi fa arrabbiare di più è vedere usata la matematica per avvalorare una tesi a priori)