Devo dire che non ho capito la logica che porta Stefano Quintarelli a suggerire che per evitare che i bambini vadano nei social network senza supervisione si chieda SPID e numero di carta di credito. (Dei genitori, ovviamente, perché pare che il bambino non possa avere uno SPID).
Il primo problema è ovviamente che resta ancora da vedere se i genitori avrebbero comunque idea di cosa stiano facendo i figli. Da questo punto di vista sarebbe molto più utile avere un accesso ausiliario in sola lettura associato a quello principale, in modo che almeno si possa vedere cosa i pargoli stiano facendo; questo è indipendente dal modo in cui ci si autentica. Ma quello che soprattutto mi preoccupa è dare dati ufficiali (quelli di SPID) a una azienda terza che opera su Internet. Io sono abituato da decenni a vedere i politici che chiedono più o meno surrettiziamente che si cancelli l’anonimato in rete (anonimato che poi è sempre molto relativo, la polizia postale è molto brava a trovare le informazioni quando servono davvero). Se ora mi ci si mettono anche i tecnici siamo davvero messi male…

![[624x78=48672]](https://i0.wp.com/xmau.com/wp/notiziole/wp-content/uploads/sites/6/2020/12/q498a.png?resize=400%2C220&ssl=1)
Questo libro (Matteo Motterlini, 
Oggi sono entrato sul non-Messenger di Facebook – nel senso che è la parte interna al sito desktop di Facebook, la mia religione mi vieta di installare Messenger – e mi sono trovato il messaggio qui a fianco. Ho fatto una rapida ricerca e mi è uscito