How Normal Am I?

Se andate su hownormalami.eu potrete fare un giochino – occorre che la telecamera sia accesa, e viene assicurato che non verranno salvati vostri dati personali: poi decidete voi – che mostra quanto voi siete simili alla media delle persone, e soprattutto quanto sia facile riconoscere il nostro volto dalle immagini in rete.

Detto tra noi, non so se la colpa sia della videocamera del pc ma non è andato così bene. Ok, io sono normale al 50%, e questo passi; ma mi ha dato 43 anni di età e quindi ha stabilito che i 55 che avevo indicato (si potevano mettere multipli di 5, e io ho arrotondato per difetto) fossero una bugia. Perché penso che sia colpa della videocamera? perché l’indice della mia bellezza in una scala da 1 a 10 è 8,9. Oggettivamente non può essere così…

Zanzare coreane

Mah. Non so se ci siano davvero le zanzare coreane qui in Lombardia. So solo che ieri pomeriggio in un attimo mi sono trovato la mano punta quattro volte. (Le zanzare mi amano. Quelle autoctone mi fanno un ponfo di cui mi accorgo dopo qualche ora, quelle tigre mi fanno un ponfo enorme che si vede bene il giorno dopo, queste a quanto pare mi fanno ponfi piccoli ma a effetto immediato)

La ritirata dei moderati

Il mio amico Franco Abitante ha condiviso su Facebook questo articolo di Avvenire (il noto quotidiano progressista) sulla “ritirata dei moderati”: Gigio Rancilio, il responsabile dei social nel quotidiano della CEI, racconta di come le persone tranquille, i moderati per l’appunto, stanno smettendo di commentare i post degli amici. Il (non) commentatore tipo indicato da Rancilio «ama il confronto ma non sopporta lo scontro». Tutt’al più, «Chi resiste spesso sceglie altre strade e condivide storie e momenti personali», tanto che « i social sembrano sempre di più tanti diari personali».

Dai vent’anni di esperienza del mio blog, e dai quasi quaranta di frequentazione della rete, penso di avere la possibilità di esprimere il mio pensiero. È vero: in dieci anni i commenti alle mie Notiziole si sono quasi dimezzati. Resiste chi continua a dimostrarmi che sbaglio, sia come concetti espressi che per gli errori di digitazione o di sintassi HTML; ogni tanto qualche post ha un gruppetto di commenti, ma ce ne sono tanti che se ne rimangono sconsolati. La cosa però non mi preoccupa più di tanto. Il mio è un blog personale, dove scrivo di quello che interessa e colpisce me; e soprattutto lo scrivo nel mio stile. Potrei forse provare a fare una campagna social come tanti influencer veri e falsi, parlando delle cose sulla bocca di tutti e scrivendo in modo da far partire i flame; ma non vedo perché. Se qualcuno ha considerazioni costruttive su quello che scrivo lo può fare liberamente, e il fatto di restare abbastanza di nicchia mi permette di non dovere mettermi praticamente mai a moderare. Sono abbastanza convinto che parecchi dei miei ventun lettori si limitino appunto a leggermi senza commentare, ma apprezzano un punto di vista spero non troppo mainstream e sicuramente non troppo alternativo-perché-così-mi-si-nota-di-più; magari non saranno d’accordo con me, ma il fatto stesso che abbiano potuto vedere le cose da un altro punto di vista è per me positivo. Per quanto riguarda il sottoscritto, potete magari dire che il mio commentare “a casa mia” e non sul luogo originale dei testi sia un modo per nascondersi, ma non credo sia così. (In questo caso non c’era la possibilità di commentare sul sito di Avvenire, e non vedo perché scrivere queste mie cose su Facebook o Twitter)

Quello che però posso aggiungere è che sono parecchi anni che mi sono ritirato, almeno secondo questa definizione. Ma più che altro mi sono costruito i miei piccoli luoghi dove posso fare le dispute felici con quelle poche persone che so avere il mio stesso punto di vista sulle baruffe in rete (e spesso punti di vista totalmente diversi sui temi che ci capita di discutere, per fortuna). È un ritirarsi? Può darsi: ma non si possono raddrizzare le zampe ai cani. È inutile interloquire con chi non ha nessuna voglia di discutere ma solo di sbraitare, ed è folle pensare che costoro cambino idea.

Mario Draghi non è democristiano

Io sono un democristiano dentro. Quando ci sono situazioni di tensione in cui mi tocca stare, cerco tipicamente di trovare un compromesso. (Se posso, abbandono il campo: ma questa è un’altra storia). Mario Draghi no. È possibile che cerchi mediazioni prima di decidere qualcosa, ma quando l’ha decisa non lo schiodi più.

Prendiamo la storia del green pass. Non ho problemi a dire che secondo me non era quella la scelta da prendere, e sarebbe stato molto meglio introdurre l’obbligo vaccinale vero e proprio e non questo suo succedaneo surrettizio, ma tant’è: il governo ha deciso di usarlo non solo per gli spostamenti sovrannazionali, ma anche per accedere ai luoghi di lavoro. Tutti i novax sono insorti, hanno cominciato a fare manifestazioni più o meno autorizzate ogni sabato (con varie diversioni…) e con l’avvicinarsi della fatidica data hanno praticamente monopolizzato le notizie. Evidentemente speravano in un allentamento dell’ultimo minuto. Cosa è successo? Niente. Non si è allentato nulla, sabato pomeriggio ho visto una coda inverosimile davanti a una farmacia che presumo facesse tamponi rapidi (ah: Draghi non ha nemmeno portato a 72 ore la validità di quel tipo di tamponi, tanto per dire) e la vita continua come prima.

L’unica cosa che mi domando è come mai tutti questi protestatari non si siano accorti che non ci sarebbe stata trippa per gatti… e dire che avevano visto come Draghi tratta Salvini!

Eurovision in Turin (One Maneskin)

Faccio coming out. Non ho mai visto l’Eurovision Song Contest, e non ho mai ascoltato Zitti e buoni. Questo naturalmente non significa che io non sappia che i Måneskin abbiano vinto l’ESC, che per regolamento l’anno prossimo l’edizione si svolgerà qui in Italia, e che Torino è stata scelta come città ospitante – come ho detto, pensando probabilmente al festival di Sanscemo.

Ho scoperto che gli Eugenio in Via Di Gioia (mai sentiti nemmeno loro prima di oggi… ma si sa che per me la musica è finita decenni or sono) hanno fatto un brano a questo proposito. È bellissimo. (Poi per me c’è un bonus. D’accordo, è in via Po; d’accordo, la foto è sgranata; ma è il “mio” 15)

l’Anomalia(ebook)

Credo che la miglior definizione di questo libro (Hervé Le Tellier, l’Anomalia : [L’anomalie], La Nave di Teseo 2021 [2020], pag. 368, € 9,99 (cartaceo: 20), ISBN 9788834605547, trad. Anna D’Elia) sia stato il commento “La solita storia di una buona idea senza chiusura…” Hervé Le Tellier, presidente dell’Oulipo, chiaramente paga il tributo agli altri grandi scrittori del gruppo: la prima parte procede molto lentamente perché i personaggi principali (undici, come dice in fondo in un momento libro-che-parla-di-sé-stesso) non sembrano avere nulla in comune, e anche lo stile del libro cambia da capitolo a capitolo. Avvicinandosi alla seconda parte, scopriamo che in un certo senso siamo di fronte a un romanzo di fantascienza hard – non mi aspettavo di trovare una citazione di Nick Bostrom, che è anche ringraziato nella versione francese; ma Le Tellier prima di passare alla linguistica ha una formazione matematica. Qui il libro scorre alla grande, tra il protocollo 42 e li dialoghi dei vari presidenti mondiali. Ma poi si arriva alla terza e ultima parte, e nonostante alcune battute fulminanti si direbbe che Le Tellier non sappia come finirlo. (L’ultimo capitolo è uno strappo per chiudere in tono davvero minore). Rimane insomma l’amaro in bocca, e non sono così sicuro che il Goncourt che ha vinto sia davvero meritato. A parte un po’ di virgole per me di troppo, la traduzione di Anna D’Elia è ottima.

Riscaldamento

(dell’obbligo di green pass parlerò la settimana prossima, quando vedrò cosa è successo oggi)
Il 15 ottobre, almeno nel nord, è il giorno in cui si possono accendere i riscaldamenti negli appartamenti. Quest’autunno è stato molto clemente, a dire il vero, tanto che non abbiamo ancora cominciato. In compenso stamattina la metro lilla era un forno. Non è che all’ATM abbiano frainteso il concetto di “appartamento”?