riciclo

La scorsa settimana abbiamo fatto fuori un po’ di roba in cantina, e contattato AMSA per il ritiro, che doveva avvenire ieri notte: le istruzioni dicevano di lasciare la roba fuori entro le 21. Io sono tornato a casa alle 17 e ho pensato di farlo subito: poi alle 20:30 Anna mi ha ricordato che il phon si era bruciato, e così ho portato giù anche quello. Ho scoperto che era rimasto il vaporetto, ma food processor, umidificatore e ventilatore erano spariti.
Per gli ultimi due sono solo contento: erano funzionanti, anche se inutilizzati. Mi stupisce solo il food processor che aveva il motore rotto. Ma a questo punto spero che chi l’abbia preso lo sappia anche riparare…

(poi, giusto per lagnarmi, l’AMSA ha ritirato il vaporetto ma lasciato scatolone e polistirolo, che sono diventati a quanto pare un cestino. Amen)

_La musica dell’irrazionale_ (ebook)

[copertina]Dopo La musica dei numeri Flavio Ubaldini torna a parlarci della scuola pitagorica con un altro ebook della collana Altramatematica (che potete come al solito acquistare su Amazon, BookRepublic o altri store). Come dovrebbe essere chiaro dal titolo, La musica dell’irrazionale racconta della scoperta dei numeri irrazionali, e ha come protagonisti principali Pitagora e Ippaso. La parte matematica, che contiene sia la dimostrazione “classica” dell’irrazionalità della diagonale del quadrato con il suo lato che la probabile vera dimostrazione partendo dal pentagono, è però immersa in un contesto più ampio, di sport (un po’), amore (pochissimo) e lotte di potere (parecchie: pensavate mica che nell’antica Grecia fossero tutti filosofi e non pensassero alle diatribe pratiche?). L’epilogo è in un certo senso spiazzante, e ci fa fare un balzo a volo d’uccello su due millenni e mezzo di storia della matematica.
Un’ultima curiosità: potrete finalmente scoprire qual è la musica degli irrazionali e capire perché dopo tutto Pitagora aveva ragione. Noi di #40kmate ce ne faccamo un baffo di Voyager!

Matematica qualitativa

A novembre ho fatto ben due presentazioni del mio Matematica in pausa caffè: una a Roma, nell’ambito della rassegna “Incontri con i numeri” parallela alla mostra Numeri che si tiene al Palazzo delle Esposizioni, e l’altra a Milano durante Bookcity. Le due presentazioni, pur avendo lo stesso tema, erano piuttosto diverse: la prima in una sala-auditorium, con il sottoscritto dietro una scrivania e le slide (minimaliste, come mia abitudine) proiettate, la seconda come una specie di intervista condotta da Andrea Gentile (autore di La scienza sotto l’ombrellone e le risposte ovviamente mie. Fin qui la teoria. La pratica?
Di per sé direi che il pubblico è stato sufficientemente soddisfatto, o perlomeno lo è stato il pubblico che è riuscito a sentirmi. No, non è che io abbia avuto una partecipazione così ampia da dover mandare via la gente. A Roma ci saranno state 120 persone, e la capienza della sala permetteva ancora di farne entrare ancora una quarantina; ma subito dopo l’inizio del mio intervento hanno chiuso le porte e impedito ai ritardatari – tra cui almeno due miei amici – di entrare. A Milano invece il problema è stato meteorologico. La mia location era infatti all’aperto, sotto i portici del Castello Sforzesco. Il posto sarebbe anche stato ambito: tanto per dire dopo di me c’era una presentazione di Andrea De Carlo condotta da Giancarlo Carofiglio. Ma la pioggia battente e le raffiche di vento hanno messo a dura prova la volontà del pubblico, nonostante le copertine in pile gentilmente messe a disposizione.

Peccato, perché secondo me la chiacchierata è venuta bene. Spero di avere fatto passare il concetto che la matematica è innanzitutto un modo diverso di vedere le cose, e solo in un secondo momento la serie di conti e formule che a scuola cercano di insegnarci, non sempre con risultati eclatanti. Intendiamoci: non sto affatto dicendo che conti e formule non siano importanti, né che non siano da studiare. Il mio punto di vista è un altro, che potrei definire “matematica qualitativa”: se volete, un salto indietro di 2500 anni per tornare al tempo degli antichi greci, prima di Euclide. Le formule non servono a nulla se non si ha nessuna idea di come si usano: siamo uomini o computer? Io credo che l’odio per la matematica derivi proprio da questo, che a scuola capita sin troppo spesso di associare la matematica a un rito magico – e fin qui potrebbe anche essere simpatico – che però non porta alcun risultato visibile. Iniziamo a far vedere dove entra in gioco la matematica e mostriamo la via che si può percorrere; a questo punto forse farà un po’ meno paura.

Questo post ce l’avevo in canna da un pezzo: oggi sul Post è uscito un pippone (o meglio, la traduzione di un pippone) di Douglas Corey, docente di matematica presso la Brigham Young University nello Utah. In “Ma a cosa mi serve la matematica?” Corey racconta tante cose, che generalmente condivido, e può dunque essere un ottimo contrappunto alle mie farneticazioni personali. l’unico punto su cui mi sento di dissentire è quando racconta dei professori che vogliono che gli studenti imparino a memoria formule, definizioni, teoremi e simili mentre questi rispondono che “si tratta di una perdita di tempo perché possono sempre cercare quelle cose, quando ne hanno bisogno”. Corey parla della “fallacia del fare affidamento sulla possibilità di cercare le cose, senza impararle”; io credo che la fallacia sia fare affidamento sulla possibilità di cercare le cose, senza averle intuite. La cosa è molto diversa: puoi dimenticare l’enunciato esatto di un teorema, ma se hai capito di cosa tratta allora allora sai dove andare a cercare. (Tornando all’onfaloscopia che mi riesce sempre molto bene, è quello che faccio di solito io, visto che la mia memoria è notoriamente un crivello e dimentico tutto). Voi che ne pensate?

Uno vale due

Oggi all’asilo dei bambini era stato allestito il seggio (si fa per dire, c’era un tavolo e una scatola di cartone con un foro) per le elezioni del Consiglio di Unità Educativa. La scelta era molto complicata, visto che c’era 1 (una) lista con 1 (un) candidato. Ma la cosa più divertente è che – avendo io due bimbi frequentanti – sono stato dotato di 2 (due) schede per votare…

le password rubate a Libero

A quanto pare sono riusciti a prendere anche la mia password di email su Libero. Perlomeno su un’altra mia casella di posta mi è arrivato il “mio” messaggio con i link spammosi. Non che ci abbiano guadagnato molto, per due ragioni: la casella su Libero è poco più di una honey trap, quindi non ho chissà quali indirizzi nella mia rubrica, e quella password era usata solo su un altro sito… cioè l’honey trap su Tiscali.
Resta il fatto che non è bello pensare che uno di quelli che dovrebbero essere i siti più importanti italiani sia stato bucato in quel modo…

SAS

Sono a un corso SAS (non chiedetemi perché, non l’ho mica capito). Ho scoperto che per scendere alle aule occorre un badge per entrare nella zona comune – fin qui nulla di strano – ma poi si deve per forza prendere un ascensore… di nuovo con il badge. Non è un po’ esagerato?

Quizzino della domenica: partizioni

Il triangolo equilatero ABC mostrato qui sotto è stato diviso dai due segmenti AM e BN in quattro parti. Sappiamo che l’area del triangolo AOB è uguale all’area del quadrilatero OMCN. Quanto vale l’angolo AÔB?

q157a

(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p157.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema di V. Proizvolov in Math Horizons, Spring 1994 e presentato in Futility Closet)

_Imaginary Numbers_ (libro)

[copertina] Quanto si parla di matematica in letteratura? Non tantissimo, purtroppo. Però se uno va a cercare bene ci sono parecchi racconti di tema matematico; alcuni di questi sono stati raccolti da William Frucht in questa antologia (William Frucht (ed), Imaginary Numbers : An Anthology of Marvelous Mathematical Stories, Diversions, Poems, and Musings, Wiley 2000, pag. 352, $ 20, ISBN 9780471393412). Diciamolo subito: a volte Frucht ha barato. Nell’introduzione aveva detto che per quanto possibile avrebbe usato testi di autori non matematici di professione, sennò sarebbe stato troppo facile: ma nell’antologia troviamo un capitolo di The Planiverse di A.K. Dewdney e uno da Gödel, Escher, Bach di Douglas Hofstadter che tecnicamente sono saggi scientifici, anche se non matematici in senso stretto né di autori matematici in senso stretto. Però questa non è una pecca, di per sé, perché permette di avere uno sguardo più ampio sulla “letteratura matematica”. Ci lamentiamo tanto delle due culture separate e poi non vogliamo metterle insieme quando ne abbiamo la possibilità?
Come ogni analogia che si rispetti, il libro contiene di tutto: prosa e poesia, fantascienza e letteratura “ufficiale”, Nobel come la Szymborska e non-Nobel come Borges, e anche due autori italiani: Italo Calvino e Tommaso Landolfi, che è un po’ buffo leggere in traduzione inglese; a proposito di traduzioni, ho scoperto il romanzo distopico del russo Evgenij Zemjatin “We”, una delle fonti per 1984 di Orwell, e che fu pubblicato nella lingua originale più di sessant’anni dopo la sua stesura. Se siete abbastanza ferrati nella lingua di Albione,la raccolta è una lettura piacevole.